[TOM]
If you’re leaving, will you take me with you?
I’m tired of talking on my phone
There is one thing I can never give you
My heart will never be your home
So what’s the matter with you?
Sing me something new
Don’t you know the cold and wind
The rain don’t know
They only seem to come and go away
Stand by me
Nobody knows the way it’s gonna be
Stand by me
Nobody knows the way it’s gonna be
Stand by me
Nobody knows the way it’s gonna be
Stand by me
Nobody knows, yeah nobody knows
The way it’s gonna be
La
voce melodiosa e piacevole di Liam Gallagher mi si infila nelle orecchie.
Il
lusso più sfarzoso ci circonda, le note di una canzone che ha fatto la storia
ci avvolgono, quintalate di fighetti in tiro ci squadrano.
Noi,
i Tokio Hotel, ragazzi venuti dalla strada e stranamente alla mano, abbiamo
dovuto farci l’abitudine ad eventi del genere.
E
ormai non mi sembra neppure tanto strano dover salutare qualcuno di questi tizi
in giacca e cravatta con una stretta di mano, e non con un’amichevole pacca
sulla spalla, come mio solito.
Inoltre
stasera, è una serata particolare.
Mi
sistemo di poco il collo della giacca blu che indosso e che, devo dire, mi fa
tanto bello e dannato.
Abbasso
il mio sguardo alla mia destra e incontro gli occhi ghiaccio di Annika che, timidamente,
sta al mio fianco.
Le
sorrido di poco, prima di passarle di nuovo una mano dietro la schiena e
spingerla verso di me.
-Prendiamo
qualcosa da bere?- le propongo io, cercando di metterla a proprio agio.
Lei
annuisce, sorridendomi.
La
guardo per qualche istante: stasera è bella da mozzare il fiato.
Io,
che sono sempre stato convinto di essere nettamente superiore rispetto alle
ragazze che mi portavo a letto, vicino ad Annika mi sento quasi al suo pari.
Prendo
a camminare lentamente per l’immensa sala, diretto verso l’enorme tavolo dei
drink.
Fino
a qualche settimana fa l’idea di farmi vedere in giro con una ragazza mi
sembrava assurda, improbabile, masochista.
Io,
Tom Kaulitz, non ci pensavo minimamente ad apparire pubblicamente con una donna
al mio fianco, per alimentare roumors e false voci.
Ma,
adesso….è semplicemente diverso.
L’idea
che tutta la nazione mi veda con Annika affianco mi piace, e anche tanto.
Aver
spudoratamente mostrato a quella mandria di fotografi assatanati lì fuori che
sono in compagnia di una ragazza bella come Annika, è stato esattamente come se
io mi fossi appeso al collo un cartello recante la scritta: “Lei non è solo
un’amica”.
Se
fosse stata semplicemente un’amica, non l’avrei portata con me ad una festa
tanto importante.
La
guardo mentre mi sorride dolcemente e con i suoi occhi profondi come il mare mi
osserva.
Mi
osserva in un modo che mi fa sentire dannatamente bene.
Lei
stasera è mia.
È
qui con me e tutti lo stanno vedendo.
Stringerla
a me come il questo momento vuol dire urlare pubblicamente che lei è impegnata.
E
lo è con Tom Kaulitz.
Arriviamo
all’immenso tavolo allestito alla perfezione.
Una
cameriera stretta in un completo nero, impreziosito da un grembiulino bianco
abbinato al colletto, ci sorride cordiale.
-Desiderate?-
ci domanda gentile.
-Non
si preoccupi, faccio io- le dico io, facendole segno di tornare al suo
posto-Grazie- aggiungo poi accennandole un sorriso.
-Champagne?-
chiedo io voltandomi verso Annika.
Lei
annuisce con vigore.
-Si,
grazie- mi sorride.
Annika
è un tipo raffinato, e ho una vaga idea di quali siano i suoi gusti.
Certamente
non è una tipa da vodka alla fragola.
Afferro
la bottiglia già aperta, inserita all’interno di un secchiello ghiacciato, su
cui è steso un panno color salmone.
Ne
verso un po’ all’interno di un bicchiere a forma di calice e glielo porgo
cercando di essere il più delicato possibile.
Lei
afferra il bicchiere di cristallo e ridacchia leggermente, nel vedermi alle
prese con il mio bicchiere.
-Ti
faccio ridere?- le chiedo io, prendendo il mio bicchiere tra le mani.
-Ehm…si!-
esclama lei, ridendo leggermente- diciamo che ho appena assistito ad una
visione alquanto insolita- ridacchia lei, guardandomi.
Rido
anche io: in fondo ha ragione.
Io
che verso dello Champagne ad una ragazza?
Una
scena decisamente improbabile.
-Beh,
dovresti ritenerti fortunata, allora!- esclamo io, alzando un sopracciglio con
aria furba.
Lei
ride, divertita dalla mia faccia, probabilmente.
-Facciamo
un brindisi?- le propongo io, avvicinando il mio bicchiere al suo.
-A
cosa?-
Ci
penso un attimo su.
-A
questa serata- propongo io, girandoci attorno- e…a noi- aggiungo poi, quasi in
un sussurro, guardandola negli occhi.
Vedo
il suo sguardo illuminarsi e le sue labbra carnose dalle sfumature dorate
piegarsi in un lieve sorriso.
-A
noi, allora- mormora lei, alzando il bicchiere e incrociando il suo braccio con
il mio.
Ricambio
il gesto e, contemporaneamente, ci avviciniamo al bordo dei nostri bicchieri e
prendiamo un sorso del liquido a bollicine.
Mi
allontano dal bordo del bicchiere e vedo che Annika scioglie la presa, portando
il calice all’altezza del suo seno.
Mi
sorride e mi sembra di leggerglielo negli occhi, quanto è felice di essere qui
con me stasera.
La
squadro per intero, non riuscendo in nessun modo a toglierle gli occhi di
dosso.
Eppure
appena l’ho vista salire nella limousine con le sue gambe chilometriche e il
viso incorniciato dai capelli biondi mi sono ripromesso di non sbavare.
È
decisamente elegantissima, molto più di me.
Un
vestito raffinato la avvolge, mettendo in risalto le sue forme pronunciate
quanto basta per piacere a me.
Ma
nella sua eleganza conserva quel tocco di sensualità che accende la mia
fantasia.
E
avere lei al mio fianco stasera mi piace tremendamente.
Mi
piace l’idea che tutti ci vedano insieme.
Mi
avvicino al suo orecchio e le sussurro un:
-Sei
bellissima, stasera-
No,
a dire il vero, è molto di più.
Ma
non sarebbe di certo carino dirle quello che sto pensando in questo momento con
lei così vicina.
-Grazie-
mormora lei, quasi in un sussurro, arrossendo di poco.
Si
morde il labbro inferiore con fare imbarazzato e alza il suo sguardo verso di
me.
Quel
suo gesto mi eccita tremendamente.
-Sapevo
che saresti stata all’altezza di un posto del genere- aggiungo poi sorridendole
malizioso.
-Dici
sul serio?- si stupisce Annika, evidentemente felice per quanto le ho appena
rivelato.
-Certo-
annuisco io- sei elegantissima e non passi di certo inosservata in un posto
come questo- le sussurro avvicinandomi a lei ed indicando un paio di ragazze
sedute su un divanetto che fissano nella nostra direzione, con sguardo
decisamente eloquente e parlottando tra di loro.
Stanno
certamente commentando la ragazza accanto a me, con un bel sottofondo di
invidia e gelosia.
Annika
si volta a guardarle per poi esordire con un:
-Quelle
stanno guardando te, Tom!- prende un leggero sorso dal suo bicchiere di
Champagne.
Ridacchio
divertito scuotendo la testa.
No,
che non stanno guardando me: io e le figlie del signor Muller ci detestiamo da
sempre.
Loro
cesse sfigate, io figo da paura: non ci prendiamo a vicenda, si sa.
-Anche
quelli li giù guardano me?- le chiedo ancora, indicando i figli del nostro
vecchio produttore, Samuel Smith.
Due
ragazzi sulla trentina, decisamente perbene, i tipici pariolini sempre ed
esclusivamente in giacca.
Parlano
tra di loro indicando, con segni poco evidenti, Annika.
La
bionda accanto a me si volta un attimo verso di loro, per poi tornare a
guardare me.
-Ehm…-
si schiarisce la voce, con fare imbarazzato.
Ridacchio
di poco, poi passo una mano attorno alla sua vita, tirandola leggermente verso
di me.
-Adesso
sapranno che non devono guardarti più- le sussurro in un orecchio, alzando il
mio sguardo verso i due che mi vedono e, immediatamente, si voltano.
Sciolgo
il nostro abbraccio e vedo gli occhi di Annika luccicare quasi.
Le
sorrido malizioso, leccandomi il labbro inferiore.
Lei
si volta di nuovo in quella direzione, accorgendosi che sono stato capace con
un solo sguardo di dissuaderli dall’intenzione di provarci con quella che
stasera, agli occhi di tutti, appare come la mia ragazza.
Mi
guarda e ride.
-Wow-
sentenzia, stupita.
Il
mio sguardo da ragazzo privo di modestia non le sfugge certamente.
-Ehi
disastro- la voce che mi giunge alle orecchie mi è decisamente familiare. E
sentirmi chiamare con quel simpatico nomignolo
alla David Jost sulle note di “Let it be” dei Beatles è il connubio perfetto.
Mi
volto e vedo il mio carissimo manager
venirmi incontro, stretto in un elegantissimo completo nero, dal quale si
intravede una camicia bianca con i primi tre bottoni sbottonati come suo
solito.
Indubbiamente
non dimostra i suoi 35 anni.
Avrà
venduto l’anima al diavolo?
Gli
sorrido, ringraziandolo mentalmente per aver già commesso il primo errore:
chiamarmi in quel modo davanti ad Annika.
Sposto
il mio sguardo su di lei e la vedo ridacchiare, divertita.
Ok,
probabilmente ora me lo rinfaccerà a vita.
Vedo
il manager dirigersi verso di noi con la sua solita andatura da eterno ventenne
e sorriderci con la sua classica faccia da simpaticone.
-Buonasera-
mormora sorridendo cordiale, rivolto verso Annika.
-Buonasera,
signore- risponde la bionda con educazione, sorridendogli come solo lei è
capace.
-Non
sapevo che anche tu avresti presentato la tua ragazza, stasera- mi fa David
puntando il suo sguardo ghiaccio su di me.
-Ehm…lei
non è la mia ragazza- lo informo io con qualche lieve incertezza che, a quanto
pare, non passa inosservata all’attenzione di David.
