Titolo della storia:
Little fairytale.
Titolo del capitolo:
Prologue
Personaggi:
Masrur / Sharrkan / Ja'far / Sinbad
Rating:
Arancione
Note dell'autore:
Long-fic / AU / Contenuti forti / Shonen-ai
Disclaimer:
Personaggi, luoghi e abitudini sono di proprietà del
mangaka; lo scritto e le situazioni sono di mia proprietà.
.Prologue.
« Masrur, Sharrkan! » Una voce argentina
rintoccò ovunque, sotto il largo ponte di pietra della
città araba; accarezzò lentamente i vecchi
tappeti logori usati in funzione di muri e andò a posarsi
dolcemente su una vecchia tenda dismessa e su due giacigli grandi, ma
non abbastanza. Il canale scorreva lento e placido a pochi metri di
distanza e la luce del sole a picco nel mezzogiorno arabo colpiva senza
pietà una testa carica di capelli bianchi china su un
involto messo direttamente contro il petto.
Ja'far sospirò piano, alzando gli occhi grigi per andare a
cercare le due persone che aveva chiamato poco prima; erano solo due
bambini, chissà dove diamine avevano potuto andarsi a
ficcare! Ma fu facile individuare due teste ben riconoscibili, una
rossa come il fuoco e una bianca come le ossa, anticipatrici dei loro
padroncini.
Ormai era un anno che vivevano in quelle condizioni, scappati da un
orfanotrofio che non li aveva mai voluti veramente, finiti ad
elemosinare la propria vita per strada e- « Ho qualcosa da
mangiare, venite! » Ormai le due testoline si erano fatte
molto più vicine e i loro padroncini ben visibili, di fronte
alle iridi color dell'argento del quindicenne. Due bambini di otto e
sette anni, con nient'altro addosso che larghe canottiere di cotone e
pantaloni sdruciti e sporchi. Scene come questa se ne vedevano
così tante che nessuno avrebbe fatto caso ai loro piedi
sporchi di terra e di fango, ai loro occhi testimoni di
chissà quale atrocità e alle loro voci mentre
giocavano in mezzo all'acqua sporca di un canale troppo piccolo.
Il primo ad arrivare sotto la protezione del ponte fu Sharrkan, dalla
pelle scura e i capelli bianchi anch'essi: probabilmente non sarebbe
potuto esistere un bambino più bello, una cornice perfetta
per due grandi occhi verdi che ora fissavano Ja'far pieni di speranza
e- « Mas, vieni! » E una voce anche piuttosto
acuta, che incitava a muoversi l'altro bambino.
Di un anno più piccolo, Masrur era un bambino strano:
taciturno, contemplativo e dalla forza fisica non normale per un
bambino così piccolo. I capelli rossi e gli occhi
marrone-dorati gli attiravano sempre troppi sguardi straniti, ma mai
nulla come la magrezza forse troppo accentuata di quel corpo di bambino
che si avvicinò piano, a passi piccoli ed affiancandosi a
Sharrkan nemmeno volesse proteggerlo dal cibo stesso.
Ja'far sorrise piano a quella scena, salutando entrambi con una carezza
sulla guancia: era andato alla mensa dei poveri quella mattina molto
presto, e nonostante la fatica tutto quello che aveva potuto rimediare
erano state due pagnotte di pane morbido e tre fette di carne secca.
Non era molto... anzi, non era niente, pensava il maggiore. Doveva
nutrire quei due bambini i cui occhi vedeva allargarsi di meraviglia di
fronte al cibo che si mise a dividere, usando le mani ed un coltellino
trovato per caso nella cucina dell'orfanotrofio. Era l'unica arma che
possedesse.
« Una fettina a me, una fettina a Sharrkan e una fettina a
Masrur... » Sapeva benissimo che quel poco di carne non li
avrebbe aiutati affatto, era così palese mentre i due
più piccoli divoravano la carne in due bocconi voraci.
L'espressione si fece dolorosamente reale solo in seguito, quando prese
mezza pagnotta per sé e lasciò il resto ai due
bambini: fu Masrur, come al solito, a prendersi la metà
rimanente e a portarsela al petto per allontanarsi e sedersi sulla riva
del canale. Sharrkan lo seguì con il pane intero tra le
manine scure, e solo allora Ja'far si concesse un tremito delle mani.
Come avrebbero potuto continuare in quel modo?
Masrur era sull'orlo della fame ma nonostante tutto continuava a
lasciare che Sharrkan vivesse meglio e... e lui? Ja'far arrancava,
Ja'far continuava.
E Ja'far vide. Fu un solo attimo, un battito di ciglia lungo il
marciapiede al livello superiore della strada, ma bastò a
paralizzarlo. Due occhi d'oro, lunghi capelli dai riflessi violacei. E
un nome, sussurrato in modo muto.
Sinbad.
.The end.
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