Salve
gente,
c'è questa canzone dei Depeche Mode che continua ad
ispirarmi,
smuovendomi dal girone delle autrici pigre ... così, faccio
pure
una pazzia e mi butto nel mondo dei lupi!
Non ho mai scritto nulla su di loro, chiedo già scusa se non
saprò delinearli al meglio delle loro
potenzialità.
Ho scelto Embry perchè mi ha incuriosito la sua storia,
immaginandomelo qualche anno dopo la fine di Breaking Dawn, alle prese
con un passato sempre scomodo per lui.
Sicuramente sarà una long... mini, niente progetti in
grande, quindi!
Ovviamente sentire qualche parere mi farebbe piacere, dato che
critiche, consigli e quant'altro sono sempre ben accetti,
nonchè preziosi.
Buona lettura.
Laura
I’m coming for you
I need to feel your
skin
I’m coming
for you
To stop this crawling
I’m taking
my place
By your side
I’m not
leaving
Until I’m
satisfied
There’s only
one way to soothe my soul
There’s only
one way to soothe my soul
Soothe my soul - Depeche Mode
PROLOGUE - UP AND DOWN
La domenica è l'unico giorno
della settimana che Embry si rifiuta di trascorrere alla riserva in
compagnia dei suoi amici.
C'è troppo "amore" nell'aria per i suoi gusti, troppa gente
dagli occhi languidi e dalle mani intrecciate.
Troppi rammolliti,
come non
manca mai di apostrofare il resto del branco con quel sorriso
strafottente mentre si infila il casco, e che più volte gli
è valso minacce esplicite
di morte non appena farà ritorno.
Ma lui non sembra affatto preoccuparsene, inforca gli occhiali
da sole e in sella alla sua moto schizza via, certo che per quando
tornerà, i suoi amici si saranno già dimenticati
di
quelle minacce grazie a tutte le moine che avranno ricevuto dalle
rispettive fidanzate.
"Rammolliti"
pensa ancora
mentre la striscia d'asfalto davanti a lui si estende infinita, come in
un viaggio da cui prima o poi non farà più
ritorno.
Sì, perchè Embry sente i confini della riserva
sempre
più stretti intorno a lui, come se in quell'ultimo anno si
fosse
rimpicciolita e lui fosse stato l'unico ad accorgersene.
"Amico, tu hai bisogno
di farti più che una scopata occasionale".
Jacob... anzi, Jake,
come ormai tutti lo chiamano perchè lei ha avuto il
potere di cambiare anche questo, non fa altro che ripeterglielo.
"Hai bisogno
di una ragazza fissa, di equilibrio, di stabilità...".
"Stronzate",
ribatte
lui a quello che era il suo migliore amico negli anni A.R., ossia
avanti Renesme. Perchè adesso, in quelli D.R., ossia dopo
Renesme, è solo un
ammasso di carne tremolante tenuto al guinzaglio da quella che
è
diventata la sua unica ragione di vita.
"Stronzate, solo
stronzate".
Sembra essere l'unico ad aver capito che l'imprinting, o l'amore, o
qualsiasi cosa sia
non fortifica l'animo, ma anzi spappola anche quel poco di cervello
sano
che il lupo ha lasciato in ognuno di loro.
C'è da dire che è l'unico a pensare che
essere diventato metà bestia e metà uomo non sia
stata quella grande figata che sembra a tutti gli altri.
Sono iniziati così i suoi "problemi", quelli che sua madre
fa finta di non vedere ancora adesso.
"Embry, ti prego, quante
volte ancora
te lo dovrò ripetere che non mi ricordo del tuo vero padre?
Quante volte ancora mi dovrai rinfacciare il mio errore?"
Lui allora la pianta di insistere, perchè gli
occhi
lucidi di sua madre sono comunque peggio di qualsiasi altra sua
paranoia.
"I tuoi errori, ma', mi
hanno fatto
diventare un fottuto lupo grande quanto casa nostra! E dato che solo
un discendente della stirpe Quileute può diventarlo, allora
scusa
se passo la maggior parte del mio tempo a sentirmi come uno che ha il
marchio dell'infamia addosso!"
Vorrebbe gridarglielo con la rabbia che lo invade ogni
volta che pensa a quanto l'amore gli abbia incasinato la vita!
Il Jacob A.R., ne parlava con lui di quel "suo problema", nonostante
l'imbarazzo, nonostante la paura di arrivare a scoprire che fosse
vero... che loro erano davvero quasi fratelli.
