Claustrofobia del buio e del non-amore.

di H010294
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Ho bisogno d'aria fresca, ossigeno.
Devo uscire dallo smog della mia vita ed assaporare nuovi spazi, nuove persone, nuovi odori, nuove tradizioni, aria nuova e profumata.
Devo far scoppiare la bolla di parole che mi ha costretta in un palazzo stretto.
Il chiasso mi fa mancare l'aria.
Sono in un angolo buio con un solo spiraglio di luce, una lampadina rosso fuoco, la passione, che non s'esaurisce col passare del male.
Il problema è che credo di non saper distinguere ancora il giusto dal sbagliato, una risata da un sorriso finto, una brezza fresca da un venticello caldo, i tuoi baci dai suoi, i miei passi dai tuoi, il Paradiso dall'Inferno. Non sono riuscita a separare gli scheletri nell'armadio dalle solite antiche paure, una passione nuova e adolescente da un'altra logora e consumata, un pensiero di effimera gioia veloce da una soddisfazione pura che viene a crearsi col passare delle stagioni.
Ma provo, mi arrampico sul muro, invece che sugli specchi: preferisco il dolore del sangue e di un'unghia rotta al rumore assordante di dita che non vogliono cadere da una specchiera di falsità e diamanti. Preferisco la verità all'inganno. Preferisco il buono ottenuto col tempo al 'tutto e subito'.
Scalo la parete e sento il bagliore dentro crescere, sento la voglia di cambiare che non molla, che diventa più forte, violenta. I miei occhi non sono abituati alla luce e cado di nuovo giù. Per cambiare il mio cuore devo aspettare che cadano ancora altre foglie rosse e gialle dagli alberi marroni. E io che faccio? Mi siedo per terra e aspetto, sempre agli ordini, come mi è stato insegnato fin da piccola.
Ho sbagliato il momento...
Per me, giovane principessa sul bordo d'un precipizio dell'indifferenza, non è arrivato il momento e chissà se arriverà. Forse non c'è scampo, forse quella luce un giorno morirà soffocata anch'essa. Forse non c'è scampo, forse sono dannata per crimini che non ho commesso, se non lasciar parlare il mio cuore, con quella sua voce ammaliante e distruttiva. Forse non c'è scampo: forse, una volta che hai amato, perso, sbagliato, non hai più possibilità.
Altrimenti come lo si spiega questo continuo cadere e cadere? Che a furia di andar giù, l'ho abbassato il pavimento. Non vedo nessuna mano disposta a tenermi, nessun cavaliere sul cavallo bianco o nero o marrone, nessun rospo ripugnante quanto salvatore d'anime: non vedo nessuno oltre le sbarre. Ci sono solo macerie di cuore lasciate a marcire e orchidee appassite che riposano sopra senza rispetto, o forse per ricordo di una possibile felicità.
Non c'è nessuno. Il mio eco s'espande e le uniche due orecchie che lo sentono, son le mie. Non è abbastanza.
E' inutile scalare, farsi male, cadere: vale la pena stare buoni e lasciar passare il tempo.
Io, povera principessa sognatrice, ho troppa poca forza e scarpe troppo alte per correre da sola fino al castello rosso come la fiamma, rosso come il sangue, rosso come l'Inferno.
Così resto sempre nella mia prigione di parole e disprezzo, dentro un palazzo stretto e buio.

 

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2 Agosto 2012. Di notte.

Pubblicato inizialmente sulla mia pagina di Facebook, voglio condividere questo scritto con voi. Una ragazza oggi ha ricordato questa nota e mi ha fatto i complimenti.
Voglio sapere cosa ne pensate. È cambiato molto il mio modo di scrivere? Vi piace? Meglio come scrivevo prima o adesso? Recensiteeee! :)

 

Moon.





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