THAT CRAZY NIGHT
THAT CRAZY NIGHT
*
Oltre le colline
*
“E poi, e poi, e poi… e
poi, gli farò vedere tuuuutte le mie macchinine. Ah! Gli farò giocare con i miei
videogame, e poi…” “Calmati Trunks” lo zitti una volta per tutte la madre.
Il ragazzino si fermò
improvvisamente, dopo l’ennesimo salto, fissò la madre con aria interrogativa
sbattendo più volte le palpebre.
Bulma sospirò pesantemente,
si adagiò le mani ai fianchi ed osservò il figlio che, da alcuni minuti, non
aveva smesso di saltare per tutta la stanza, “Dubito che tuo padre voglia fare
tutto questo” disse smorzando l’entusiasmo del piccolo.
Trunks restò a fissare la
donna ancora per alcuni secondi, abbassò le braccia, ancora in aria dopo
l’ennesima esultanza, e rimase immobile per qualche istante.
I lati della bocca si
curvarono incerti verso il basso, sbatté le palpebre senza dire nulla, “Perché?”
chiese infine accigliandosi piuttosto confuso.
Bulma si passò una mano tra
i capelli azzurri, sospirò, per l’ennesima volta, e si accomodò sul suo letto.
Con una mano fece segno al
ragazzino di sedersi accanto a lei e, Trunks, sebbene fosse ancora un po’
titubante, ubbidì.
La madre gli poggiò
delicatamente la mano sulla spalla, “Trunks, tesoro” cominciò con un sospiro,
“Tuo padre è una persona dal carattere un po’ difficile. Ecco, non voglio che tu
ti faccia troppe illusioni su di lui. È una brava persona, a modo suo, ma è
terribilmente complicato averci a che fare, tu mi capisci, vero Trunks?” spiegò
il più chiaramente possibile attirando il figlio a sé.
Trunks assunse
un’espressione piuttosto confusa, non aveva capito tutto ciò che gli era appena
stato detto, ma cominciò a domandarsi che razza di persona fosse suo padre.
Intanto si lasciò cullare
dal calore materno e dal profumo di lei che riusciva, come sempre, a
tranquillizzarlo.
Decise, infine, di annuire
lievemente per assicurare alla donna che il messaggio gli fosse arrivato
chiaramente.
Bulma sentì la testolina
del figlio annuire, sospirò ancora una volta, e riprese a parlare, “Tieni sempre
presente, qualunque cosa accada, che lui ti vuole bene, anche se faticherà a
dimostrarlo. Prometti che te lo ricorderai?” concluse cercando gli occhi azzurri
del bambino.
Trunks incrociò lo sguardo
con quelli della donna ed annuì nuovamente, “Papà mi vuole bene, e io ne voglio
a lui” sintetizzò nel suo linguaggio fanciullesco.
Bulma sorrise e scostò una
ciocca di capelli lilla dalla fronte del ragazzino, “Questo è il mio ometto”
disse con una punta di sollievo.
Il suono del campanello
distolse entrambi dalla conversazione.
Bulma fu la prima ad
alzarsi, guardò la porta della sua camera, poi tornò al figlio, “Deve essere
Goku. Trunks, tu vai ad aprire, mentre io finisco di mettere un po’ di cose in
valigia, d’accordo?” ordinò.
Trunks non si fece ripetere
l’ordine due volte, si issò dal letto e si precipitò verso la porta d’ingresso.
Quando la spalancò si
ritrovò davanti proprio la persona che si aspettava di vedere.
Goku gli sorrise
gentilmente, gli appoggiò una mano sulla testa scompigliandogli leggermente i
capelli.
“Allora Trunks, pronto per
il grande evento?” domandò facendo un passo all’interno dell’abitazione.
Il bambino assunse un’aria
vittoriosa, “Certo” confermò con fierezza; mista ad una visibile eccitazione.
L’uomo gli regalò un altro
sorriso, “Tua madre? È pronta?” chiese poi guardandosi attorno.
“Ha detto che deve mettere
ancora un paio di cose in valigia” specificò additando la camera da letto della
madre, anzi no, dei suoi genitori.
Goku si adagiò le mani ai
fianchi “Perfetto, allora vado a vedere se ha bisogno di una mano per portare le
cose in macchina” si offrì raggiungendo l’amica.
*
Over the hills,
over the hills and far away.
*
“Allora Vegeta, ancora
pochi minuti e sarai un uomo libero” gli ricordò Radish osservandolo da dietro
la ringhiera del suo letto.
Vegeta ignorò il commento
restando a fissare l’orizzonte fuori dalla finestra che lo aveva separato dal
mondo per diversi anni.
Il suo sguardo,
imperturbabile come sempre, non si spostò oltre i picchi delle montagne che si
estendevano al di là del cemento della prigione.