Il Jacob D.R., invece, filosofeggia sul fatto che ormai sono "veri fratelli comunque",
quindi nessuno pensa più a quella storia e dovrebbe farlo
anche lui, dovrebbe passare oltre e
"cercarsi una ragazza
seria".
Ma
lui non vuole
cercarsi una ragazza, a lui sta bene avere ancora quella parte di
cervello funzionante, solo che così non riesce ad andare oltre quella storia.
Quando i pensieri arrivano a quel punto, di solito è gia
abbastanza lontano dalla riserva per poter iniziare a fingere di essere
un'altra persona. Cioè, è
sempre Embry Call, non può mica diventare
davvero un altro, però può fare finta che il lupo
non
esista.
E' quella parte, in fondo, che si tira dietro i casini della riserva,
eliminata lei, eliminati i problemi.
Se lo chiede spesso, come sarebbe non tornare
più a La Push e non trasformarsi più.
Potrebbe persino farsi crescere ancora i capelli, una volta li portava
lunghi quanto gli pareva.
Quante cazzo di cose ha
dovuto sacrificare per quella storia?
Troppe per i suoi gusti, troppe per non essere davvero
tentato di non tornare più.
Impreca contro il mondo, Embry, mentre accelera per superare una
station wagon con all'interno la classica famigliola, l'icona
di una vita che lui disprezza profondamente.
Intorno
a lui non parlano che di quello... tutti che sognano di costruirsene
una
propria, per avere dei mocciosi a cui tramandare quella cazzo di
maledizione.
Impreca più forte e corre come un pazzo tra il traffico che
si
fa più intenso essendo arrivato alla periferia di Seattle,
la
sua meta per quella domenica.
Un bagno di folla è quello che gli ci vuole per diventare
solo un ragazzo anonimo fra tanti altri.
Taglia la strada a qualche automobilista che lo manda all'inferno,
senza sapere che lui è già lì.
E' stato così fortunato che gli è stato fornito
un
biglietto di sola andata non appena è nato: finirci era solo
questione
di tempo, non di decidere se ci sarebbe voluto andare o meno.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Perchè ci è salito su quell'ascensore lo sa bene,
ma quando si
ferma improvvisamente Embry non sa perchè sia stato
così
stupido da prenderlo davvero.
- Porca puttana, se non è sfiga questa!
E' claustrofobico, quattordici lettere per dire che ha una
paura fottuta di rimanere chiuso dentro in posti troppo piccoli.
L'unica
a sapere di
questa sua fobia è sua madre, l'ha scoperto quando
era
ancora piccolo e in seguito gli è bastato minacciarlo di
rinchiuderlo nello sgabuzzino per ottenere tutta la sua cieca
obbedienza.
Il branco non lo sa, invece, perchè almeno vivere a La Push
qualche pregio ce l'ha, ossia avere quasi sempre come tetto un cielo
infinito e
come pareti i confini d'aria della riserva.
Le case, quelle non gli mettono ansia, a meno che non gli chiudano le
porte delle stanze alle spalle... e lui sta sempre ben attento a far
sì che
non succeda.
Quindi, ora, ha un grandissimo problema.
Sono una testa di cazzo.
Lo pensa, ma non lo dice ad alta voce solo
perchè l'unica altra persona presente in ascensore
è una ragazza.
- Mi scusi... non c'è nulla di cui preoccuparsi, ci sono dei
generatori ausiliari che ci permetteranno di riprendere a salire entro
breve.
La suddetta ragazza, ha appuntata alla divisa una targhetta che la
qualifica come Samantha Preston - SN Staff.
Lo sta guardando incerta, ma anche se il panico sta strisciando dentro
di lui inesorabilmente, Embry capisce che è preoccupata per
la sua stessa incolumità, non per lui.
Sono una testa di cazzo.
Se lo ridice perchè si è reso conto
di essersi
catapultato verso le porte dell'ascensore nel momento in cui si
è fermato, imprecando e cercando di infilare le dita nella
piccola fessura
per forzarle ad aprirsi. Uno spettacolo decisamente inquietante data la
sua stazza e la faccia incazzosa che deve avere in quel momento.
- La prego... mantenga la calma. Ci sono sistemi di controllo
avanzati su questi ascensori che li rendono più che sicuri.
