Obsidian
Umido
e buio.
Sentiva le caviglie e
le natiche immerse nell'acqua più fredda che la sua pelle
avesse mai
toccato.
Rabbrividiva ogni volta che la schiena nuda e ricurva
toccava la parete cilindrica e metallica della sua prigione. Tremava
a causa del freddo, sbattendo sonoramente i denti con quel
caratteristico rumore ruvido dello smalto che sfrega forte su altro
smalto.
Il gelo pungente e acido, assieme alla paura, l'avevano
completamente disorientata.
Si stringeva in un abbraccio tiepido,
serrando le braccia al corpo con tutta la forza che i suoi muscoli
ancora possedevano. Avvinghiava le unghie acuminate e spezzate ai
fianchi, conficcandole nella carne e assaporando il tepore del sangue
che scivolava lento lungo la pelle. Affondava la testa tra le gambe,
contorcendosi in quell'angustio e minuscolo spazio gelido e dal
fetore di morte.
Gli occhi non vedevano
altro che
minuscoli bagliori neri provenire dal fondo del barile nel quale era
rinchiusa, una prigione che lentamente si stava riempiendo con le
fredde acque salate del mare.
Qualcuno l'aveva
intrappolata in un
bidone, completamente nuda, e in seguito l'aveva gettata in mare,
augurandosi che morisse lentamente soffocata dall'acqua fredda degli
abissi.
Il suo peso e i
minuscoli fori presenti sul fondo del
barile la stavano conducendo verso la Morte, così paziente e
puntuale. L'acqua entrava a gocce, ma più se ne infiltrava e
più
sprofondava verso l'ignoto nero del mare nel quale l'avevano gettata
con disprezzo. Percepiva distintamente la sua discesa verso le
tenebre sconosciute e gelide, acque infestate da mostri fantastici e
leggendari, e ne era terrorizzata.
Realizzare in
quale situazione
si trovasse e quale ne sarebbe stato l'epilogo, la portarono a
piangere singhiozzando, impastando le lacrime alla saliva mentre le
prime scivolavano veloci dagli zigomi alle labbra. Sarebbe morta
annegando in quel vecchio fusto dal tanfo di petrolio, nuda e bagnata
fino al midollo. Nessuno l'avrebbe mai salvata. Nessuno sapeva dove
si trovasse, ne tanto meno come recuperarla. Sarebbe morta sommersa
dall'acqua, osservando i riflessi saettanti dei suoi capelli dorati.
Nuda e sola.
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Achamo
& il suo inutile monologo
“Questa breve storia mi è balzata
alla mente dopo aver ripreso tra le mani un libro caro e che amo
molto... probabilmente qualche amante dei thriller conosce la
straordinaria e da brividi autrice a cui mi riferisco. Spero che la
storia vi sia piaciuta! Alla prossima!”
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