Ormai, dopo anni, conosceva
a memoria ogni scanalatura ed ogni sporgenza di quelle imponenti valli.
Eppure i suoi occhi
continuavano a fissarle, come se potesse giungere oltre qui muri naturali col
solo sguardo.
Sembrava strano, in
effetti, ancora poco e quelle montagne sarebbero rimaste alle sue spalle, per
sempre.
Non si ricordava nemmeno
più com’era fatto il resto del mondo, né riusciva ad immaginare come potesse
essere il panorama al di fuori della finestra di casa.
Una cosa era certa, niente
più montagne o colline, niente più sbarre di ferro per impedirgli di sporgere
oltre il capo.
“Ehi Vegeta?!” lo richiamò
nuovamente Radish non avendo ricevuto precedente risposta.
Il piccoletto si volse
infine a guardarlo, “Che accidenti vuoi?!” sbottò seccato per essere stato
distolto dai suoi pensieri.
Radish deglutì, restò in
silenzio ad osservarlo “Ti stavo chiedendo…” “Lascia perdere Radish. Vegeta non
ci direbbe mai come si sente, dico bene amico?” lo interruppe Nappa volgendosi
poi al diretto interessato.
Vegeta si limitò a
fulminarlo con lo sguardo “Io e te non siamo amici” non mancò di specificare,
rispondendo positivamente all’affermazione appena fatta dal colosso.
“Ok, scusa” s’affrettò a
discolparsi l’altro alzando le braccia in segno di resa.
Vegeta tornò ad osservare
l’orizzonte immergendosi nuovamente nei suoi pensieri, ma non vi fu tempo di
perdersi troppo, un guardiano lo richiamò solo pochi secondi dopo.
Era ora di andare.
*
Con un profondo respiro
inspirò quanta più aria poteva.
Alzò le iridi al cielo e lo
guardò con occhi diversi, diversi da quelli che aveva fino a pochi minuti prima.
Ora guardava il cielo da
uomo libero.
Il rumore delle pesanti
porte che si richiusero alle sue spalle non fece altro che avvalorare la sua
sensazione di libertà.
Di nuovo un grande respiro,
mentre la sua mano si strinse saldamente ad uno zaino, ricolmo dei suoi effetti
personali.
Era strano poter indossare
nuovamente i suoi abiti, per troppo tempo aveva portato quell’orribile divisa da
carcerato.
Anche questa era una
sensazione piuttosto gradevole.
“Vegeta” lo richiamò una
voce a qualche metro di distanza.
Da quanto non sentiva più
quella voce?!
Terribilmente famigliare,
non sarebbe mai riuscito a dimenticarla.
Quando si voltò incrociò lo
sguardo con la persona alla quale apparteneva quella voce; una di quelle, poche,
persone che mai sarebbe riuscito a dimenticare.
“Non avevi niente di meglio
da fare che venire fin qui, Kakaroth?” domandò scontroso come suo solito, ma sul
suo volto si dipinse un piccolo ghigno che poteva quasi, quasi, definirsi una
specie di sorriso.
Goku si grattò la nuca
divertito, rise regalando all’amico uno di quei sorrisi che lo rendevano la
persona più genuina al mondo, “Sai com’è, avevo voglia di rivedere un vecchio
amico” si giustificò mettendo le mani in tasca ed avvicinandosi all’altro.
Vegeta non replicò, restò
immobile ed in silenzio, osservandolo mentre lui si fece più vicino.
Una volta raggiunto, Goku,
gli mostrò un pugno attendendo una risposta da parte dell’altro.
Recepito il messaggio, dopo
aver a lungo osservato la mano dell’amico, Vegeta la colpì a sua volta con un
pugno.
Goku sorrise nuovamente;
successivamente si voltò per guardarsi alle spalle, “Inoltre sembra, che ci sia
molta gente che non aveva nulla da fare oggi” disse sbirciando, con la coda
dell’occhio, l’espressione dell’amico.
Vegeta scrutò il punto
nella quale si era soffermato lo sguardo di Kakaroth, lì altre due figure erano
in attesa di salutarlo.
Bulma, che Vegeta riconobbe
al volo, si voltò verso l’altra persona, un bambino, gli disse qualcosa e dopo
averlo afferrato per mano lo trascinò accanto ai due uomini.
“Allora” cominciò appena fu
abbastanza vicino all’uomo da sentirne il respiro, “Trunks, questo è tuo padre”
lo presentò rivolgendosi al piccolo.
Vegeta abbassò lo sguardo
verso quello che era suo figlio.
Con occhi impassibili fissò
il ragazzino per alcuni secondi.
Trunks, dal canto suo,
deglutì incrociando lo sguardo di marmo del genitore tanto sognato.
L’aveva immaginato diverso,
dall’aria più gentile, benché sua madre gli avesse più volte ripetuto che si
trattava di una persona dall’aspetto minaccioso.
