Il Nuovo Arrivato

di Shin83
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Questa storia partecipa all'iniziativa domeniche a tema organizzata dal gruppo Seblaine Events.





Erano passati quasi due anni e mezzo dall’arrivo di Violet nella vita di Blaine e Sebastian, quando i due decisero che c’era spazio anche per un quarto membro nella famiglia Anderson-Smythe.

 

***

 

Era stata una scelta molto lunga e pensata, con annessi i litigi stupidi come quelli sulla scelta del colore della stanzetta del loro frugoletto di cui non avrebbero saputo il sesso fino al giorno della nascita.1

Violet era la figlia biologica di Blaine ed era la sua copia esatta in miniatura, e forse era per quello Sebastian era pazzo di lei.

Si innamorò di sua figlia nell’istante in cui Blaine la adagiò tra le sue braccia. Già appena nata aveva la testa piena di capelli scuri e uno sguardo così dolce che avrebbe sciolto il cuore del più cinico, quello stesso sguardo che sarebbe stato la kryptonite di Sebastian per il resto della sua vita.

 

Dall’arrivo della bimba, la vita di Blaine e Sebastian era cambiata radicalmente, la quotidianità a due aveva dovuto far spazio a quella a tre: era finito il tempo di pasti ad orari assurdi, giornate di lavoro senza capo né coda e, almeno per i primi tempi, avevano perfino ridotto le follie notturne. Entrambi si erano responsabilizzati, ma nonostante e per merito di tutto ciò, il loro legame non era che diventato più forte e saldo.

 

***

 

Violet cresceva amata, vivace e sveglia e già prima dei due anni aveva iniziato a reclamare ai padri un fratellino.

“Papà Sebi, me lo compi un fatellino?” Chiedeva spesso la sera, quando Sebastian la preparava per andare a dormire.

“Dobbiamo chiedere anche a papino Blaine, tesoro, ma vedrai che dirà di sì, stai tranquilla.” Era solito rispondere lui con un sorriso.

 

Fin da prima che arrivasse la bambina, i due avevano considerato l’ipotesi del secondo figlio, anche se non volevano mettersi fretta, specialmente Sebastian, che era convinto di non essere tagliato per fare il genitore, idea che si dissipò una volta presa l’abitudine di cambiare pannolini, preparare pappette e cantare ninne nanne nel bel mezzo della notte.

Con le richieste insistenti della figlia, quindi, ripresero a parlarne con una certa frequenza.

Quella volta sarebbe stato il turno di Sebastian donare il seme, la cosa gli metteva una certa ansia di cui però aveva preferito non parlarne al marito.

Una volta presa la decisione, stabilirono però, di non dire nulla a Violet per farle una splendida sorpresa.

 

***

 

Circa un mese prima dell’arrivo di Robert o Erin, anche in questa occasione avevano voluto mantenere il mistero sul sesso del pargolo fino alla nascita, Sebastian e Blaine avevano iniziato a stuzzicare Violet con una serie di battute e domande per incuriosirla.

Come, ad esempio, l’infausta scelta del colore della stanzetta. Visto che la prima volta c’era stata quasi una faida tra i due, in quel caso Blaine e Sebastian decisero di coinvolgere la piccola nella decisione.

Un sabato, Blaine portò a casa quello stesso campionario di tre anni prima e lo sfogliarono assieme alla piccola, che, saggiamente e nonostante la tenera età, suggerì la stessa tonalità della sua cameretta.

Aveva osservato con grande attenzione tutto il catalogo, ma poi tornò alla pagina dei verdi ed indicò col suo ditino paffuto lo stesso smeraldo della sua stanza.

Blaine e Sebastian si guardarono dritto negli occhi, Violet aveva fatto una scelta in cinque minuti, mentre loro ci avevano messo una giornata, battibecchi annessi.

La bimba, stranamente, non fece alcuna domanda a riguardo; di solito era sempre curiosa su tutto visto che era appena entrata nel suo periodo “Perché” e alle volte riusciva perfino ad esasperare Sebastian che con lei aveva una pazienza sterminata.

La sera, però, quando Sebastian la portò a letto, mentre le rimboccava le coperte, gli chiese a bruciapelo: “Papà, pecché tu e papino volete coloae la tanzetta vuota?”

Lui rise, perché questa domanda se l’aspettava prima o poi.

Si sedette vicino a lei e accarezzandole i boccoli e cercò di spiegarle: “Sai, Vi, anche le stanze vuote ogni tanto hanno bisogno di essere ridipinte, altrimenti le pareti si ammuffiscono, e poi non si sa mai, può sempre tornare utile.”

