Saiyuki 3x6
Moments
-Lascia andare subito la mia
mano, Goku!- intimò con voce perentoria il bonzo.
-No!-
-Ti ho detto di lasciare andare la mia mano!-
-Non la lascerò! Non la lascerò assolutamente! Perché quella è Shunfa! E
ci sono anche Shanfa e Shufa! Ho incontrato una ragazza come Tonfa e
ora... Perché? Qualcuno mi dica perchè?!- strillò Goku con la voce rotta
dal pianto.
Poi, senza avere altra scelta, lentamente, lasciò la presa sulla mano del
bonzo che impugnava la pistola e non ebbe il coraggio di guardare quando
Sanzo sparò i colpi che liberarono le quattro sorelle dalla dominazione
del demone parassita. Pur sapendo che era l'unica cosa da fare, non
riusciva, non poteva o forse non voleva, farsene una ragione. I loro corpi
privi di vita caddero a terra e anche Goku si ritrovò in ginocchio, con il
salato sapore delle sue lacrime sulle labbra. Un grido gli salì dalle
viscere e gli diede fiato con tutta la forza che gli restava in corpo.
I suoi compagni rimasero a guardarlo, incapaci di dire alcunché di
vagamente confortante.
Sanzo allungò una mano sulla sua spalla, ma Goku se la scrollò di dosso
come qualcosa di profondamente sgradito.
Compreso che la loro presenza era inutile, i tre amici lasciarono da solo
il giovane a lottare contro quel dolore e tornarono in paese, alla
locanda. Lì lo avrebbero aspettato, non potevano fare altrimenti. Ognuno
di loro aveva sperimentato sulla propria pelle quello che Goku stava
passando in quel momento e sapevano che nulla di ciò che avrebbero potuto
dire o fare avrebbe alleviato la sua sofferenza.
Rimasto solo, Goku strizzò gli occhi nel tentativo di fermare le lacrime e
strinse i pugni a terra, facendo scivolare tra le dita il misto di sabbia
e terriccio. Solo dopo lunghi minuti riuscì a calmarsi, tirando
ripetutamente su con il naso e asciugandosi gli occhi con una manica. Si
sentiva un moccioso che aveva appena fatto i capricci ma lui non voleva
assolutamente che quella ragazza così carina morisse per mano di Sanzo.
Era sempre suo il compito più gravoso e anche in quell'occasione si era
dovuto addossare il peso di un simile assassinio. Goku sapeva che il
monaco non avrebbe voluto, eppure aveva proseguito per la sua strada.
Anche lui avrebbe voluto essere più adulto e maturo ed essere in grado di
prendere la decisione giusta, invece la propria debolezza aveva portato
Sanzo ad agire e ad uccidere. Gli faceva male sapere di essere stato un
peso una volta di più.
Gli sarebbe mancata, Tonfa. Non aveva mai incontrato nessuno come lei,
sarebbe stata un'amica meravigliosa.
Lacrime calde gli solcarono di nuovo le guance, senza sapere se piangeva
per la propria debolezza, per aver perso un'amica o per il peso che gli
sembrava di continuare a mettere sulle spalle di Sanzo.
Di ritorno alla locanda, il monaco era uscito per potersi fumare in pace
una sigaretta.
Con
la schiena appoggiata al muro e la testa rivolta verso il sole morente,
tirò una profonda boccata nel tentativo di calmarsi i nervi, invano. L'urlo
disperato di Goku gli riecheggiava nelle orecchie e le sue parole gli
davano il tormento: "Ho incontrato una ragazza come Tonfa..."
Perché si sentiva così infastidito dall'attaccamento che Goku aveva
dimostrato per quella ragazza? Lo aveva tremendamente irritato quando gli
si era appeso al braccio per non fargli premere il grilletto. Le ragazze
erano demoni: o le uccideva lui, o avrebbero dovuto combattere contro di
loro in una lotta all'ultimo sangue. Goku si era dimostrato troppo
coinvolto, troppo preso dai suoi sentimenti per combattere come suo
solito. Lui non voleva ucciderle. Ma la loro vita era basata su
quello: o si uccideva o si restava uccisi, non c'era spazio per i
sentimentalismi. Possibile che Goku ancora non l'avesse capito?
