Un tiepido giorno di fine autunno,l’inizio della nostra storia. E’ il mio
settimo anno a Hogwarts,una studentessa modello:sempre promossa con eccezionale
in tutte le materie,do del filo da torcere anche a Hermione Granger,la ragazza
reputata più brillante di tutta la scuola. Solo un piccolo difetto fa si che lei
sia considerata migliore di me dal punto di vista scolastico:la mia inclinazione
alle arti oscure e soprattutto a cacciarmi nei guai,che talvolta sono
collegati.Sono state troppe le volte in cui sono stata sul punto di essere
espulsa a causa delle arti oscure,anche se sono sempre riuscita a
cavarmela,sebbene nemmeno io sappia bene come. So che se venissi colta ancora a
leggere libri su tale argomento o a praticarlo di nascosto in qualche aula
deserta in giro per Hogwarts,verrei espulsa senza avere la possibilità di
difendermi,troppe volte l’ho avuta. Tuttavia non riesco a fare a meno
d’immergermi nella lettura di libri che trattano questo argomento così
affascinante e accattivante. Ho imparato a eseguire tutte le maledizioni che
sono riuscita a scoprire,compresa la cruciatus e l’impervius sebbene non mi sia
mai spinta tanto in là da sperimentare l’anatema che uccide. Eppure l’incanto è
semplice,è scritto proprio qui:nel libro che sto leggendo. Ma,tanto presa come
sono dal contemplare quell’incanto che ancora non ho avuto il coraggio di
sperimentare personalmente,non mi accorgo che qualcuno stava sbirciando alle mie
spalle l’argomento della mia lettura.
-Bene,credo che stavolta mi libererò di te una volta
per tutte!-esclamò la voce della mia peggior nemica:una corvonero che aveva
sempre fatto di tutto per farmi espellere. Chiudo in fretta il libro ma ormai è
tardi:lei ha già visto e racconterà tutto al preside che questa volta non potrà
far a meno di espellermi.Forse l’unico motivo che gli aveva impedito le altre
volte di farlo nel corso di quest’anno è che era stato per anni il capo della
casa di Serpeverde e aveva sempre prediletto gli studenti della sua casa come
me. Ma questa volta sarebbe stata finita,nemmeno la sua simpatia verso la mia
casa gli avrebbe impedito di cacciarmi da scuola e la mia bacchetta sarebbe
stata spezzata,non sarei mai più stata una strega.
-Tu prova a fare uscire da quella tua sudicia bocca da sporca mezzosangue una
sola parola su quello che stavo leggendo e ti assicuro che te ne pentirai
amaramente!-dico con voce fredda e intimidatoria
-Ah si?e come farai a farmela pagare quando la tua bacchetta sarà
spezzata?vuoi provare a competere con la magia in modo babbano?-domanda lei. A
quel punto estraggo la bacchetta,non ci vedo più dalla rabbia:non può farmi
questo,non può denunciarmi,non potrei più essere una strega e non posso
permetterlo,la punto contro di lei con un’espressione minacciosa e piena di
rabbia.
-Se continui a minacciarmi non avrai il tempo di dire niente a nessuno!-la
minaccio io
-Bene allora,non ti minaccerò più,passerò direttamente all’azione-dice lei
e,con un ghigno soddisfatto,mi volta le spalle e comincia ad allontanarsi da
me.Se la lasciassi andare per me sarebbe la fine,devo fermarla a tutti i
costi…….ma come?mentre mi spremo il cervello per trovare una soluzione lei si
sta allontanando sempre di più,con passo lento,è sicura che non riuscirò a
fermarla.Devo fare qualcosa e subito. Accecata dall’ira e dalla paura alzo di
nuovo la bacchetta e la punto di nuovo contro di lei,che ormai è lontana.Non so
cosa mi prende,in quel momento non ragiono.
-Avada Kedavra- grido. Non l’avevo mai fatto,non avrei dovuto farlo
nemmeno adesso. Un lampo di luce verde scaturisce dalla mia bacchetta e sfreccia
verso il suo obbiettivo che di li a poco ne fu colpito e,senza nemmeno aver la
possibilità di accorgersi della sua fine,cadde a terra inerme. Sapevo che era
morta,nessuno sopravvive all’anatema che uccide. Io la guardo accasciarsi a
terra. Odio e cattiveria regnano nel mio corpo e nella mia anima,solo odio e
cattiveria.Solo quando quella ragazza cade a terra priva di vita mi risveglio
dal mio trance di odio e timore. Solo allora mi rendo conto di cosa ho fatto,ho
appena privato una persona della sua vita. Sono bastate due semplici parole,così
facili da pronunciare,per spezzare definitivamente e irrimediabilmente una
vita…..e rovinarne un’altra. Due semplici parole,pronunciate con
noncuranza,possono fare un danno così grande,solo allora me ne rendevo conto. Ma
stranamente non mi sento in colpa,ho solo paura:paura di quello che sarebbe
accaduto da quel momento. Avevo ucciso una persona usando una delle tre
maledizioni proibite il che ero sicura mi avrebbe comportato una condanna a vita
ad azkaban.Reggo saldamente la mia bacchetta tra le dita mentre studenti
scioccati accorrono da ogni parte del parco. Circondano me e la morta formando
un ampio cerchio e guardano prima me,poi lei,poi di nuovo me e così via.Il
panico mi prende:resto ferma,immobile,senza dire una parola passando lo sguardo
dalla ragazza che avevo ucciso alla folla di testimoni che avevano visto tutto.
Non ho scampo,non con quasi cinquecento testimoni che avrebbero sicuramente
rivelato come stavano le cose.
La testa mi si riempie di frasi urlate da quella folla attonita e
rabbiosa:
-E’ stata lei l’ho vista!-
-Assassina!-
-Sapevamo tutti che era malvagia-
-Dovevano espellerla prima che facesse questo!-
-E’ sempre stata un pericolo!-
Quelle voci mi entrano nella testa come coltellate,saranno la mia definitiva
rovina.Poi tutto intorno a me comincia a girare,,le voci mi rimbombano nella
mente come se fossero state amplificate per magia,sempre più confuse e
indecifrabili,sento le gambe cedere,ma non avrei ceduto,non glielo avrei
concesso……..sebbene da quel momento sarei stata completamente perduta,la mia
vita era rovinata,l’avrei passata ad azkaban fino al momento della mia
morte…………………