C'è anche la possibilità di contattare la
centrale operativa, vede? Ci daranno presto notizie.
Il dito indice di Samantha Preston - SN Staff, gli sta appunto
indicando una cornetta rossa che spicca vistosa nel panello di
controllo accanto a lei.
Sono una testa di cazzo.
Potrebbe farlo diventare un mantra per riprendere il
controllo, anzi, lo fa.
Se lo ripete una decina di volte di fila, mentre si costringe ad
allontanarsi dalle porte e a riportare le braccia lungo i fianchi,
rilassando le spalle.
Samantha, grandi occhi azzurri e lunghi capelli castani, è
decisamente più spaventata da lui, che non dalla situazione.
- Scusa... credo di essermi... ehm... fatto prendere la mano.
Se
la sta facendo
sotto, ma nello stesso tempo gli piomba addosso anche l'imbarazzo di
essersi mostrato debole davanti ad una ragazza.
Debole, lui?
In automatico si erge in tutto il suo metro e novantatre di muscoli ben
modellati per dimostrare alla ragazza che è stato proprio un
attimo di
tilt , niente di più.
Che
poi, in
realtà vorrebbe piangere come un bambino, ecco... ma
cercherà di controllarsi, ripetendosi il suo mantra
segreto.
Sono una testa di cazzo.
Sì, perchè solo così si
spiega come abbia
fatto a pensare di sfruttare quel biglietto omaggio vinto al tiro a
segno del luna park in cui è finito nel suo girovagare per
Seattle.
"Un'opportunità
unica: salire sullo Space Needle per un giro solitario e gratuito!"
Ecco perchè c'era un sacco di gente che ci
provava a
buttare giù tutti quei barattoli, mentre lui l'ha fatto
più per fare colpo sulla tipa dai capelli rossi che gestiva
la
bancarella.
Ovviamente ha vinto il biglietto, ma ha anche rimediato un appuntamento
con la rossa per quella sera stessa.
Poi, nell'attesa, gli è venuta la pessima idea di provare ad
andare sotto la torre. Ha guardato su e ha pensato "bè, che cavolo, non
sarà peggio che buttarsi dalla scogliera di La Push".
Una fottuta prova di coraggio... ecco, forse, cosa l'ha
spinto su quel maledetto ascensore!
Sono una testa di cazzo.
- Molti si spaventano, sa? Quella di rimanere bloccati
con l'ascensore è una paura molto diffusa.
Sulla parola" paura" Samantha ha avuto un'esitazione, quasi l'imbarazzo
di associarla ad un tipo grande e grosso come lui.
Embry raddrizza ulteriormente le spalle, proprio non può
suscitare imbarazzo in una ragazza! Piuttosto si farebbe mordere da un
vampiro!
- Puoi anche darmi del tu.
"Ecco, così
si fa! Bravo Embry! Hai le gambe che ti tremano, ma sfoderi lo stesso
tutto il tuo fascino".
Forse lei stava per ribattere qualcosa, magari accecata
dal
suo miglior sorriso "strappamutande", ma il telefono rosso inizia ad
emettere un trillo potente e la vede aggrottare la fronte mentre tira
su la cornetta.
- Sì? Qui è Samantha Preston.
La sente sfoderare un tono efficiente e sicuro, peccato che dopo
qualche secondo la sua faccia prenda un'altra direzione. Quando si
accorge che la sta osservando attentamente, infatti, compie un mezzo
giro su stessa per nascondersi alla sua vista.
Lui, quasi in automatico le guarda il sedere e lo trova ben messo. La
gonna che indossa, anzichè nasconderlo lo modella,
stuzzicando
ancora di più la sua fantasia.
Tanga o perizoma?
Per un attimo Embry si dimentica dove si trova e cosa sta succedendo,
solo che il ritorno alla realtà è brusco, molto,
molto
brusco.
-
Ehm... allora,
sembrerebbe che l'ascensore non si è fermato per
mancanza di corrente... pare che ci sia stato un malfunzionamento.
E' la fine per lui.
- Come "pare"? Non ci sono i più avanzati
sistemi di controllo su questo cazzo di ascensore?
Anche lui è stato brusco, molto, molto brusco nel rivolgersi
a lei.
E' la paura a farlo parlare così, diversamente non si
sognerebbe
mai di spaventare una ragazza come sta facendo con Samantha.
L'ascensore non è molto grande, quindi lei si è
schiacciata contro la parete pur di indietreggiare un paio di passi.
