un grazie sapeciale a Jaredina71
Pikkola Tokietta
Whity
e
a tutte quelle che mi recensiranno in futuro!
ArY_EnGeL
Questa storia è ambientata quando Bill e Tom avevano 15 anni
e non erano ancora famosi. Non c’è nulla di vero.
No TWINCEST!
L’amore fraterno
-BIIIILL!!!!!!!!! ESCI DA QUEL BAGNO O DEVO SFONDARE LA
PORTA??-
È uno strazio avere un solo bagno e un fratello gemello che
non ha un briciolo di cognizione del tempo.
-BILL! SEI Lì DA QUASI UN’ORA! ESCI
SUBITO O LE PRENDI!-
La porta del bagno si aprì e fece la sua comparsa un
seccatissimo Bill, reggendo in mano una matita nera per gli occhi.
-COSA VUOI!!??- gridò, nonostante fosse a meno di
mezzo metro di distanza da Tom.
-Intanto, che non urli- rispose quello, altrettanto scocciato
– e che esci dal bagno. Se devi truccarti lo specchio
è anche in camera.
Bill prese a battere il piede per terra, nervosamente. Aveva sentito
che Tom era in vena violenta quella mattina.
-Usa l’altro bagno!- s’inventò.
-Quale altro bagno?-
-Ah, già, non
c’è…-
Bill deglutì e si spostò in fretta dalla porta,
mentre Tom gli andava incontro minaccioso.
-D'accordo! Scusa!- disse il moro avviandosi verso la loro
stanza.
La giornata, che era partita male, continuò peggio.
Ore 15.30
Bill e Tom rientrarono in casa dopo aver passato il viaggio
di ritorno dalla scuola in silenzio. Bill era stato interrogato, ma non
aveva studiato. Siccome Tom non ne aveva avuto voglia, lo aveva pregato
di reggergli il gioco e dire alla madre che non avevano nulla da fare.
Bill era semplicemente furioso.
Prese a scaraventare addosso al fratello qualsiasi cosa gli capitasse
tra le mani, ma si fermò al coltello. Lo osservò
per qualche secondo con sguardo omicida, poi lo rimise sul tavolo.
-Bill, mi dispiace!-
-UN CORNO!-
-Ma da quando in qua ti interessa del voto che prendi in
Tecnologia?-
-È una questione di principio!- sbottò
Bill, le braccia alzate in aria –E in ogni modo sei tu dalla
parte del torto!-
-Mi dispiace!-
-Lo spero!-
-Ti prego…mi perdoni…?- Tom
spalancò gli occhi e sporse il labbro inferiore in fuori,
sfoggiando l’espressione da cane bastonato. Bill
impallidì.
-No, eh! NO! Smettila con quella faccia! No!-
Tom fece tremare il labbro, gli occhi acquosi. Bill stava per cedere.
Con sguardo tenerissimo gli si avvicinò.
-Ti prego…mi
dispiace…perdonami…-
La forza di volontà di Bill crollò quasi
definitivamente. Ma non poteva cedere così, di nuovo.
L’avrebbe volentieri preso a schiaffi,
l’espressione di Tom invitava esattamente a questo…
Il rasta sapeva che c’era quasi. Era davvero dispiaciuto, ma
non voleva che Bill fosse arrabbiato con lui, anche se, in effetti, se
lo meritava…sporse il labbro ancora un po’ e
sentì la forza del gemello vacillare. Mancava solo il colpo
di grazia. Si sporse in avanti e gli schioccò un bacio sulla
guancia.
-Oh, e va bene, rompiscatole! Ti perdono, va bene?- cedette
infine Bill.
-Grazie fratellino! E scusami, scusa davvero!-
Bill borbottò qualcosa.
L’ennesima lite era finita bene, per fortuna. Ma la giornata
era ancora lunga…
Ore 17
Tom era occupatissimo e concentratissimo a pisolare, stravaccato sul
divano, quando un grido lo raggiunse facendogli versare addosso la
lattina di coca cola.
-TOOOOOOOOOOM!!!!!!!!!!- Bill gridava dalla loro stanza.
-TOOOOOOOOOOM!!!!!!!!!!- Bill fece irruzione in salotto.
Notò la maglietta di Tom, tutta intrisa di coca, e il suo
sguardo più che furioso. Certamente non era il momento
migliore per dirgli che, da bravo genio informatico quale era, aveva
appena cancellato il file che conteneva i compiti di Tom per il giorno
dopo, o che la penna stilografica si era rotta e aveva imbrattato il
cappellino preferito di Tom.