-Ah
no?- mi chiede lui sorpreso, inarcando un sopracciglio.
È
incredulità quella che si legge negli suoi occhi?
-Sono
una sua amica- interviene Annika con decisione- mi chiamo Annika Stern, molto
piacere- trilla lei porgendo la mano al manager con cordialità.
David
la afferra e prontamente la stringe con energia.
-Io
sono David Jost, il manager di questa band di folli, il piacere è mio- esclama
lui sorridendo verso Annika.
Lei
ride, divertita dal ritratto denigratorio che questo tizio qui ha appena fatto
dei Tokio Hotel.
-Devo
farti i miei complimenti, Tom!- esclama poi, dandomi un’amichevole quanto energica pacca
sulla spalla- per la prima volta hai portato con te una ragazza come si deve-
aggiunge squadrando interamente Annika e facendola arrossire di poco- una
ragazza che, a quanto vedo, sa cos’è la classe e l’eleganza- continua,
complimentandosi con lei e sorridendole.
Bene,
ha fatto decisamente colpo su David.
-Sai,
ero abituato a vedere Tom presentarsi con ragazze vestite come se fossero state
direttamente prelevate dalla strada, caricate in macchina e trascinate qui
senza il minimo preavviso- continua lui rivolto verso Annika, causando una
lieve risata in lei.
-E
inoltre, mi compiaccio all’idea che stasera Tom non si ubriacherà come suo
solito ed io non sarò costretto ad andarlo a recuperare mentre vomita alle due
di notte- continua David facendo ridere Annika.
Sospiro:
David Jost sa esattamente come farmi girare le palle.
-Sappi
che tutto quello che esce dalla sua bocca su di me, non è attendibile- mi volto
verso Annika e la informo di una notizia a dir poco necessaria.
Poi
lancio un’occhiata non proprio gentile al mio schiavista personale.
Da
un momento all’altro potrebbe dire qualcosa di sconveniente, già lo so.
Lei
ride divertita: le sembreremo due folli, probabilmente.
-Lascialo
parlare, Tom- mi rimbecca Annika, tornando a guardare l’uomo che ci sta di fronte,
quasi estasiata.
David
le sorride, come se la conoscesse da sempre.
-Ad
ogni modo, sono felice di vederti così stasera, Tom- esclama, guardandomi da
capo a piedi- hai una parvenza lontanamente elegante, sai?- mi fa lui
ridacchiando.
Lancio
un’occhiata complice ad Annika che mi sorride.
-Merito
suo- esordisco, indicando la ragazza accanto a me- mi ha accompagnato lei a
fare shopping e diciamo che mi ha aiutato ad essere presentabile stasera-
mormoro io, guardandola.
-Sul
serio?- chiede stupito, David.
Annuisco,
mentre vedo Annika imbarazzarsi leggermente.
-Ho
la vaga sensazione che questa ragazza ti farà mettere la testa apposto-
commenta David annuendo sicuro.
Da
come parla, sembra che stiamo per sposarci, quando non stiamo neppure insieme.
Vedo
Annika arrossire leggermente e sorridere, in evidente soggezione.
-Ok,
David può bastare- lo avviso io intimandogli di evaporare.
-Ti
ho già detto che Tom è il peggiore della band? Quello lunatico, sgradevole,
presuntuoso, convinto e decisamente poco modesto?- continua David guardando
Annika con aria pensosa.
-No,
ma è un dettaglio di poco conto- taglio corto io, facendo ridere Annika.
Vedo
il mio manager sorridere: il suo mestiere è rompere le palle a noi tutti,
poveri musicisti, capitati nelle sue mani.
-Noto
che urge una mia uscita dalle palle- commenta David ironico, rivelandomi che
poi non è così stupido come pensavo- a quanto pare Tom ha fretta di restare da
solo con te- sussurra ad Annika con aria maliziosa.
Lei
mi guarda arrossita e visibilmente in imbarazzo.
-Mi
stai rovinando, ne sei consapevole?- mi rivolgo a lui con aria seria.
Lo
vedo ridere, divertito.
-Vi
auguro una buona serata- ci annuncia lui - è stato un piacere conoscerti,
Annika- continua poi rivolgendosi a lei.
-Piacere
mio, signor Jost- esclama lei sorridendo e salutando con un lieve ed elegante
cenno della mano l’uomo che si allontana.
Riprendo
a respirare, finalmente.
Mi
volto verso Annika e la vedo sorridermi.
-è
simpatico- trilla lei guardandolo andare verso Georg, sicuramente ad importunare
anche lui.
-Dipende
dai punti di vista- commento io, sorridendole.
-Mi
sto divertendo, sai?- mi fa lei, evidentemente felice.
Mi
fa così piacere quello che ha appena detto.
Mi
fa piacere che lei si senta esattamente come me in questo momento.
Mi
fa piacere che, per la prima volta, una serata del genere si stia rivelando
indubbiamente emozionante (se escludiamo l’intervento di quel pazzo di David).
La
guardo, puntando i miei occhi nei suoi, e diventando d’un tratto serio.
Sento
le note di “Dice” di Finley Quaye perdersi nell’aria.
Un
brivido mi corre veloce lungo la schiena.
Questa
canzone.
Amo
questa canzone, nonostante io non sia particolarmente predisposto per le
melodie lente e dolci.
Ma
queste note sono assolutamente da brivido.
Lascio
scivolare lo sguardo sulla pista al centro della sala, e noto che si sta
velocemente popolando di coppiette abbracciate.
Le
guardo con un sopracciglio alzato.
Voglio
essere una di quelle?
Voglio
che io ed Annika siamo una di quelle?
Quelle
note mi si infilano prepotentemente in testa.
Tolgo
il bicchiere di Champagne ormai semivuoto dalle mani di Annika e lo poggio,
insieme al mio, sul tavolo più vicino.
-Ti
va di ballare?- le chiedo così, a bruciapelo, senza pensarci troppo su.
Lei
mi guarda con espressione decisamente stupita.
Un
lieve sorriso incurva le sue labbra.
Non
le do neppure il tempo di rispondere che incrocio le dita della mia mano con le
sue, sentendo la sua pelle liscia e perfettamente levigata sulla mia, e la
trascino al centro della sala con me.
I was crying over you
I am smiling I think if you
Where your garden have no walls
Breathe in the air if you care, you compare, don't say farewell
Porto
le sue mani all’altezza del mio collo, mentre lascio scivolare le mie sui suoi
fianchi.
Sento
i suoi polsi incrociarsi dietro la mia nuca, con qualche incertezza, mentre io
la avvicino di qualche centimetro a me, rinforzando la presa su di lei.
La
sento così vicina.
Così
vicina che riesco a sentire il suo profumo dolce e piacevole solleticarmi
l’olfatto.
Così
vicina che il suo sguardo sembra in grado di leggere tutto quello che sto
pensando ora.
Così
vicina che basterebbe un suo bacio per rendere assolutamente perfetto un
momento come questo.
Avere
il suo corpo sensuale tra le mie mani mi fa sentire strano.
Il
desiderio c’è, eccome.
Ma
è come se io non avessi il coraggio di fare nulla.
È
come se avessi paura di intaccare questo momento perfetto, in cui il suo
respiro mischiato al mio è più importante di qualsiasi altra cosa qui dentro.
Nothing can compare
To when you roll the dice and you swear that your love's for me
Nothing can compare
To when you roll the dice and you swear that your love's for me
Alza
lo sguardo fino ad incontrare il mio e mi sembra quasi di sentire quant’è
agitata e a disagio in questo momento.
Sentire
le sue braccia attorno al mio collo è una sensazione che mi piace.
Mi
piace l’idea di stare così attaccato a lei a dondolarmi sulle note di una
canzone che…beh, è diversa dalle altre.
Tom
Kaulitz che balla un lento?
Questo
non è solo un lento.
E
il corpo che sento tra le mie mani non è quello di una ragazza qualunque.
Annika,
forse inconsapevolmente, ha saputo usare quell’arma che è riuscita a far
scattare qualcosa in me.
E
che mai nessun’altra ragazza è stata mai in grado di usare.
Ho
solo 21 anni, ma la mia fama di playboy è ormai più che conosciuta.
Con
quante ragazze sono stato? Tante, forse troppe.
Per
me loro sono state semplicemente presenze femminili con cui soddisfare i miei
bisogni fisici.
Anche
io ed Annika siamo stati a letto, è vero, ed è stato solo sesso.
Anche
lei per me, all’inizio, mi è apparsa come la classica bomba sexy da portarmi a
letto e basta.
Occhi
chiari, lunghi e morbidi capelli biondi, sorriso d’angelo, corpo da panico.
Perfetta
per allietare le mie notti.
Ma
poi, paradossalmente lei è stata capace di sfuggirmi.
Io
che ho sempre creduto di avere il controllo sulle mie conquiste, d’un tratto mi
sono ritrovato a sorprendermi di quello che stava succedendo.
Praticamente
lei era mia, ormai l’avevo avuta, era stata una delle mie innumerevoli
conquiste, era stata ospite del mio letto, ripetutamente.
Mi
aveva fatto divertire, e anche tanto. E la cosa sarebbe dovuta essere finita
lì, come sempre.
Eppure
non è andato tutto secondo i miei piani.
Lei
è riuscita a creare in me la sensazione di averla persa.
È
come se io, dopo averla toccata, dopo averla baciata ed averla fatta mia per
una notte, ne abbia sentito il bisogno.
Ed
il fatto che lei, quella mattina, sia scappata via senza dirmi nulla, mi ha
fatto sentire…strano.
Mi
ha dato talmente fastidio che mi ha spinto a cercarla ancora.
Mi
ha dato fastidio che lei, nonostante fosse stata succube di me per una notte,
alla fine abbia avuto il coraggio di riacquistare
la sua dignità, scegliendo di andarsene.
Ed
io non ci ero abituato ad una cosa del genere.
La
fitta che ho sentito dentro, la mattina in cui Bill mi ha detto di averla
mandata via, non l’avevo mai sentita.
Probabilmente
lei è stata diversa per me, già in partenza.
Magari
era scritto che lei dovesse avere quel qualcosa in più che Tom Kaulitz non è
mai riuscito a trovare in nessuna.
I was crying over you
I am smiling I think if you
Misty morning and water falls
Breathe in the air if you care, you compare, don't say farewell
Mi
sembra quasi di sentire il suo cuore battere sul mio petto.
La
vedo alzare di poco il viso, verso di me, quel tanto per creare una distanza
minima tra le nostre labbra.
Fisso
la mia attenzione nei suoi occhi, e mi sembra di non averla mai guardata prima,
così.
Che
abbia ragione Bill con tutte quelle cazzate sull’amore?
