i wish i was a punk rocker with flowers in my hair ITA
Disclaimers: Questa storia è tutto frutto della mia mente, non
mi pagano, non è vero niente, nessun animale è stato
maltrattato durante la stesura di questa storia.
Note autore: Allora, questa è ufficialmente la prima storia che
scrivo sui One Direction (almeno in italiano) ma ufficiosamente
sarà più o meno la centesima, ma meglio non dirlo in
giro. Tutto iniziò un brutto giorno in cui tumblr fu riempito di
foto di Harry Styles con dei fiori fra i capelli, nello stesso momento
in cui Louis stava riempiendosi di tatuaggi ed ho iniziato a pensare a
quanto bello fosse il mondo e gli uccellini cantavano. Ho iniziato a
scrivere questa storia con tutta un'altra storyline in mente e fino a
quattro giorni fa era una draft incompiuta fra le mie fic inglesi (la
fic inglese e questa sono completamente diverse, immagino che sia
perchè amo l'inglese ed è più facile scrivere e
l'italiano mi ansia) ma erano mesi che volevo finirla e una volta
iniziato a scrivere in italiano, ho continuato e, quattro giorni dopo,
ecco il risultato. Sono passata in mezzo a diciamo almeno tre cambi di
trama mentre scrivevo ed è stato un po' come se fossero i
personaggi i dirmi cosa fare. Still, l'unica cosa che volevo dirvi
è di stare attente a Louis e alle sue seghe mentali, all'uso non
proprio gentile di parolacce varie e menzioni di uso di droghe (non
sono hardcore quindi non scriverò mai un nuovo Trainspotting) ed
ho letteralmente creato un mix che mi ha aiutato a formare questa
storia, spero lo ascoltiate leggendo, prima, dopo, durante, in tutti i
luoghi ed in tutti i laghi ed è qui -> https://8tracks.com/theonekeepingyoualive/the-hardest-of-hearts (non parlatemi di html, che son vecchia e i codici me li dimentico, io ci provo ma proprio)
Passo e chiudo.
The Hardest Of Hearts
***
There is love in your body but you can't get it out
It gets stuck in your head, won't come out of your mouth
Sticks to your tongue and shows on your face
That the sweetest of words have the bitterest taste
(Hardest Of Hearts - Florence + The Machine)
***
La prima volta che Louis adocchia il poster affisso sulla porta di
legno dall'altra parte della strada, è perchè sta
buttando distrattamente il bicchiere di carta di té che ha
appena bevuto, nel cestino. In realtà quella è la prima
volta che si accorge che c'è un negozio di libri,
insieme a quel poster, che una volta doveva essere stato bianco, ma
che ora è rovinato dai segni del tempo e delle intemperie, ma
l'inchiostro è ancora nero e ben leggibile:
[Durante le ore di lavoro, i libri al
piano terra costano 50 centesimi l'uno oppure potete prenderne 5 per 2
sterline. Quando il negozio è chiuso (il piano superiore!)
potete prenderli pure in prestito e restituirli, oppure decidere di
tenerli e pagarmi dopo.
Poco sotto, aggiunto come un P.S., c'è scritto:
Qualsiasi volta abbiate voglia di leggere qualcosa quando piove, o non avete soldi, non fatevi problemi, prendete pure.
Donazioni sono sempre ben accette, però.
Grazie,
Harry.]
Si tira un po' più su la custodia della chitarra sulla spalla,
ed attraversa la strada, incuriosito. La porta del negozio è
spalancata e dall'esterno riesce solo vedere una rampa di scale coi
gradini pieni di libri colorati e chiaramente vecchi e usati,
appoggiati alla rinfusa, ai lati delle ringhiere altri libri stipati su
mensole strapiene. Si ferma di fronte al poster e lo fissa per qualche
secondo, prima di entrare.
Chi al mondo ha un negozio di libri e poi lascia che chiunque prenda
senza pagare? Louis sarebbe potuto entrare, rubare dei libri e mai
più tornare indietro. Chiaro, erano libri vecchi e usati -
probabilmente le donazioni non si riferivano solo ai soldi, ma anche a
libri che la gente aveva deciso di voler togliersi dai piedi - ma.
Questione di principio, no?
