Hundreds of wolves howling -
Paura del buio
-
[Il sesto
senso, ridestato dall’inquietudine]
Ascoltare
in silenzio l’urlo del vento che assale feroce le mura, che
parla crudele delle antiche paure.
“Neji-kun…”
Un richiamo che cade nel vuoto.
Un coro di folate indemoniate accompagnò col suo infernale
sibilo quelle fredde mani indiscrete, che da ore si divertivano a
scatenare la sua pelle in brividi vivaci.
Vento freddo, e fredda suggestione.
Se abbassare lungo i fianchi la canotta era bastato fino quel momento a
sopprimerli, ora avrebbe dovuto zittire il suo completo essere
perché l’angoscia non la assediasse di tremiti
fino alla punta dei capelli.
Il vetro fremette in agonia all’arrivo di
un’impetuosa lama di vento.
La coperta scivolò sinistra ad un lieve spostamento
d’anca di Lee, abbandonando di nuovo la ragazza;
constatò con orrore che la sua schiena ora era esposta.
Di scatto, si voltò su di essa, appiattendola contro il
rassicurante materasso; ritrovandosi a fissare il soffitto con occhi
sbarrati, l’eco del suo fulmineo spostamento che ancora le
vibrava addosso, si rese conto di quanto la stesse facendo lunga per un
temporale.
Un temporale che sembrava cantare con la gola riarsa di centinaia di
lupi infernali.
Il viso solleticato dai capelli sciolti, si voltò lentamente
verso di lui.
[La vista,
distorta dall’apprensione]
Sperare,
i denti conficcati nelle labbra, che la suggestione svanisca, portata
via dal lieve respiro dei compagni.
Neji dormiva prono, un braccio sotto il cuscino, il profilo del volto
affondato in esso. Il sonno dell’egoista, come chiamavano
tale postura che nascondeva il ventre.
Tenten lo ascoltava.
Il passo felpato e irreale di una pantera.
Il sussurro seducente e ambiguo della brezza.
Quel suo respiro che premeva contro il cuscino…
E le parole che sembrava voler dire, e che tacevano, fingendo il sonno
con lui.
Non osò staccare la schiena dalla soffice superficie; fu il
ragazzo a muoversi per lei.
Socchiuse pigramente l’occhio perlaceo, il
baluginio opalescente che la scrutava morbido oltre curvatura della
spalla.
“Dormi, una buona volta”.
La sua voce ovattata si perse contro il cuscino, soffusa di stanchezza.
“Neanche tu riesci a dormire” sussurrò,
le spalle ancora assurdamente inchiodate al materasso.
“Se la smettessi di agitarti…”
l’iride vuota del ragazzo si perse nell’avorio,
scattando verso l’alto.
La figura scarna di un incubo proiettato sul muro, ondeggiando al
vento, danzava sulla parete a fronte. Figlio della sua mente
suggestionata, Tenten non riusciva a staccare gli occhi da quel
mostruoso gioco di ombre.
“Neji-kun…” stavolta il suo tono era
più spazientito che altro.
“No”.
Due materassi a una piazza, adagiati sul pavimento del loro rifugio
notturno, due cuscini e due coperte. Il tutto per tre ospiti.
Lee e Neji, sprofondati alle due estremità, non avevano
problemi; diversa era la situazione per lei, che giaceva scomodamente
all’unione discordante dei due materassi, affondando in essa
sgraziatamente. Anche le due coperte, che fasciavano tiepide i due
corpi maschili, si discostavano progressivamente dal suo, lasciandola
incupita e tremante nel mezzo.
Non aveva neanche il cuscino.
[Il tatto,
intorpidito dal gelo]
Bramare
il calore di un corpo così vicino eppure inaccessibile,
sfuggendo alla disperata riscoperta di un angosciante sentimento
infantile.
“Vorrei passare dignitosamente quella che potrebbe essere la
mia ultima notte” soffiò, un fil di voce.