La bimba fece un impercettibile gesto di assenso con la testa, ma Sebastian aveva notato dalla sua espressione che quella risposta non la convinceva del tutto.

“Ho scetto il vedde come il mio pecché voio che il fatellino ha la tessa tanzetta mia.”

Sebastian le sorrise di nuovo e le baciò la fronte, rassicurandola: “Sono sicuro che il tuo fratellino o la tua sorellina, quando arriverà, sarà contento.”

La bimba gli cinse le braccia al collo per abbracciarlo e gli augurò la buona notte: “Sogni d’oo papà Sebi, ti voio bene.”

Sebastian le accarezzò il volto e spense l’abat-jour della Sirenetta.

 

***

 

Violet si insospettì ancora di più quando vide Blaine e Sebastian riempire la stanza di scatole dell’Ikea.

“Cosa c’è lì dento?”  Chiese sul ciglio della porta, con il suo polipetto di pezza in mano, mentre i due erano indaffarati a sistemare i loro acquisti.

Blaine lanciò uno sguardo a Sebastian che era un palese segnale per un “Ecco, ci ha scoperti.”

Cercò dunque di inventarsi una qualche scusa lì per lì.

“Oh, dei mobili nuovi per me e papà per mettere via un po’ di cose che ci sono in giro.”

La bambina non era molto convinta della risposta, girò i tacchi e se ne andò via.

“Secondo me non l’ha bevuta,” ammise Blaine a Sebastian.

“Per la perspicacia non ha preso proprio da te.”

Blaine gli lanciò un’occhiataccia e gli si avvicinò per mollargli uno schiaffo dritto sulla nuca.

“Ehi e questa violenza da dove salta fuori?”

“Dal paese del 'te lo meritavi'.”

I due, poi montarono un cassettone e una libreria, non senza svariati intoppi, nonostante le istruzioni fossero piuttosto chiare; Blaine era riuscito un paio di volte a fare domande davvero assurde su dove mettere una certa vite o un certo asse che a Sebastian era venuta la voglia di piantargli una brugola in mezzo alla fronte.

L’armadio e il lettino li lasciarono nelle loro scatole, aspettando di montarli all’ultimo momento, per non alimentare i già forti sospetti di Violet.

 

***

 

Il grande giorno era arrivato, era una calda giornata di inizio Luglio quando Robert Scott nacque all’ospedale di Westerville.

Casa Anderson-Smythe era tutto un fermento, Blaine era una trottola, stava attaccato al telefono per avvisare tutti e aveva controllato che non mancasse nulla nel borsone con l’occorrente per il bimbo , che aveva già preparato da almeno due settimane, almeno quattro volte.

Sebastian invece si dedicò a preparare la figlia; dopo averle fatto il bagnetto, scelsero assieme il vestitino da indossare.

“Allora, tesoro, quale mettiamo su? Devi essere perfetta perché oggi devi conoscere una persona molto speciale.” Le disse mentre la teneva in braccio davanti al suo armadio spalancato.

La bimba quindi indicò uno smanicato rosa con un fiocchettino cucito su un lato dello scollo e un sottogonna svolazzante, Blaine quando vedeva il tulle non ci capiva più nulla.

“Papà, ma è arrivato il mio fratellino?” Chiese la bimba, mentre Sebastian prendeva l’abitino e si dirigeva sul suo cassettone-fasciatoio per metterglielo indosso.

Sebastian strozzò un sorriso e cercò di mantenersi serio.

“E’ una sorpresa. Vedrai.”

 

Quando Sebastian scese con Violet in braccio al piano di sotto, pronti per partire, arrivarono Cooper e Sam, chiamati apposta per montare gli ultimi mobili rimasti nel frattempo che loro erano in ospedale.

Nel momento in cui la piccola vide Sam affondò la testa nell’incavo del collo del padre e si strinse forta a lui, visto che aveva la tipica cottarella da bambina per l’amico di Blaine e ogni qual volta che lo vedeva si vergognava da morire.

“Ciao ragazzi, grazie per essere venuti subito. Qui la situazione è tragica, come potete vedere.” Disse Sebastian con la figlia che gli stringeva il collo e non sapendo dove si fosse cacciato Blaine.

“BLAINE, SEI PRONTO? SAREBBE UN PO’ TARDI!” Urlò quindi l’uomo, per farsi sentire dal marito.

