Ricordo
Ricordo
ogni singolo dettaglio di quel giorno, come se fosse ieri. Ricordo il
sapore
salato delle lacrime che hanno cominciato a rigare il mio volto al
suono della
campanella, l’ultima della giornata. L’ultima della
mia vera vita.
Ricordo
gli occhi tristi di tutti coloro che mi circondavano, i singhiozzi
trattenuti a
stento dalla prof di italiano e dai bidelli, gli abbracci fortissimi,
le
dichiarazioni d’affetto dell’ultimo minuto, il
“ti amerò sempre e comunque” del
mio ragazzo, urlato a squarciagola per sovrastare il rombo della
macchina che
mi avrebbe portata via.
Ricordo
anche di essermi sentita bene, nonostante il dolore lacerante al cuore.
Pensavo
che tante persone avrebbero sentito la mia mancanza, che forse la loro
vita non
sarebbe più stata la stessa, senza di me. Pensavo di aver
lasciato un posto
vuoto, lì, a Milano, e che tale sarebbe rimasto per sempre,
finché non fossi
tornata ad occuparlo di nuovo.
Ricordo
le ore interminabili trascorse in macchina in silenzio, passando da una
strada
all’altra, da un mondo all’altro. Vedevo il cielo
farsi sempre più terso e
limpido, la vegetazione sempre più verde e rigogliosa, le
persone sempre più
affabili e cordiali. Ma niente di tutto questo riusciva a sollevarmi il
morale
o ad impedire che le lacrime continuassero a scorrere, calde e
silenziose.
Ricordo
la sensazione di terrore nell’entrare nella mia nuova camera:
non mi
riconoscevo in nulla di ciò che vedevo, dalle pareti rosa
confetto al cavallo a
dondolo accanto alla scrivania. Sedendomi sul letto, chiudevo gli occhi
e
pregavo che, nel riaprirli, mi sarei ritrovata a Milano, al mio posto,
alla mia
vita. Pregavo con fervore, stringendo i pugni a più non
posso, ma non bastava.
Quando le mie palpebre si risollevavano, mi ritrovavo sempre circondata
da
quelle maledette pareti rosa e dalle valige disseminate sul pavimento.
Sempre
lì, lontano.
Sono
passati più di due anni da quel giorno, e ancora mi chiedo
cosa sarebbe
successo se non fossi mai partita. Forse non avrei mai scoperto che il
mio
ragazzo, da tempo immemorabile, mi tradiva con tutte le sciacquette che
gli
passavano a tiro; forse avrei portato avanti tutte le mie amicizie, che
invece
sono state troncate all’improvviso, quando erano appena
cominciate. Forse sarei
riuscita a coltivare davvero la mia passione per le lingue; forse avrei
migliorato i miei voti e superato le aspettative dei prof. Sono tante
le
domande che mi assillano, che mi tengono sveglia anche nel cuore della
notte,
senza mai un attimo di tregua. Mi assalgono in un lampo, ed io non
posso fare
niente, se non fissare per ore il soffitto della mia stanza. Lo osservo
immobile, e, nonostante i pensieri tristi, sorrido a quel rosa
confetto, che
non mi sembra più così sdolcinato e stupido come
un tempo. Anche il cavallo a dondolo
non mi è più antipatico, ed è anzi
diventato uno dei miei migliori amici.
Tante
cose cambiano in due anni e mezzo: le persone, gli eventi, la vita. Ma
se c’è
una cosa che ho imparato, quando mi sono resa conto che tutti, a
Milano, nel
giro di qualche settimana, mi avevano già dimenticata,
è che non ogni
cambiamento porta a situazioni peggiori. Ho capito che non potevo
fermarmi a
piangere su ciò che avevo perso, ma guardare avanti con
speranza e
determinazione. Ho capito che, dopo un temporale, i raggi del sole
riescono
sempre a superare le nubi, riportando il sereno e, soprattutto, la
promessa di
una felicità che aspetta solo di essere trovata.
Nata come
sfogo, questa è la primissima storia che scrivo.. Non
essendo un genio in
italiano, questa shot (..spero sia shot, non ho capito benissimo!!!
>.< )
è stata beetata da una mia amica, che ringrazio tantissimo
anche in questa sede..
è una ragazza meravigliosa e se è uscito qualcosa
di leggibile è in gran parte
merito suo!!!
Buona lettura,
grazie per essere arrivati fin qui!!! ^^
|