Embry si accorge così di essere avanzato, arrivando ad
incombere
su di lei come se la ritenesse personalmente responsabile per quella
pessima notizia.
-
Sì...
è così. Ma pare... pare che ci sia stato un
malfuzionamento nel sofwtare che gestisce appunto la sicurezza dei
sistemi di controllo. Questo ha provocato l'arresto dell'ascensore e
adesso...
adesso non riescono più a farlo ripartire.
- Cazzo, cazzo, cazzo!
E' sboccato, lo sa, sua madre glielo dice da sempre. Ma lui non
è che
ci faccia molto caso, alla riserva nessuno si lamenta. Alle ragazze di
solito un
pò piace, fa da contorno alla sua aria da "duro", quella che
sfodera insieme al giubbotto di pelle e agli occhiali scuri.
Ora, però, è frutto del terrore.
Deve uscire da quella scatola al più presto! Si sente
soffocare
e non è l'unica cosa tremenda che potrebbe succedergli...
Oh, no, potrebbe succedere che il lupo prenda il sopravvento... allora
sì che sarebbero guai seri!
- Dovresti... dovresti cercare di respirare profondamente
e
mantenere la calma. I tecnici stanno lavorando al sofwtare e sono
sicura che entro breve tutto si sistemerà.
Samantha
è
sempre più spiaccicata contro la parete, quasi sembra
volersi
fondere nell'acciaio che ha alle spalle, perchè lui...
Già,
perchè lui le sta ancora addosso. E' uno scricciolo in
confronto
a lui, e non deve essere piacevole pensare che qualcuno ti potrebbe
stritolare con una mano sola.
Sono una testa di cazzo.
- Okay... okay!
Espira con forza e fa due passi indietro, uscendo dallo spazio vitale
della ragazza. Che non si rilassa per niente, è ancora
chiusa in
un ascensore con un ragazzo che deve apparirgli grande come una
montagna e che, per giunta, da l'idea di non saper gestire affatto la
propria aggressività.
Espira ancora più profondamente e cerca di sorridere.
Non è sicuro del risultato, però almeno ci prova.
Alza le mani nel classico gesto che sembra dire "ehi, sono buono come
il pane, stai tranquilla..." e la guarda dritta negli occhi.
- Scusami. Ho reagito male. Mi sa che... che... che...
Cazzo! Proprio non gli viene di dirlo!
C'è un guizzo di comprensione in quegli occhi azzurri e lui
vorrebbe piangere. Di vergogna, ovviamente.
- Soffri di claustrofobia!
L'ultima volta che ha pianto, ancora non sporgeva dal suo letto di
quasi
tutta la lunghezza del polpaccio, e lo ha fatto sempre per lo stesso
motivo, ma poi ha giurato che non l'avrebbe fatto mai più.
Forse è stato un giuramento azzardato il suo.
- Perchè non me l'hai detto subito?
Embry è sconvolto, ma legge chiaramente dietro a quella
domanda
un'altra domanda "ma perchè allora sei salito su questo
ascensore? Per rovinare questa giornata lavorativa proprio a me?"
Ha ragione di chiederselo; se lo chiede pure lui e la risposta
è sempre la stessa.
Sono una testa di cazzo.
Per un attimo pensa al branco, quando si
trasformerà e scopriranno quello che gli è
successo...
Non può tornare a La Push, è meglio morire
lì, in quell'ascensore!
- Posso sapere come ti chiami?
Il tono di voce della ragazza è cambiato ancora, ora ha una
traccia di calda comprensione. Si è staccata dalla parete e
lo
guarda con meno preoccupazione.
Non
dovrebbe,
perchè lui è comunque molto pericoloso. Le sue
emozioni
sono un pò fuori controllo al momento.
- Embry... Call.
- Piacere Embry, io sono Samantha.
C'è una piccola mano tesa davanti a lui, ma presto scompare
nella sua molto più grande.
- Piacere mio.
Un pò surreale quella presentazione, ma fare la conoscenza
di una ragazza è sempre un bel momento comunque.
- Allora, Embry, posso darti qualche consiglio per gestire... ehm... la
tua paura?
Si è sputtanato, non c'è speranza.
- E' così evidente?
Lei annuisce e gli sorride.
- Hai cercato di aprire le porte dell'ascensore... e poi ti sei
arrabbiato quando mi hanno comunicato quello che è successo.
