Tu sei mia, mettitelo in testa

di LittleMilkshake
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La prima volta che lo avevo visto, era una giornata piuttosto cupa e nuvolosa.
Una nebbia densa circondava completamente i campi di Lima, in Ohio.
Le sue dita, lunghe e affusolate, si facevano strada tra gli steli secchi del campo di fronte a me, mentre lui avanzava puntando i suoi occhi in avanti e non distogliendo mai lo sguardo da me.
Mi fissava, riuscivo ad avvertire i suoi occhi su di me e la cosa non mi piaceva per niente.
Per la prima volta in 17 anni, non vedevo l’ora che l’autobus della William McKinley High School arrivasse.
Si fermò sotto un salice piangente, dall’altro lato della strada, ancora intento a fissarmi ma senza muovere un solo muscolo.
Era alto, molto alto. Quel cappotto nero di pelle era decisamente troppo pesante per una giornata di fine settembre, sebbene il tempo non fosse dei migliori.
Continuava a stare lì e a fissarmi, era la cosa più inquietante che mi fosse mai successa.
“Ma che diavolo vuole questo? Non è normale starsene sotto un salice all’alba, con un cappotto nero, a fissare le persone!!” pensai tra me e me.
Non appena alzai lo sguardo, incrociai i suoi occhi e vidi un flebile, cupo sorriso dipingersi sul suo volto.
Sembrava sul punto di attraversare la strada e venire verso di me.
Maledetto autobus, quanto diavolo ci metti ad arrivare? Maledetti i miei papà che non avevano mai acconsentito che usassi una stupida auto per andare a scuola.
Potevo benissimo rimanere ferita anche con l’autobus; gli incidenti capitano.
Nel momento che passai ad inveire contro i miei padri, quel ragazzo si era davvero avvicinato a me.
Era uscito dall’ombra dell’albero sotto il quale stava e si era avvicinato di pochi passi, stava per attraversare la strada.
In quel momento, vidi arrivare il mio autobus.
“Carissimo numero 23, non sono mai stata così felice di vederti in tutta la mia vita!!” ero così sollevata che stavo per correre verso l’autobus, che era ormai a pochi metri da me.
Un attimo prima che l’autobus si fermasse, mi sembrò quasi di sentire lo sconosciuto parlare.
«Larisa» sussurrò.
Il mio vecchio nome. Quel nome che avevo abbandonato in Romania il giorno in cui i miei genitori mi avevano adottata e portata a Lima, ribattezzandomi come Rachel Berry.
Quel nome che ormai non sentivo più da anni.
Come poteva sapere quel nome?
L’autobus si fermò proprio davanti a me e l’autista, Larry, aprì la porta con l’aria assonnata.
«’Giorno Rach» biascicò in tono cavernoso, prima di ripartire verso la William McKinley High School.
Risposi con un sorriso e andai a sedermi in fondo all’autobus, lontana dagli sguardi indiscreti di tutti i miei compagni.
Mentre l’autobus partiva, non potei fare a meno di girarmi nuovamente verso l’estraneo.
Era in mezzo alla strada adesso, le gambe leggermente divaricate e le braccia che scendevano lungo i fianchi.
La testa alta, la postura composta e lo sguardo, cupo come il cielo quella mattina, nuovamente fisso su di me.
«Larisa» mi sembrò di sentirlo dire nuovamente, mentre l’autobus era partito e si dirigeva verso la mia scuola.
Un brivido mi percorse la schiena.
Mi stava davvero chiamando con quel nome europeo ormai dimenticato?
Come faceva quello sconosciuto a conoscerlo?
Ma soprattutto, che diavolo voleva da me?

 


L'angolo di Alex
Eccomiiiiiiiii!!
Dite la verità, vi sono mancata un po'?!
Lo so, lo so... Ho 30.000 cose da aggiornare e una FF nuova non ci voleva...
Vabbè, mi andava!!! XD
Spero tanto che il prologo vi piaccia e vi invogli a continuare a leggere :)
Ci sono ancora tante sorprese e moltissimi scheletri da riesumare dall'armadio!!
Aspetto con ansia le vostre opinioni :)
Hugs&Kisses

- LM




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