Naa,
non credo.
So
solo che vorrei far arrivare le mie mani chissà dove, in questo momento.
Mi
avvicino al suo orecchio, facendo scivolare la mia presa lungo i suoi fianchi.
-Ti
imbarazzo così tanto?- le sussurro in un orecchio, notando che quasi trema per
l’agitazione.
Lei
mi guarda, e arrossisce di botto.
Sorrido:
a volte sa essere così dolce che mi spaventa.
-Beh…-tenta
di dire lei quasi in un sussurro- diciamo che non avrei mai pensato di potermi
ritrovare a ballare un lento abbracciata con te, in una sala enorme e
bellissima come questa- mormora lei, continuando a guardarmi.
Sorrido
leggermente abbassandomi fino a far sfiorare il suo naso con il mio.
Nothing can compare
To when you roll the dice and you swear your love's for me
Nothing can compare
To when you roll the dice and you swear your love's for me
Nothing can compare
To when you roll the dice and you swear your love's for me
-E…ti
piace l’idea?- le chiedo io con voce roca, rendendo più decisa la presa sui
suoi fianchi.
Dopo
qualche secondo, lei annuisce leggermente, visibilmente imbarazzata.
-Anche
a me, principessa- le sussurro con voce roca a sensuale in un orecchio,
sentendola quasi sussultare sotto il mio tocco.
Mi
avvicino al suo collo dalla pelle abbronzata ed invitante e le lascio un bacio.
Un
bacio umido, caldo, un bacio che palesa tutta la voglia che ho di lei.
Un
bacio che farebbe sciogliere qualsiasi ragazza, ne sono certo.
Sento
il suo profumo dolce rendere questo istante terribilmente eccitante.
Mi
allontano dalla sua pelle, controvoglia, in tempo per vedere Annika
completamente arrossita.
Le
sorrido malizioso: sa essere così fragile, alle volte.
Virtuous sensibility
Escape velocity
Nothing can compare
To when you roll the dice and you swear your love's for me
Nothing can compare
To when you roll the dice and you swear your love's for me
La
spingo ancora verso di me, facendo aderire i nostri corpi e la guardo negli
occhi come a volerle trasmettere tutto quello che voglio stasera da lei.
La
vedo guardarmi e la sento emozionatissima.
Mi
compiaccio dell’effetto che le faccio.
-Signor
Kaulitz- una voce maschile mi riporta alla realtà.
Alleggerisco
la presa sui fianchi di Annika e mi volto nella direzione da cui proviene la
voce.
Vedo
un omaccione calvo, decisamente alto e ben messo, venirci incontro, avvolto da
un’uniforme nera.
-Mi
dispiace interromperla- si scusa lui con un lieve cenno del capo- ma la informo
che la conferenza sta per iniziare- conclude poi, accennandomi un lieve
sorriso.
-Ehm…arrivo
subito, grazie- lo liquido io, facendogli segno di andare.
L’uomo
ci volta le spalle e si allontana.
Guardo
Annika, mentre lei scioglie la presa dietro il mio collo e cerca di
allontanarsi, lievemente imbarazzata.
-Scusami-
mormoro io, lasciando lentamente la presa sui suoi fianchi- ma devo andare-
continuo io.
-Tranquillo!-
trilla lei, sorridendomi.
Mi
dispiace interrompere un momento che mi stava piacendo, forse anche troppo.
Le
sorrido, felice che lei abbia capito le esigenze di una rockstar.
-Non
appena finisce la conferenza e riesco a liberarmi dal servizio fotografico che
sicuramente il nostro fotografo Chris ci farà, torno da te- la informo io,
avvicinandomi al suo viso e lasciandole un morbido e sensuale bacio sulla sua
guancia.
Lei
mi sorride, imbarazzata.
La
guardo un’ultima volta, prima di allontanarmi verso la sala conferenza.
E
già non vedo l’ora che sia finita.
*
[ANNIKA]
Sospiro profondamente.
Se non mi do una calmata, stasera rischio di farmi
venire un ictus.
Ok, diciamo che Tom Kaulitz in versione dannatamente
sexy e dolce farebbe venire i brividi a chiunque.
Ma io forse, mi sto agitando un po’ più del normale.
Abbasso lo sguardo sul mio braccio scoperto e noto
la pelle d’oca farsi strada velocemente lungo tutto l’arto.
Lo vedo allontanarsi verso la sala conferenza con
quel suo portamento incredibilmente sicuro e deciso che mi è sempre piaciuto da
morire.
Sfioro con un dito la mia guancia, sulla quale Tom
ha appena lasciato un bacio a stampo più eccitante di una notte di sesso
sfrenato.
Come riesce a farmi questo effetto, proprio non lo
so.
-Ehi che fai? Contempli in culo di Tom Kaulitz in un
posto come questo?- il sarcasmo pungente di Andrea mi fa sobbalzare.
Mi volto e la vedo ridacchiare divertita dietro di
me.
-Andrea!- la rimprovero io, inclinando di poco il
capo.
-Che c’è?- mi chiede lei innocente, alzando le
spalle- vuoi farmi sfogare almeno ora che sono con te? Davanti a tutti quei
produttori non ho potuto dire neppure una parolaccia, cazzo- si lamenta lei.
Rido divertita, notando che sta recuperando
velocemente.
-Avrei tanto voluto vederti in versione brava
ragazza educata, sai?- commento io, ridendo- scommetto che hai dovuto anche
fare lo sforzo immane di dare a tutti del lei- aggiungo poi, prendendola in
giro.
-Si- si lamenta lei sbuffando e incrociando le
braccia sotto il seno- ah!- si riprende poi- non hai risposto alla mia domanda,
comunque- continua lei guardandomi negli occhi con fare indagatore.
Inclino di poco la testa, e la fisso con sguardo
interrogativo.
-Allora?- mi incalza lei- guardavi il culo a Tom?-
mi chiede di nuovo, ridacchiando.
-Scema- la apostrofo io, ridendo e non riuscendo a
nascondere molto bene il mio imbarazzo.
Andrea ride, prima di prendermi la mano e
affiancarmisi.
-Bill mi ha fatto conoscere tutto lo staff dei Tokio
Hotel- trilla lei esaltata- e mi ha presentata a tutti come la sua fidanzata-
aggiunge poi emozionata, con gli occhi che le brillano.
La guardo, sorridendole.
-Che dolce- commento io, con aria sognante- tra poco
tutta la nazione saprà che Bill si è ufficialmente legato ad una ragazza- le
dico io emozionata quanto lei, quasi- sei pronta?- le chiedo io, stringendo la
sua mano mentre camminiamo lentamente verso la sala conferenza.
-Domanda di riserva?- mi fa Andrea con sguardo
incerto.
Rido divertita, per poi passarle un braccio attorno
alle spalle e tirarla a me, mentre usciamo dalla sala da ballo.
-Ho lo stomaco in gola- mi confessa lei, guardandomi
quasi terrorizzata.
Sorrido, intenerita nel vederla così.
-Prendila come una rivincita nei confronti di tutte
le ragazze che ti hanno sempre guardata dalla testa ai piedi con disgusto,
additandoti come quella che sarebbe rimasta sola a vita- le dico io,
guardandola- tra poco, tutte loro sapranno che Andrea Linke è diventata la
fidanzata del frontman di una band di fama internazionale - continuo io vedendo
gli occhi della mia amica brillare, quasi- la tua presentazione ufficiale sarà
una bella rivincita, non credi?- concludo poi guardandola con aria furba.
-Decisamente- commenta lei sorridendo ed annuendo con
vigore.
Entriamo nella sala conferenza, dall’aspetto
tremendamente lussuoso.
Mi guardo attorno.
-Wow- mi lascio sfuggire, guardando il soffitto
altissimo, le pareti completamente dorate con colonne in stile corinzio che
richiamano quelle presenti in tutto il resto dell’Hotel.
-Già- mi asseconda Andrea guardandosi attorno
stupita- è proprio il caso di dire che non hanno badato a spese, eh- continua
poi, estasiata da tutto quello che ci circonda.
Un enorme tavolino dalla fantasia geometrica sta al
centro della sala, di fronte al quale si estendono diverse file di sedie che sono
già completamente popolate da giornalisti e fotografi.
Lascio scorrere il mio sguardo su Tom, che ha appena
preso posto accanto a Bill e sta indicando qualcuno dei giornalisti, sussurrando
qualcosa all’orecchio del fratello.
Resto a fissarlo: è così bello stasera.
Così bello che mi sembra un sogno essere accanto a
lui.
Sento una gomitata al mio fianco, mi riprendo e mi
volto verso Andrea che mi guarda con un sopracciglio alzato.
-Che c’è?- le chiedo io, cercando di nascondere il
mio imbarazzo.
-La smetti di mangiartelo con gli occhi davanti a
tutti?- esclama Andrea ridendo di poco.
-Non me lo sto…- mi interrompo un attimo,
guardandolo ancora-…mangiando con gli occhi- concludo, poco convinta.
O forse si?
La mia amica ride: deve aver capito tutto, come
sempre.
-Bene, adesso è lui a spogliarti con lo sguardo-
mormora poi guardando nella direzione di Tom.
Mi volto ed immediatamente incrocio il suo sguardo e
noto perfettamente che mi sorride e mi fa un occhiolino con malizia.
-Oddio- mormoro io voltandomi immediatamente e
guardando Andrea.
Sto prendendo fuoco.
-Te l’avevo detto- esclama lei, ridacchiando.
-Tu dici che…- tento di dire io, incerta.
-Ti vuole? Oh si- esclama lei rispondendosi immediatamente-
conosco lo sguardo di Tom ed il modo in cui ti sta squadrando in questo momento
è decisamente diverso da come guarda me o suo fratello- continua lei.
Tiro un respiro profondo.
Sto per rispondere quando sento una voce maschile al
microfono.
Io ed Andrea ci voltiamo contemporaneamente,
prestando un minimo di attenzione.
Ci appoggiamo allo stipite della porta ed osserviamo
David, richiamare l’attenzione dei presenti.
-Buonasera a tutti- esclama l’uomo al microfono, con
voce cordiale.
-Niente male il manager, eh- mi sussurra Andrea in
un orecchio, con aria maliziosa.
Sorrido anch’io con malizia.
-Si- le confermo io, notando come quell’uomo porti
bene i suoi quasi quarant’anni- decisamente affascinante- concludo poi,
ridacchiando insieme ad Andrea.
-…si tratta dunque di un’ottima opportunità per voi
tutti di conoscere i pensieri e le impressioni dei Tokio Hotel a riguardo-
commenta David- lascio a voi la parola, e vi raccomando di presentarvi prima di
porre qualsiasi domanda e soprattutto di parlare con calma e senza affrettarvi
troppo, grazie- conclude poi, sorridendo ed abbandonando la postazione per
sedersi accanto a Gustav, in fondo al tavolo.
