Zeta Reticoli.
Quella mattina infine ce l’avevi fatta.
Un sogno virtuale che rincorrevi ormai da mesi, eppure così
reale, era una boccata d’aria onirica ed estiva, profumata di limoni e risa di
una bambina, ti allontanavi gradualmente da una realtà troppo reale, fredda e
sterile, Mathias, chiudevi gli occhi e la vedevi là davanti a te.
La rincorrevi e cercavi di afferrarla e stringerla tra le
tue braccia, ma lei sfuggiva quasi che fosse un fantasma, quasi che fosse fatta
di volute di fumo bianco.
You know, falling in illusion
Catturati nel sonno della nostra età
Mathias, Mathias, possibile che non ti accorgesti che era lo
spettro di un mondo che non ti appartenne mai, di un universo invitante ma
lontano anni luce dal mondo reale? Dal tuo mondo reale, che nonostante tutto è
più importante e più vero di lei, per quanto tu ti possa sforzare di sognarla
accanto a te, lei non esiste nemmeno.
Ti ha colpito come un pugnale, vero? Quando ti ha detto di
no.
Non pensavi che uno spettro così irreale e così sfuggente
fosse capace di infliggere tali colpi… umiliato, ferito e rifiutato, è orribile
sentirsi così, e lo sai benissimo. Tutte le paure che sono proprie di un mondo
reale –ma no, no, come può portartele lei che è solo un fantasma?
E’ solo uno spettro.
Ma perché ti sei ostinato a volerla stringere tra le tue
braccia a tutti i costi, a voler rendere reale (a voler cancellare,
inevitabilmente), quello che era un sogno perfetto?
L’illusione di un amore platonico, l’illusione di una donna
bambina perfetta per sempre, quell’illusione calda come il fiato di lei, era
destinata a restare per sempre se soltanto tu, stolto Mathias, umano Mathias,
ti fossi rassegnato a farla restare un’illusione.
Lei aveva distrutto ogni cosa con le sue mani piccole e
candide, ma sapeva come ricostruirle.
Le aveva distrutte, le tue speranze di realizzare quel sogno
di una notte sola… o era un avvertimento? Adesso che stai ritornando al tuo
mondo reale in una macchina fredda, con una musica che non ti appartiene –ma
non era la tua preferita?- ti rendi conto perfettamente che era un
avvertimento.
Lei ti ha avvisato, Mathias, ti ha avvertito che se fossi
andato avanti, lo spettro sarebbe diventato umano, umano e fragile e spaventato
dall’ignoto, ma lo avresti finalmente stretto a te! (la prima volta, l’unica,
poi mai più).
Ma tu sei voluto andare ostinatamente avanti, e preso dal
tuo desiderio cieco non ti sei neanche chiesto se la stavi costringendo, se lei
non voleva diventare umana e restare solo un sogno…
La sua essenza, solo sogno, immaginazione, meravigliosa
follia di un momento di aria pura… come hai potuto credere che sarebbe durata
in un corpo tangibile?
Non t’importava, sei andato avanti, Mathias. Onore al
coraggio, onore agli occhi che ti sei ostinato a tenere ben chiusi, senza
accorgerti, o senza volerti accorgere che non puoi scegliere cosa è la realtà.
Non puoi selezionare la realtà ed escluderne le parti che
non vuoi vedere. Sei nel mondo da abbastanza per comprenderlo da te.
E poi è diventata reale, quella meravigliosa mattina di metà
primavera.
Cosa hai provato allora, Mathias? Ti restano solo ricordi
vaghi, vaghi pensieri di due occhi intimoriti e felici, sfuggenti, sfuggenti
come sempre lei lo è stata nella tua vita… ma hai bisogno di quegli occhi di
fantasma, in fondo anche se non lo ammetti a te stesso o a lei, tu ne hai
bisogno…
Neri quei giorni che passano senza di te
Quasi convinto che in fondo sia meglio così
Allentare la presa per merito di
Chi mi consola ed esorta alla rinuncia
Ma la pelle rigetta quel sorriso che
Trapiantato da bocche riverenti
No, lo sai non funziona su di me
Una settimana, un mese dopo, un anno dopo, hai capito che
poteva tornare ad essere un sogno.
Inversione di marcia dunque.
Quella città non la conosci bene, ti sembra popolata da
fantasmi (come lei) quando scendi dal rifugio sicuro della macchina e ti
incammini per le strade che esistono solo nella tua mente –i meandri che niente
e nessuno sonderà mai, che resteranno addormentati e vivranno tra incubo e
sogno per sempre. Solitari.