-Sì?- sibilò furioso il maggiore dei
gemelli Kaulitz.
-Ehm, che ore sono?- s’inventò Bill. Che
cosa stupida, si disse.
Tom balzò in piedi e lo raggiunse, furente. Bill si fece il
più piccolo possibile, balbettando parole semi
incomprensibili, mentre il fratello lo prendeva per un orecchio e lo
trascinava verso la loro stanza. Si sbattè la porta alle
spalle, voltò Bill e lo prese per la fronte, poi gli fece
sbattere ripetutamente la parte dietro della scatola cranica contro il
muro. Il minore dei due piagnucolava, non tanto per il male( era
abituato, Tom ci aveva preso gusto a fargli sbattere la testa contro il
muro) ma per il timore che suo fratello potesse notare il cappellino
posato sulla scrivania accanto al computer, acceso sulla cartella ormai
vuota, che aveva il nome di “compiti Tom”.
I suoi timori non erano infondati, perchè poco dopo
l’occhio già infuriato del giovane chitarrista
cadde sulla chiazza che splendeva scura e ancora fresca sul suo
cappellino. Corse a guardarlo meglio e il suo sguardo capitò
anche sullo schermo del computer.
Bill, spiaccicandosi il più possibile contro la parete,
strisciò silenziosamente verso la porta e scappò
in corridoio proprio mentre Tom si girava verso di lui.
-BIIIIIIIILL!!!!!!!!!- gridò.
Dall’altra parte del paese dove vivevano, Loitsche, una
vecchietta si guardò intorno incuriosita, per vedere chi
aveva gridato.
Tom si lanciò all’inseguimento di suo fratello
gemello, che correva su e giù per la casa, terrorizzato.
Infine, silenzio. Tom entrò in cucina. Si guardò
intorno sospettoso, poi chiuse la porta. Silenzio. Guardò
dietro il frigo. Sotto il tavolo. Nella dispensa. Poi qualcosa
catturò la sua attenzione. Da dietro lo stenditoio coperto
di panni bagnati, spuntava un ciuffetto scuro. Tom si
avvicinò con circospezione; il ciuffetto era ormai diventato
una testa, attaccata ad un collo che la congiungeva ad un corpo
rannicchiato, il cui proprietario alzò lo sguardo su di lui.
Tom lo afferrò e lo fece alzare in piedi.
-Scusascusascusa! Non l’ho fatto apposta!-
mugolò Bill, supplicante.
-Questo non cambia l’intensità del pugno
che sto per darti!- ringhiò Tom furioso.
-Scusa, scusa! Non l’ho fatto apposta! Te lo
giuro!- ripeté Bill piagnucolando. Spalancò gli
occhi color nocciola e guardò il fratello con espressione da
angioletto.
Dopo alcuni secondi Tom abbassò il pugno e, borbottando come
un bollitore, trascinò il fratello contro la parete. Gli
prese la parte dietro della testa tra il pollice e il medio e gli fece
sbattere la fonte contro il muro, un paio di volte.
-Ripeti!- gli ordinò severo.
-IO…-
-I…IO- SBAM! Fronte contro la parete.
-NON..-
-N…NON- SBAM!
-DEVO…-
-D…DEVO- SBAM!
-FARE…-
-F…FARE- SBAM!
-IL…-
-IL - SBAM!
-CRETINO!-
-C…CRETINO- SBAM!
-IO NON DEVO FARE IL CRETINO.-
-IO N…NON DE…DEVO FARE I…IL
CRE…CRETINO- ripeté Bill obbediente.
Tom mollò la presa e lo scrutò.
-Esatto. Non devi fare il cretino. Giusto?-
-Giusto…- mormorò Bill massaggiandosi
la fronte.
- E ora cosa farai?- Tom alzò il cipiglio.
-Mmm…vado a rifarti i compiti?- azzardò
Bill.
-Esatto! Divertiti!-
Il minore dei gemelli Kaulitz si avviò verso la loro stanza,
rassegnato.
Ore 21.30
Simone, la madre di Bill e Tom, era uscita a cena con le amiche, e suo
marito era da un collega a guardare la partita; i due gemelli erano
soli in casa.
