Letale indifferenza

di Eirinya
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La pioggia cadeva come lacrime dall'alto, pulendo il cielo e sporcando la terra.
Nessun rombo d'auto spezzava il cupo silenzio tranne i suoi passi, solitamente leggeri. In quel momento essi sembravano rimbombare come un'eco cupa nell'umidità della nebbia mentre si aggirava, pallida ed evanescente, per la città deserta.
Nessun altro essere vivente pareva aggirararsi lungo le strade a quell'ora, poco dopo il breve, nebbioso, crepuscolo.
Solo lei.
Sola.
Sola nei suoi comuni, quotidiani, abiti ora stracciati, con i lunghi e fluenti capelli scuri ora scarmigliati e sporchi,
con il viso rigato dalle gocce salate ormai disseccate lavate da altre gocce: acide, estranee, impietose,indifferenti.
Indifferenti.
Come gli uomini di fronte alla più estrema espressione del dolore in un essere umano.
Se qualcuno fosse stato presente si sarebbe voltato dall'altra parte.

Tutto ciò che di caldo esisteva in lei la stava velocemente abbandonando attraverso il sangue che colava lungo le braccia e le gambe.
Come perduto il caldo resta solo il freddo, perduta la vita resta solo la morte e perduta la fiducia resta solo la diffidenza.
Una diffidenza totale, un'incertezza sconvolgente, alienante, ingestibile.

Camminava, con andatura malferma, per raggiungere il posto più isolato dove abbandonarsi, dove nessuno l'avrebbe trovata per tutto il tempo necessario affinchè fosse certa di lasciare a questo mondo solo l'ennesimo inutile cadavere da identificare. Freddo e grigio. Vuoto.
Un rigido involucro rotto, spezzato dall'Esterno.
Come una giovane e candida pianta abbattuta dall'oscuro uomo con l'ascia.
Perchè? Perchè lei?

Per il legno fresco e giovane.
Per la carne fresca e giovane.


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Perdonate la malinconia e la cruda tristezza di questa breve storia, mi è giunta così...ispirata...
Con questa storia condanno tutti coloro che praticano la violenza sulle donne, non troveranno mai perdono nè giustificazione, e tutti coloro che pur vedendola la ignorano...colpevoli quanto gli aguzzini.




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