Un vago biascichio di Neji la liquidò, insensibile.
“Ma che dici… questa è una missione di
classe D”.
Tenten sospirò.
“Nessuno ci rimetterà le penne. Sempre che la
notte abbia dormito almeno un paio d’ore” Neji le
diede la schiena, sorprendendola nella scioltezza con cui si muoveva
nel buio, incurante dell’angosciosa atmosfera. Atmosfera che
però abbracciava soltanto la sua mente influenzata,
intimandole di rimanere ferma.
Immobile, permettendo alla paura di giocare con lei come un gatto con
il topo.
“Ho freddo” mormorò.
“Copriti”
“Come?”
Sprofondato in un sonno profondo, Lee aveva completamente trascinato
via la sua coperta.
Neji rotolò su un fianco, spazientito.
Le gettò addosso una rapida occhiata, per poi ricavare una
dignitosa porzione di coperta da cederle; la pesante trapunta si
plasmò gradualmente sul corpo di Tenten, invadendola di
calore.
Il suo calore. L’odore di lui che accendeva tanto il morto
tessuto, quanto la gratitudine.
“Alla tua età hai ancora paura del buio”
sentenziò stizzito, dandole nuovamente la schiena.
Tenten sentì un nodo serrarle la gola.
“Sono solo agitata…”
Era sempre così forte e sostenuta, così piena di
paziente temperanza, che si sentiva imbarazzata nel mostrarsi per una
volta tanto succube della notte.
Si spostò con cautela, portando la schiena a aderire contro
quella del ragazzo.
Un sollievo ritmico e caldo si propagò contro di lei, nel
lento susseguirsi del respiro di Neji. Così umano,
così vivo.
Le prosciugava ulteriormente il sonno, ma trasformava il furioso
fischio del vento in una nenia goffa e trascurabile.
[L’udito,
tormentato dai sussurri]
Nell’impero
del buio, ogni piccolo rumore trionfa di una minuta luce personale,
simile alla paurosa delicatezza di un’inquietante melodia.
Kami. Non lo vuole
proprio capire che per me non è così immediato.
Si agitò sul fianco, scostandosi altezzoso al contatto di
quella bianca schiena.
Neji non era più il bambino che di tanto in tanto concedeva
la sua rara voce a Tenten, ai tempi dell’accademia.
Era cambiato, e soprattutto, era cresciuto; da ciò ne
derivavano tutte le implicazioni dello sviluppo.
Se il Neji men che undicenne si sentiva imbarazzato al contatto con la
coetanea, il Neji sedicenne s’irrigidiva nella furiosa lotta
contro orgoglio e divoranti istinti.
Non poteva condividere con lei lo stesso letto senza che il sonno gli
venisse strappato via da un affollamento di pensieri, oscillanti tra il
fastidio e il piacere.
Non poteva parlarle tranquillo, gli occhi che affogavano nei suoi,
quando riusciva quasi a sentire il sapore di lei sulla lingua, frutto
di pensieri che correvano troppo.
Ora fremeva.
Lei… Chissà a cosa aveva pensato per tutte quelle
ore, per inquietarsi a tal punto. Ogni sospiro della notte la scuoteva
come il rombo del tuono, tenendola sul filo del rasoio ad attendere un
nuovo spavento.
Una sensazione da lui dimenticata.
Ma lei, dopotutto, era rimasta ancora così
infantile…
Quel sorriso di convenienza, radioso, ogni volta che la sua bocca
rimaneva vuota di parole, quella paura inconscia della sua
femminilità, che manifestava sopprimendo il proprio lato di
donna.
Neji era generoso. Il suo proverbiale disprezzo, lo spartiva in parti
più o meno abbondanti per ogni persona di sua conoscenza.
Tenten non faceva eccezione. Peccato che tale disprezzo, in qualche
modo, si tramutasse in qualcos’altro quando scivolava freddo
su di lei… qualcosa a cui lui non aveva ancora trovato un
nome.
