heta contest BAR
Fine serata per quattro persone
riunite ad un tavolo di un bar.
Tre di loro sono grandi amici da
lungo tempo eppure mai a corto di argomenti, mentre il quarto si lascia
scivolare un po’ in disparte. Non tanto per timidezza o mancanza di confidenza,
anzi, gli altri tre sono un trio unito ma parecchio amichevole e contento di
averlo lì, pur notando poco la sua presenza.
C’era Francis, suo zio; stava facendo
una passeggiata con lui quando per caso avevano incrociato gli altri due, e che
il loro terzetto perdesse un occasione per uscire e brindare insieme non si era
mai sentita.
C’era Gilbert, il più smargiasso
del gruppo, anche se la sua inguaribile tendenza all’autocelebrazione e
all’ipervalutazione di sé non impedivano che fosse anche un tipo di quelli che
ti offrono volentieri una birra e un invito a spassarsela insieme.
C’era Antonio, il più giovane ed
esuberante, dal sorriso onnipresente, idolo di un casino di donne a sentire gli
altri due, ma queste, sempre a sentire gli altri due, potevano pure
scordarselo…
E infine c’era lui, Matthew, il
pivello venuto dal Canada a studiare negli States con l’appoggio del caro
zietto, trasferitosi lì stabilmente da tanto tempo.
Lui c’entrava davvero poco con il
“Bad touch trio”, così definito da qualcuno ai tempi dei loro anni del college
per chissà quale motivo: era tranquillo, non alzava mai la voce né troppo il
gomito, per qualcuno una barba, per altri semplicemente il classico tipo con la
testa sulle spalle.
Se preferiva tenersi in disparte
quella sera non era poi neppure troppo per quella differenza di carattere,
anche lui volendo poteva essere più vivace (secchione o boy-scout forse, ma
musone no); o per cose come la differenza di età, comunque non troppa.
Più che altro era l’argomento su
cui, da un buon quarto d’ora, era deviata la loro chiassosa discussione, che
non procedeva senza un fragoroso scoppio di risate ogni due minuti.
“Ti sei davvero fatta quella lì?”
“Ma no!”
“In tutte le posizioni possibili
immaginabili, e poi non venitemi a dire che non le conosco!”
“E chi ci prova, Francis?”
Non certo chiacchiere da
parrocchia… C’era da colorire di rosso un bel po’ di persone, lui compreso.
Non era proprio fatto per certi
discorsi; a partire da suo fratello maggiore Alfred, che da teenager si
divertiva alle sue reazioni quando gli chiedeva se la ragazza di turno gli
avesse già fatto assaggiare il suo “sciroppo d’acero”, finendo all’imbarazzante
discorso con la farmacista la prima volta che aveva voluto acquistare dei
condom, non aveva gran bei ricordi…
E malgrado ciò era proprio lui ad
avere uno zio come Francis Bonnefoy, di cui nessuno osava mettere indubbio la
preparatezza nel campo, né la sua morbosa passione per i dettagli…
“Secondo me Antonio al tuo
livello ci si avvicina!” –esclamò l’albino indicando l’amico al termine di una
lunga sorsata di birra.
“Ma quando mai?!”
“Non fare il finto tinto, mister
sangue caliente, ti ricordi quella tutta scazzata di Little Italy? Ho dovuto
trascinarti via prima che ti mettesse le mani addosso, maniaco!”
Francis si asciugò le lacrime agli occhi: “Ma poi tu non avevi altre
preferenze?”
“E se vi dicessi che sto uscendo col suo fratello gemello da una settimana?”
Suo zio e Gilbert risposero
ridendo talmente forte da far tremare il locale e girare verso il loro tavolo
una buona decine di facce: a momenti si rotolavano a terra dal ridere.
Sorrise anche lui per non
guastare l’atmosfera. Ma quei discorsi semplicemente non gli andavano, e non
aveva proprio alcuna voglia di entrarci.
“No, sentite” –alzò le mani
Francis, sopravvissuto al soffocamento- “Noi siamo amici e non dobbiamo tenerci
nascosto niente, specie certe cose.”
“Scusa.” –fece l’occhiolino Antonio.
“Quindi, forza e coraggio, ognuno
qui sputi il rospo se c’è qualcosa che gli altri non sanno, e l’abbiamo capito
a che mi riferisco, no?”
