You're an asshole, but
happy new year.
I ain't saying what you won't do,
but you know we probably
gonna do.
What you been feeling
deep inside,
don't lie now.
Dicembre era freddo, a
New York. L'aria si impossessava delle ossa e le rendeva tutte un
tremolio unico. Persino quelle di Finn Hudson, forti come la pietra col
freddo tremavano. Il trentuno dicembre che correva, la solitudine e una
festa alla quale non sarebbe andato. Avevano ragione, quando dicevano
che era cambiato, abbastanza. Il cellulare però, non
smetteva di squillare, quindi si allungò sul divano, per
recuperare quel telefono. Una voce che lo costringeva ad andare a
quella festa che si sarebbe tenuta la sera stessa, proprio per
festeggiare Capodanno.
« Capitano,
hai proprio perso la stoffa del vincente, con quell'infortunio!
»
Danny Leroy sbraitava
all'apparecchio telefonico, mentre Finn faceva zapping in maniera
veloce, con poco interesse per quello che vedeva. Erano passati nemmeno
due anni, da quando Finn si era rotto i legamenti e aveva deciso di
abbandonare il football, dedicandosi però ancora alla
squadra. Si era proposto come talent scout, così da restare
a contatto con i ragazzi con i quali aveva stretto amicizia.
Aveva, però, perso quasi tutti i contatti con i vecchi
amici, seppur Mike Chang
giocava nella sua squadra, era l'eccezione che confermava la regola. Di
tanto in tanto sentiva Puck, tramite mail, ma il loro rapporto si era
fatto davvero scostante e Finn non se la sentiva di stare male per
questa perdita. Mike andava alla perfezione, ed era il suo migliore
amico. E poi, ovviamente, c'era Tina, la maestra d'asilo più
in gamba che il gigante conosceva. Tina era già la moglie di
Mike, dal terzo anno d'università.
Quando Finn si era
infortunato gravemente, la squadra sostenuta dalla società
aveva pensato di ritirare la maglia numero cinque, perché
Finn era stato il loro miglior capitano e quarterback, ma non se l'era
sentita di acconsentire, l'aveva trovata una cosa piuttosto sciocca.
« Danny,
sono stanco! »
Aveva obiettato Finn,
mentre si poggiava il cellulare sulla spalla e apriva quel panino che
sua madre gli aveva lasciato prima di tornare a Lima. Carole era stata
lì in quel periodo, giusto per controllare il suo bambino. Burt era
stato una settimana da Kurt, invece che risiedeva come Finn nella
capitale, aspettando di ricevere il suo primo lavoro. Era stato
ingaggiato alla Parson come professore e adesso stava con Will, un
ragazzo di giovani speranze, uno con la testa in ordine. Finn lo aveva
conosciuto tempo prima, ad una cena che avevano fatto tutti assieme:
lui, Will e lo stesso Kurt.
A Finn non mancavano
le ragazze, frequentava le discoteche e spesso tornava a casa con
qualcuna che lo implorava di chiamarla il giorno dopo, così
avrebbero mangiato assieme e la cosa non si sarebbe fermata al sesso da
una notte, eppure Finn non aveva il tempo e la voglia di prestarsi ad
una relazione seria, tanto meno al solo tentativo. Ma si era arreso al
fatto che tutti i suoi nuovi amici ed ex compagni di squadra volessero
accasarlo e forse la cosa gli faceva piacere.
Ma Finn era anche
cambiato, dal liceo, l'università ed infine la carriera
sportiva. Era diventato uno di quelli che non ascoltavano mai e che si
spazientivano troppo spesso e velocemente. Non aveva tempo e lasciava
che facessero gli altri al suo posto. Rispondeva in malo modo, se ne
fregava degli altri. Mike, parlando con Carole, aveva detto che c'erano
giornate che non gli faceva nemmeno piacere passare del tempo con lui.
Era diventato quello che tutti -
sin da sempre - volevano che fosse. Non sembrava nemmeno
interessato a cambiare, quello era il nuovo Finn Hudson, come diceva
sempre lo stesso ragazzo.
Mike riconosceva che
però, tornava ad essere quel bonaccione che tutti
conoscevano parecchio tempo prima, quando beveva talmente tanto da non
ricordarsi nemmeno come era arrivato a quella festa e diceva anche che
gli faceva così piacere, che ogni tanto lo portava alle
feste solo per farlo bere e stare un po' col suo migliore amico, che
finalmente riconosceva.