Si
diventa aggressivi anche quando si ha paura...
- Vi fanno dei corsi apposta per capirlo?
La domanda gli viene spontanea e pensa che sembrerà uno
scemo totale.
- Più o meno. Io, però, sono anche una
studentessa della
facoltà di psicologia qui a Seattle, sono avvantaggiata.
Storce il naso in un modo buffo e gli sorride ancora.
Embry sente qualcosa rimescolarsi nello stomaco, o magari appena
più sotto, comunque qualcosa si smuove.
Non è bella Samantha, nel senso non è una di
quelle che
avrebbe attirato la sua attenzione in altre circostanze, ma possiede
uno sguardo ed un sorriso che lo incantano.
Lo incantano?
Davvero lo ha pensato?
- Lavoro qui solo nei week-end. Non ci crederai, ma è un
ottimo punto di osservazione...
- Osservazione?
Evidentemente è diventato ebete, la paura gioca brutti
scherzi.
- Sì, osservazione del comportamento umano.
- Allora ci usi come cavie?
Samantha ride e lui si incanta di nuovo.
- Più o meno... anche se detto così lo fai
sembrare proprio brutto.
Lui non ride, perchè il rimescolamento nello stomaco
prosegue.
- E tu?
Cosa fai di bello?
"Lavoro come meccanico
nell'officina
del mio migliore amico e mi trasformo in un lupo gigantesco per
difendere la riserva dove vivo da un eventuale attacco dei
nostri
nemici naturali, i vampiri".
- Sono un meccanico, vivo a La Push, nella contea di
Forks.
Però
non è così fuori controllo da aggiungere anche la
seconda parte della risposta che ha pensato.
- Allora sei solo in gita qui a Seattle.
- Sì.
Cerca di capire se sia dispiaciuta che non vive lì almeno
quanto lo è lui.
Ma cosa cazzo sta
pensando adesso?
- Una gita fortunata. Sai che ci sono sempre file
chilometriche
per salire sul Needle? E' un privilegio poterlo fare dopo l'orario di
chiusura al pubblico.
Proprio un gran culo!
Però qualcosa di buono gli ha
portato, in effetti....
- Certo, questo piccolo incidente forse non ci voleva...
- Vero, però così ho avuto la
possibilità di conoscerti.
L'ha detto sul serio? L'ha detto, Samantha è arrossita.
- Bè, grazie.
- Hai da fare quando scendiamo da qui?
Dritto al sodo, come è solito fare sempre con le ragazze. E'
la
sicurezza di chi poche volte si è sentito dire "no".
- Non so... dovrei studiare. Dopodomani ho un esame molto importante.
- Neanche il tempo per un caffè?
- ....
Lo squillo del telefono rosso si intromette e lei non risponde. Gli fa
pensare che di
solito succedono nei film queste cose, nella realtà no.
- Sì?
Samantha ha riacquistato il tono efficiente, ma le guance sono ancora
arrossate.
- Oh, bene. Il mio passeggero sarà contento di saperlo.
La vede annuire e premere alcuni bottoni sul pannello di controllo.
- Sì, tutto a posto. Certo, dopo passo per compilare la mia
parte di rapporto. Va bene, non mancherò di riferirlo al
Sig.
Call.
Sig. Call... lo fa sembrare qualcosa che non è. Lui
è sempre stato solo Embry per tutti.
- Allora, Embry, pronto a ripartire?
- Sì, basta che mi riporti a terra.
La mano sulla chiave, Samantha sembra delusa.
-
Oh... pensavo...
insomma, da lassù la vista è magnifica e tu,
dopotutto
sei riuscito a gestire la tua paura, non te ne sei accorto?
No, se ne accorge solo ora che glielo sta dicendo.
- E' merito tuo. Mi sa che le usi bene le tue cavie...
Ride, e il suo stomaco è lì che si annoda come se
fosse dotato di volontà proprio.
- Lo prendo come un complimento.
- E' un complimento. Hai saputo gestire un ragazzo in preda al terrore
come se non avessi mai fatto altro nella vita...
Lei arrossisce ancora e lo guarda di sottecchi.
- Posso... posso chiederti quanti anni hai?
- Diciannove.
E' abituato alla reazione che ha anche Samantha: occhi e bocca
spalancata.
- Solo... diciannove?
- Ah, ah. Mia mamma aveva paura che non crescessi.... così
mi ha fatto mangiare molto.
