Red Dress

di Lori_Tommo96
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Era il 15 settembre quando mi svegliai tra le braccia di Harry Syles per la prima volta.
Ero poco più che una bambina, avevo 15 anni e lui 17.
Dovevo cominciare la terza superiore in una scuola nuova e la cosa mi spaventava a morte.
Ero sempre stata una ragazza socievole, ma mi sarebbe bastato?
Mia madre aveva decretato che il liceo che frequentavo non fosse la scuola giusta per me, l’aveva definita “troppo soft”.
Ne avevo parlato per tutto il pomeriggio con Hope, ma lei non abitava a due passi da casa mia e in quel momento mi sentivo così sola nella mia villetta a Holmes Chapel che se non avessi trovato compagnia mi sarei strappata uno ad uno tutti i miei ricci corvini che odiavo da morire.
E quale compagno migliore se non il ragazzo che abitava di fronte alla mia porta? Quel riccio sicuro di sé, sempre solare, così sfacciato ma allo stesso tempo sensibile e premuroso?
Così, senza pensarci troppo, avevo chiamato lui, l’unica persona che alle dieci di sera sarebbe stata disposta ad ascoltare i miei problemi adolescenziali, l’unico che sarebbe stato capace di farmeli dimenticare e renderli in un momento una sciocchezza; perché Harry era così, sapeva trasformare tutto in uno scherzo, rendeva tutto più leggero.
Così presi il mio cellulare e feci a memoria il suo numero, senza usare la rubrica.
“Cazzo Giuly sono le 10 passate, dobbiamo alzarci presto domani…che vuoi?”
“Ciao anche a te Harold! Harry, se non mi trovassi bene? Voglio dire, l’unica che conosco della classe è Hope! E quel coglione di Zack, ma lui non conta, quindi penso che di certo non potrò trovarmi bene, è logico no? E poi si sa che le nuove arrivate vengono prese di mira, perciò forse non è della classe che dovrei preocc…”
“Frena frena” il grido di Harry mi fece accorgere che stavo straparlando, come mi succedeva spesso..
“Scusami” sospirai.
“Dai vengo lì, così evito di dover massaggiare fino a mezzanotte passata”.
Non feci in tempo a urlargli quanto gli volessi bene, che la chiamata si chiuse.
Un quarto d’ora dopo, una faccia assonnata ma tremendamente adorabile si era presentata alla mia porta, un paio di occhi verdi come smeraldi mi avevano guardata gentilmente e una voce roca disse:
“Hai un’ora di tempo per addormentarti prima che io me ne vada”.
Alla fine le cose non erano andate come previsto.
Ci eravamo sdraiati sul letto, io in pigiama e lui completamente vestito, avevamo parlato per un tempo che sembrava infinito della scuola poi, quando Harry riuscì a convincermi che mi stavo facendo delle gran paranoie, cambiammo discorso. Mi confidò che voleva presentarsi alle audizioni per X-Factor e io non pensai più neanche per un secondo alla scuola.
L’idea mi sembrava fantastica, lo vedevo già su quel palco a dimostrare all’Inghilterra quanto fosse bravo. Avevamo passato interi pomeriggi nel mio salotto, io a suonare il piano e lui a cantare seduto al mio fianco. Era il nostro piccolo mondo: Harry quando cantava era un altro ragazzo, non quello sfacciato e burlone che giocava a pallone nel campetto del quartiere, non quello che amava prendersi la sbornia il sabato e andare ogni volta con una ragazza diversa.
“E cosa dice tua madre? Che te lo lascia fare vero?”
“Ovvio!” disse scrollando le spalle.
Lo abbracciai, felice per lui e cominciammo a fantasticare su cosa avremmo potuto fare se lui fosse diventato famoso e gli feci promettere che mi avrebbe regalato il vestito rosso più costoso sul mercato, perché mia mamma non voleva assolutamente che indossassi un abitino di quel colore, per lei troppo “volgare”.
Mentre gli strappavo quella stupida promessa, Harry cedette al sonno e si addormentò sul mio letto.
Prima sbuffai, cercando di farmi spazio, poi presi il suo telefono e avvisai sua madre, infine mi accoccolai contro il suo petto e cercai di prendere sonno a mia volta.
 




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