Matt sospirò: quella piccante
escalation non pareva proprio voler avere termine. Ed ecco che altre esperienze
stavano per essere messe in spudorata mostra sulla passerella di quel tavolo
chiazzato di schizzi di birra e cognac.
Non era il tipo da cose del
genere. In ogni caso non era neppure il tipo da fingere di dover andare in
bagno per scamparsela, specie se così facendo correva il rischio si
accorgessero di lui e provassero a coinvolgerlo, ed era un miracolo non fosse
già successo!
“Comincio io!” –non poté che
intervenire Gilbert- “Allora, vi ricordate di Pavla? Quella studentessa ceca
che…”
“Cieca?!”
“<< Ceca >> il paese,
idiota! Comunque, quella che a quel party mi sfidò a chi beveva più birra.”
“E ti batté!”
“Fu un pareggio!”
“Si, vabbé, vai avanti…” –sghignazzò l’altro canadese al tavolo.
“L’ho reincontrata! Si è
trasferita qui per lavoro e l’ho subito invitata a uscire: doveva darmi la
rivincita! Mi ha mandato a quel paese un bel po’ di volte prima di convincersi,
ma quando ci siamo rivisti ce la siamo spassata che non avete idea! È sballosa!
E a fine serata si è infilata una birra tra le tette dicendo di avere
l’apribottiglie su da lei!”
“Wow, vedi di non innamorartene,
amico!”
“Macché!”
“Mitico! E che altro?”
Qualche altro dettaglio dopo, che
Matt ascoltò continuando a recitare impeccabile la parte dell’ascoltatore
invisibile, impegnandosi per non fare nessuna espressione strana, prese parola
Antonio.
“Ero in vacanza in Spagna e stavo
facendo un escursione da solo tra le pinete lungo la costa, lo sapete che mi
piace stare all’aperto, no? Beh, piaceva anche a una coppietta del luogo: sbuco
fuori da un cespuglio e lì per terra me li ritrovo su una asciugamano tutti
nudi che ci danno dentro!”
“Tsk, ora fai anche il guardone?”
“Sei riuscito a vedere se lei era aveva un bel corpo prima che ti menassero?”
“Lei era uno schianto, e lui
pure, e non mi hanno menato: mi hanno invitato a unirmi a loro!”
Gilbert sbatté il pugno sul
tavolo, e Matt temette per un istante che il proprio boccale gli sarebbe finito
addosso inzuppandolo.
“Ma porca vacca! Ma guarda
questo!”
“Questa si chiama fortuna…”
“E lui era di “vedute molto aperte”… e col sederino depilato…”
Francis si sbatté una mano in fronte tra una risata e l’altra: “Questo va oltre
la fortuna!”
“Ma io ti ammazzo!” –finse di
schiaffeggiarlo l’albino- “A te la coppia di porci bisex e a me mi multano
l’audi per trenta secondi che la lascio parcheggiata sulle strisce!”
Francis diede due colpetti di
tosse e i due drizzarono subito le orecchie. Anche Matt, istintivamente si
preparò, dato che conosceva lo zio e sapeva che non sarebbe mai stato da meno
in una sfida del genere! In ogni caso, preferì stringere il boccale in una mano
per evitare altri scossoni.
“Due in un colpo.”
“Già sentita.” –ribatté Antonio.
“Una delle due era lesbica!”
“Cazzata!” –timbrò subito Gilbert.
“Invece si! L’ho beccata che ci provava con l’altra al bancone del locale, ma
questa non ci stava. E sapete che ho fatto? Mi sono messo in mezzo io e le ho
sedotte entrambe!” –il biondo godette per un istante delle loro facce sgomente
ansiose di ribattere, pronto ad anticiparle al primo accenno di riaprir bocca-
“E… Ho convinto l’altra a fare con la prima uno spettacolino lesbo come
aperitivo.”
“Oh, mio…”
“E…”
Man mano che andava avanti il suo
racconto si faceva sempre più teatrale; abbassava il tono di voce, stringeva lo
sguardo, si soffermava sulle giuste pause… Accidenti, se gli piaceva tutto ciò!
“Le ho bendate, ho intinto un
cubetto di ghiaccio nel cointreau e ho cominciato a passarlo sui loro corpi,
nei punti giusti che ovviamente io conosco…”
“Non è la scena di un film?” –chiese Antonio, rapito, a bocca aperta.