-Cambia canale Bill, sta per iniziare il film.-
-L’abbiamo già visto cinque volte!-
protestò Bill –Guardiamo questo, invece!-
-Dai Bill, è il mio film preferito!-
-Sì ma io lo odio.-
-Per piacere!-
-No.-
-Dai!-
-No.-
-Please!-
-NO!-
-Uffa, che rompiballe spaventoso che sei Bill, davvero!-
-Io????-
-Già…Dai, per favore!- Tom
cercò di sporgersi oltre Bill per prendere il telecomando,
ma il fratello lo teneva fuori della sua portata e lo guardava con aria
di sfida. Tom imprecò sottovoce e gli lanciò un
cuscino; Bill, che non se l’aspettava, accusò il
colpo, ma tenne il preziosissimo oggetto al sicuro. Il gemello maggiore
gli si avventò contro, ma lui sgusciò via e
scappò dalla stanza. Tom lo inseguì fino alla
loro camera, dove Bill era saltato sul letto e teneva il telecomando in
alto, sopra la testa. Tom cercò di prenderlo, ma Bill lo
respinse. Poi, una spinta. Bill crollò rovinosamente sul
pavimento, battendo la testa, con un grido.
Tom imprecò, e gli s’inginocchiò
accanto, preoccupato.
-Bill! Stai bene?- domandò scrutandolo. Bill,
tutto rannicchiato su se stesso, non rispose.
-Bill! Bill! Ci sei?- esclamò allora Tom,
angosciato. Lo voltò e lo stese sul pavimento: gli occhi
erano serrati e la bocca semichiusa.
-ODDIO! BILL!- gridò Tom.
Bill dischiuse un poco gli occhi.
-Tom?- mormorò con voce flebile.
-Sì?- Tom aveva gli occhi lucidi.
-Tom, io…devo…devo andare…e
ricordati…- Bill ansimò -…ricordati
che è stata tutta colpa di un
telecomando…Addio…- Bill chiuse infine gli occhi
color nocciola e la testa gli cadde indietro pesantemente.
-NO! BILL!- gridò Tom, stringendo a sé
il corpo esile del fratello e bagnandolo di lacrime. Tutta colpa di uno
stupido telecomando…tutta colpa sua…
-NOOOO!- ululò di nuovo, stringendolo ancora e
singhiozzando. Ma qualcosa non quadrava. Bill era caldo, e il suo cuore
batteva. Tenendolo per le spalle, Tom lo guardò, il viso
inondato di lacrime ora sospettoso. E Bill aprì gli occhi,
ma non lo fece lentamente come prima. Li spalancò e
scoppiò a ridere come un matto.
Tom rimase di stucco, e lo guardò sbellicarsi dalle risate.
Infine, Bill alzò lo sguardo su di lui: aveva gli occhi
ridotti a fessure e i pugni stretti; le guance erano ancora bagnate di
pianto.
-IO TI AMMAZZO! IO TI AMMAZZO SUL SERIO, QUESTA VOLTA!-
gridò, furioso; non ne aveva tutti i torti. Due minuti dopo
l’occhio destro di Bill era diventato nero (ed era
struccato), ma nonostante questo guardava il fratello commosso.
-Hai pianto.- disse –Hai pianto per me.-
Tom sgranò gli occhi ed arrossì.
-Ti credevo morto, imbecille cretino!-
Bill sorrise, seduto sul pavimento accanto al fratello.
-E la prima volta che piangi, da quando ti sei rotto il
braccio a nove anni.-
Tom arrossì ancora più violentemente.
-Mi vuoi bene, Tom?-
Tom alzò lo sguardo su di lui.
-No. Ti detesto! Mi hai fatto quasi morire!- rispose
imbronciato.
Bill sorrise di nuovo e l’abbracciò. Poi gli
stampò un bacio sulla guancia, come quelli che si davano da
piccoli.
Ore 03.23 (secondo la sveglia di Bill)
-Tom…- sussurrò Bill
nell’oscurità, la voce incrinata. La luce della
luna entrava dalla finestra e gli permetteva di vedere la sagoma del
fratello rannicchiato sotto le coperte.
-Mmm?- mugugnò Tom dal suo letto.
-Ho avuto un incubo.-
-Oh.-
-Posso dormire con te?-
-Ma certo.- Tom sorrise nell’oscurità,
mentre Bill gli si avvicinava e s’infilava sotto le sue
coperte.
-Grazie…- gli soffiò
all’orecchio.
Tom gli arruffò i capelli già spettinati, poi
sfregò la punta del suo naso contro quella del fratello.
-Ti voglio bene fratellino.-
-Anch’io, fratellone.-
-Ende-
|