Another Blood

di Nutellosa
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Andai nel salone con il mio i-pod il cellulare e dopo essermi spaparanzata sul divano presi il telecomando e accesi la televisione alla ricerca di qualche novità, programma interessante…un qualcosa d’insolito.
“Marilyn fai una cosa alla volta!” feci finta di non ascoltarla e continuai a cercare tra i vari canali un programma decente. Telegiornale, cento vetrine, Violetta, Pappa pig, ancora telegiornale e per concludere in bellezza Uomini e Donne
“uh lascia!! Uomini e Donne aaah quanto tempo che non lo guardo!” sia per farle un dispetto che per non guardare quel programma imbecille misi uno dei due telegiornali
“Marilyn!!! Ti ho detto di lasciare!!! Rimetti quel canale!!! Insomma sei una bestia! Come ti comporti?”
“meglio bestia che gallina come te” mormorai per non farmi sentire da quella finta bionda, taglia -38, tette enormi, denti bianchi bhè una barbie vera e propria.
 L’avevo odiata dal primo momento in cui allungò la mano verso di me parlando come ad una bambina di 8 anni e non come ad una ormai sedicenne anche se guardando in faccia la realtà dopo la “tragica morte” dei miei genitori tutte le persone che conosco cominciarono a parlarmi così. Tutti i miei amici anche se non erano molti, parenti e persone care -anche queste poche- ormai mi guardavano con occhi diversi e non si comportavano con me come una volta. Mentre tutto quello che desideravo era essere trattata come una ragazza qualsiasi, anche la scuola faceva delle eccezioni con me.  
Fissai quello schermo che passava immagini di giovani ragazze mentre di sottofondo una donna tra singhiozzi  implora i presunti rapitori di ridar loro la figlia viva. Pagherebbero qualsiasi prezzo per riaverla. Come dovrebbe essere bello avere dei genitori…
“Da monteral, canda è tutto. Linea allo studio” Monteral. La mia futura città. Abbandonare tutto, dimenticare tutto in una nuova città con nuove persone.
“Oh.Mio.Dio… Marylin hai sentito??? Monteral… come posso mandarti la se accadono queste cose?? No no no non posso!” alzai gli occhi al cielo e misi il programma che lei tanto desiderava per non farle prendere un attacco d’ansia. Mi alzai e andai a guardare cosa stava cucinando per la nostra ultima cena: pasta col sugo alla bolognese e fettine panate. Perfetto.
“Marilyn… non voglio mandarti dai tuoi nonni… cosa mangerai? Dove farai shopping? Oh ti prego resta…” rosicchiando un ravanello le risposi sinceramente
“starò molto meglio nel mondo dei vecchi con Jessica che qua con te” e salii in camera mia a controllare se era tutto pronto.
Nella stanza ormai c’era solo l’armadio vuoto, la libreria vuota e la scrivania anche quella vuota; mi misi seduta a terra e guadai il mio immortale zaino nero ma poi lo sguardo cadde subito sulla valigia fuxia che mi aveva comprato Anne. Fuxia… che colore odioso così femminile e così…rosa.
 Anne era la mia tutrice dal giorno del "tragico incidente" fino al giorno in cui i miei nonni del Canada non avrebbero firmato tutti i documenti per adottarmi. Ma lei era una donna-barbie e questo mi spingeva a non sopportarla ancora di più. Odiava sporcarsi, vestiva solo marca, perennemente a dieta, continuamente informata sulla moda. Io, invece, l’esatto opposto.
“tesoro la cena!!” misi il cellulare in tasca, l’i-pod nella tasca dello zaino e poi scesi di sotto, aprii la porta che portava alla sala da pranzo e li trovai Anne con il suo “ken” che si baciavano appassionatamente.
“mi fate schifo…” sobbalzarono al suono della mia voce e Erick si alzò di scatto in piedi e urlò come un cretino:”SORPRESAAAA!”
“…facevi più bella figura se rimanevi a casa” e mi misi seduta al mio posto. I spaghetti fumanti con sopra il sugo rosso mi fecero sorridere e chiusi gli occhi per inspirare quel aroma di pomodoro,basilico e carne fino in fondo. Aprii gli occhi e senza degnar di uno sguardo quella coppietta cominciai a mangiare il mio piatto. Finii prima di loro due che non facevano altro che scambiarsi sguardi maliziosi, risatine e ovviamente messaggi sui cellulari. La gente da sempre la colpa ai giovani che stanno continuamente col cellulare eppure loro sono peggiori di chiunque altro io conosca. Presi il mio piatto e lo portai al lavandino, dopo averlo sciaquato lo misi nella lavastoviglie e poi salii di sopra. Mi sdrai sul materasso che stava a terra e indossai le cuffiette mettendo la musica il più alta possibile. “è così che va ascoltata così la musica Marilyn. Ricorda queste sacre parole cara” daddy mi ripeteva sempre così. E Veramente la musica si ascolta così. Devi sentire solo a lei. Nessun’altro deve intromettersi.
Mi rigirai nel letto varie volte prima di addormentarmi. Sognai di nuovo l’incidente e di nuovo mi svegliai di scatto. Guardai lo schermo del cellulare 6.30. Era ora di preparasi, avevo un viaggio da affrontare. Canada. Finalmente.





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