“E… Le ho fatte arrivare solo
così!”
“Fanculo!” –gridò l’albino per poi vuotare la seconda bottiglia.
“E va bene, ci sono riuscito
anche con qualche carezza qui e là…”
“Fanculo due volte!”
Antonio rideva scuotendo la testa: “Gil, dovresti saperlo che su certe cose
Francis non mente.”
“Certo che no. Lo sapete che per
me l’ars amandi è sacra! Beh, qui era amore solo del corpo, ma non per questo
andrebbe disdegnato no?”
Matt non dubitava del racconto
dello zio, pur trovandolo comunque inspiegabilmente inquietante… Quel mellifluo
e belloccio appena quarantenne dalla chioma bionda era in grado di compiere
imprese straordinarie. A pensarci, forse era un bene non si fosse mai sposato,
come desideravano tanto a casa!
Intanto eccoli di nuovo, quel
solidissimo trio, a ridere e darsi pacche l’un l’altro, come prima e più di
prima; finalmente paghi, magari, sperò Matt.
“Ehi, qui però c’è qualcuno che
pensa di farla franca!”
Beccato, come non detto.
“Giusto!” –annuì Antonio- “Non è
giusto escludere Matthew!”
“Ehi, ragazzi…” –provò a
intervenire Francis.
“Che ne dici? Vuoi raccontarla tu
una bella storiella?”
“Non far complimenti, siamo tra
amiconi!”
Il canadese, irrigidito,
distoglieva lo sguardo, come stesse cercando una via di fuga intorno a sé.
“A dire il vero io… non credo di
avere una storia interessante di quel genere, ecco.”
“Ehi” –rimbeccò gli altri due suo zio, accorrendo in aiuto- “Lasciate in pace
Matt, chiaro? Noi tre siamo dei pervertiti di gran carriera, ma lui se
possibile vorrei preservarlo intatto.”
Gilbert sputacchiò una fragorosa
risata: “Che c’è? Vuoi dire che non ha niente da raccontare perché è un
verginello?”
Grazie al cielo nel trio si
annoveravano tipi come Antonio che, malgrado l’amicizia profonda con l’altro,
sapevano ancora tirare calci negli stinchi sotto il tavolo quando necessario.
“Scusalo, è un cretino!”
“Già… scusami…” –concordò Gilbert, trattenendo un impreco da record.
“Tsk, osare insinuare che il
nipote del sottoscritto sia un verginello: pura follia!” –esclamò suo zio, d’un
tratto più preoccupato a difendere il suo onore piuttosto che la sua innocenza.
Da un lato lo divertiva: vedere
quei tre accapigliarsi mentre lui, il centro della discussione, non veniva
minimamente interpellato.
“Se sapessi chi è la sua ragazza
poi…”
“Chi è?” –domandò Antonio.
“Zio!”
Il suo salvatore aveva un modo
tutto suo di tirarlo fuori da una discussione imbarazzante…
“Hai presente Kate? Abita in
questo quartiere, bionda, fa volontariato…”
“Quella con due…” –Gilbert non finì la frase, ma la corroborò con due potenti e
sinuosi movimenti circolari davanti il petto- “Certo che ce l’ho presente!
Miseriaccia, si vede allora che è tuo nipote!”
Il nipotino, pur passato da
verginello all’avere una tettona da paura come tipa, stava divertendosi però
sempre meno.
“Saranno impianti.” –dubitò
Antonio.
“No, sono naturali…” –uscì dalla
bocca di Matthew, che subito dopo si chiese che gli era preso, mentre allo
scettico partiva un fischio ammirato.
Il torchiato si vide così d’un
tratto puntare dall’occhiolino dell’albino seduto di fronte a sé: “Tu pensa,
quella Kate… E io che la facevo una di quelle casa e chiesa… Quindi ne hai di
cose da raccontare, dico bene? Chissà quante cose ci puoi fare con quelle…”
“Piantala” –tornò premuroso lo
zietto Francis- “Ho detto che lui resta fuori, come appunto ha fatto fino ad
adesso.”
“Ma non vale! Prima lo butti dentro con quello spettacolo di carrozzeria e poi
lo vuoi fuori? Al diavolo, Francis! Dai, Matty, non vuoi dirci proprio niente
niente? Su, entra un po’ nel nostro spirito!”
