2. Il complotto
Orlando, mentre si preparava
nella sua stanza d'albergo, rifletteva sul fatto che, ultimamente, tutti si
volessero impicciare un po' troppo degli affari suoi; per la maggior parte la
gente che lo circondava, non solo giornalisti e paparazzi, ma anche le persone
più vicine, davano a lui la colpa della fine della sua relazione. La verità la
sapevano solo lui e la ragazza in questione, la donna che aveva amato, e questo
era l'importante; ciononostante, gli dava molto fastidio che lo giudicassero:
le ha fatto le corna, no non gliele ha fatte, non le da abbastanza attenzioni,
e invece la soffoca, stanno troppo lontani, no troppo vicini... Ma cosa gliene
fregava, poi, a loro, in fondo? Lui viveva facendosi gli affari suoi, perché
tutto il resto del mondo non si faceva i propri, invece di stare a contare
quante volte scopava Orlando Bloom?
Sbuffò, guardandosi allo
specchio; si aggiustò i capelli, la camicia rosa tenue, poi prese la giacca
grigia scura e uscì.
Il ristorante si trovava su un
barcone ancorato lungo la sponda dell'Hudson River; era un posto piuttosto
raffinato, frequentato dalla bella gente di New York e abbastanza intimo da non
creare clamore.
Orlando percorse la passerella
illuminata con addosso un vago senso d’inadeguatezza; quella sera non era in
forma, lo doveva ammettere. Osservò la sua faccia nella porta a vetri e provò
un sorriso, non gli venne granché naturale, si senti più cretino che mai.
Vabbene, si sarebbe impegnato, ma lo faceva solo per Lij e Hannah, se la serata
era noiosa sarebbe andato via e basta; ad ogni modo non aveva voglia di
sbronzarsi, perciò.
Entrò e si rivolse subito al
maitre. "Sono Orlando Bloom, dovrebbe esserci un tavolo prenotato, ma sono
un po' in anticipo..." Dichiarò.
"Sì, certamente, Signor
Bloom." Annuì l'uomo. "Venga, l'accompagno." Aggiunse, poi con
un gesto elegante gl'indicò la sala; l'attore lo seguì.
Camminavano tranquillamente tra i
tavoli, quando Orlando vide una ragazza seduta da sola ad un tavolo, proprio
nella direzione dove andavano loro; era una bambolina sullo stile Sex & the
City: tubino rosa, catenina al collo e cascata di boccoli biondi. Orlando
rabbrividì storcendo la bocca; la ragazza era proprio il tipo che aveva sperato
di evitare, tra l'altro era praticamente sicuro che quello era il suo tavolo,
stavano andando proprio lì.
Si bloccò all'improvviso, nello
stesso istante in cui realizzava cosa fare: se la sarebbe svignata, era deciso,
ma che se la sbolognassero da soli, lui non era una cavia da esperimento o un
tappabuchi per bionde mollate dal fidanzato. Girò su se stesso, pronto a
sfuggire al maitre con uno scatto da centometrista.
Sussultò, quando, voltandosi, si
trovò davanti un'altra ragazza; dopo un istante di confusione per entrambi, lei
gli sorrise. Orlando la guardò meglio.
Aveva i capelli corti, al collo,
scalatissimi, castano chiaro con colpi di sole; una frangia scompigliata le
arrivava fino ad un paio di grandi e sensuali occhi blu. Labbra perfette. Alta.
"Ciao." Gli disse,
continuando a sorridere. "Non sono mica in ritardo?" Chiese poi.
Orlando spalancò la bocca,
incredulo. "Sunny?" Fece, mentre realizzava la faccenda.
"Sì." Annuì lei.
"Piacere di conoscerti!" Aggiunse, porgendogli la mano; lui la prese
e la strinse. Si era decisamente tranquillizzato.
"Il piacere è mio." Rispose
con un sorriso smagliante. "Sono Orlando."
"Lo vedo." Replicò
ironica la ragazza, piegando il capo di lato; l'attore si passò una mano sulla
nuca, ridacchiando.
"Volete accomodarvi?"