Aspirò un'altra boccata e fece fuoriuscire pigramente il fumo dalle labbra
appena socchiuse.
-Stupida scimmia- imprecò a mezza voce.
"Una ragazza come Tonfa..."
"Una ragazza".
Una sensazione di gelo gli asserragliò il cuore. Goku era davvero attratto
da Tonfa o sentiva solo di aver trovato una persona con un carattere
affine al suo?
A volte lui ci pensava, a queste cose.
Gojyo e Hakkai avevano avuto le loro esperienze con l'altro sesso ma Goku,
rinchiuso per cinquecento anni in cima ad una montagna, in completa
solitudine, non sapeva cosa volesse dire amare una donna. Sanzo ci pensava
forse più spesso di quello che avrebbe dovuto. Aveva raccolto Goku perché
si era sentito chiamare dalla sua voce insistente, lo aveva portato con sé
perché quegli occhi gli avevano fatto capire che non avrebbe avuto nessun
posto dove andare. Il giovane demone aveva conosciuto soltanto solitudine,
bonzi e uomini. Certo, sapeva che esistevano le donne, ma erano una realtà
lontana dalla sua. Le donne erano il giocattolo di Gojyo; erano le madri
che vedeva nei villaggi insieme ai loro figli; erano giovani fanciulle da
salvare. O ancora, un'altra stupida scimmia come lui contro cui lottare, o
giocare, a seconda dei casi. Questa invece era stata la prima volta in cui
Sanzo lo aveva visto legarsi ad una ragazza in quanto tale, ed era anche
stata la prima volta in cui lui si era preoccupato.
Osservò le volute di fumo disperdersi nell'aria crepuscolare.
Era stato un sentimento che si era insinuato dentro di lui strisciando,
infame ed indesiderato come un serpente a sonagli, pronto a mordere ed
infettare con il suo veleno maledetto. Aveva visto Goku ridere con lei,
condividere il cibo, sorriderle. Quel sorriso fanciullesco, luminoso, che
tante volte gli aveva rivolto, era stato dedicato ad un'altra persona. Era
stato irritato dal comportamento di Goku, ma più di tutto gli aveva dato
fastidio il sentirsi infastidito. Lui era Genjo Sanzo Hoshi e
Goku lo avrebbe seguito ovunque. Giusto? Non doveva preoccuparsi di una
sciocchezza simile e rifiutava di definirsi "geloso". Come se avessero
inserito il pilota automatico, però, i suoi pensieri finivano col girare
attorno allo stesso punto.
Più di una volta si era chiesto se era giusto trascinare Goku in giro per
il Togenkyou, rischiando la vita ogni giorno. Con una scrollata di spalle,
si era risposto che il demone eretico non avrebbe avuto altro luogo in cui
sentirsi accettato. Sebbene questa fosse la verità, ciò che però non osava
ammettere nemmeno con sé stesso era che la presenza della scimmia gli era
di vitale importanza. Uniti da un legame ancestrale, nel momento in cui si
erano incontrati aveva sentito che il vuoto nel suo cuore si era fatto
meno intenso. Goku lo aveva lentamente riempito con quello sguardo dorato
da eterno bambino, le domande così sciocche che a volte riuscivano però a
metterlo quasi in difficoltà, la sua sola presenza lo faceva sentire meno
solo. Più volte aveva pensato di aver tradito la memoria del suo maestro,
facendo spazio ad una creatura tanto insulsa. Eppure ricordava le strane
parole che il maesto Koumyou gli aveva rivolto tempo addietro: avendole
trovate sciocche allora, si era stupito del modo in cui gli erano tornate
alla mente quando aveva visto quel paio di occhi dorati guardarlo stupiti
e confusi.
-Che pensieri insulsi, degni di una donnicciola- mormorò.
La sua mente venne
attraversata di nuovo da una domanda troppo spesso ricorrente: se,
mentre lui mirava alle sorelle, Goku si fosse ribellato e avesse
cercato di salvarle? Come avrebbe reagito Sanzo se
Goku avesse deciso di abbandonarli, di abbandonare lui?