Louis sbatte gli occhi un paio di volte e si guarda attorno; ci sono
raggi di sole che fanno danzare granelli di polvere nell'aria e l'odore
di carta e il silenzio quasi surreale fanno sembrare quel negozio quasi
un posto di un altro mondo, un posto dove Louis si sente in pace con
sé stesso e calmo. Cosa che non succede spesso nella sua vita,
negli ultimi anni. E forse è per questo che decide di seguire le
scale fino al piano superiore, anche se sa perfettamente di non essere
un grande lettore - l'ultimo libro che ha letto risaliva agli anni bui
in cui andava a scuola, probabilmente, e non ha ricordi particolarmente
piacevoli di quell'incontro - però continua a salire le scale,
fino a che non si ritrova a superare una seconda porta, più
piccola e meno malandata di quella di vetro al piano inferiore.
La stanza è più grande dell'ingresso, ma, da quanto Louis
può scorgere fra gli scaffali, non di molto. Il tutto dovrebbe
farlo sentire soffocare, come se non ci fosse abbastanza aria in quel
posto fatto di legno e carta, ma, stranamente, è l'inverso -
è come se l'immobile tranquillità del negozio l'avesse
pervaso e riuscisse a prendere una boccata d'aria dopo tanto tempo. Ci
sono molti più libri qui, alcuni vecchi e malandati come quelli
dell'ingresso ed altri nuovi e patinati, con sovraccopertine lucide e
colorate e titoli che Louis resce a riconoscere grazie a film usciti al
cinema non molto tempo prima e per il fatto di avere quattro sorelle
più piccole (Twilight, per esempio, era uno dei libri preferiti
dei Lottie e Fizzie, anche se Louis non riusciva a capire il
perchè, ancora adesso. Probabilmente una roba da ragazzine
adolescenti o qualcosa del genere.) Alcuni titoli, invece, riportano
alla mente vecchi temi di scuola e interrogazioni, i libri con le
copertine di stoffa sdrucita agli angoli, da dove spuntano punte di
cartone duro e piegato. Stranamente, sono proprio quelli i libri che
attirano di più Louis, probabilmente perchè, per esser
ridotti così, è perchè sono stati letti più
e più volte.
Ne prende uno, dalla copertina rossa e senza titolo, ruvida al tatto, e
lo apre. Il libro è così rovinato che le pagine stanno
rischiando di staccarsi completamente dal dorso e Louis fa una smorfia
e cerca di richiuderlo il più delicatamente possibile quando un
corpo gli piomba addosso dal nulla, facendogli cadere dalle mani sia il
libro che la chitarra dalla spalla. Spaventato, Louis afferra la
mensola di fronte ai suoi occhi e si regge in piedi solo per fortuna,
ma il rumore delle corde della sua chitarra e di un un mucchio di altri
libri che toccano terra, viene coperto da un "oops!" alla sua destra.
Il libro dalla copertina rossa è a terra, insieme alla sua
chitarra, aperto malamente con le pagine piegate su sé stesse e
Louis si abbassa per raccoglierlo, un po' dispiaciuto sentendo il
rumore della colla che si stacca dalla spina, quando qualcos'altro
attira la sua attenzione.
C'è un fiore, un piccolo fiore rosa a terra, e la cosa gli
sembra così strana, un bocciolo rosa a terra, quello spruzzo di
colore tra l'oscurità del negozio e i colori spenti dei libri,
del parquet. E' così strano, che si gira di scatto verso la
persona al suo fianco e quello che si ritrova davanti e un ragazzo alto
- alto -, con una massa di
capelli ricci ed un sorriso enorme stampato in faccia, con tanto di
fossette e grandi occhi. Come se non bastasse ci sono dei fiori fra i
ricci del ragazzo, dei benedettissimi fiori rosa e Louis si ritrova a
bocca aperta perchè, seriamente, fiori. Rosa.
Il ragazzo si limita a guardarlo per qualche secondo, come se il solo
fatto di essere finito addosso ad un cliente - ehm, tizio che stava
solo guardando un libro, sarebbe meglio dire - con tanto di una pila di
libri in mano, fosse una cosa normalissima, per poi stare fermo a
fissarlo con un sorriso enorme in faccia e fiori nei capelli.
I fiori nei capelli e, Gesù Cristo, Louis abbassa lo sguardo
sulla maglietta bianca troppo larga e sui jeans neri troppo stretti e
seriamente, chi è questo ragazzo? Da dove è uscito?
