Alfred's diary

di Alfred il sanguinario
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Rieccomi a scrivere sul quadernetto. Uhm… la giornata di oggi è stata speciale, perché ho più che altro deciso di scrivere la mia storia, il mio passato, e perché sono qui. L’ho deciso mentre…. No, questo lo scrivo dopo. 1/10 di tempo prego…
Allora innanzitutto sono nato a New Genoa, nel Michigan, il 26 Gennaio 1918. mia madre, era anche mia zia, perché mio papà era anche mio zio, e questo perché i miei genitori erano due fratelli di 15 anni. Mio padre (o mio zio) è scappato appena sono nato. La mia povera (si fa per dire) madre, di nome Sally, venne cacciata via, e mi partorì in un cottage abbandonato, in una località vicina (New Genoa, ma cosa parlo a fare!!). mia madre decise di crescere suo figlio (cioè io) con un -18/10 di impegno. Nel senso che non le fregava niente di me, e sperava che in qualche modo morissi.
A 5 anni, diedi fuoco alla casa, a 6 anni cominciai ad avere crisi isteriche, a 8 anni mia madre si stufò e mi mandò qui. Mi ricordo bene quel giorno, perché fu lo stesso in cui cominciai ad avere ipopituitarismo: una malattia che impedisce di crescere. Questo perché la mamma, mi portò a piedi, attraversando strade campagnole, e lì una vipera mi morse al braccio (ancor’oggi porto un tutore, sia perché non posso prendere colpi, sia perché non mi va di mostrare quel segno), e allora, arrivato qui al Gardenier Institute, mi hanno vaccinato e salvato. E già avevo nanismo da carenze affettive. Allora la mia crescita si fermò: arriverò a 60 anni, ancora così come sono adesso. Una volta lì, la mia vita è diventata metodica.
Se fosse un testo forse avrei annoiato qualcuno. Un 3/10 di noia, bah.
Oggi il moccio setto mi ha voluto offrire un pezzetto di cioccolata, ma a me la cioccolata fa schifo, è da bambini. Perché mi trattano come un bambino? Forse perché sono come un bambino. Il moccioso si chiama Matt, ho scoperto, e ho deciso che d’ora in poi non lo lascerò più parlare. Se lo merita, mi fa passare quarti d’ora in cui sembra abbia la diarrea verbale, parla come un non so che cosa.
Ora vado a dormire, sento i passi di qualcuno che si avvicina alla cella… domani voglio parlare del moccioso, dell’infermiera e delle altre persone.
 


 




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