Confessioni

di alicemontalto
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Cosa fosse la paura, chiesi a molte persone. Ottenni risposte differenti, ambigue, addirittura contraddittorie.
-precipitare. Disse un uccellino.
-sfigurare. Disse un fiore.
-apparire opaco. Testimoniò lo specchio.
-essere scomodo. Parlò il divano.
L’orologio, invece, tra un ticchettìo e il successivo, confessò di avere il terrore di fermarsi al momento sbagliato. Gli diedi perfettamente ragione - come dargli torto! -  ma non perdetti tempo nel parlare con lui.
Lo scaffale mi disse di temere il vuoto, mentre il libro, di contenere troppe parole: - la gente di oggi non mi leggerebbe, ed io sarei solo un fallito. Gli augurai di ritrovare la giusta stima di sé, ma nel frattempo, scorsi un bambino poco più in là. Lo interrogai sempre sullo stesso argomento, ma non ricevetti risposta alcuno. Irritato, me ne andai, con un brivido che scorreva lungo la schiena.
Urlai, per farmi sentire dalla montagna: - cos’è la paura?! Rispose: - l’altezza! Ma l’eco, attenta al nostro colloquio, rivolse inaspettatamente la stessa domanda anche a me. Rimasi esterrefatto, poiché non avevo valutato la difficoltà del suddetto quesito.
Riflettei, capii. Quel fanciullino, così apparentemente scontroso, aveva ragione. La paura, è straordinariamente racchiusa nel silenzio dell’altro.




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