« Hai perso
la stoffa! »
Aveva ripetuto il
ragazzo al telefono. La conversazione non era iniziata nemmeno da dieci
secondi ed i due si davano già addosso. Agli inizi della
carriera, Finn divideva la stanza col numero 12 dei Jets. Spesso gli
mancava, ma era troppo cambiato per ammetterlo ed ora abitava in una
casetta grande quanto un centro commerciale di Lima, tutto da solo.
Aveva una piscina con idromassaggio, aveva persino una stanza per il
bowling in qualche angolo remoto della casa che non frequentava per il
poco tempo. Non gli mancava nulla ed era felice. Come mai era stato.
Non aveva bisogno di niente che lui già non avesse. Era
meraviglioso, no? La propria soddisfazione era la cosa a cui tutti
miravano e Finn aveva trovato la sua.
« A che ora
è questa festa e dove? »
« Lo sapevo!
Alle dieci e mezza, davanti alla stazione, al resto ci penso io. A
stasera, Capitano! »
"A stasera Danny"
aveva pensato, eppure aveva chiuso la chiamata e si era alzato dal
divano, buttandocisi successivamente di peso, facendo rumore. Si diceva
che quando erano i giganti a cadere, il rumore e la polvere che si
alzava era maggiore, proprio così.
Quando era caduto,
rompendosi i legamenti, aveva fatto tanto di quel rumore, che avevano
parlato di lui per mesi e mesi. Aveva ignorato ogni telegiornale
sportivo e si era chiuso in se stesso. Per un anno, quasi. Eppure c'era
qualcosa che l'aveva spinto a combattere, non trovò mai chi,
solo perché non era particolarmente credente, eppure sua
madre pregava ogni giorno per lui e di tanto in tanto, quando era
andata a stare con lui a New York per seguirlo durante i mesi
successivi all'intervento, l'aveva sentita piangere. Era ora che si
rialzasse e tornasse ad essere il potente gigante che, in campo, faceva
così tanta paura. Era Finn Hudson, il numero 5, quarterback
dei Jets. Lui era nato per brillare e così avrebbe
continuato.
(*)
« Scherzi?
Capitano! »
Nemmeno Billy aveva
perso il vizio di chiamarlo come facevano quando lui stava con loro
negli spogliatoi. In effetti erano poche le persone che lo chiamavano
col suo nome. Finn era bandito, quasi. Nella sua maglia, oltre al suo
amato numero cinque, al lato sotto la manica c'era stampata in molto
piccolo una C. puntata. Christopher, per suo padre. Adesso quella
maglia era appesa in salotto. I suoi nomi riconosciuti erano: Capitano,
Hudson, cinque. Solo Mike lo chiamava Finn o, raramente, Frankenteen. Era
una cosa che partiva dal liceo, che aveva quasi dimenticato, se non del
tutto.
« Chi non
muore si rivede, Finn. »
« No, certo,
Danny ha rotto le palle per dieci minuti per essere a questa festa!
»
Danny che passava di
lì per caso, fu messo in una stretta, tra le braccia del suo
vecchio capitano. Poi, Finn intravide Tina parlare con qualche altra
ragazza e lo lasciò andare, facendo continuare a ridere i
ragazzi. Diede una pacca sulla spalla a Mike e si fece seguire,
finché arrivato dall'asiatica, la prese dalla conversazione
e la abbracciò. Un piccolo rigonfiamento all'altezza del
ventre gli diede da pensare molto, finché lei non
annuì e formò quelle belle fossette che
incorniciarono un sorriso genuino che gli diedero la conferma.
« Scherzi,
Tina? Mike... Congratulazioni, ad entrambi, ragazzi! »
E per un secondo, Mike
sembrò rivedere in Finn, quel ragazzo che tanto gli mancava,
perché anche lui aveva quelle fossette tanto carine che
avevano fatto colpo su tante, tantissime persone, proprio come quelle
di Tina.
Era così felice per loro. Erano così storici, che
Finn si chiedeva che cosa stessero aspettando.
Volando al banco, per
prendere un bicchiere di birra per lui e Mike e uno d'acqua per Tina,
si posizionò al centro della stanza vagamente illuminata e
richiamò l'attenzione su di esso, finché qualcuno
non lo notò. Denny si servì della forchetta che
stava usando per aprire le birre ad alcune ragazze, per battere su
quella stessa bottiglia.
« Leroy! -
Disse, a mo di ringraziamento - Okay, prima che io cada nel mondo
dell'alcohol, voglio fare i miei migliori auguri a mio fratello di un
diverso stato. Indovinate un po', chi cazzo sta per diventare padre?!