Comunque sua madre l'ha cresciuto con delle buone maniere, anche se
nessuno lo direbbe, nemmeno sua madre, e per quello si schiarisce la
voce e dice la prima cosa che gli viene in mente, che è,
appunto: "Ciao."
Il ragazzo ridacchia - ridacchia - e sbatte le palpebre, in modo quasi
lento, languido e Louis non sa dove guardare, fossette e tutto quanto
ancora in vista, e poi esclama, "ciao," voce piena e profonda, "io sono
Harry."
Così questo è Harry, quello del poster, il buon
samaritano che lascia che la gente rubi i suoi libri e non chiede nulla
in cambio e va in giro con fiori nei capelli. C'è un bocciolo
che Louis non sa come sia finito in un particolare ricciolo, che
è praticamente negli occhi di Harry e vorrebbe allungare una
mano e scostare i capelli, o togliere il fiore da lì, ma si
limita a scuotere appena la testa e poi ad annuire. "Ehm, sì, io
sono Louis," risponde, "stavo solo. Uhm, questo posto è davvero
figo," dice, indicando l'intera stanza e Harry ridacchia di nuovo,
intero corpo un sussulto e collane tintinnanti.
"Grazie, era di mia nonna e non volevo lasciarlo, così eccomi qui. Trovato niente di interessante?"
Louis si ricorda del libro che ha fatto cadere quando Harry gli
è finito addosso, il libro che ha ancora fra le mani, e fa
spallucce quando l'unica cosa che è riuscito a fare da che
è entrato in quel negozio è distruggere un libro
più vecchio di lui e fissare il proprietario, quindi, no, non
molto. Dovrebbe solo pagare per il libro che ha rovinato e andarsene,
fingendo che nulla sia successo, probabilmente protrebbe anche pagarlo,
portarlo a casa e leggerlo, ma sa che il libro finirebbe da qualche
parte dimenticato nel suo appartamento e null'altro.
"Mi dispiace per- Lo pago e-" Louis sta dicendo, quando Harry lo
interrompe, sporgendosi in avanti per vedere il titolo del libro.
"Ahh, credo che questo ti piacerebbe," dice, un piccolo sorriso sulle
labbra, "se non l'hai ancora letto, portalo a casa, prova."
Louis aggrotta la fronte e abbassa lo sguardo per controllare il titolo.
"Il Giovane Holden?" legge ad alta voce, "non credo mi piacerà, onestamente."
Harry si limita a stringergli la presa sul libro - e le sue mani sono
enormi rispetto alle sue, Louis sta cominciando ad avere dei complessi
che non ha mai avuto prima - e Louis lo guarda negli occhi, poi il rosa
fra i capelli attira di nuovo la sua attenzione.
"Fidati," Harry dice, "e, se non ti piace, puoi sempre portarlo indietro, sceglierne un altro."
Louis vorrebbe ribattere che chi altri potrebbe volere un libro con la
copertina che si stacca completamente dal resto del libro, ma vedendo
Harry sorridergli così, pienamente convinto che Louis
amerà quel libro, si ritrova ad abbassare un po il viso per
nascondere il sorriso che gli è nato sulle labbra, il pollice
che accarezza il rosso ruvido della copertina.
"Okay, allora."
Ed Harry gli sorride per quella che sembra la millesima volta, grande e
disinibito, fossette e ricci e tutto il resto, e per la prima volta
Louis si sente come se fosse in pace con il mondo intero, non pieno di
rabbia che si ritrova a sfogare in risse, canzoni urlate e nottate
fuori tra alcool e persone senza nome. Non sa perchè, eppure
è così. Forse è perchè Harry lo sta
guardando come se lo vedesse veramente e comunque gli sorride, forse
perchè è un ragazzo con grandi occhi e fiori nei capelli,
forse è semplice così.
"Devo andare davvero adesso, però," Louis mormora,
improvvisamente timido. Si abbassa a raccogliere la chitarra da terra e
se la rimette in spalla, senza aggiungere altro fino a che non ha
controllato l'ora sul telefono per essere sicuro che Niall non lo
ammazzi per essere arrivato tardi alle prove, e poi si ferma per un
attimo ancora di fronte ad Harry. "Grazie per il libro," dice, quasi
come una domanda.
Harry annuisce ed un altro fiore cade. Louis ridacchia e lo raccoglie.
