Sogno: colpa.

di Hybris_
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Bianco. Silenzio.
 C'è luce, ma non è il sole: un chiarore diffuso, che non proviene da nessun luogo ma è ovunque. Dietro l'edificio, forse emana dall'edificio stesso, o forse è solo riflessa dagli enormi mattoni, candidi e lisci con cui è costruito.
C'è luce, ma non c'è nulla di rassicurante in tutto ciò.
La struttura è immensa. Altissima. Spaziosa. Ma incombe, ti annienta.
Ti guardi intorno, da dietro l'enorme pilastro dove sei rannicchiato: una parete altissima, con capitelli corinzi e archi ciechi, di marmo. Non sembra, non è - lo sai - scolpita da mani umane. Guardi, e capisci che non sei niente, non conti nulla.
Sei, in quanto essere umano, in quanto te, un qualcosa di irrilevante, un accidente.
Te ne rendi conto così, guardando il palazzo immenso e quella luce, lo sai.
Il pensiero ti attraversa la mente non come prodotto da essa, ma come se ti venisse detto da altro.
Silenzio. Troppo.
Sei ancora lì, ma ti sei spostato. Guardi in alto.
Distante, irraggiungibile, lo scheletro di una cupola, appena due archi in croce, al posto delle vele il vuoto.
La chiave di volta: una scultura in metallo scuro, con varie punte, ritorte su se stesse, orientate verso il basso, ricorda vagamente un fiore.
Vedi quelle stalattiti metalliche tremare, ti aspetti che ti cadano sulla testa, uccidendoti.
Sai che succederà, è quello che deve succedere. Hai ucciso: devi morire.
Non accade nulla, non è ancora il momento. Devi aspettare.
Nell'edificio c'è una porta, ma sai che non si aprirà per te. Ti raccogli accanto a essa, sotto  la base marmorea di una delle due grandi staue, anch'esse in metallo scuro, che stanno ai lati.
Anch'esse sono enormi, ma non bastano a proteggerti.
Nessuno ti parlerà. Non un rumore si è sentito, ne' mai si potrà sentire in quel luogo.
Non ti aiuteranno, lo sai.
Ti stringi le spalle e aspetti il momento. Non vuoi sapere quando. Non vuoi vedere nulla.
Prima o poi le punte cadranno. è quello che ti meriti. Ti spetta..




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