I miei migliori difetti

di lady hawke
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Vanità

Più prompt “impazzire” prestato dalle drabble night!

Vanità è quel difetto che Sirius finge di possedere ma che, in quanto egocentrico senza speranza, possiede a palate. E’ quel bisogno intimo e disperato, come la fame per un cane randagio, di sentirsi sempre apprezzato e ammirato per tutto quello che fa. Quel bisogno di nascondere le copie di Jane Austen che tiene in libreria perché poi qualcuno potrebbe pensare che lui ha un cuore molle e zuccheroso e davvero no, non è il caso. Perché lui è un Auror  temibile e impavido, e gli impavidi non leggono storie d’amore.
E’ un difetto grande, che controlla la vita di Sirius Black più di quanto vorrebbe ammettere, facendolo somigliare spesso ad una donna e ad una diva. E’ per questo che Cornelia, quando si trucca la mattina, deve spingerlo via dallo specchio con tutta la sua forza, perché lui, diversamente da lei, non ha bisogno di agghindarsi, per rendersi presentabile.
- Lavoro inutile, Nel, non sarai mai alla mia altezza.
Cornelia non può che ringhiare guardandolo male e rischiando di ficcarsi il mascara negli occhi perché sa che lui ha ragione, e che non sarà mai nemmeno paragonabile a lui, né per fascino o bellezza, ma nemmeno per vanità.
- E’ divertente che il tuo lato femminile esca in momenti del genere - è costretta a replicare, calma, evitando di arrabbiarsi.
Sirius incassa, risentito, perché farsi paragonare ad una donna non gli è mai piaciuto e mai gli piacerà. Lo irrita di più sapere che la sua… amica ha ragione, e che per quanto si sforzi, chiunque è a conoscenza di questo suo lato. Sa fare molte cose del resto, l’Auror Black, ma difficilmente riesce a dissimulare.
- Non è questione di lati femminili o baggianate simili, è che ho ragione. Sei carina, Nel, ma non sarai mai bella.
E a quel punto viene davvero voglia di prendere il mascara e di piantarlo in un occhio, ma in quello di Sirius, non certamente nel suo.
- E’ anche per questo che tutte hanno sempre fatto la fila, per me.
Rincara la dose, perché le dive, quelle vere, non solo cercano i riflettori, ma amano ottenere la fama calpestando gli altri, perché sono così concentrati a vedere loro stessi che non riescono a vedere altro.
Cornelia non può che sospirare, ricordandosi che in fondo Sirius era così a diciassette anni e che molto scarse sono le probabilità su un suo cambiamento. Ricorda ancora con orrore il quaderno che, con altissima probabilità, James Potter conserva ancora. Un elenco di nomi, conquiste o divertimenti di passaggio di Black con data, classifica e Merlino solo sa che altro. Tutto per appagare il grande eroe di guerra che ha litigato come un bambino con James, per fare a gara a chi trovava più figurine di se stesso sulle Cioccorane.
Cornelia sa che dev’esserci anche lei, su quel quaderno degli orrori, un nome probabilmente piccolo e nascosto da qualche parte. Il genere di casi in cui l’oblio sarebbe decisamente meglio.
- Chissà perché poi tutte sono fuggite. – riesce solo a replicare, irritata e furiosa.
Sirius, che è vanitoso ma un attento osservatore, percepisce la sua furia da come si pettina i capelli mossi, quasi strappandoli, e dall’espressione risoluta degna di un killer di professione. Riesce quasi a sentire l’odore della sua rabbia e quasi gli dispiace. Sa che una donna vilipesa è un pessimo cliente, ma d’altronde è stato solo sincero, e la sincerità si paga con ferite di spirito ed orgoglio.
- Il perché non è ovvio? – chiede, sedendosi sul bordo della vasca da bagno e osservando con gioia tutti gli stadi di irritazione di lei, riflessi nello specchio.
- Perché sei un borioso bambino vanesio?
- No… - Sirius cantilena la o come un bambino particolarmente lamentoso, con il preciso intento di far esplodere di rabbia il suo interlocutore. È il genere di cose che manda in bestia perfino Remus, e il che significa che è una tattica vincente.
E lo è davvero: Cornelia è tesa, vorrebbe ignorarlo ma non le riesce perché è un’ anima curiosa e in attesa di una rivelazione. Sirius si gode quel breve momento di onnipotenza in cui la strega è nelle sue mani; ne gode profondamente e non si sente affatto in colpa. Resta in silenzio fissandola con aria maliziosa di chi nasconde chissà che segreto.
- E allora perché, sentiamo? – sbotta infine lei, gettando la spazzola, esasperata.
- Nessuna è mai riuscita a starmi dietro. Tutto qui. – Sirius sorride, con quella sua faccia insolente e da mascalzone, si alza in piedi e si avvicina giusto per dare un bacio sulla guancia della ragazza.
- E questo che dovrebbe significare?
- Quello che vuoi. Io ora vado al lavoro. – sorride ancora, uscendo dal bagno, lasciando Cornelia interdetta e stupita.
Gonfio d’orgoglio per aver battuto in dialettica la sua compagna, Sirius si reca al Ministero contento e appagato della sua vanità, perché ha costretto la sua compagna a stare al suo gioco, ma nemmeno lui ha considerato il peso di una frase che, se avesse ponderato meglio, avrebbe potuto rivelare meno del dovuto. Seppur per gioco, ha rivelato a Cornelia che lei riesce a stargli dietro, a non farsi schiacciare da quell’ego gigante e a rispondere a tono, e Nel, che è sveglia di mente, l’ha capito.
Per la prima volta, la vanità di Sirius ha rimpolpato quella di Cornelia, un dettaglio che nessuna battuta futura potrà mai cancellare.


 




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