»
Un boato si
creò intorno a loro finché i due ragazzi,
prossimi genitori, furono circondati da schiamazzi vari e
congratulazioni che non finivano più. Finn si
andò a sedere, e Mike lo vide bene bene. Forse anche
all'animo cambiato di Finn Hudson, capitava di vacillare.
Quando però
fu notato anche da altre persone ( Chris e Will ) iniziò il
vero e proprio casino, perché iniziarono a rifornirlo di
birra a non finire, finché non fu stato ubriaco e Mike li
ringraziava, mentalmente, perché sennò sarebbe
toccato a lui, l'arduo compito di farlo.
Nemmeno un'ora dopo,
verso le undici e mezza, il ragazzo fu nuovamente affiancato da Tina
che gli reggeva la testa e gli parlava. Chissà cosa gli
stava dicendo, era come in una bolla.
« Finnie,
tesoro... Ce la fai a reggerti in piedi? Manca nemmeno mezz'ora alla
mezzanotte! »
Parlava più
lentamente adesso ed era stata affiancata da Mike che lo reggeva
all'altra parte. Era sempre così, quando beveva.
« Certo,
l'ho comprato ieri il latte... Ma non ricordo se l'ho messo in frigo.
Controlli? »
« Dopo
controlliamo, Finn. »
Mike rispose, ma lui
parlava con Tina.
« Sono
così felice per voi! Davvero, siete i miei migliori amici
e... battezzerò il bambino? »
Chiese, con una punta
d'orgoglio nella voce. Si aspettava che glielo chiedessero, ma il fatto
che fosse ubriaco, lo faceva straparlare, perciò ecco
l'aveva chiesto.
« Capitano,
devo presentarti la cugina della mia fiamma, mi fai il favore di
tenerla occupata? Sai, cap,
chi scopa a Capodanno, scopa tutto l'anno! »
Finn
scoppiò a ridere e si mise in piedi, osservando la coppia e
sistemando la camicia bianca che portava che gli metteva in evidenza i
pettorali che gli erano cresciuti forti con anni di allenamento.
Sperava fosse carina,
almeno. Non avrebbe sopportato di farsi una ragazza brutta anche se era
ubriaco, il suo buon gusto restava!
«
Presentamela, Mike! »
« Sono
sempre Danny, capitano! »
«
Presentamela, Danny!
»
Una volta incamminati,
Finn rimase a guardarsi intorno, finché una latina fasciata
in un vestito verde gli comparve davanti agli occhi. Quello era uno
scherzo, vero? Perché Santana Lopez in tutti i posti in cui
poteva essere, proprio a quella festa doveva andare? Ghignò
quasi. Avrebbe voluto essere sobrio, solo per vedere la faccia annoiata
che aveva perennemente. Non gli era mancata affatto, quella ragazzina
antipatica che aveva conosciuto al liceo. Le era sempre stata un po'
sulle palle. Gli aveva rubato la verginità e dopo si era
fatta offrire un hamburger, inoltre. Era così assurdo,
rincontrarla. Soprattutto ora che lui non era più la testa a
patata che conosceva lei. Chissà se Mike e Tina l'avevano
incontrata e soprattutto perché non gli avevano detto nulla.
Un periodo della sua
vita, Finn aveva anche avuto una cotta per Santana, la quale
però stava con Brittany. Non aveva mai capito se fosse
lesbica o solamente bisessuale, ma c'erano cose che nemmeno a Finn
Hudson piacevano, ovvero le etichette.
«
C'è anche Britt? Oddio, sono da secoli che non la vedo!
»
Santana
portò la testa un poco indietro, sorridendo sarcastica a
quella domanda. Oh, no, Brittany non c'era proprio. S'era fumata il
futuro restando a Lima con quell'inconcludente Sam Evans. Povera
piccola Brittany. Certo, la vita andava avanti e per Santana era
già dimenticato, ma le dispiaceva un po', perché
era il suo primo amore e Finn Hudson, quel gran cretino di Finn Hudson,
sulla bocca di tutto il mondo ormai, l'aveva tirata fuori dal nulla.
Ubriaco per di più. Che cosa strana, eh?
« Brittany
è rimasta a Lima col tuo vecchio amico, Sam Evans. Peggio
per lei. »
Si andò a
sistemare su una poltrona, dove mise bene le gambe, accavallandole.