“Piantala, Gil, se Matt avesse
voluto raccontare qualcosa l’avrebbe fatto, no?”
Di nascosto lo zio gli mostrò un
pollice in su, credendo di aver raggiunto non uno ben due obiettivi, quando
invece Matt era meno che mai soddisfatto e, cosa curiosa in primis per sé stesso,
sentiva la lingua fremere, come desiderosa di scalciare nella sua bocca.
“Io…”
Aprendo bocca per primo per la
prima volta durante tutta la serata attirò quei tre come cani su una bistecca,
ma l’imbarazzo gli fece anche passare l’impulso che gli aveva aperto bocca. Si
schiarì la voce e poi pensò un altro po’.
“In effetti, no, non ho niente da
raccontarvi. È proprio come sembra, non sono proprio il tipo da questo genere
di conversazioni; il fatto è che ogni singolo momento che passo con lei, anche
i più stupidi o banali, come guardare insieme la partita di hockey mangiando
pop-corn per poi addormentarsi sul divano senza fare assolutamente nulla, sono
come dei tesori per me, e lo sapete che l’uomo è un animale egoista e che i
tesori non li condivide facilmente.”
Si grattò il dorso della mano,
rialzando poi gli occhi: “E poi, in confronto alle cannonate che avete
raccontato stasera, io che ho poi da offrire? Non sono nemmeno granché questi
tesori a pensarci bene.
Potrei parlarvi di come mi batte
leggero il cuore nel petto quando l’ho appena riaccompagnata a casa al termine
di un appuntamento e sto tornando a casa in macchina, ascoltando canzoni che mi
facciano pensare a lei per tutto il tragitto.
Potrei parlarvi di quanto è buffa
quando si mette il costume da clown di corsia e quanto è bello ascoltarla
ridere mentre i bambini le si tuffano addosso.
O di quanto faccia bene ai miei
studi fare una pausa dai libri e telefonarle, solo per sentire la sua voce:
appena riattacco almeno un centinaio di pagine mi volano via come niente, quasi
fosse un doping.
No, io non ho delle grandi storie
del genere, storie di conquista, di trasgressione, di quelle che poi ti fanno
vincere una standing ovation al bar dai tuoi migliori amici, e che più
racconti, più vuoi raccontare e scendere nei dettagli.”
Gli scappò un largo sorriso.
“Spiacente, sono troppo un “bravo ragazzo” per queste cose: pensate che quando
sto con lei preferisco guardarla negli occhi che “più in basso”, dico io! Che
può raccontare uno così?”
Ora si che si sentiva divertito.
Non sapeva se aveva
effettivamente rovinato l’atmosfera, cosa che comunque gli sarebbe dispiaciuta,
ma almeno di zittirli come stoccafissi gli era riuscito.
Subito dopo aver finito quel
discorso, gli scappò un altrettanto sincero sbadiglio.
“Scusate ragazzi, ma io in genere vado a letto presto per avere più tempo per
studiare la mattina, e ho il prossimo esame tra meno di un mese. Però è stato
bello rivedervi!”
Si alzò e lasciò la sua parte del
conto accanto al posacenere.
“Zio Francis, ci vediamo domani.
Notte, gente!”
“Notte, Matt.” –lo salutò lo zio,
fingendo anche lui di essere stato messo ko, e lasciando uscire l’orgoglio
solamente dopo che si fu voltato.
Beffardo guardò i suoi amiconi di
sempre.
Antonio aveva lo sguardo
trasognato di chi ha appena incontrato qualcuno molto più fortunato di lui, e
non vedeva l’ora di esserlo altrettanto.
Gilbert teneva invece il capo
rivolto al fondale del suo bicchiere, come se stesse chiedendo ai rimasugli di schiuma
di birra se non fosse il caso di frequentare Pavla un po’ più seriamente, senza
per forza doversi ritrovare imboscati da qualche parte a fine serata.
Quanto a lui, incassati i loro
eloquenti sguardi di rimando, da appassionato cultore dell’ars amandi, come gli
piaceva definirsi, riconosceva che Matt era certo un artista del suo stesso
calibro, anche se di una corrente differente si poteva dire.
Non era forse il ragazzo più in
gamba, né di sicuro il più appariscente, ma, diamine, Matt, non per nulla
sangue del suo sangue, e, senza bisogno di straordinarie imprese virili, era
veramente forte!
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