Le strizza l'occhio, sfoderando la solita battuta trita e ritrita.
Però lo fa sentire leggermente a disagio mentirle,
e un pò lo fa incazzare la cosa.
Il telefono rosso squilla di nuovo e lei sussulta.
- Non siamo ripartiti...
In effetti quando risponde deve fornire la spiegazione che non sono
ancora ripartiti perchè il suo passeggero è
indeciso: non
sa se salire o scendere. Sì, dice a chiunque stia parlando
con lei, si
è un pò spaventato.
Me la sono fatta sotto,
poi
però ti sei messa a parlare e mi sono dimenticato di tutto,
anche che soffro di claustrofobia.
Ma come è stato possibile?
- Sì, ora gli dirò che deve decidere. A dopo,
grazie.
Lo guarda e si schermisce stringendosi nelle spalle.
- Allora, Embry? Su o giù?
Gli
piace come dice
"Embry", la erre rotola in una maniera che gli accende strani brividi.
Si appoggia alla parete trasparente dell'ascensore e le
sorride a trentadue denti.
- Su, decisamente su.
Lei
gira la chiave e gli sorride a sua volta.
Sei fottuto, Embry.
Ma non lo pensa il suo cervello, lo pensa il suo stomaco.
F-o-t-t-u-t-o.
Sette lettere per dire che forse tutte le sue teorie
sull'imprinting, o sull'amore, o su qualsiasi cosa sia, sono appena
crollate come un castello di sabbia davanti al paio d'occhi
più
incredibili che abbia mai incrociato in vita sua.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Samantha non è tanto convinta che quella domenica sia stata
una buona giornata.
E' convinta che sia stata una giornata... meravigliosa!
Ha conosciuto Embry.
Lui è... lui è... bè, è
qualcosa di
assolutamente imprevisto. Proprio così, è la
variante
impazzita nello schema ripetitivo che è stata sino adesso la
sua
vita.
Studia sui libri dei più grandi psicologi passati e
contemporanei, ha seguito diversi seminari extra-corso, non
può
davvero credere, perciò, di essere stata
vittima di un colpo di fulmine!
Scientificamente viene spiegato cosa succede nel corpo di una persona
quando si usa quell'espressione così romantica.
"E' il risultato del
rilascio di
sostanze chimiche come la dopamina, l'ossitocina, la vasopressina e
l'adrenalina. E quindi il colpo di fulmine incendierebbe il cervello,
più che il cuore".
Ma lei è stata vicino ad Embry per non più di
un'ora e
mezza! Oltretutto, all'inizio, ha quasi avuto paura di lui...
Certo, dopo hanno preso quel caffè insieme, ma alla
macchinetta della centrale operativa dello Space Needle, tra le
chiacchiere degli ultimi colleghi che stavano per smontare come lei.
Si sono limitati a qualche altro scambio di informazioni, niente di
così personale o trascendentale!
Eppure... ha sfiorato ancora una volta la mano di Embry, quando gli ha
passato il bastoncino per il caffè, sentendo di nuovo la sua
pelle bruciare a quel contatto.
E' stato allora, che si è persa nei suoi occhi scuri,
risucchiata in un'altra dimensione. Le è sembrato che si
agitasse qualcosa in quello sguardo, come delle ombre pericolose ma
anche seducenti.
Cristo Santo, deve essere impazzita!
Le sue compagne di stanza la chiamano Samantha-piediperterra-Preston.
Non ha mai fatto voli di fantasia, anzi, argomenta qualsiasi opinione
con una
maniacale ricerca di basi solidi.
E adesso?
Si ritrova come una scema a fissare quel pezzo di carta su
cui ha annotato il numero di Embry.
Sam, quel ragazzo ha
solo diciannove anni!
E lei ventitrè, praticamente una vecchia al suo
confronto,
dal momento che le donne possono vantare una maturità
sentimentale più avanzata già in caso di
età
paritetica. Lo diceva già persino Freud, che dello studio
sui rapporti
uomo-donna è stato un vero precursore.
Sentimentale?
Non ha pensato maturità sessuale, ma
sentimentale.
E' in guai grossi.
Si è prefissata di non cadere nella trappola di
una
relazione seria prima della laurea, e praticamente c'è
quasi.
Ancora due esami e poi discuterà la tesi. Non può
permettersi distrazioni proprio ora.
Solo che quel pezzo di carta scotta come se ci fosse ancora la
grande mano di Embry a stringere la sua.
