Questa fanfiction
è stata scritta in occasione della Notte Bianca organizzata
dalla pagina No ma Free lo
guardo per la trama, eh e io sono molto lenta a pubblicare.
Il prompt era:
Makoto/Haruka, coming out con la famiglia Tachibana.
Makoto non avrebbe
mai pensato di trovarsi lì, un giorno.
Seduto al tavolo con
la propria famiglia, lancia occhiate nervose ad ognuno di loro. La
madre e il padre parlano tra loro di qualcosa che sembra farli
sorridere molto e che lui non riesce a seguire.
Nonostante il loro
carattere calmo e il sorriso che non lascia quasi mai le loro labbra,
Makoto ha paura.
Sente un tocco
leggero sulla mano e si volta verso Haruka, che non ricambia lo
sguardo, concentrato su qualcosa che non esiste, proprio davanti ai
suoi occhi. Ma il suo mignolo si lega al suo come se fossero ancora
bambini e fosse troppo intimidito per prendergli la mano.
Haruka non era
d'accordo, in principio. Abituato a vivere da solo, a contare solo su
Makoto, non sembrava avere interesse perché qualcuno sapesse
di loro due.
Vivono la loro
relazione dietro una porta chiusa e per una persona come lui è
molto più facile svelarsi, quando nessuno li guarda.
Makoto non sopporta
l'idea di nascondere qualcosa ai propri genitori. Non quando lo rende
felice, non quando sorride ricordando i piccoli momenti di tenerezza
che il suo ragazzo riserva solo per lui e sua madre finisce per
chiedergli cosa sia successo di tanto bello a scuola.
Vorrebbe dirle che è
successo soltanto quello che ha desiderato per tanto tempo, dopo
essersi accusato di essere un pessimo amico per il diverso modo di
guardare Haruka, aver cercato di reprimere lo stupido batticuore che
tendergli la mano gli provocava.
Haruka l'ha
accettato come qualcosa di molto diverso da un amico.
Copre la sua mano
con la propria, facendola sparire e la stringe, cercando di dargli
coraggio.
Alla fine ha ceduto
perché quella casa l'ha accolto a braccia aperte, perché,
anche se c'è voluto tempo per farglielo ammettere, tiene ai
suoi genitori ed adora i suoi fratelli.
Non davanti a loro,
ha imposto. Makoto si è trovato d'accordo, anche se le sue
giustificazioni gli hanno stretto il cuore.
Se le cose non
andassero bene, se quella relazione fosse rifiutata dai suoi
genitori, allora non ci sarebbe posto neppure più per i giochi
con i due bambini. Non ha voluto dirglielo, ma è certo che lo
sappia e speri, con tutto il cuore, che questo non accada.
Gli lascia la mano
per aiutare a sparecchiare e non lo sorprende che Haruka voglia fare
i piatti.
La madre ride,
lasciandolo fare.
“Haruka,
saresti il marito ideale!” esclama, una nota di affetto che
Makoto non può ignorare, con una fitta al petto.
Si chiede se penserà
ancora lo stesso dopo. Lui non può che immaginare che sarebbe
felice al suo fianco, ideale o meno.
Apre la bocca per
dire qualcosa, il padre occupato dai due bambini da mettere a letto,
dicendosi che forse sarebbe meno imbarazzante e pericoloso cominciare
con uno solo dei suoi genitori, ma non ce la fa e si affianca al suo
ragazzo per asciugare i piatti.
Solo quando è
al sicuro dallo sguardo della madre riesce a dire qualcosa.
“Mamma, devo
parlarti.”
La sente
immobilizzarsi -nessun rumore di pentole a disturbare il silenzio- e
non riesce a voltarsi per guardarla. Ma glielo deve.
Si asciuga le mani
ed osserva Haruka fare lo stesso. Entrambi guardano la donna chiudere
uno sportello ed appoggiare la mano sul ripiano accanto al lavandino.
Sembra preoccupata, gli occhi sempre luminosi che sbattono un paio di
volte, forse per il tono che Makoto si è reso conto di usare.
“Amo molto suo
figlio, signora Tachibana.”
Per poco non gli
cedono le gambe per la sorpresa, mentre gira la testa verso il
ragazzo, impegnato in un profondo inchino. Si sente morire per
l'imbarazzo. Da dove viene quel coraggio?
La madre arretra di
un passo, sorpresa. Esita, forse chiedendosi se stia ancora parlando
di una profonda amicizia, forse illudendosi per un momento che sia
così.
Rimangono immobili
per quella che sembra un'eternità, poi Haruka si decide a
rimettersi in piedi e Makoto nota il padre alle sue spalle.
Il padre che ha il
viso coperto dalla mano, le spalle che tremano. Sta... sta piangendo?
“L'hanno
detto.”
“L'ha detto
Haruka!” esclama la madre, una mano davanti alla bocca come se
fosse solo quello a stupirla e non il fatto che suo figlio è
innamorato di un ragazzo.
Si sente confuso
dalla scena, perché non era prevista. Ha immaginato doversi
difendere a spada tratta di accuse, di dover affrontare la
consapevolezza di distruggere il rapporto che la sua famiglia ha
creato con Haruka, ma non è successo nulla di questo.
Il padre sorride nel
guardarli, gli occhi privi dell'incomprensione o dell'odio che si era
immaginato e sognato.
“Una madre
vede suo figlio essere felice con una persona in particolare e
capisce, Makoto.”
Cosa capisce? Era
così evidente da prima?
Sente lo stress di
quelle settimane scivolargli addosso, gli occhi che vanno a fissarsi
su Haruka per un lungo momento, vedendolo rosso in volto, ma felice.
Gli prende la mano, sorridendo.
Non ci sono
discussioni sulle difficoltà che quella situazione porterà
loro, non quella sera. I suoi genitori sembrano curarsi solo che sia
felice e di rendere chiaro, fin da subito, che può contare su
di loro.
E Makoto, in quel
momento, sente che non potrebbe essere più felice.
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