Intervenne il maitre, indicandogli il tavolo accanto a quello della ragazza
vestita di rosa; Orlando, con un gentile gesto, si fece precedere da Sunny.
La ragazza si tolse il suo
spolverino di pelle nera, prima di sedersi, rivelando due chilometriche gambe
fasciate da aderenti e strani pantaloni; infatti, la parte interna alla gamba
era di jeans, mentre quella esterna era in pelle, sulla cucitura che le univa
c'erano piccole borchie. Il resto lo facevano lo scollato corpetto nero e la
camicia trasparente viola che aveva sopra.
Orlando, però, non si era accorto
che anche lei lo stava osservando; era strano, se lo era immaginato più basso e
più mingherlino, invece stava messo bene. Le piaceva il suo modo di muovere le
mani mentre parlava col maitre; le piacevano le sue mani, molto maschili. Il
pallido rosa della camicia gli donava, faceva risaltare la sua pelle olivastra
e i bei capelli scuri. Un ricciolo ribelle gli era ricaduto sulla fronte, lui
lo rimise a posto con un rapido gesto delle dita; Sunny sorrise.
Finalmente si sedettero,
sorridendosi ancora una volta; il normale imbarazzo di quell'incontro voluto da
altri non era ancora del tutto caduto, ma c'erano buone speranze. Orlando
guardò di nuovo l'orologio.
"Mah, mi sembra strano che
non siano ancora arrivati..." Mormorò, alludendo agli altri.
"Orlando!" Esclamò
Sunny; il ragazzo alzò gli occhi su di lei, sorpreso. "Ci hanno tirato il
bidone, è chiaro come il giorno!" Aggiunse ridendo.
"No!" Fu la prima
risposta dell'attore, allibito. "No, non Elwood! Un amico, praticamente un
fratello! E che cazzo!" Sbottò agitandosi.
"Oh, non ti scaldare!"
Lo blandì lei, divertita. "C'era da immaginarselo."
"E ora che facciamo?"
Domandò Orlando preoccupato, senza guardare la ragazza.
"Beh, siamo qui, in uno dei
migliori ristoranti della città... mangiamo!" Rispose tranquilla Sunny,
stringendosi nelle spalle con un sorriso; lui la guardò, mentre sul viso gli si
formava un sorrisino furbo.
"Sì, mangiamo..."
Mormorò quindi, appoggiando il mento sulle mani alzate. "...e poi
addebitiamo tutto sulla carta platino di Elijah..."
"Conosci il numero?"
Chiese stupita Sunny, osservando l'espressione soddisfatta e maligna sulla
faccia del ragazzo.
"Sì." Annuì
compiaciuto, appoggiandosi contro la spalliera della sedia.
"Ma sei veramente un
bastardo..." Affermò lei, con sguardo complice. "Mi piace..."
"Chi di spada ferisce, di
carta di credito perisce..." Proclamò Orlando sollevando le sopracciglia.
"Ordiniamo."
Il tempo tra l'ordinazione e la
prima portata, lo avevano passato a studiarsi, scrutandosi a volte in modo
distratto, altre apertamente.
L'attenzione di Sunny era
attirata soprattutto dal collo dell'attore, lo aveva già notato in alcune sue
foto che le era capitato di vedere, ma doveva ammettere che dal vivo era tutta
un'altra cosa; ad ogni modo, Orlando si meritava appieno il suo posto nella classifica
degli uomini più sexy del mondo.
Il ragazzo, invece, si divideva
tra gli occhi grigio-blu e il decolté; non che fosse molto formosa, diciamo che
aveva tutte le sue belle cosine al posto giusto, poi portava al collo un corto
laccetto di cuoio con attaccato il Jolly Roger, simbolo dei pirati, cosa che
decisamente attirava l'attenzione.
Quando il cameriere gli portò
l'ordinazione, si accorsero di guardarsi negl'occhi da alcuni secondi; dapprima
si sorrisero, un po' imbarazzati, poi risero piano.
"Forse dovremmo trovare un
argomento di conversazione." Suggerì la ragazza.
"Beh, direi..."
Confermò Orlando, massaggiandosi le nuca. "Parlami un po' di te."