Dovrebbe buttarlo, lui non le ha chiesto il suo di numero, forse troppo
sicuro che lei lo richiamerà.
Dovrebbe arrabbiarsi, i tipi arroganti e pieni di sè non
sono il suo genere, ma Embry...
Bè, deve ammettere che fa parte di quel fascino che l'ha
fatta
arrossire più volte, facendo sentire lei una ragazzina!
Non lo è di certo, ha già avuto altre storie,
eppure...
Eppure c'è qualcosa che le fa battere forte il cuore quando
pensa a lui.
Cristo Santo, se ne è andato solo da mezz'ora e lei
già sente la sua mancanza!
Samantha si decide a riporre la divisa nell'armadietto, poi prende la
sacca con i libri e si dirige verso l'uscita.
Andrà nella sua stanza, come da programma pre-Embry, e
studierà fino a che non cadrà addormentata sui
libri.
Basta con i voli di
fantasia sui colpi di fulmine!
Oggi ha conosciuto un gran bel pezzo di ragazzo,
diciannovenne per
giunta, con una dose di testosterone così alta da aver
mandato
momentaneamente in tilt i suoi ormoni.
Tutto lì, niente di più, niente di meno.
Se lo ripete più volte mentre lascia il Needle Space,
dirigendosi verso la fermata dell'autobus. Peccato che davanti al
marciapiede, a pochi passi da lei, stazioni una moto di grossa
cilindrata.
Il suo proprietario ha il viso parzialmente nascosto da un paio di
occhiali da sole neri, però sfoggia un sorriso che
è in
grado di spedirle il cuore in gola. Ha le braccia incrociate sul casco
e sembra proprio uno che ha a disposizione tutto il tempo del mondo.
Le gambe le tremano, sembrano diventate della stessa consistenza della
gelatina mentre gli si avvicina.
- Ciao, Samantha.
Ha la gola secca, ma riesce lo stesso ad articolare delle parole
sensate.
- Ciao, Embry. Cosa ci fai ancora qua?
Piega leggermente la testa di lato, e a lei sembra che il sorriso gli
illumini ancora di più il viso.
- Potrei dirti un sacco di balle... ma credo che questa volta
dirò la pura verità: non ho nessuna voglia di
aspettare
che mi richiami. Il cuore le batte così forte che non
potrà non sentirlo anche lui, nonostante il rumore del
traffico
incessante.
- Lo so che mi hai detto che devi studiare...
Le sembra che adesso abbia perso un pò di quella sicurezza
che
ha sfoggiato dopo "l'incidente" in ascensore, ma non gli impedisce
comunque di andare avanti.
- Quindi, non voglio distoglierti dai tuoi impegni, solo... ecco,
potresti magari pensare di studiare in un posto dove io potrei rimanere
comunque
in tua compagnia?
Che cosa? Ha capito
bene? Vuole rimanere a guardarla mentre lei studia?
Dovrebbe già pensare di chiamare la polizia,
denunciando che un pazzo la sta importunando.
Ma Embry è lì, a cavallo della sua moto, si
è
anche sfilato gli occhiali. Può vedere quegli occhi
così
misteriosi e insieme così rassicuranti.
Samantha non sa che le prende, cosa la spinga verso di lui in quella
maniera assurda, lo conosce da appena un paio d'ore!
- C'è una tavola calda... vicino al campus
dell'università. La domenica sera è semivuota, a
volte
vado lì a studiare quando una delle mie compagne di
stanza...
ehm... ecco... ha bisogno di privacy.
Lui è tornato a sorriderle in quella maniera mozzafiato,
è come un raggio di sole che sbuca da dietro una coltre di
nuvole, abbagliandola.
- Perfetto, ora abbiamo un posto dove andare!
Le tende il casco che ha in mano, invitandola così ad
avvicinarsi a quel bolide che le incute un certo timore.
Non è un'amante della velocità, veramente nemmeno
del
rischio, eppure ha appena deciso che seguirà quel ragazzo.
E' impazzita.
Nonostante lei sia in piedi e lui seduto sulla moto, la
supera di molto in altezza.
Embry è un gigante, inizialmente quando è salito
in
ascensore si è sentita minacciata dalla sua prestanza
fisica.
Non ha potuto verificarlo davvero, ma immagina che sotto quei vestiti
ci siano
muscoli solidi e...
