Stars of Friendship
Lucinda si era sentita
indiscutibilmente delusa.
Si guardò bene dal mostrarlo in viso, però.
Lei doveva essere brava
a nascondere
ciò che pensava, era una delle caratteristiche che le aveva
permesso di sopravvivere nell'ambiente ostile della società.
La
ragazza ricordava bene quel mondo, tanto luccicante quanto pericoloso.
La Terra era così diversa da Xerion, lo ammetteva.
In effetti, Lucinda non aveva davvero idea di come fosse una vera amicizia.
- Piplup? - il pinguino blu che teneva tra le braccia emise un lieve
verso, attirando la sua attenzione. Lucinda si ritrovò a
lasciarsi andare a un sorriso, mentre ne accarezzava il capo.
Aveva incontrato Piplup soltanto quel pomeriggio, ma si sentiva come se
lo conoscesse da chissà quanto tempo. Il pinguino azzurro
non le
assomigliava tantissimo, ma si riconosceva molto nel suo comportamento.
Se non vuoi essere ferita, ferisci tu per prima.
Era la regola aurea che le aveva permesso di continuare, nonostante le
ferite subite. Era la colonna portante della sua esistenza.
Possibile che quel mese su Xerion fosse riuscito a cambiare -almeno un
po', non del tutto- il suo modo di pensare?
La ragazza scosse la testa con violenza.
La verità era che si sentiva gelosa.
Aveva notato fin da subito l'amicizia tra Serenity e Anis. Erano
così diverse, ma quelle differenze non sembravano affatto
ostacolare la loro amicizia. Nemmeno le parole pungenti di Anis
sembravano ferire Serenity, e ben presto Lucinda capì il
perché. La loro era un'amicizia basata su un affetto
così
profondo, così
radicato, da rendere superflua qualsiasi parola.
Poi c'era N, un ragazzo gentile che teneva alle due ragazze come
farebbe un fratello maggiore.
E Lucinda non aveva mancato di accorgersi che, dopo poco tempo, sia
Vera sia Max gli erano sempre intorno, sorridenti e felici. Era nata
un'altra amicizia.
Anche Ash e Gary, nonostante non volessero darlo molto a vedere,
avevano espanso il loro orizzonte nei confronti di Drew, Barry e Paul.
Piano piano, e stavano diventando un gruppo affiatato. Anche i due
gemelli, nonostante l'astio iniziale, si stavano rivelando persone
simpatiche in grado di stringere amicizie.
Rimaneva fuori solo lei.
Non era una bella cosa da pensare, soprattutto se poi ti senti ferito
dalle tue stesse parole.
Non si era nemmeno accorta di essere arrivata sotto le fronde del
Grande Albero.
Come ci fosse arrivata fu per Lucinda un mistero, ma poi non stette a
rimuginarci a lungo.
Un fruscio la fece sobbalzare, facendole alzare lo sguardo. C'era un
Pokémon che non aveva mai visto, su uno dei rami
dell'albero, ma
non riusciva a vederlo bene a causa delle fronde. Poi, un altro
fruscio, e vide il ragazzo misterioso -nonostante conoscesse il suo
nome, non riusciva ancora a battezzarlo così nella sua
mente-
esibirsi in un sorriso malandrino ed aprire una finestra.
Cosa andasse a fare a casa dei Costaluna per lei sarebbe stato un
mistero, e sinceramente preferiva non scoprirlo.
- Pip... lup? - il pinguino azzurro la guardò di nuovo, e
Lucinda si sentì scrutata da quegli occhi scuri. Possibile
che
Piplup capisse ciò che provava?
- E tu che ci fai qui? - ci mancava poco che inciampasse su Paul,
seduto sull'erba e con diversi fogli in mano. Lei sussultò,
non
trovando niente da dire.
- ...Passeggiavo, ecco tutto. - in fondo, non era mica una bugia. Il
ragazzo la guardò profondamente, facendola sentire a
disagio.
- Hai intenzione di stare qui a lungo? - chiese. La domanda
indispettì molto Lucinda, che quasi cadde sul terreno.
- Sì. - disse, la voce che diventava più acuta. -
Questo
posto mi piace tantissimo e ho intenzione di rimanerci quanto voglio. -
disse. Cielo, non aveva potuto farci niente, Paul l'aveva irritata con
una sola domanda. Subito dopo aver calmato i bollenti spiriti Lucinda
realizzò che anche quel genere di comportamento le impediva
di
farsi avvicinare ed avere degli amici.