"Ci rivediamo?" chiede Harry, e Louis non vorrebbe pensare al fatto che
la sua voce sembra quasi speranzosa ma, sì, sembra.
"Sì, lo riporterò." Louis dice mentre cammina verso le scale, muovendo il libro per aria e ridendo.
"Solo se non ti piace!" gli urla dietro Harry, la voce che risuona fino
al piano inferiore, e Louis ride di gusto, piedi sull'ultimo gradino,
per ascoltare meglio. "Ah, e mi piacciono i tuoi tatuaggi!"
"Grazie!" Louis urla indietro, divertito, e lascia il negozio ancora sorridente.
Il sole è ancora alto nel cielo ed è una bella giornata,
per niente fredda e Louis per la prima volta è felice della
pausa dalla pioggia Londinese che sembra non abbandonarli mai; Zayn
starà sicuramente pensando che è finito in una rissa da
qualche parte e Louis pensa che dovrebbe mandargli un messaggio per
rassicurarlo che stavolta non ha combinato niente di male, che è
vivo e vegeto e con nessun osso rotto, ma è troppo pigro per
infilare la mano in tasca e prendere il cellulare.
Non si accorge di avere ancora il bocciolo rosa fra le dita fino a che
non abbassa lo sguardo per aprire la borsa per mettere via il libro.
Non riesce e frenare un sorriso ed apre il libro per infilare il fiore
tra le pagine, prima di correre alle prove ridacchiando per tutto il
tragitto, facendo zig zag fra la gente sui marciapiedi.
***
Quando Louis torna a casa quella sera, dopo aver speso l'intera
giornata insieme ai ragazzi ridendo, suonando e ad essere stupidi, ha
solo voglia di spogliarsi e farsi una doccia calda. Sicuramente i suoi
capelli hanno bisogno di un buon lavaggio, non si ricorda l'ultima
volta che ha messo il gel su capelli puliti e non su capelli con altro
gel. E' stanco e nervoso ed ha solo bisogno di rilassarsi, così
butta la borsa sul divano insieme alla chitarra e lascia i vestiti per
terra mentre va in bagno. Dopo la doccia, si sente decisamente meglio,
va in camera con solo un'asciugamano attorno alla vita lasciando una
scia d'acqua per tutto il corridoio. Si veste con dei pantaloni larghi
e comodi e poi si butta a letto, ringraziando tutte le santità
del mondo per i giorni di riposo dal lavoro.
Nasconde la testa sotto al cuscino, incurante dei capelli bagnati e
tutto il resto. Vuole solo dormire e spegnersi fino a domani, quando
dovrà prepararsi per un altro estenuante turno di lavoro in
mezzo a gente che tollera solo nei giorni buoni, cioè quasi mai.
Tranne Zayn. Ma, per qualche ragione a lui sconosciuta, non riesce a
prendere sonno; troppo stanco persino per staccare la spina, troppo
soffocato nella sua stessa pelle, troppo pieno di energia che non sa
come sfogare; è stanco e gli fa male ovunque, i muscoli
doloranti per colpa di Zayn che l'ha sfidato a rimanere in piedi sul
suo skate per più di dieci minuti e poi Niall che si è
fatto portare sulla schiena per tutto il parcheggio del McDonald's dove
si sono fermati a mangiare. E' sicuro che si ritroverà pieno di
lividi sulle gambe quando è caduto dallo skate per uno sgambetto
di Josh e la sua schiena non sarà mai più la stessa
perchè Niall mangia come un rinoceronte in calore.
E' ancora nervoso da prima, le ore passate coi ragazzi gli bastano, a
volte, per lasciarsi andare almeno per un po'; a volte serve correre e
ridere con loro, a volte serve andare a cercare risse ed avere qualcuno
che ti appoggia nonostante tutto, qualcuno che ti vuole bene nonostante
il tuo carattere difficile e le tue abitudini in fatto di relazioni.