Arrossisce paurosamente mentre lui l'aiuta ad allacciarsi il casco che
si è infilata per interrompere quel flusso di pensieri
inopportunamente eccitanti.
Deve sedersi dietro di lui tra qualche secondo e stringerlo tra le sue
gambe!
Neanche fosse una
verginella alla sua prima esperienza!
Ma che le prende?
Se lo domanda ancora una volta, mentre Embry le sorride... felice.
E' quella la parola che le è balzata in mente per definire
l'espressione che ha ora il suo viso dai tratti marcatamente indigeni.
- Pronta?
Annuisce, il cuore che le batte a mille all'ora.
- Sei mai salita su una moto?
Scuote la testa.
- Posso dire che sono contento, allora, che la tua prima volta sia con
me?
Samantha non si arrabbia, non si indigna, non lo manda a quel paese.
Non lo sa perchè, ma è sicura che Embry non abbia
voluto
dare nessun doppio senso a quella frase.
Il suo sorriso è sincero, come l'espressione gioiosa dei
suoi occhi.
- Ho come l'impressione che ti piaccia la velocità...
Lui ride, e il raggio di sole diventa una luce accecante.
- Beccato. Ma giuro che stavolta vado piano.
Stavolta.
La prima volta di tante volte, intende questo?
Lo guarda negli occhi e trova la risposta: sì, ci saranno
altre volte.
Ha un tuffo al cuore e deve fare qualcosa per riprendere il controllo
delle sue emozioni.
- Okay, allora che faccio adesso?
- Metti un piede lì, su quel sostegno, e sali. Dall'altra
parte
c'è n'è uno uguale. I piedi li appoggi
lì, e poi ti
tieni a me. E' più sicuro che non attacarsi alla maniglia
dietro
di te.
Le ha fornito rassicurazioni sul fatto che non sta approfittando della
situazione, ma lei non ci ha nemmeno pensato... anzi...
Lo terrà tra
le sue gambe...
Prima che la veda arrossire di nuovo, nonostante il casco,
fa
quello che le ha detto. In un attimo è dietro di lui, il suo
corpo massiccio sorregge la moto e lei insieme.
Non sembra fare il minimo sforzo, d'altronde ora che lo ha abbracciato,
le sembra di essere aggrappata ad una solida roccia.
Emana un calore incredibile, tanto piacevole da farla rabbrividire.
- Che stupido, scusami. Prendi il mio giubbotto!
Samantha capisce che l'ha sentita tremare, ma siccome non vuole fargli
sapere il perchè, accetta la sua gentile offerta.
Infila il giubbotto di morbida pelle nera sopra il suo di jeans. Ci
è cascata praticamente dentro, quasi non riesce a tirare
fuori
le mani!
Poi si rende conto che però ora è lui ad
indossare una
semplice t-shirt. E' vero che sono appena i primi di
settembre,
è vero che lui sembra scottare come una stufa, ma andranno
pur
sempre in moto.
- Aspetta, adesso sei tu quello che avrà freddo. E sei pure
senza casco.
Ma che fine ha fatto
fare a Samantha-piediperterra-Preston?
Ma lui scuote le spalle, mentre con una semplice pressione
del dito avvia il
motore, emettendo un rombo talmente potente da attirare le occhiate
curiose di alcuni passanti.
- Tranquilla, Samantha, ho la pelle più dura di quanto
sembri...
Lo dice con una certa ironia, ma lei non ci fa caso più di
tanto, ora è un pò preoccupata per quello che sta
facendo.
Se la vedessero i suoi
genitori? In
ventitrè anni non ha mai azzardato nulla di così
irrazionale, come accettare di andare in moto con un perfetto
sconosciuto.
Ma sotto le mani sente battere il cuore di Embry. E' un
pulsare ritmico, lento e ipnotizzante.
Qualcosa le si smuove dentro e non sa bene cosa sia.
Se fosse costretta a definire per forza la sensazione che prova,
direbbe che è come se quel battere esercitasse un richiamo
potente su di lei.
- Pronta?
La voce un pò roca di Embry la riporta al presente.
- Sì.
- Bene, reggiti forte, si parte.
Samantha lo fa, si stringe a quei muscoli solidi, sotto cui batte quel
cuore forte.
Si sente come se stesse
partendo per un viaggio imprevisto, ma desiderato.
Decide allora di smettere di pensare, per godersi quel
momento di assoluta follia, ovunque la porterà.
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