Era una domanda alla quale non aveva mai trovato risposta.
Sentì dolergli il fianco, come se certi pensieri fossero troppo
strazianti anche solo per essere formulati. L'antro
nero della solitudine era sempre dentro di lui ma la sua
presenza lo rendeva più sopportabile. Chi era il sole di chi, ora?
Sentì che ormai la sigaretta era finita. Gettò il mozzicone a terra.
Dov'era Goku?
Il sole era tramontato del tutto e le prime stelle cominciavano ad
affacciarsi nel cielo serale. Una brezza leggera gli scompigliò i capelli
e sentì il morso della solitudine ghermirlo con le sue dita ghiacciate.
Odiava perdersi in pensieri simili. Per quale ragione poi doveva farlo?
Aveva davvero così tanta paura di perdere la scimmia? Non scherziamo. Lui
da solo ci stava bene. Era sempre stato solo, sin da quando il suo maestro
era morto per salvarlo.
"Che gesto stupido."
Eppure, anche lui era stato uno stupido quando si era lanciato in difesa
di Goku tempo addietro. Aveva rischiato la vita per quella scimmia!
Le mani, come guidate da un riflesso involontario, andarono a
toccare il punto in cui l'asta di Rikudo lo aveva trapassato nel fianco.
-Tzk-, un suono di disappunto più simile ad un verso inarticolato.
Raccontandosi la storia che in realtà stava cercando di proteggere sé
stesso e la sua ciactrice del passato, non faceva altro che mentirsi. La
verità era che l'istinto di protezione che lo aveva fatto scattare in quel
frangente era stato dettato da puro egoismo: la volontà di non essere di
nuovo abbandonato da una persona che per lui valeva più della sua stessa
vita aveva preso il sopravvento e lo aveva fatto agire da irresponsabile.
Lui, che aveva giurato di vivere solo per sé stesso.
Fissò il cielo che lentamente virava dal violetto al blu cobalto, poi
abbassò gli occhi sulla strada dinanzi a lui, in attesa.
Non seppe per quanto tempo rimase lì, con la schiena appoggiata alla dura
pietra e gli occhi puntati davanti a sé.
Quando finalmente Goku apparve, si rimise dritto e con fare noncurante si
rassettò la tonaca.
-Dove ti eri cacciata, stupida scimmia?-
Goku lo guardò con occhi limpidi e ancora vagamente umidi.
-Ho capito perché hai dovuto ucciderle, Sanzo. Però io... Io...- balbettò,
senza essere in grado di terminare la frase e abbassando gli occhi a
fissarsi la punta delle scarpe. Se gli avesse spiegato che aveva visto in
Tonfa come una sorella di cui prendersi cura, così come Sanzo faceva con
lui, avrebbe capito? Avrebbe capito il suo desiderio di sentirsi utile?
-Avresti voluto abbandonarmi?- chiese il monaco a bruciapelo.
Il demone alzò la testa di scatto, uno sguardo di terrore ed
incomprensione neglio occhi: -Che cosa?!- chiese sbigottito.
Sanzo emise un rumore che suonò come uno "Mpf" e stirò le labbra in un
sorriso ironico.
-Va bene così- disse poi.
-Eh?- Goku era palesemente confuso.
-Seguimi, stupida scimmia. La cena non aspetterà in eterno-
Sanzo gli voltò le spalle e si avviò a passi decisi verso l'ingresso della
locanda.
Gli occhi puntati sulla sua schiena, Goku lo seguì, interdetto.
-Sanzo? Ei, Sanzooo! Ma si può sapere che ti è preso?- chiedeva lamentosa
la voce dietro di lui. Il pensiero di Tonfa era stato quasi cancellato.
Sanzo non rispose. La morsa gelida aveva allentato la presa e il mostro
oscuro si era ritirato nel suo angolo. La luna splendeva in alto sopra le
loro teste a rischiarare il loro cammino.
Un altro sorriso si disegnò sul suo volto.
Era passato. Anche questa volta, il momento era passato.
Goku era con lui.
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