Cavolo, abbiamo perso la parte iniziale del
discorso.
Colpa dei commenti sull’avvenenza e il fascino del bel
manager.
Sento le note di “Live Forever” degli Oasis perdersi
nell’aria, mentre osservo un tizio in prima fila che alza la mano in aria.
-Prego- lo esorta a parlare David.
-Frank Krause, per Bild- si presenta l’uomo -Una
domanda per la band: cosa dovremo aspettarci da questo nuovo cd?- chiede il
giornalista, mettendosi immediatamente pronto per prendere appunti su un
taccuino.
È Bill a rispondere, come sempre.
-Humanoid rappresenta una sfida per i Tokio Hotel-
incomincia il cantante con sicurezza e con l’aria di chi sa decisamente cosa
dire.
Lentamente sposto il mio sguardo su Tom che è seduto
accanto al fratello ed annuisce alle parole del vocalist.
Lo guardo, in tutte le sue fattezze fisiche.
Perché stasera mi sembra così tremendamente sincero?
E soprattutto perché non riesco a smettere di
sentirmi così agitata?
Vedo che il suo sguardo incontra il mio.
Sussulto per un attimo.
Dio, mi sta guardando!
Mi sorride in maniera quasi impercettibile, in uno
sguardo che è solo il nostro, mentre Bill continua a blaterare sul nuovo sound
ed i testi di Humanoid.
Ma io non lo sto ascoltando affatto.
Sono troppo impegnata a fare quel sensuale gioco di
sguardi con Tom.
Rispondo al suo sorriso, mostrandomi almeno
lontanamente seducente.
-Ti sta mangiando con gli occhi- mi sussurra Andrea
in un orecchio.
Il mio cuore prende a battere all’impazzata.
Mi volto verso di lei e la guardo incredula,
sbattendo le mie ciglia un paio di volte.
Davvero il suo sguardo appare così agli occhi degli
altri?
Vedo la mia amica annuire convinta.
-Non lo vedi? Se potesse ti salterebbe addosso qui
davanti a tutti- mormora lei al mio orecchio.
Lo guardo: tiene le mani poggiate sul tavolo e
guarda Bill che spiega, sorridendo, come sono nate le canzoni del nuovo cd.
-Vuole solo sesso da me- commento io a voce bassa
con aria delusa- ha sempre cercato solo quello
in me-
Suona quasi come una consapevolezza carica di
rassegnazione.
-Non dire cazzate- sbotta Andrea, continuando a
mantenere basso il suo tono di voce, per quanto possibile - è già stato a letto
con te, il sesso l’ha avuto- mi fa notare lei- se ti ha portata qui stasera
vuol dire che vuole altro da te- mi dice lei avvicinandosi al mio orecchio per
non farsi sentire.
La conferenza procede, mentre noi parliamo
tranquillamente, senza prestare la minima attenzione a ciò che la band sta
dicendo a proposito del loro nuovo lavoro.
-Vi ho visti mentre ballavate il lento- riprende
Andrea con aria maliziosa- le sue mani non stavano sul tuo sedere, ma ti teneva
semplicemente abbracciata a sé- mi fa notare lei- e non è da Tom, fidati-
La guardo, mentre un lieve sorrisino nasce spontaneo
sulle mie labbra.
E se ciò che ha appena detto Andrea fosse vero?
E se…in una remota ipotesi, Tom volesse veramente qualcos’ altro da me?
Altrimenti perché mi avrebbe portata qui?
Lo guardo, mentre penso alle parole di Andrea.
-Bill,
la ragazza con cui sei venuto oggi è la stessa delle foto di Bravo?- la voce di
un giornalista risuona chiara nella stanza.
Sento
Andrea stringermi un braccio e sobbalzare a quella domanda.
La
guardo dall’alto: i suoi occhi brillano, mentre sulle sue labbra si fa strada
un sorriso emozionatissimo.
Sorrido
intenerita, fissando poi il mio sguardo su Bill.
Finalmente
il momento è arrivato.
*
[BILL]
-Bill,
la ragazza con cui sei venuto oggi è la stessa delle foto di Bravo?-
Sorrido
guardando il giornalista, decisamente interessato e in cerca di scoop.
Davanti
a me ci sono i peggiori nel mondo del giornalismo, sono quelli che manipolano
le parole, che fanno capire al mondo ciò che loro vogliono.
Io
convivo con loro, riesco a psicanalizzarli, a piegarli al mio potere.
Loro
non lo sanno, ma io riesco a far scrivere loro ciò che io voglio, facendo
pensare loro di manipolare le mie parole.
Guardo
mio fratello che mi sorride.
-Sì-
annuncio alla mia assetata platea –La ragazza che era in quelle foto è la
stessa con cui sono venuto questa sera-
-Chi
è?- chiede di getto lo stesso giornalista.
Ancora
una volta mi ritrovo a sorridere.
Alzo
lo sguardo e la vedo lì, appoggiata alla porta d’entrata con Annika.
Trema,
lo so.
Andrea,
la mia piccola Andrea, non è fatta per questo mondo.
-Beh,
mi sembra ovvio- trillo –è la mia ragazza-
Le
loro esclamazioni di stupore fanno ridere Tom, aveva scommesso con Georg che
avrebbero fatto in quel modo.
Infatti
si gira verso di lui e sorride, allungando la mano sotto il tavolo e mormorando
–Mi devi 100 € Hobbit!-
Li
ignoro concentrandomi su i giornalisti.
-Sono
cinque anni che cerco l’anima gemella, l’ho cercata così disperatamente che,
alle volte, ho creduto di non trovarla affatto. C’era chi diceva che fossi gay,
per questo non mi vedevano mai con una ragazza, ma, beh, io non sono così
cretino come Tom che si fa beccare sempre con una ragazza- lo guardo e lui
ridacchia.
Ormai
non se la prende così tanto per le mie prese per il culo in diretta europea.
-E
non sono nemmeno una di quelle star che, per sfatare le voci, comincia a farsi
vedere con qualche modella- continuo –Durante questi cinque anni ho avuto flirt
con un sacco di ragazze, abbastanza da far invidia a un ragazzo normale, sono
stato con modelle, cantanti, attrici, showgirl e con Miss Germania- confesso
–Sono stato con Grupies e anche qualche fans ma… non ho mai provato niente per
loro- incrocio le braccia sul tavolo e guardo Andrea che si è portata,
teatralmente, una mano sul cuore.
-Non
erano che gusci vuoti nel mio letto, freddo tra parentesi- faccio ridere Tom al
mio fianco –E, per quanto erano vuote loro, ero vuoto anche io… per anni mi
sono detto che la metà della mia mela mi stava ancora cercando e io mi
nascondevo sotto un fitto velo di apparenza, mi vedevano tutti ma non ero
realmente io, ero solo lo spettro di me stesso-
Non
mi sono mai sentito così sincero.
La
platea silenziosa mi guarda cercando altre informazioni nei miei occhi,
qualcosa in più da raccontare.
Sorrido.
-Credevo
che l’amore l’avrei trovato nel mio mondo fasullo ma…- sospiro –Mi sono
innamorato di una ragazza normale, non è una valletta, una bomba sexy che
potrebbe sfilare per una prestigiosa casa di moda, no… io mi sono innamorato di
una ragazza complessata, cinica, sarcastica, timida e, come direbbe lei, “invisibile”-
ridacchio a quell’appellativo –Ho trovato in quella ragazza così comune tutto
ciò che più di speciale ci sia- la guardo –Dal nostro primo incontro, dove ho
fatto la figura della checca isterica visto che litigavo con la sua migliore
amica per uno stupido profumo- Tom scoppia a ridere seguito da Georg e da
Gustav.
Subito
dopo l’intera platea, compresa Andrea, scoppia a ridere.
-Si
sarà detta “Questo è completamente gay”, e, conoscendola, mi avrà dato del
pazzo furioso per essermi legato al dito quel profumo da donna ma…- sorrido
–Quando l’ho rincontrata lei ha accettato di conoscermi, nonostante non avesse
un bel rapporto con questo profugo che ho di fianco e pensasse che l’intera
casata Kaulitz fosse composta da bastardi teste di cazzo, usando il suo
linguaggio-
Intanto,
dalle casse, in sottofondo, si propaga “Iris” dei Goo Goo Dolls.
Una
delle canzoni che Andrea ama di più, lo so perfettamente.
Non
ha idea di quello che ho in serbo per lei più tardi.
Quel
pensiero mi fa sorridere malizioso mentre Tom mi manda silenziosamente a quel
paese.
-Forse
lei si è innamorata di me in quel momento, ma io ho capito, guardandola negli
occhi quel giorno nella Profumeria, che lei sarebbe stata l’altra metà della
mia mela-
-Bill-
mi chiama un giornalista.
Lo
guardo acconsentendo alla domanda che non tarda ad arrivare –Ha un nome questa
ragazza?-
-Certo-
trillo –Tutti abbiamo un nome-
-Possiamo
saperlo?- chiede.
Annuisco
–Certo!- rimangono alquanto stupiti dalla mia rivelazione –Si chiama Andrea
Linke- la guardo –Ve la vorrei presentare di persona- annuncio poi –Andrea,
vieni-
La
vedo annaspare.
Stringere
la mano di Annika e venire verso di me, con le gambe che tremano.
I
giornalisti e i fotografi si girano verso di lei, mentre Tom si sposta appena
per far entrare un’altra sedia al mio fianco.
Andrea,
visibilmente in imbarazzo, si siede al mio fianco.
Le
sorrido e sento la sua manina, piccolina in confronto alla mia, cercare la mia
mano e stringerla.
So
che ha bisogno di incoraggiamento, nei suoi occhi vedo con quanta paura guarda
i giornalisti che si stanno scannando per poter fare una domanda.
Mi
chiamano a destra e a manca per poi cercare l’attenzione di Andrea con la testa
bassa mentre Tom ridacchia dicendole di cacciare le palle, come fa di solito.
-Vi
prego- interviene David –Andrea non è dell’ambiente, non è capace di rispondere
contemporaneamente a ogni domanda, in realtà non ne è capace nessun essere
umano- ridacchia –Sedetevi e procediamo con una domanda per volta-
-Magda
Emilton per Pop Corn- si presenta una
donna appena cala il silenzio –Volevo fare una domanda a Tom Kaulitz-
Mio
fratello rizza le orecchie.