Balza il cuore nel petto, tutte le volte che chiedi di lei
mostrandone la fotografia che le hai scattato nella memoria.
Solo due occhi sfuggenti, che lasciano intravedere qualcosa
di bello, un fiore che potrebbe sbocciare e che potrebbe avvizzire, qualcosa
che non ti sarà mai dato afferrare –lo senti in fondo, hai sempre sentito che
quella bellezza pallida e inconsapevole non ti è mai appartenuta, non è mai
stata legata a te con un filo più forte di un filo d’aria e di sorrisi.
È semplice da spezzare, un sorriso, e lo sai bene, Mathias.
Per spezzare il suo era bastato voler cancellare la realtà,
voler egoisticamente farla tornare solo un fantasma dopo che aveva assaporato
la vita (eppure non te ne sei ancora accorto, continui ad essere troppo umano
per renderti conto di averla cancellata con un colpo di mani e un tocco di
labbra).
E adesso è il tuo che dev’essere spezzato, e in fondo, via
dal moto di ribellione, via dal rifiuto del mondo vero, se il tuo animo si
allontanasse dalle catene umane, lo sentiresti, Mathias.
Sentiresti che meriti di soffrire come ha sofferto lei, ed è
quello che ti succede ora, ora che segui le indicazioni e non trovi la sua
casa, non trovi il suo viso altero che rifiuta le scuse, non trovi le sue
braccia aperte al perdono, non trovi l’amica né l’amante, non trovi i baci né
le parole, non trovi niente di bello, niente!
Una tomba e una lapide. Due occhi fuggevoli.
Il mondo trattiene il fiato.
Morta.
Brucia ancora che prima o poi ritornerò
Conservo di nascosto sempre lo stesso smalto
Poi esplode tutto intorno a te, esplode il risentimento
verso di lei che se ne è andata senza possibilità di appello, maledetta, se
soltanto fosse stata un po’ più matura da darti la possibilità di tornare
com’era prima!
Esplode dentro te il senso di colpa, e se avessi potuto fare
qualcosa, e se avessi potuto evitare che svanisse tra le tue braccia, se
soltanto avessi capito la sua reticenza e la sua ferita, se soltanto avessi
capito…!
Esplode il mondo, crolla il cielo e la lapide si spezza, perché
la colpa è di entrambi e di nessuno, la colpa è soltanto certezza.
La certezza di aver perso qualcosa di insostituibile, non si
tornerà mai più ad amare puramente, lontano dai vincoli terrestri, mai più
un’amicizia di anime… svegliati, Mathias, il sogno è finito per sempre, e lo
dice a chiare lettere quella data di morte.
Mai più sogno e illusione vaga.
Mai più donna bambina da stringere tra le braccia.
Persa in un ibrido di vita e sonno, l’hai persa lì mentre
lei ha deciso di andare oltre e di andare per sempre.
Non ti resta che asciugare le lacrime adesso, dopo aver
sbattuto contro il muro della sua lapide che ne copre ogni ricordo –cerchi di
tenerli per te, ma svaniscono inesorabilmente come se fossero fatti di sabbia,
del sentore di sabbia e mare che aveva lei.
Non esiste più niente di lei, solo un addio triste.
Chissà se vivrà un’altra vita, chissà se da qualche parte
esiste ancora, chissà…
Ma tu non la incrocerai mai più, Mathias, perché lei è
tornata in quel mondo ultraterreno e distante anni luce dal tuo, lei vive nel
suo mondo e non può più sentirti o ricordarti: è morta per te, è morta per il
tuo mondo, è morta, morta, non ritornerà mai più.
Chissà se aveva provato le stesse cose, chissà se aveva
amato di più o di meno…
Ma resta solo la certezza che hai voluto a tutti i costi,
resta solo un pugno di terra solida così maledettamente diversa dalla sabbia
liscia che ti scorreva tra le dita inafferrabile al suo pensiero.
Devi dirle addio.
Devi avere la forza di lasciare andare la sua anima, di
lasciarla andare avanti, non esiste più alcun legame.
Dille addio, un addio sincero, e lei ti risponderà con la
sua malinconica voce da spettro, l’ultimo addio non lo negherà.
Devi dirle addio, Mathias, alzarti ed allontanarti dalla
città di ciò che sarebbe potuto essere, via da tutto, e chiudere a chiave ogni
ricordo e ogni carezza.
Lei avrà la sua oltrevita, tu avrai la tua, separati per
sempre.
Addio.
[Zeta Reticoli - Meganoidi]
[Ogni riferimento a persone, fatti, o sogni, è puramente
casuale e frutto di fantasia]