Aggiunse poi, spronato dalla curiosità.
"Perché non di te?"
Replicò lei, con espressione birichina, posando il mento sulle mani; Orlando
alzò le sopracciglia.
"Perché di me si sa
tutto." Rispose quindi, stringendosi nelle spalle; Sunny non era sicura,
ma aveva l'impressione che a lui desse un po' fastidio, la verità di
quell'affermazione.
"Beh, non è che ci sia molto
da dire." Esordì la ragazza, dedicandosi al suo piatto, imitata da
Orlando. "Sono, nonostante le apparenze, una persona abbastanza
normale."
"Che lavoro fai?" Le
chiese l'attore, pensando che facesse la modella o roba così; lei lo guardò,
con un breve sorriso.
"Lavoro alla sede newyorkese
della Virgin." Rispose stupendolo. "Mi occupo di rock,
ovviamente." Aggiunse con un cenno del capo.
"Lij e Hannah mi hanno
raccontato alcune cose di tuo padre." Affermò lui. "Ci ho capito
poco, perché devo confessare che non conoscevo il suo gruppo..." Ammise
poi, timidamente.
Sunny alzò gli occhi dal piatto e
gli sorrise con calore. "Guarda che non è mica obbligatorio, conoscere
tutti i gruppi o i musicisti del mondo!" Esclamò divertita.
"Certo, lo so!" Ribatté
lui; sorrideva, ma si sentiva un po' a disagio. "E' solo che... insomma, è
imbarazzante, poiché sembra che tuo padre sia uno davvero famoso..." E
così dicendo, abbassò gli occhi, per non farle vedere che era un po' arrossito,
non tanto per quello che diceva, quanto per come lei lo guardava.
"Abbastanza famoso."
Soggiunse Sunny; sorrideva, perché Orlando si stava dimostrando davvero carino.
Il ragazzo rialzò la testa e le
sorrise a sua volta. "Mi hanno anche detto che sei inglese pure tu."
Le disse; lei roteò gli occhi, annuendo.
"Ecco, a dire il vero, ci
sono solo nata, in Inghilterra." Confessò tranquilla. "Ho sempre
vissuto qui in realtà, e mio padre è Gallese, ci tiene a precisarlo."
Specificò poi. "Mia madre, invece, veniva dalla Danimarca."
Orlando la guardò sorpreso.
"Danimarca? Veramente?" Sunny annuì. "Sai anche un mio carissimo
amico..."
"Conosco bene Viggo."
Lo interruppe lei; Orlando spalancò la bocca. "E' un amico di mio padre,
che è appassionato di fotografia, si sono conosciuti così."
"Capisco..." Mormorò
l'attore. "Non l'avrei mai pensato."
"Il mondo è piccolo, e New
York è minuscola da quel punto di vista." Fece la ragazza, allargando le
mani. "Più o meno, tutti quelli che frequentano un certo ambiente si
conoscono." Spiegò quindi.
"Che ne pensi di lui?"
Domandò allora Orlando.
Sunny alzò le sopracciglia,
bevendo un sorso di vino. "Viggo è simpatico, come uomo mi dice poco, ma
lo apprezzo come artista."
La cena andò avanti, parlando del
più e del meno, mentre la bottiglia di vino si svuotava; Orlando le raccontò di
quello che sarebbe stato il suo nuovo lavoro, Sunny, invece, delle sue
esperienze ai vari festival rock. Quando stavano finendo il dessert, lei gli
fece una domanda.
"Dimmi un po'." Gli
disse, attirando la sua attenzione. "Chi si nasconde dietro
all'affascinante e bellissimo attore che infrange i cuori di milioni di
fanciulle?" Chiese ironica.
Lui sorrise dolcemente, con vago
imbarazzo, i suoi lucenti occhi scuri si alzarono oltre il loro tavolo,
guardando chissà dove, poi tornò ad osservarla. "Solo un bravo ragazzo di
provincia, con un briciolino di talento, che ha avuto una pazzesca botta di
culo." Rispose infine. "E ora, cavalco l'onda." Sunny,
soddisfatta della risposta, gli sorrise e prese la sua mano sul tavolo.
CONTINUA