-Spesso
si è parlato di una relazione tra te e tuo fratello, prontamente smentita, non
sei geloso del fatto che ora lui sia fidanzato?-
Tom
sorride e posa una mano sulla spalla di Andrea –Questa ragazza è un demonio,
all’inizio di tutta questa storia avrebbe potuto strapparmi la testa a morsi,
istinti omicidi reciprochi comunque, e non nego di aver detto a Bill di essere
un fottuto masochista- mi guarda –Ma non potrei essere più felice del fatto che
Bill abbia finalmente finito di romperci con la storia dell’anima gemella e che
abbia trovato Andrea che, se conosciuta bene, resta un demonio scurrile come un
camionista ubriaco in un porto, brutale e goffa, ma è giusta per lui- conclude
con un sorriso.
Andrea
lo ringrazia sottovoce.
-Albert
Wren per Bild- annuncia un altro –E tu Andrea, come vivi questa storia con Bill?-
-Ha
cambiato la mia vita, l’ha stravolta e mi ha mandata nel pallone, mi ha fatto
vivere di nuovo e… Dio, vivo la mia storia con Bill come Cenerentola e il
Principe Azzurro, non mi aspetto un “vissero felici e contenti” come nelle
favole, mi aspetto solo di trovarlo sempre lì, pronto a sorridermi e a
sorreggermi quando mi dico “Cavolo, sto con Bill Kaulitz, quando ne troverà una
migliore mi butterà in un cassonetto” e annego nelle mie tante insicurezze-
sorride –Quando l’ho conosciuto mi dicevo “è Bill Kaulitz, Andrea, lui è una
star, tu una povera ragazzina qualunque, come puoi tu competere con tutte
quelle modelle che vanno in giro con lui? Rassegnati, non lo avrai mai” ma,
alle volte le sorprese più belle sono quelle che non hai mai sperato di avere-
Le
passo un braccio sulle spalle e la stringo.
Vorrei
dirle di più, ma non ce la faccio qui, davanti a tutti.
Vorrei
dirle che la amo, che sta diventando tutto per me, vorrei stringerla e portarla
con me, lontano.
Ma
non voglio condividere anche quello con il mondo, per loro sarebbe una dannata
messa in scena.
Lo
crederanno comunque ma non voglio avere i loro occhi addosso quando dirò ad
Andrea le fatidiche due parole.
Ti
Amo.
Le
ho già dette in passato ma, con Andrea è diverso.
Non
lo sento come una forzatura, lo sento come un bisogno.
-Quindi,
Bill, lei è la tua ragazza ufficiale?- mi chiede qualcuno.
Annuisco
–Sì, Andrea Linke è la mia FIDANZATA ufficiale- dico e mi giro verso di lei.
Le
sorrido e lei mi ricambia.
Accarezzo
la sua pelle di porcellana e poso le labbra sulle sue mordendole.
Il
nostro primo bacio pubblico.
Lo
scroscio di un applauso vigoroso si diffonde nell’enorme sala.
-Se
non volete un attacco di iperglicemia vi consiglio di uscire- scherza Tom facendo
ridere tutti i presenti.
*
[ANDREA]
-Un
sorriso, sì Signorina Linke, si stringa a tutti i componenti!-
Non
ho i tentacoli, diamine.
Sorrido
e sento scricchiolare la mia mascella.
Maledizione.
Tom,
alla mia sinistra, non fa altro che ridacchiare a ogni mia imprecazione.
Devo
fargli ridere ma quando saremo da soli gli tirerò un bel pugno in faccia, ecco
cosa farò.
Bill,
invece, mi stringe quasi con possessione.
Un
flash ci inonda.
Christopher
mi sorride alzando il pollice e facendomi un gesto inequivocabile e non molto
gentile nei confronti del suo collega che gli ha coperto al visuale.
Scoppio
a ridere e un Flash mi inonda.
Nella
stanza si diffonde “Your Song” di Elton John, alcune coppie già ballano.
Poso
la testa sulla spalla di Bill –And you can tall everyboby, this is yuor song- canto insieme alla voce di Elton.
Bill
sorride mentre un fotografo ordina al resto dei Tokio Hotel di andarsene,
provocando in Tom un sospiro di sollievo.
Mi
saluta velocemente e, sicuramente, corre da Annika.
-How wonderful life is now you’re in the world- finisce
la frase Bill.
Mi
stringo a lui nella classica foto da matrimonio.
Lui
che mi stringe il fianco e io che poso la testa sulla sua spalla.
Un
altro flash.
Alzo
la testa verso di lui e ci baciamo.
Altro
flash.
-Bill,
mettiti dietro di lei- ordina Christopher e sorride quando Bill mi abbraccia da
dietro e io alzo, istintivamente la testa verso di lui.
Ho
capito che a Christopher piace fotografare la realtà, non le pose.
E
la cosa mi piace.
Alcune
coppie fanno foto che sembrano uscite da un catalogo di moda e non dalla
realtà.
E
io e Bill non siamo un fantoccio di coppia.
Mi
rigiro nel suo abbraccio e faccio passare le mie braccia sul suo collo e
sorrido all’obbiettivo.
È
tutto così assurdamente… bello.
Come
Bill.
Come
il suo amore.
Come
la certezza di essere sua.
Rido
e un flash ci inonda.
Ora
sono, ufficialmente, la
Fidanzata di Bill Kaulitz anche per il mondo intero.
*
-Vieni
a ballare?- mi chiede Bill porgendomi la mano.
Annuisco
alzandomi dal divanetto su cui ci eravamo rifugiati dopo le migliaia di foto
che abbiamo fatto.
Mi
accompagna verso il centro mentre la canzone cambia.
Mi
prende le mani e le fa posare sul suo collo e poi, lentamente, sento le sue
sulla mia vita.
Burning desire to live and roam free
It shines in the dark and it grows within me
Non ci metto nulla a riconoscerla: “Utopia”
dei Within Temptation.
Una delle poche canzoni di quel gruppo, che
io tanto amo, a piacere anche ad Annika.
Guardo Bill e lo vedo sorridere.
C’è il suo zampino.
Sa perfettamente che amo questa canzone così
dolce che, nonostante le parole tristi, è così bella da farmi venire i brividi.
I'm dreaming in colours of getting the chance
I'm dreaming of china the perfect romance
The search of the door to open your mind
The search of the cure of mankind
Io ho trovato la mia Cina, la mia perfetta
storia d’amore.
Ho trovato la porta per aprire la mente di
Bill e farlo innamorare di quel groviglio di insicurezze e timidezza che sono, ho trovato la cura per
quel dolore che affligge chi non trova la propria metà.
La mia cura sta ballando con me.
Mi stringe i fianchi e mi sorride, nei suoi
occhi solo l’amore.
E so che non è un’utopia, un sogno a colori
come quello della canzone, è reale, vivo e arde, come fuoco sul legno.
Divampa, quando mi tocca, crepita quando mi
bacia, muore quando mi è lontano.
E sento la nostalgia di quel fuoco contro di
me.
Why does it rain, rain, rain down on utopia?
Why does it have to kill the ideal of who we are?
Why does it rain, rain, rain down on utopia?
How will the lights die down, telling us who we are?
E nessuno può dirmi chi siamo.
Lo sappiamo solo io e Bill.
Lo guardo e sorrido.
-Sei felice?- mi domanda sfiorando le mie
labbra con le sue.
Annuisco e le mordo –Con te sono sempre
felice-
Ed eccolo qui, il suo sorriso che mi mozza il
fiato.
I'm dreaming in colours, no boundaries again
Dreaming the dream we all seem to share
E sto davvero sognando, un sogno che molte
ragazze, nel mondo, hanno condiviso con me.
Solo che il mio è diventato realtà.
Lo bacio e lascio che la sua lingua si
infiltri nella mia bocca e che cerchi la mia per poi tornare a ballare, come
prima.
Sento i suoi occhi su di me e alzo gli occhi,
incapace di allontanarmi da quelle stille di petrolio ambrato.
-Piccola- mi chiama.
Annuisco.
Si illumina di un sorriso che non gli ho mai
visto addosso e mi guarda attentamente –Ti andrebbe di…-
Oddio.
Sento un vuoto allo stomaco.
Lo guardo con uno sguardo così interrogativo
che riesce a nascondere la certezza della domanda che, sicuramente, mi farà.
Ho avuto la sensazione che Bill mi volesse,
in quel senso, da quando sono entrata nella limousine.
Che si trattenesse a stento (la conferme me
l’avevano date le battutine di Tom e Georg) ma, in un certo senso, non speravo
in una domanda.
Lo esorto a continuare mentre ci dondoliamo
sulla pista.
-… restare con me- mi guarda profondamente –Questa notte?-
Sento un fitta allo stomaco, come se fosse
vuoto.
Farfalle allo stomaco.
Mi sta chiedendo, davvero, di fare l’amore
con lui?
Mi sta davvero chiedendo di donargli la cosa
più bella che ho?
Lo guardo strabuzzando gli occhi per alcuni
secondi non sapendo cosa dire.
Devo rispondere di sì?
Desidero Bill in un modo assurdo e sono
pronta, credo, a donarmi.
Le preoccupazioni sono passate e l’unico
problema è quello di risultare un’incapace cronica.
Bill mi sorride.
Forse ha capito tutto.
Abbassa lo sguardo verso di me e mi bacia,
con una profondità tale, che prelude solo a quello che accadrà dopo.
Ha capito tutto.
Mi lascio baciare da lui, sento il suo
piercing nelle labbra solleticarmi la lingua.
Mi stringo di più a lui mentre le sue mani
scivolano sul mio sedere e si piantano ai lati del mio bacino.
-Lo prendo per un sì- mi sorride leccandosi
le labbra.
*
[ANNIKA]
-Sono
riuscito a liberarmi, finalmente- esala Tom mentre cammina nella mia direzione,
tornando da me come mi aveva promesso.
Sorrido
leggermente a quelle parole: ho seguito tutto con lo sguardo e dire che gli
hanno fatto un intero book fotografico sarebbe poco.
-Ora
non mi disturberanno più, però- mormora lui con aria maliziosa, ormai vicino a
me.
Sorrido
ancora, senza dire nulla.
È
la sua vicinanza che mi mozza completamente il fiato.
-Ti
va di andare a fare un giro fuori?- mi chiede subito lui, puntando il suo
sguardo color cioccolato nel mio.
Lo
fisso per qualche istante e avverto distintamente il mio stomaco fare una
capriola.
Perché
devo sentirmi così agitata e imbarazzata?
-Ehm…va
bene!- esclamo io, cercando di non risultare la deficiente che mi sento, annuendo
e lasciando che lui prenda la mia mano e mi trascini con sé.