“Vegeta! Non cominciare a
terrorizzarlo!” lo punzecchiò la donna avendo percepito una certa inquietudine
da parte del figlio.
“Al diavolo! L’ho soltanto
guardato!” le urlò contro lui mostrandole un pugno, “Non lo hai guardato, lo hai
fulminato con lo sguardo! Non permetterti di spaventarlo mi hai sentito?!”
replicò la donna con aria altrettanto minacciosa.
Trunks sussultò preso alla
sprovvista, guardò prima uno poi l’altra, “M… mamma” sussurrò piuttosto
sorpreso.
Sentì due mani appoggiarsi
sulle proprie spalle “Credo che a questo dovrai abituarti” lo avvisò con
delicatezza Goku.
Trunks osservò l’uomo con
sguardo inquisitorio, mentre a pochi passi da loro imperversava la battaglia.
“Andiamo, lasciamo da soli
i tuoi genitori per un po’. Ti va un gelato?” lo distrasse additando una
gelateria poco distante.
Trunks annuì lasciandosi
trascinare dall’amico di famiglia verso il loro nuovo obbiettivo.
Allontanandosi non poté
fare a meno di voltarsi scrutando lo sguardo del padre.
Istintivamente sorrise.
*
“Sei il solito zotico! Non
sei cambiato di una virgola, potresti almeno dirgli ciao, cosa ti costa?”
sbraitò con rabbia Bulma additando nervosamente il suo interlocutore.
“Non cominciare a dirmi
cosa devo fare!” fu la risposta insolente che ottenne.
Bulma pestò un piede al
terreno “Se ti comportassi in maniera più civ…” il silenzio che seguì fu causato
dall’unione delle loro labbra.
Vegeta le impedì di parlare
oltre attirandola a sé come faceva anni prima.
Gli era mancata, cavolo se
gli era mancata.
Mai lo avrebbe ammesso, ma
sì lei gli era mancata da morire.
Se non si fossero trovati
in pubblico si sarebbe preso tutto ciò che gli era mancato in quegli anni.
Nonostante le apparenza, da
zotico come lo definiva lei, riuscì a trattenersi.
Si separò lentamente, e di
malavoglia, da lei; la fissò negli occhi per un solo istante, poi scostò lo
sguardo.
Le era mancato, cavolo se
le era mancato.
Con tutta la forza che
aveva in corpo si aggrappò a lui, gli cinse il collo con le sue sottili braccia
e lo strinse con vigore.
Appoggiò la testa sul suo
petto per respirare quanto più del suo profumo poteva.
“Non osare lasciarmi mai
più” gl’intimò in un sussurro.
Vegeta si limitò a
guardarla, senza nemmeno rispondere all’abbraccio, alzò lo sguardo volgendo gli
occhi verso le colline all’orizzonte.
No, non l’avrebbe lasciata,
tra poco avrebbero varcato, insieme, quelle colline.
Tra poco si sarebbero
allontanati per sempre da quel panorama.
Tra poco quelle
scannellature sarebbero diventati solo un ricordo.
Tra poco se ne sarebbero
andati lontani da quel luogo, per sempre.
*
Over the hills,
over the hills and far away.
*
FINE
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bulma9: spero che la tua
pazienza possa essere ricompensata da questo capitolo finale. Inoltre ti
ringrazio, ancora una volta, per i complimenti ^^
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fifi15: ti ringrazio
davvero tanto, sei estremamente gentile. Per quel che riguarda la lunghezza del
capitolo, bè in genere cerco di suddividerli per scena, quindi non sto molto
attenta alla lunghezza
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Feleset90: l’allusione alle
sfere era voluta, non è stata una tua impressione ^^, grazie per averlo notato.
La verità, Bulma, non la saprà mai, come vedi. Per lei resterà un mistero
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bulma_92: ti ringrazio,
sono contenta che tu abbia apprezzato la storia del cocomero e, ovviamente, che
ti sia piaciuto il capitolo. Spero che anche questo, l’ultimo, sia di tuo
gradimento
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lilac: non posso scrivere
un AU senza riferimenti all’originale, è più forte di me XD. La storia delle
“sette biglie” dovevo scriverla. A parte questo, sono contenta che la storia ti
sia piaciuta e spero di non aver deluso le tue aspettative data l’assenza di
Freezer nel finale. Grazie come sempre
*
Sweet Memole 87: bè, questo
capitolo non andrà da nessuna parte, quando avrai tempo sarà qui ad aspettarti
^^. Per quel che riguarda lo scorso capitolo, sono contenta che la storia del
cocomero ti abbia divertito, grazie ^^
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bulma90: spero che l’attesa
non sia stata troppo lunga e, soprattutto, spero che anche quest’ultimo capitolo
ti sia piaciuto. Ti ringrazio per i complimenti
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