La sua idea dell'essere un demone

di Caramell_
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È l'amore che fa girare il mondo
William Gilbert



 

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Rosette non aveva mai pensato a Chrono come ad un demone. Anche quando l’aveva trovato – insieme a Joshua – in quella tomba bagnata e nascosta dal fogliame scuro della foresta, stanco e mezzo addormentato, aveva solo creduto fosse un po’ confuso – svitato e confuso – e nella sua testa non aveva pensato ad altro che ad aiutarlo. Oh, certo, solo ora si rendeva conto di quanto quei gesti potessero essere sconsiderati, ma Chrono aveva un viso così angelico in quel momento che nessuno l’avrebbe considerato una minaccia.
Si era chiesta spesso, Rosette, come potesse un demone avere un viso tanto dolce e benigno. Perché Chrono era un demone, questo l’aveva capito – un po’ in ritardo, ma l’aveva capito – e la gente solitamente aveva paura dei demoni – esseri oscuri vomitati dall’Inferno – perché si, una descrizione del genere calzava a pennello, per la maggior parte di loro e, a conti fatti, Aion era un demone, uno di quelli provvisti di corna, malignità e sorrisetti irritanti, ma, a conti fatti, Chrono non aveva corna – e questo era meglio non ricordarglielo – cattiveria nei gesti o nelle parole e non sfoggiava sorrisetti irritanti.
Quindi, si era detta dopo un’attenta riflessione, il suo assistente non era un essere oscuro vomitato dall’Inferno, non avrebbe potuto, non in base a ciò che lei sapeva.
Rosette pensava che l’avrebbe capito anche la gente, prima o poi.
Sperava, dopotutto, più prima che poi anche se, ripensandoci adesso, mentre Chrono le accarezza il viso, le sorride e le sussurra dolcezze all’orecchio – e quella voce calda non può essere la voce di un demone – non sembra qualcosa di terribilmente urgente perché ok, Chrono è un demone – e sulla definizione sta ancora lavorando – ma la ama e lei lo ama e questo più di tutto lo fa sembrare sempre più simile ad un angelo.








 




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