Riesco
a seguirlo, nonostante il mio peso poggi interamente su un paio di tronchetti
di 12 centimetri
ciascuno.
Usciamo
dalla sala conferenza, percorriamo il sontuosissimo corridoio, ricoperto
completamente da tappeti in stile persiano e giungiamo finalmente all’esterno.
Una
distesa di verde si perde dinanzi a noi, resa assolutamente magica da luci
soffuse sparse qua e là.
Mi
guardo attorno e poi lascio scivolare il mio sguardo su Tom.
Lo
vedo sorridermi con fare malizioso: probabilmente era già certo che un posto
del genere mi sarebbe piaciuto.
Fondamentalmente
io e Tom non abbiamo mai parlato molto.
Il
nostro rapporto è stato sempre decisamente carnale.
Io
non ho mai avuto modo di parlare con lui, per conoscerlo veramente.
Lui
non sa quali sono i miei gusti, non sa come la penso io su certe cose.
Eppure
stasera si sta rivelando una sorpresa continua: è come se sapesse perfettamente
le cose che io adoro, senza che io gliele abbia mai dette.
Senza
dire nulla, incrocia le dita della sua mano con le mie e mi trascina dietro di
lui.
Mi
porta in un punto del giardino, circondato da alberi altissimi, ciascuno
illuminato da luci alla propria base, a creare un effetto davvero suggestivo.
Già
solo nel vedere il posto in cui mi ha portato, mi si sta gelando il sangue
nelle vene.
Ci
avviciniamo ad una panchina, una di quelle da hotel, in ferro battuto e ricoperta
interamente da morbidi cuscini.
Lo
vedo sedersi, con fare sicuro.
-Vieni
qui- mormora lui, indicandomi la sua coscia.
Il
cuore mi si ferma un attimo.
Ok,
in questo momento se io mi sedessi sulle sue gambe a un respiro da lui,
sembreremmo perfettamente una coppietta di fidanzati.
E
io non voglio che sia così.
Non
faccio in tempo a rispondere che lui mi afferra un polso e mi trascina su di
lui, ridendo.
Ebbene
si, mi ritrovo seduta sulle sue gambe, se me l’avessero detto ci avrei creduto?
Non
credo, no.
Lo
guardo, visibilmente imbarazzata e probabilmente anche del colore del fuoco.
Mi
sistemo di poco il vestito sulle cosce, che arriva un po’ sopra il ginocchio.
Sento
i suoi occhi addosso e credo che in questo momento potrei tranquillamente
essere presa da un infarto.
Mi
volto verso di lui, dopo aver smesso di sistemarmi il più possibile e incrocio
il suo sguardo.
È
così strano vedere Tom da questa prospettiva.
Ci
sono stata a letto ma avevo saltato tutta questa parte.
La
parte del corteggiamento, la parte dei semplici baci sulla guancia, la parte
del “ti voglio ma non è ancora il
momento”.
E
forse è stato proprio questo che ha segnato la nostra storia in partenza, rendendola destinata a non funzionare, mai.
Sento
la sua mano sinistra sfiorare il mio fianco, sopra la sottile stoffa del
vestito che indosso, mentre la sua mano destra, con prudenza, si poggia sulla
mia coscia scoperta.
Discreto.
Tom
non è mai stato discreto, in queste cose.
Se
si fosse trattato di un mese fa, avrebbe già infilato la sua mano dentro le mie
mutande.
Ripenso
alle parole di Andrea.
“È già
stato a letto con te, il sesso l’ha avuto. Se ti ha portata qui stasera vuol
dire che vuole altro da te.”
Guardo Tom fissare i suoi occhi nei miei e
sorridermi lievemente.
Cerco di non dare a vedere il tremore che si sta
impossessando di me, ora che lo sento tirarmi un po’ più verso di lui.
-Sono contento di averti avuta qui con me, stasera-
comincia lui, con tono di voce basso e tremendamente sensuale.
Inclino di poco la testa, e gli sorrido, felice.
-Anche io, sai?- mi lascio sfuggire- a parte il
fatto che domani i miei mi vedranno su tutti i giornali accanto a te- continuo
poi, ridendo di poco.
Tom alza un sopracciglio.
-Non sapevano che…- tenta di chiedermi lui.
Scuoto vigorosamente la testa, avendo già capito la
sua domanda.
-Ho detto loro che ero stata invitata da un…-mi
interrompo un attimo, andando completamente a fuoco-…ragazzo, ma non ho detto
loro che era un membro della band- gli spiego con qualche incertezza.
Lui sorride malizioso.
-Devi solo sperare che non leggano riviste di
gossip, allora- mi fa lui, ridendo.
Penso a mia madre, decisamente non è il tipo.
Rido di poco.
-Beh, ad ogni modo domani mattina mi fionderò in
tutte le edicole di Amburgo e comprerò tutti i giornali per evitare che anche
solo uno finisca nelle mani dei miei- dico ridendo dell’assurdità che sono
stata capace di dire.
È sentire il respiro di Tom sulla mia pelle, ed è
sentire il suo corpo così vicino al mio che mi manda in tilt, azzerando tutte
le mie capacità mentali.
Lo vedo osservarmi e ridere di poco.
D’un tratto diventa serio e i suoi occhi nei miei mi
fanno quasi rabbrividire.
Non l’avevo mai visto così, giuro.
-Sai? Ora che ti ho così vicina e ti guardo negli
occhi mi sento stranissimo- mormora lui, facendo scivolare la sua mano sulla
mia coscia, perfettamente liscia.
Deglutisco un attimo, non riuscendo a dire nulla e
né tanto meno ad intuire dove lui vuole arrivare.
-È come se io…provassi qualcosa che non ho mai
sentito prima e di cui non conosco neppure il significato- continua lui, ad un
soffio dal mio viso.
Non smetto di guardarlo negli occhi neppure per un
istante.
-E lo provo per te- mi dice in un sussurro.
Sbatto un paio di volte le ciglia, e lo guardo.
Lo guardo disperatamente in cerca di una spiegazione
a quelle sue parole…da brivido.
Che cosa vuol dire?
E soprattutto perché mi sta così vicino e la sua
mano continua ad accarezzare la mia coscia senza spingersi troppo oltre?
-Vuoi dire che…- mi interrompo io, in preda ad una
crisi respiratoria-…stai iniziando a volermi
bene, Tom?- esalo quasi in un sussurro, sentendomi totalmente fuori dal
mondo in questo istante.
La sua mano accarezza il mio fianco, mentre riesco a
sentire il suo profumo dolcissimo.
-Se voler bene ad una ragazza vuol dire sentire
continuamente il bisogno di starle accanto, essere terribilmente geloso quando
qualcun altro le si avvicina, ritrovarsi a pensare a lei sempre più spesso e
sentire una voglia sovrumana di vederla anche semplicemente per sentire il suo
profumo- si interrompe un attimo, riprendendo fiato- allora si, ti voglio bene, Annika- mormora infine,
guardandomi negli occhi.
Il cuore mi si ferma per un istante.
La pelle d’oca sul mio corpo.
E mi sento lentamente morire.
Il muscolo vitale nel mio petto riprende a pulsare
talmente velocemente da creare in me l’impressione che stia per esplodere da un
momento all’altro.
Sbatto per un paio di volte le ciglia.
Ma è davvero Tom Kaulitz il ragazzo dolcissimo che
mi sta accanto?
Il ragazzo che mi sta facendo sentire come mai, in
18 anni, nessuno era mai riuscito a farmi sentire?
Lui mi sorride, con quell’aria maliziosa che è il
suo classico, ormai.
Non riesco a muovere neppure un muscolo.
Solo lui è in grado di farmi sentire così impotente
con un solo sguardo.
Riesco, con non poca difficoltà, ad incurvare le mie
labbra in un lieve sorriso.
-L’idea che un altro ragazzo anche solo ti guardi mi
fa andare fuori di testa- mormora lui, lasciando scivolare la sua mano sotto il
mio vestito, di qualche altro centimetro.
La sua gelosia.
La sua possessività.
È tutto ciò che più mi fa impazzire di lui.
Sorrido impercettibilmente a quelle parole, mentre
sento la sua presa stringersi attorno alla mia vita.
-Non dovresti essere così geloso, sai?- gli dico io,
con un sorrisetto stampato sulle labbra, quasi in un sussurro.
Tom alza un sopracciglio.
-Sei talmente bella e sexy che nonostante eri
accanto a me tutti i ragazzi lì dentro ti spogliavano con gli occhi- mi fa
notare lui, agitandosi notevolmente.
Bella e sexy?
Lui mi trova bella e sexy?
Un brivido mi corre veloce lungo la schiena.
-Io…- tento di dire in notevole difficoltà- io non
sono mai stata con nessuno, al di fuori di te, Tom- mormoro io, arrossendo
notevolmente e sentendo il mio cuore pulsare all’impazzata.
Lo vedo bloccarsi un attimo.
-Cosa?- mi chiede lui, con un sopracciglio alzato e
con aria confusa.
-Tu sei stato l’unico- gli ripeto, con tono di voce più
basso- solo tu…mi hai toccata veramente- sibilo io, sentendomi letteralmente
morire per la confessione che gli ho appena fatto.
Adesso gli sembrerò più imbranata ancora di quanto
io gli sia già sembrata per tutta la sera.
-Vuoi dire che…- tenta di dire lui, notevolmente
sorpreso.
Annuisco, prima ancora che lui mi ponga la domanda.
Sarebbe ancora più imbarazzante sentire uscire
quelle parole dalla sua bocca.
-Con te è stata la mia prima volta- gli confesso in
un sussurro.
E con questo voglio fargli capire che degli altri
ragazzi non me n’è mai importato nulla.
Che io non mi concedo a destra e manca, come
potrebbe sembrare.
Lo guardo negli occhi e li vedo illuminarsi.
Una scintilla di orgoglio appare all’interno di
quelle iridi color cioccolato.
Un sorrisetto malizioso incurva le sue labbra
carnose.
È decisamente felice di quello che ha appena saputo.
È decisamente orgoglioso di essere stato il primo e
l’unico.
Glielo leggo negli occhi.
Il fatto che la mia rivelazione lo abbia potuto
rendere ancora più sicuro di avermi in pungo in questo momento non mi interessa
affatto.
Improvvisamente sento il suo naso sfiorare il mio
collo, e le sue mani stringersi attorno al mio corpo con sempre più
possessività.
Quando sento le sue labbra lasciare un lieve ed
umido bacio sul mio collo, sussulto.
Le sue mani si stringono attorno alla mia vita,
mentre sento le sue labbra scorrere sulla mia pelle, e salire fino alla mia
bocca.
