Nota
legale: The
Dark Knight Rises © 2012, Christopher Nolan.
Il qui presente
intreccio è da considerarsi proprietà esclusiva
dell'autrice; pertanto, non può essere riprodotto
- totalmente o parzialmente - senza il consenso di quest'ultima.
Avvertimenti:
angst,
sangue, riferimenti sparsi ai comics perché sì.
Note:
Christopher
Nolan, mi scateni pulsioni contrastanti.
Pilastri
Ogni eroe compie un viaggio e
ogni viaggio ha una fine.
(The Dark
Knight Rises)
1.
Il primo ricordo sono
luci abbacinanti della città che si rispecchiano nei tuoi
occhi bambini.
Il secondo
è l’odore penetrante della polvere da sparo, che
indugia nell’aria della sera. Il sibilo del proiettile che ti
si conficca nelle orecchie. Lo stridio straziato di un pipistrello.
Il tempo è
passato - come la vita-, la vista si è abituata e hai
compreso com’è buia, Gotham.
L’oscurità
è dominata dalla tragica bellezza della belva in trappola.
Una gabbia di vetro e acciaio e cavi scoperti dell’alta
tensione.
Possiede la ferocia di
una cagna randagia, impazzita e rabbiosa.
E ti sei fatto mordere.
2.
Gotham è
puttana che infuoca la notte e madre che ti sveglia al mattino.
Una donna capricciosa
che manovra tanti insulsi burattini, di cui taglia i fili quando si
è stancata del gioco.
Ti sei rialzato
così tante volte, Bruce, ma altri non ce l’hanno
fatta.
Damian, Harvey, Jason,
inciampano sulle labbra, un ultimo disperato rosario di bestemmie.
La consideri
schizofrenica amante dai mille volti: pagliaccio squilibrato, gatta
selvatica, aborto a metà.
Pianta carnivora.
Uccellino spaventato.
È tante
cose e nessuna, Gotham, equilibrista esperta su quella linea che separa
realtà e incubi.
Qual è la
tua vera faccia, Bruce, qual è il mondo in cui vivi?
Cosa sei, pipistrello?
Esausto.
3.
È tra le
geometrie perfette di una città distrutta che vedi la ladra
per la prima volta, riflesso alterato sulle vetrate fracassate.
Scivola sinuosa sui
tetti sfondati, s’indirizza verso un cornicione e scompare.
Caduta, forse, un
passo sbagliato.
Gotham l’ha
inghiottita in un attimo. Cala un silenzio religioso e freddo che non
le appartiene.
Non è
abituata ai requiem, questa guerriera impietosa che guarda con stizza i
vivi e non porta rispetto ai morti.
Lo stupore si
impossessa di te quando vedi ricomparire Catwoman dalle macerie del
palazzo adiacente.
I
gatti cadono sempre in piedi.
Ancora non
l’ha divorata.
4.
Catwoman ha un nome.
Selina.
Lo hai imparato bene,
dopo quella prima notte. È un nome scivoloso sulla lingua.
Selina.
Le hai sussurrato per
avvertirla, quando è rimasta a combattere, la tenacia e
l’orgoglio di una fiera, il cipiglio di una bambina che
è dovuta crescere in fretta e lo ha fatto sola, senza
chiedere niente a nessuno. Le hai strattonato il braccio con una
violenza che è del pipistrello, non tua.
«Ci
sarà una guerra. Questa città non perdona
nessuno.»
«Con te
l’ha fatto.»
«No.»
«Non era una
domanda.»
Selina.
Mormori adesso tra le
sue cosce bagnate.
Stavolta
l’orgasmo non ha il sapore dell’addio.
5.
Fuori tuona il ruggito
strozzato di chi non vuole morire.
Una preghiera meschina
a un topo braccato.
Salendo sul Batwing
l’ultimo pensiero coerente lo rivolgi a lei, Bruce.
È una
femmina selvaggia e fiera, Selina, ultima disperata figlia di un Dio
impietoso, impastata con sangue e cenere.
Non avresti voluto
abbandonarla.
Non avresti voluto
lasciare nemmeno questa bestia sterminata di grattacieli e baracche,
sangue raggrumato e anime perdute tra i vicoli.
Ci vorrebbe
più tempo per gli addii, ma il cielo è cremisi
sulla baia.
Il cordone ombelicale
che ti ha legato a un mondo così bello e straziante si
spezza.
«Non c'è il
pilota automatico.»
Gotham si è
presa tutto.
6.
Crollano le maschere
sporche di polvere, ridi in silenzio nel fragore vittorioso di un
popolo che non si è piegato.
Arranchi verso Selina.
Non siete
più mostri nutriti dall’odio pulsante del seno di
Gotham.
I morbi che infettano
il sangue delle strade brulicanti - arterie - di quella che non
è mai stata solo una patria natia.
Non siete
più eroi, ma non vi siete mai sentiti così
davvero.
Resteranno solo le
ombre di un pipistrello e un gatto, ricordi di un passato lontano.
Sorride per la prima
volta questa metropoli violentata, dai lineamenti aspri e affilati.
È possibile
ricominciare?
7.
La metropoli saluta il
figlio prediletto a modo suo, da lontano.
Per un attimo si
incrina il suo tono forte e smargiasso.
Non può
permettersi distrazioni o debolezze, ma avverti il sapore amaro e
rugginoso dell’addio.
Firenze
sarà gentile e avrà toni dolci e tenui, ti
sveglierà la mattina la luce calda del sole; quella
artificiale, bianca di un segnale famoso e doloroso non ti
desterà la notte.
Selina ti stringe la
mano piantando le unghie lunghe nella carne morbida del palmo.
C’è
lei nel tuo futuro.
Ma dopotutto, quella
con Gotham è stata una bella storia d’amore.
Arrivederci,
Batman.
«Questa città non perdona nessuno.»
«Con te l’ha fatto.»
«Lo
so.»
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