Ma ovviamente non si sarebbe scusata, non ne aveva l'intenzione. Lui
non sembrò tanto intaccato dalle sue parole, riprendendo i
suo
fogli -ora che osservava meglio, sembravano grosse fette di cielo su
carta- e concentrandosi su di essi.
Rimasero in silenzio per un po', ognuno perso nei suoi pensieri.
- Senti... - iniziò la blu, non riuscendo a stare zitta per
un
lungo periodo di tempo. - ...cosa sono? - chiese, indicando i fogli che
teneva in mano. Paul la fissò, indeciso se ignorarla o prima
darle una risposta e poi ignorarla.
- ...Sono mappe di costellazioni. - disse, con tono basso che costrinse
Lucinda ad avvicinarsi.
- E a cosa servono? - era spontaneo chiederlo, Lucinda non si era mai
interessata alle stelle se non si parlava di oroscopi. Seguì
un
altro silenzio di Paul.
- Una come te non saprebbe cosa farsene. - disse, facendo indignare
Lucinda. - Ma per astronomi come me sono utili per rintracciare queste
costellazioni con il telescopio, oppure anche ad occhio nudo come qui.
- Capisco. - il commento le era sfuggito senza volere. In
sé,
conoscere qualcosa che non aveva mai incontrato prima la incuriosiva. -
E quindi... sai qual'è il nome di quella stella?
- Quale? - quando si parlava di stelle, Paul si animava davvero.
- Quella, la più brillante. - disse Lucinda, alzando la mano
e
puntando l'indice. Paul la osservò, cercando di fare mente
locale.
- Si chiama Astrae n° 3. - la sua risposta scontentò
un po' Lucinda.
- Uffa. Senza la numerazione sarebbe stato più carino, il
nome. - Paul la guardò con serietà.
- A volte bisogna chiamare la stelle con i numeri, non possiamo di
certo chiamare ogni stella che scopriamo con un nome diverso, non
basterebbero. - commentò. Lucinda cercò di
calmarsi.
- Allora sai dirmi dov'è Astrae n° 1? - chiese,
accennando un sorriso. Paul ci rimuginò un attimo.
- Da questo lato dell'emisfero non si vede. Bisognerà
aspettare tre mesi per poterla vedere. - commentò.
- Così tanto? - dopo l'assenso silenzioso di Paul, Lucinda
sistemò Piplup sull'erba, e si sedette meglio sul prato.
- Beh, nell'attesa, potresti insegnarmi di più? - la sua
risposta stupì Paul, che prese un grosso respiro.
- Ci posso provare.
Quella notte Lucinda imparò parecchie cose. Rimase con Paul
per
una buona parte della notte, addormentandosi poi sul soffice prato.
Per primo, una buona parte delle stelle delle costellazioni estive e
l'affascinante mondo del cosmo intorno a Xerion.
E per secondo, che in fondo non era così difficile parlare
con
Paul. Se si toccava gli argomenti giusti, conversare con lui era
piacevole. Era così anche con gli altri?
Non lo sapeva ancora, ma si prometteva di scoprirlo.
E, come ciliegina sulla torta, lei fu in prima fila quando Daniel fu
costretto a fuggire dalla stanza di Serenity quella mattina.
Il Giardino Stellato:
Né!
Orbene,
rieccomi! Atterrata sana e salva, piuttosto traumatizzata, ma ancora
viva.
E quale
miglior modo per manifestare la mia *coff* esigua *coff* presenza se
non con una shot?
Come scritto
nel sottotitolo, è una missing moment di Goodbye, Earth.
Posizionata in mezzo all'undicesimo capitolo -in fondo, l'avevo detto
che ci avrei scritto qualcosa.
Le spiegazioni
sono poche. Dei ragazzi e le loro famiglie vengono costretti a lasciare
la Terra per trasferirsi su Xerion, un pianeta fatto apposta per essere
abitato. Peccato che il pianeta sia abitato già dai
Pokémon -non tutti contenti della loro presenza- e un losco
figuro (?) trama di sterminarli tutti per far diventare Xerion degli
umani. Nella storia Paul è un astronomo, ecco
perché la sua conoscenza.
Diciamo che
è spudoratamente pre!Ikari. Ma tanto.
Forse a giorni posterò un'altra flash, vedremo come gira il
mio umore. E, che dire? Buon inizio settembre, a tutti.
Milady Ophelia
|