Il suo naso sfiora il mio, mentre sento il suo
respiro lambire il mio viso ed il modo in cui mi sta stringendo mi fa sentire
tremendamente sua.
Chiudo lentamente gli occhi e sento perfettamente le
sue labbra sfiorare le mie.
Inclino di poco la testa, mentre sento un tripudio
di emozioni esplodermi dentro.
Queste labbra.
Queste labbra che per me sono una droga, di cui io
non riesco a fare a meno.
Il mio cervello si azzera nell’esatto momento in cui
sento che Tom annulla l’irrisoria distanza che c’era tra di noi e posa le sue
labbra sulle mie.
-Annika, cazzo, non sai che…- sento urlare da una
voce a me indubbiamente familiare.
Mi irrigidisco all’istante e mi allontano da Tom in
un nano secondo.
Il cuore comincia a battermi all’impazzata, non
appena mi volto e vedo Andrea impalata, inerme, che fa saettare lo sguardo
alternativamente su me e Tom.
-Oddio- esala, conscia di quanto ha appena fatto.
Già immagino che si sta sentendo morire.
-Scusatescusatescusate- esclama lei, retrocedendo di
qualche passo, quasi in stato di shock, prima di voltarsi ed iniziare a correre
via.
Mi alzo immediatamente dalle gambe di Tom e lo
guardo.
-Scusa- mormoro io facendo per andare via.
-Aspetta- mi blocca un polso, guardandomi con un
intensità spaventosa.
Quel bacio ci voleva, sia per me che per lui.
Ma forse non era questo il momento.
-Non andartene- mi fa lui, tenendo ancora salda la
presa attorno al mio polso.
Un brivido mi prende le viscere e distolgo
immediatamente lo sguardo da lui.
Forse siamo davvero destinati a non funzionare insieme.
-è meglio così, Tom- mormoro in un sussurro prima di
divincolarmi dalla sua presa ed allontanarmi sotto il suo sguardo.
Prendo a correre, per raggiungere Andrea.
Se è venuta a cercarmi, vuol dire che aveva bisogno
di me.
E forse è stato davvero meglio così.
Ignoro il nodo che mi si sta formando alla gola e
che mi impedisce quasi di respirare e corro dentro.
-Andrea- esclamo io, vedendola avanzare nel
corridoio, diretta alla sala principale.
La mia amica si volta.
Sul viso ha dipinto il dispiacere fatto persona.
Affretto il passo fino a raggiungerla.
-Scusa- mormora lei evidentemente dispiaciuta- non
pensavo che…- tenta di dire lei con sguardo basso.
-Tranquilla- la blocco io, sorridendole leggermente-
non fa niente, è stato meglio così- le assicuro, cercando di rassicurare,
forse, anche me stessa.
-Tom mi ucciderà- mormora lei terrorizzata.
-Non dire cavolate- le dico io ridendo- piuttosto:
perché mi hai cercata? Che è successo?- le chiedo io cambiando immediatamente
discorso.
Il suo sguardo si illumina all’istante e un sorriso
enorme condisce il suo viso.
Intuisco che c’entra Bill.
Solo quando c’entra lui Andrea si illumina così.
Sorrido maliziosa nel vederla e la esorto a parlare.
-Bill mi ha…- si interrompe, evidentemente
imbarazzata-…chiesto di…- si interrompe ancora, diventata tutta rossa in viso.
Con un gesto della mano la esorto a continuare-…rimanereconluistanotte- dice
tutto d’un fiato, totalmente eccitata.
Mi lascio sfuggire un gridolino eccitato e mi butto
al suo collo, stringendola forte.
Gesto che desta l’attenzione di alcuni signori che,
ospiti dell’Hotel, camminano nel corridoio.
-Oddio- trillo io, ignorando le loro facce sconvolte
e staccandomi dalla mia amica- in pratica ti ha chiesto di- sto per urlare
“fare sesso con lui”, quando Andrea mi tappa la bocca con la mano, impedendomi
di concludere la mia frase.
-Sei scema? Non urlarlo così!- mi rimprovera lei con
sguardo truce, guardandosi attorno- comunque si!- esclama poi, rilassando il
suo viso in un sorriso estasiato.
-Sei pronta?- le chiedo io seria.
Lei annuisce, senza pensarci su neppure per un
attimo.
Ed è questo che mi fa capire che lei è Bill si amano
e si vogliono sul serio.
Andrea non l’ha mai fatto prima con nessuno, e se
ora non ha bisogno di pensarci neppure su, vuol dire che ne è assolutamente
sicura.
Sorrido felice.
Felice per lei.
-Ho solo il terrore di essere imbranata- mi confessa
poi, corrugando la fronte.
-Non pensarlo neanche- la ammonisco io alzando un
dito verso di lei- Bill ci tiene a te, talmente tanto che pensa sia giunto il
momento di fare un passo così importante. E sono sicura che in quel momento la
tua insicurezza lo farà intenerire ancora di più. In fondo è anche per questo
che si è innamorato di te, no?- le faccio notare io.
Lei mi sorride, e la sua eccitazione è quasi
tangibile.
Nei suoi occhi leggo la voglia, il desiderio di fare
l’amore per la prima volta con il suo ragazzo.
Ma leggo anche quell’incertezza e paura che sono del
tutto giustificabili.
-Sarà indimenticabile, ne sono sicura- mormoro io,
sorridendole.
Sento le braccia di Andrea ancorarsi al mio collo e
stringersi a me.
Ricambio quell’abbraccio, sentendo il calore del suo
esile corpo contro il mio.
-Per i miei genitori io stanotte sono a dormire da
te, eh!- mi sussurra in un orecchio, scoppiando poi a ridere.
Ridacchio anche io: Andrea ha sempre coperto me, e
per una volta che accadrà il contrario io mi sento emozionatissima per lei.
-Domani voglio tutti i dettagli!- la avviso io,
allontanandomi da lei e sorridendole.
Lei annuisce sicura e poi mi saluta con un cenno
della mano, allontanandosi da me.
La vedo sparire attraverso il corridoio e sospiro.
Per una volta è lei ad essere quella felice.
Mi incammino attraverso l’immenso e sontuoso
corridoio, diretta all’uscita.
Guardo l’orologio al mio polso: segna l’una meno
cinque minuti.
È il caso che io me ne torni a casa.
Torno all’ingresso dell’Hotel e vedo il portiere
sorridermi cordiale.
-Arrivederci, signorina- mi saluta lui.
-Buonanotte- gli sorrido e lo saluto con un cenno
della mano, prima di afferrare il mio cellulare all’interno della mia borsetta
e chiamare un taxi.
*
[TOM]
Corro il più veloce possibile.
Devo raggiungere Annika, al più presto.
Mi appunto mentalmente di uccidere Andrea,
sarà anche dalla mia parte ma è apparsa nel momento meno opportuno.
Voglio da lei una scusa più che plausibile.
Mi scontro appena con qualche persona ma non
ho la premura di scusarmi.
Continuo a correre cercando di intercettare
la sua chioma bionda per poterle parlare, ancora.
Mi ha infastidito il modo in cui è scivolata
via proprio mentre le nostre labbra stavano per sfiorarsi.
Cazzo!
-TOM!-
La voce inconfondibile di mio fratello mi
arriva chiara alle orecchie.
Mi blocco sperando con tutto il cuore che
Bill la faccia, DAVVERO, corta.
Lo vedo corrermi incontro decisamente
affannato.
Quest’ albergo è così grande che ho già perso
di vista Gustav e Georg da un pezzo e a malapena mi ricordo dove io sia.
-Che c’è?- dico, senza cercare di sembrare
cordiale, sono di fretta, dannazione.
Bill si posa le mani sui fianchi e mi guarda
tremendamente malizioso.
Cosa cazzo vuole adesso?
Alzo un sopracciglio e Bill mi sorride –Hai
un preservativo?-
Eh?
Se potesse la mia mascella cadrebbe verso il
basso posandosi su questo pavimento di pregiato marmo.
Bill vuole un preservativo?
Sono scioccato.
Cioè, sapevo perfettamente che Bill, quando
eravamo più piccoli, rubava i miei adorati “palloncini” dai cassetti o dalle
valigie ma… non me li aveva mai chiesti!
Non così direttamente.
Di solito ci gira intorno alle cose.
Si vede che deve essere tremendamente
arrapato o brillo per mostrarmi il suo lato… uguale al mio, ecco!
-Ehm… sì- annuisco cercando il mio portafogli
nelle tasche.
Quando lo trovo lo porto davanti allo sguardo
di mio fratello.
Lo apro e comincio a cercarlo, maledicendomi
di nasconderli sempre.
Ma, pensandoci, vi immaginate che figura di
merda farei negli autogrill o nei negozi se mi cadesse mentre pago?
Ora capirete il motivo per cui sia così
accorto nel metterlo nel portafogli.
-Posso sapere a cosa ti serve?- chiedo mentre
frugo tra le mie carte di credito.
Sorrido quando ne trovo due, sotterrati sotto
uno scontrino dei una Gibson che ho comprato due giorni fa.
La bustina argento splende tremendamente
sotto questa luce artificiale.
Bill mi guarda con un sopracciglio alzato –A
cosa mi serve un preservativo Tom?-
Oh, io lo so bene, la cosa che mi sfugge è
con chi.
E soprattutto, Andrea ha deciso di stappare
il buco?
Spalanco gli occhi di colpo e guardo mio
fratello –Andrea te la da?-
Bill mi tira una manata –Non essere volgare-
Afferro una delle bustine e la passo a Bill,
guardandomi attorno –Sta’ attento-
Ok, non è una frase da me, ma Andrea è mia
amica, cioè, la mia migliore amica.
Questa, speriamo, è la sua prima volta e mio
fratello, a letto, non è il grande gentlemen che vuol far credere.
Tante volte io e Georg ci siamo trovati a
dormire nello stesso letto perché, visto le camere comunicanti che di solito ci
propinano, sentivo tutto quello che succedeva nella camera di Bill.
Spesso e volentieri, Bill, il giorno dopo, si
sentiva di merda per come aveva trattato quelle ragazze.
Diciamo che, per certi versi, Bill è più
irruento e rude di me… e questo la dice lunga.
Si infila la bustina nella tasca posteriore
del pantalone di pelle e mi guarda.
Alza un sopracciglio sorpreso dalla mia
esclamazione –Cosa?-
Mi volto verso la porta e la vedo.
Dio, se ne sta andando, cazzo.
Guardo Bill con la voglia irrefrenabile di
andarmene.
-Sì, sta attento- ripeto, voltandomi subito
dopo, per andarmene.
Bill mi afferra per una mano, mandando in
frantumi la mia pazienza.