[Il gusto,
allietato dalla familiarità]
Dormire
lontana da casa per una notte e saggiare la reale fragilità
dell’esposizione all’ignoto.
Lee ronfava quieto, diffondendo nell’aria le sommesse fusa di
un gatto.
Fusa che sembravano, a tratti, il sibilo minaccioso di una tigre
acquattata nel buio, e alle quali Tenten fremeva impercettibilmente.
Strisciando su un fianco, ricercava il più lieve contatto
che le confermasse la presenza di lui, la minima assicurazione di non
essere sola in quel letto. Non le veniva in mente che per legge fisica
i suoi compagni non avrebbero potuto sparire di punto in bianco, no.
E per qualche motivo non aveva neanche considerato di accostarsi a Lee.
Aveva proprio sbagliato persona: Neji non gli avrebbe certo ceduto
svenevolmente un prezioso frammento del suo letto.
Che ragazzina.
Il ragazzo sbuffò, scostandosi una ciocca di capelli
invadenti dal viso; l’improvviso boato di una raffica di
vento scosse il vetro della finestra, facendo trasalire Tenten.
Si voltò a guardarla di sottecchi. Ancora non si capacitava
di come le stesse progressivamente cedendo centimetri crescenti di
materasso.
Un gomito acuminato gli affondò nelle costole quando un
fulmine si spezzò sulla terra schioccando; in un secco
movimento si rivoltò sul letto, trovandosi a scrutarla col
volto a pochi centimetri dal suo.
“Smetti.. di.. muoverti” scandì,
perentorio.
“Volevo solo trovare una posizione più
comoda” si difese la ragazza in un sussurro, ricercando nel
tono una parvenza di tranquillità.
“Basta. Smetti di chiacchierare e rivoltarti, o te la trovo
io una posizione comoda” accompagnò il tono gelido
al fruscio del braccio sulla trapunta “Intesi?”
E forse, il colpo di assoluta freddezza sarebbe andato a segno, se nel
porle un dito sulle labbra per sottolineare il concetto, lei non si
fosse messa a ridere. A ridere.
Alla fievole luce spettrale che filtrava da fuori, Neji la vide fissare
ironica il dito che le teneva sigillata la bocca. Poi, sulle labbra un
sorriso momentaneamente dimentico della suggestione, lo morse,
stringendolo con moderazione fra i denti.
Che ragazzina.
Per diversi, pigri attimi, Neji continuò a fare leggera leva
contro i denti che gli serravano gentilmente il dito fra due labbra di
seta, dal sorriso giocoso. Un vago interesse sonnecchiava nel suo
sguardo argenteo.
Quando Lee gli parlava di Sakura con quella luce negli occhi, completa
di puro desiderio e casta adorazione, Neji lo disprezzava, fingendo di
dimenticare che anche lui era lì, un nome inciso nella
mente, a fissare trattenuto l’oggetto della sua fantasia.
Come Lee, per una ragazza si era macchiato le mani del suo stesso
desiderio; la ragazza che ora gli stringeva un dito fra i denti,
facendo partire la sua mente per lidi decisamente oscuri.
Stanco di stare al gioco, ritirò la mano con una trazione
decisa.
“Che c’è, non hai più paura
dei mostri?”
Lo sguardo della ragazza si fece imbronciato, colpito dal suo affilato
frammento di sarcasmo.
[L’olfatto,
stordito dall’essenza della salvezza]
E il
terrore ancestrale della notte…
Si dice che il più grande nemico sia la propria paura.
Ma lo diventa la propria mente, quando è lei a partorire la
paura con assurde ossessioni.
Tenten si rannicchiò contro il corpo tiepido di Neji,
ignorando le sue proteste, la scusa del freddo a fior di labbra. La
compagnia, soprattutto fisica, distoglieva la sua attenzione dai
pensieri che le portavano inquietudine.