L’altro corse giù dalle scale salutando frettolosamente il fratello e l’amico e cercò di giustificarsi mostrando il borsone: “Stavo controllando che ci fosse tutto.”

“Di nuovo? Saranno dieci volte da quando abbiamo ricevuto la telefonata, muoviti e metti il culo sulla macchina.”

“Sì, sì, ok ok, andiamo andiamo.” Disse freneticamente, uscendo di casa senza neanche prendere le chiavi della macchina, per fortuna Sebastian, nonostante la figlia appesa al collo, mantenne uno sprazzo di lucidità e di raziocinio.

 

 

Arrivati all’ospedale, anche Sebastian iniziò a rivelare una certa emozione. Era nella sala d’attesa del reparto di Ginecologia con Violet mentre Blaine sbrigava le ultime questioni burocratiche, e faceva avanti e indietro per la stanza, la bimba dondolava le gambette seduta sulla sedia.

“Dov’è papino?” Chiese Violet, che iniziava ad annoiarsi a stare in quello stanzone che odorava di disinfettante.

“Deve sistemare alcune cose prima di incontrare, questa persona,” rispose Sebastian, sedendosi e prendendola per sistemarla sulle sue ginocchia.

Neanche il tempo di finire la frase, arrivò Blaine col suo borsone e raggiante disse a Violet: “Amore, dobbiamo andare a conoscere una persona, ti va?”

Lei annuì e saltò giù dalle ginocchia di Sebastian per dare la mano al genitore.

Blaine alzò lo sguardo per incontrare quello teso ed emozionato del marito e per rassicurarlo gli regalò uno dei suoi migliori sorrisi a trentadue denti.

I tre percorsero il lungo corridoio che portava al nido in religioso silenzio, la bambina stava in mezzo ai due dando la manina a ciascuno di loro.

Arrivati a destinazione, Sebastian prese in braccio Violet, così che potesse vedere oltre il vetro di protezione della stanza dove c’erano tutti i neonati.

Blaine indicò la culla numero tre. C’era una bella coccarda celeste con scritto “Robert”.

Lì dormiva un batuffolo talmente biondo che sembrava completamente calvo, era avvolto in una copertina con ricamati sopra tanti piccoli pinguini, era la stessa della nascita di Violet.

Aveva le guance paffute e rosa e ad occhio e croce sembrava più lungo dei bambini che erano i suoi vicini di culla.

“Vi presento Robert Scott, il nuovo membro di casa Anderson Smythe. Sei contenta tesoro?, finalmente è arrivato il fratellino.”

Lei era incantata a guardare il fagotto al di là del vetro. Teneva entrambe le manine attaccate alla parete e sembrava in estasi, tanto che non rispose neanche al padre.

Anche Sebastian era in adorazione, il bimbo era praticamente la sua copia carbone, nonostante fosse così piccolo. Gli occhi gli divennero lucidi per la gioia.

Blaine gli accarezzò la schiena delicatamente quando si accorse della sua commozione.

D’un tratto, però, Violet ruppe il silenzio.

“Obbie. Mi piace Obbie. Papino, papà è tanto tanto caino Obbie. Possiamo tenello?”

Entrambi scoppiarono in una fragorosa risata.

“Ma certo, tesoro!” Rispose Sebastian.

“Per oggi deve ancora restare qui in ospedale, ma da domani sarà a casa con noi.” Continuò Blaine.

“E dove domme? Non ha il lettino!”

“Zio Coop e Sam stanno montando la sua culla a casa, tranquilla.”

 

Da quel giorno casa Anderson-Smythe non fu più la stessa, sarebbe stata molto più chiassosa, ma sicuramente ancor più piena d’amore.

 


1 Quello e altri riferimenti sono legati ad una One Shot scritta per la Seblaine Week, Verde o Giallo?, e comunque potreste trovare rimandi anche ad altre storie (cerco sempre di ficcarceli dentro :-P)

Prompt: 
“Guarda com'è carino, possiamo tenerlo?”

Niente, questa è una cosa buttata lì un po' a caso, il prompt mi piaceva un sacco e non volevo piazzarci il cucciolo/gattino che potrebbero venire in mente come prima idea, e poi ogni scusa è buona per raccontare di Casa Anderson Smythe, perché, contrariamente a quanto si dica in giro (ogni riferimento a fatti di cronaca italiana  è puramente casuale), dove c'è Anderson Smythe c'è casa

Grazie mille alla Marti che nonostante tutto (ma proprio tutto) è riuscita a betarla, grazie Ciccin!

Buona domenica fanciulle :)

 





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