Sentiva che stava per vomitare, eppure nonostante tutto, voleva
continuare a stare lì, con Santana che lo osservava con uno
sguardo che non aveva riconosciuto. Certo, la ragazza doveva ammettere
che ora Finn era diverso, era quasi un piacere vederlo e i suoi occhi
non sanguinavano più alla sua vista, però era
sempre un vecchio capitolo della sua vita e aveva deciso di chiudere
con la precedente vita. Il ragazzo si andò a sedere al
fianco della ragazza e prese ad osservarla, capendosi per quella cotta
al liceo. Al momento non sentiva nulla e questo doveva essere un fronte
comune, ma era qualcosa di strano, da parte di entrambi.
« Chi
è tua cugina? »
« Una
cogliona che la da a tutti. »
« Beh, il
bue che da del cornuto all'asino. Non mi sembra che tu possa
permetterti di dire queste cose. »
« Ma
scherzi? Quando sei diventato così coglione? »
Finn
scoppiò a ridere guardando la ragazza, perché
effettivamente qualcosa di Santana gli era mancato ovvero la
schiettezza nel dire le cose. Era sempre bello che qualcuno gli
parlasse in quella maniera, gli piaceva. Santana non aveva mai avuto
paura di dire le cose.
Poggiando la testa
sulla poltrona, rimase a fissare il vuoto, finché non
sentì nuovamente in lontananza la voce di Tina,
così si prese la briga di avvisare Santana che era incinta.
« Ci sono
Tina e Mike e lei non è grassa è solo incinta.
Fa' da brava. »
Come si faceva con i
bambini, insomma. Santana gonfiò le guance e sorrise alla
vista di Tina a mano presa con Mike. Era contenta di vedere che certe
cose, non cambiavano mai. Era bello vederla in quella maniera, mai
vista così raggiante. Era bello, davvero. Ed era bello anche
vedere Mike che si guardava intorno. Chissà se ballava
ancora, ogni tanto.
« Asiatica
uno e due, cascasse il
mondo, siete qui ancora assieme! »
Santana
saltò in piedi alla loro effettiva vista e corse ad
abbracciarli, ricevendone uno in cambio. Finn rimase invece a guardare
il soffitto, più ubriaco di prima. Ubriaco da cosa, poi?
« Hai visto?
Siamo forti, assieme. - Mike le fece un sorriso, quando Tina disse
questo. - Stai qui con Finn? Perché mancano circa una
manciata di minuti e quando è ubriaco, adora i fuochi
d'artificio. Lo porteresti? Te lo chiedo solo perché al
momento sembra abbia un problema a muoversi da solo. »
Santana gli fece un
cenno, come per dirgli di salire tranquilli, che a lui ci avrebbe
pensato lei. Così li aveva guardati salire al piano
superiore, prendendo le scale. Si era voltata verso Finn e aveva
battuto le mani, attirando la sua attenzione, magari l'aveva anche
svegliato da un sonno che stava arrivando.
«
Finnocence, ci sono i fuochi su, andiamo a vederli. »
Finn anche,
barcollando, si rimise in piedi, facendosi guidare da Santana che lo
indirizzava dove meglio credeva. Lo portò al posto giusto,
poco prima che il tempo scadesse e Finn si perdesse i fuochi. Il
ragazzo non se lo sarebbe mai perdonato, se questo dosse successo. A
meno due minuti, il ragazzo si coricò a terra e Santana al
suo fianco, così da averlo sotto controllo come i ragazzi
prima le avevano chiesto. Ma a cosa era andata incontro? Stava facendo
da baby-sitter ad un ubriaco Finn Hudson. Il mondo stava precipitando e
lei stava a guardare.
« Ben
tornata nella mia vita, Santana! »
Aveva detto Finn,
iniziando a vedere i primi fuochi scoppiare su, alti nel cielo. Santana
sorrise e, contando insieme agli altri alla rovescia, si
inchinò a baciare Finn Hudson sulle labbra.
« Buon anno,
Finnocence. »
Ecco, la terza da quando ho deciso che ne valesse la pena,
continuare a scivere. Voglio scrivere, non voglio andare a scuola c.c
No, btw, visto che devo per forza, mi premio scrivendo. Spero che
piaccia, almeno... E' una Finntana, chiaro, la mia OTP anche prima
della Jarley o della Seblaine, il che è davvero tutto.
Spiega abbastanza di me.
Avevo scritto questa shot tempo fa, doveva essere inserita in un altro
contesto, ma non sono costante abbastanza, lo so io e lo sapete voi,
che mi leggete! ( Stile bollicina di sodio. )
Basta, ho parlato abbastanza, quindi vi mollo. Buona lettura e
buonanotte ♥
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