Si guadagnò il suo posto a forza nel letto di tale
compagnia; sospirò e chiuse gli occhi.
Quel profumo, che si librava in modo del tutto naturale dalle pelle
calda di lui…
Forse era proprio quell’odore che la inebriava a
tranquillizzarla, in modo così inconscio, così
animale. Si ritrovò in una contraddittoria rete di ciocche
corvine e minacce biascicate.
Lui doveva essere sempre così dannatamente rigido.
“La coperta” si lamentò, ritirandosi
verso il bordo di quel materasso senza pretese ora colmato da ben due
corpi.
“Eccola” Tenten afferrò il tessuto che
le copriva la spalla, tirandolo verso di lui. Neji sprofondò
sotto la trapunta fino ai capelli, brontolando.
Riversi su un fianco, l’uno verso l’altra, separati
dalle braccia ripiegate morbidamente sul petto. Dopotutto,
l’ululato del vento era solo aria che filtrava fra gli
infissi…
“Tenten”
“Sì?”
“Solo per stavolta. Chiaro?”
Eppure non sembrava così dispiaciuto, mentre le loro gambe
si sfioravano casualmente sotto le lenzuola.
“Chiaro”
[Ascoltarlo,
vederlo, assaporarlo, sentirlo e toccarlo]
E il vento ululava, e nella sua voce centinaia di lupi cantavano la
loro tetra ode alla luna.
Ma quando il terrore ancestrale della notte si rifugia nei bui anfratti
dell’infantilismo dimenticato, essi tornano, stranamente, a
tacere.
Inspirò a fondo l’essenza della salvezza,
l’essenza di lui, lasciandosi andare al sonno.
Avrebbe potuto giurare che anche lui, in quel momento, avesse
sospirato.
“Buonanotte, Neji”
“Buonanotte”
…Viverlo
morendo. Insieme.
Nella
contraddizione del ghiaccio bollente, stregati nel brivido di
un’incantevole terrore.
-
-
Angolo
dell’autrice:
Ma che
cos’è questa robina qua?
Boh. Francamente guardate, non ne ho idea .____. Non so come
sia potuta venire.
Scritta ieri notte per insonnia, ho staccato intorno alle due e
mezza… avevo troppa agitazione addosso per dormire, e molta
voglia di orsacchiotto caldo nel letto, nonostante la mia
–veneranda- età.
Anche se devo ammettere che un amico riscalda di
più… anche quando è qualcosa di
più che un amico… va bene, insomma, libera
interpretazione! Tenten trova molto rassicurante la presenza di Neji,
sta a voi scegliere se si tratta di un sentimento fraterno o di amore.
(Anche se il sentimento di Neji è abbastanza chiaro *coff
coff*.. è pur sempre un ragazzo..)
Non so, forse ha un senso, forse non tanto… datemi i vostri
pareri, se ne avete, positivi o negativi che siano ^^.
Ah. Sì, Tenten morde. Non è una cosa piovuta dal
cielo, è un “gioco” che mi capitava di
fare con mio amico da più piccola: mi zittiva (siccome sono
logorroica xD) con un dito sulla bocca, che io cercavo di azzannare.
Naturalmente non rimaneva a guardarmi con aria rassegnata come Neji, ma
se riuscivo nel mio intento, ululava di dolore ^^. Ecco, io facevo sul
serio.
Comunque, comunque… dedicata a chi ancora talvolta si guarda
alle spalle con sospetto quando sente uno scricchiolio –a me
succede spesso-… e alle fan
delle NejiTen –Fatevi onore, compari **-.
Inutile dire che la NejiTen, volendo, qui ci sta eccome!
Sono in fase di fissazione per questi due, ho ben 5 fic su questa
coppia in preparazione, fra AU e long varie, song-fic, raccolte,
one-shot… chissà che fra qualche anno non
riuscirò a completarle xD.
Un bacio a chiunque sia arrivato a fondo pagina e in particolare a chi
lascerà un commento!
Chime
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