Porco… Se non mi lascia andare gli stacco la
mano a forza di morsi.
-Tom- mi richiama –Non eri tu quello che mi
diceva sempre di andarci pesante con le ragazze?-
-Non con Andrea- esclamo cercando di
divincolarmi.
Ma dove cazzo ha preso tutta questa forza?
Strattono il mio braccio senza un risultato
preciso.
Cazzo.
Bestemmierei se non fossi così preso a
guardare i movimenti della ragazza.
-Perché?- mi chiede spingendomi verso di lui.
Mi trovo a pochi centimetri dal suo viso e devo,
per forza sospirare –Perché… ehm… perché Andrea è mia amica e per lei, fare
l’amore con te, è un passo importante-
-Spiegati- mi ordina.
Sospiro guardandomi intorno.
Andrea mi ammazzerà, ne sono certo.
Ma se non gli dico quella dannata cosa non mi
lascerà mai andare.
-Andrea è vergine- confesso –Non ha mai
scopato, credo non abbia mai visto nemmeno un pene dal vivo, contento?- esalo
disperato cercando di sfuggire dalla presa di ferro di Bill.
Tentativo inutile.
Bill mi tiene ancorato a lui.
Altro appunto mentale: tagliare tutti i
capelli a Bill se non mi lascia andare via.
Lo guardo di tralice mentre lo vedo gongolare
estasiato –Quindi, io sono il primo-
Mi strattono velocemente e lo guardo con
evidente irritazione –Sì- asserisco massaggiandomi il polso, do uno sguardo
alla porta e la vedo che parla con il portiere, lo sguardo sconvolto.
Starà chiamando un taxi, ne sono certo.
Punto il dito contro il petto di mio fratello
e lo guardo seriamente –Vedi di darti una regolata, Andrea è la mia migliore
amica, se scopro che le hai fatto qualcosa che lei non voleva, ti giuro Bill,
ti farò diventare una voce bianca ok?- lo minaccio –Mi sento il dovere di
proteggerla dal mostro che diventi tra le lenzuola-
Bill alza un sopracciglio che ignoro
prontamente.
-Vedi di non traumatizzarla, chiaro?-
concludo.
-Cristallino- risponde lui trucidandomi con
un’occhiataccia –Comunque lo immaginavo,
le avevo dato tante di quelle possibilità di saltarmi addosso ma non l’ha mai
fatto- ciarla lui, pensando davvero che io lo stia ascoltando.
Annika sta uscendo fuori, dannazione!
-Era logico che fosse vergine- sta
sproloquiando ancora Bill –Dio, è la cosa più bella che potesse capitarmi, io
amo Andrea ed essere il primo è davvero così… giusto!-
Roteo gli occhi quando Bill mi afferra un
polso mentre sto tentando di scappare verso Annika.
-Vero Tomi? Non è fantastico?-
-Sì che bello- commento sarcastico –Stasera
scopi, come sono contento-
-Faccio l’amore- mi corregge Bill,
prontamente.
Strattono il braccio –Sì, come vuoi-
-E per Andrea sarà bellissimo, me lo sento-
cinguetta come una femminuccia.
Do uno strattone e sospiro quando Bill mi
regge ancora –Sì sì, sarà tutto perfetto, da voltastomaco, ora mi lasci?-
sbotto infastidito –Sono di fretta!-
-Mah…- piagnucola lui –A te non interessa
nulla…-
-BILL!- tuono –Mi vuoi lasciare andare?
Annika se ne sta andando, voglio fermarla- confesso infine.
Bill molla il mio polso.
Finalmente.
-Corri allora!- mi spinge verso la porta.
Seguo il suo ordine e inizio a correre, di
nuovo.
Ma mi volto solo un secondo per sorridere a
Bill –Buona fortuna, e mi raccomando vacci piano- Bill mi sorride un “Grazie
Tomi” .
Mi giro e corro verso la porta d’ingresso con
in mente l’idea più folle e giusta della serata.
*
[ANNIKA]
L’aria fredda della notte amburghese si infrange
sulla mia pelle nuda, facendomi leggermente rabbrividire.
Sospiro pesantemente, mentre percorro, sola, il
tappeto rosso ormai vuoto.
Le transenne sono ancora montate, ma non si vede più
nessuno, se non qualche impervio giornalista che, infreddolito, attende
l’uscita dei Tokio Hotel con la speranza di fare qualche scatto in più.
Percorro la lunga scia, ripensando al fatto che solo
qualche ora fa c’era Tom accanto a me.
Arrivo lungo il bordo della strada e mi fermo sul
marciapiede, aspettando che arrivi il Taxi che ho chiamato poco fa.
Non mi va di tornare da Tom e disturbarlo
chiedendogli di riaccompagnarmi a casa.
Sarebbe difficile guardarlo di nuovo negli occhi
senza che entrambi siamo presi dalla voglia di baciarci.
Preferisco di gran lunga tornarmene da sola e, nel
frattempo, riflettere.
Riflettere sulla serata appena trascorsa, per fare
un bilancio che risulti almeno un minimo gratificante.
Le luci di Amburgo si sono parzialmente spente,
mentre il traffico è notevolmente diminuito, vista l’ora.
Solo qualche audace automobile si intravede correre
lungo la strada illuminata solo dalla luce fioca dei lampioni.
Sfrego le mie mani sulle mie braccia, nel vano
tentativo di riscaldarmi, quando sento dei passi veloci correre dietro di me.
[TOM]
Attraverso correndo l’uscita dell’Hotel, sotto gli
occhi increduli del portiere.
Cosa sto facendo?
Non lo so neppure io di preciso, sento solo che devo
farlo.
Scendo rapidamente i pochi scalini che mi separano
dal Red Carpet ormai vuoto.
Alcuni giornalisti lì intorno si rizzano in piedi
non appena mi vedono varcare la porta, intenzionati a chiedermi dove sto
andando così di corsa, probabilmente.
Ma riesco a sfuggire loro, ignorando completamente
il fatto che abbiano già preso a chiamarmi.
Mi avvicino al marciapiede e la vedo.
È lì, sola, in piedi, immobile.
Riconosco la sua figura snella e slanciata, le sue
gambe lunghe e i capelli biondi che cadono, perfettamente lisci, sulle sue
spalle.
Mi avvicino a lei, concitato e con un leggero
fiatone.
Senza neppure pensarci, mi avvicino del tutto e le
afferro un polso con non troppa irruenza.
Lei si volta immediatamente ed incontra i miei
occhi.
Mi sembra di leggervi all’interno l’emozione, la
sorpresa, il desiderio.
Avvicino il mio viso al suo, sento il suo respiro
solleticarmi la pelle, mentre cerco in ogni modo di regolarizzare il mio.
Sento il suo naso sfiorare il mio, mentre non riesco
a staccare i miei occhi dai suoi.
-è tutta la sera che desidero farlo- le sussurro
mentre poso le mie mani sulla sua vita e la tiro di poco a me.
La vedo inerme, immobile, nella mia presa.
Abbasso di poco la testa e lo faccio: interrompo
finalmente la distanza che mi separava da quelle labbra dolci che ho desiderato
fin troppo stasera.
Sento il suo sapore buonissimo, sento la delizia di
questo bacio.
Le mordicchio con sapienza il labbro inferiore,
facendo in modo che la sua bocca di dischiuda.
Le chiedo con tenerezza di approfondire quel
contatto che mi sta già mandando fuori di testa.
Infilo la mia lingua nella sua bocca e accarezzo la
sua.
Prendo a baciarla come si deve, mentre percepisco le
sue mani poggiarsi sul mio petto e scivolare dolcemente su di esso.
La sento: anche lei mi vuole.
Risponde al mio bacio con dolcezza e sensualità,
mentre io continuo ad assaporare quelle labbra e a giocare con la sua lingua.
Timida, incerta, fragile.
Faccio scivolare le mie mani sui suoi fianchi,
tirandola ancora di più a me: la desidero.
Desidero come non mai che questo bacio si trasformi
in qualcosa di ancora più intenso ed eccitante.
Ruoto la mia lingua nella sua bocca con decisione e
con fare sensuale, certo di stare per mandarla fuori di testa.
Sentire le sue labbra mangiare le mie e le sue mani
toccare il mio petto è tremendamente eccitante.
Il fatto che siamo praticamente lungo la strada ed
il fatto che tutta Amburgo in questo momento ci sta vedendo non sembra
interessarmi.
Mi importa solo la sua lingua, in questo momento. E
mi importa quel contatto che mi sembra così sensuale.
Il suono prolungato di un taxi ci riporta alla
realtà.
Ci stacchiamo lentamente, e sorrido nel vedere le
sue labbra rosse e leggermente gonfie.
Annika si volta di lato ed io faccio lo stesso: vedo
un taxi fermo accanto al marciapiede che attende.
-Il mio taxi- mormora lei ricomponendosi ed
indicando la vettura.
La guardo negli occhi: non può sfuggirmi così e
soprattutto non può farlo ora.
Mi avvicino di nuovo a lei, passo le mie mani
attorno alla sua vita e la tiro a me, fino a far aderire il suo corpo al mio,
sotto lo sguardo incredulo del tassista.
Mi abbasso verso di lei e mi riapproprio di nuovo di
quelle labbra, sentendole mie e sentendo l’eccitazione crescere sempre di più.
Lecco leggermente il suo labbro inferiore,
baciandola ancora e ancora, come se non l’avessi mai fatto prima.
Mi avvicino al suo orecchio e le sussurro con voce
roca e sensuale:
-Resta con me, stasera-
La sento irrigidirsi sotto la mia presa e vedo i
suoi occhi turchese puntarsi nei miei.
Mi guarda, incredula, stupita, vogliosa.
Le sorrido con malizia, e, prima ancora che lei
possa rispondere, lascio la presa su di lei e mi avvicino al taxi.
-Ci scusi, cambio di programma- avviso l’uomo al
volante, piegandomi verso il finestrino aperto. Mi infilo una mano nella tasca
posteriore dei jeans ed estraggo il mio portafoglio. -Tenga- tiro fuori una
banconota da 20€ e gliela porgo, pagandogli il disturbo.
L’uomo afferra il denaro, dopo averlo guardato, mi
accenna un sorriso e riparte.
Mi rinfilo il portafoglio in tasca e mi volto verso
Annika che mi guarda strabuzzando gli occhi.
Le sorrido leggermente, mi avvicino a lei mi piego
di nuovo sulle sue labbra, sentendo per l’ennesima volta quel sapore
deliziosamente dolce.
E sento le sue mani posarsi con delicatezza attorno
al mio collo e la sua lingua approfondire il contatto.
Un brivido di eccitazione mi scuote.
Anche lei mi vuole.
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