Louis è quel tipo di persona a cui piace stare in mezzo alla
gente, ma solo. Louis ha pochi amici ma tante conoscenze. Louis ha una
band, gli unici amici che ha al mondo - senza contare i due che ha
lasciato a Doncaster con la sua famiglia - e non ha bisogno di altro;
ma è in momenti come questo, quando è solo nel suo letto,
nel suo appartamento a Londra, senza nessuno con cui fare sesso, senza
nessuno con cui bere o farsi una canna o spararsi una botta di ecstasy,
che si sente peggio. Il rumore della città al di fuori della
finestra della camera lo infastidisce, le luci che non si spengono mai
e le voce che non se ne vanno mai, c'è sempre qualcuno che
parla, ride, urla o fa casino e a volte, sì, a volte è
ciò che gli serve, non sentirsi l'unico in un mondo che non lo
capisce, c'è sempre qualcuno che si ubriaca con lui quando beve
nel suo salotto quando Zayn è chiuso in camera sua a leggere o a
disegnare o qualsiasi cosa sia che Zayn fa quando decide di non voler
lasciare casa sua, o quando Niall è impegnato con una delle
ottomila persone che conosce al mondo e non ha tempo per il vecchio
Louis; c'è sempre qualcuno che ride con lui alle battute delle
repliche di Friends in tv, fuori dalla sua finestra; ma ora non riesce
a sopportare il rumore delle auto e della gente.
Per un attimo pensa di alzarsi e prepararsi, andare fuori anche solo
per sballarsi un po', prendere qualcosa e trovare qualcuno da scopare
nei bagni di un locale; si alza dal letto e si passa le mani fra i
capelli, scompigliandoli ancora di più, ma è talmente
stanco che non riesce nemmeno a reggersi in piedi; il solo pensiero di
aprire l'armadio e trovare dei jeans ed una maglietta, infilarsi un
cappellino sulla testa ed uscire è troppo spossante, quindi
decide di andare in cucina a farsi una tazza di té, qualsiasi
cosa per tenersi occupato.
In cucina accende la luce sopra ai fornelli e prepara il té
metodicamente, senza nemmeno pensarci, e quando ha appoggiato il
bollitore sul fuoco e deve aspettare che l'acqua bolla, si ritrova
ancora senza nulla da fare. Sospira irritato e si appoggia con la
schiena contro il ripiano della cucina e nota la borsa che aveva
abbandonato sul divano quando è rientrato, insieme alla
chitarra. Ed è così che si ricorda del libro che ha
portato a casa, di Harry e i fiori nei capelli, del fiore che ha
nascosto fra le pagine. Si avvicina al divano e prende la borsa,
aprendola per recuperare il libro. La copertina è ancora ruvida
come ricordava e le pagine si staccano di nuovo quando lo apre, ma al
pensiero di Harry e il suo sorriso, Louis decide di portarlo con
sé in camera e leggerlo.
Appoggia il libro sul tavolo e va a prepararsi la tazza di té
con l'acqua finalmente pronta, aggiungendoci il latte e poi spegne la
luce; recupera il libro e si dirige in camera.
La tazza di té è vuota, quando Louis si addormenta, il
libro aperto sul petto e la luce sul comodino dimenticata accesa, gli
occhiali mezzi caduti e un bocciolo rosa a fargli compagnia.
***
"Hai un'aria da schifo," Zayn gli dice all'orecchio la sera dopo,
quando sono entrambi impegnati dietro al bancone a preparare cocktail e
a dare birre ai clienti.
Louis alza gli occhi al soffitto a luci intermittenti e sospira. "Grazie Zayn, tu sì che sai come conquistare un uomo."
Zayn ride e fa spallucce. "E' vero però," dice mentre si allunga
verso una comitiva di ragazze per passare loro un mucchio di cocktail
colorati e fruttati. "Tutto a posto?"
Louis fa un verso come se non fosse nulla di importante e muove una mano, come per dire tutto a posto;
non è che può andare a dire a Zayn che ha passato gli
ultimi due giorni a leggere uno stupido libro per colpa di uno stupido
ragazzo con stupidi capelli ricci e stupidi occhi verdi e stupidi fiori
fra i capelli; non può dirgli che ha finito il libro in due
giorni invece di dormire o suonare o uscire come farebbe una persona
normale, come farebbe Louis Tomlinson. Non può farlo
perchè nella sua mente il tutto si sta trasformando nella vita
di una teenager in un telefilm, e la cosa lo disturba non poco. Zayn
non capirebbe, lui legge e disegna e ugh. Stupida gente che va a scuola d'arte.
"Tutto okay," borbotta, senza alzare lo sguardo.
Lavorano in silenzio per un paio di minuti, prima che Zayn gli si avvicini ancora e gli sussurri nell'orecchio.
"Stai per caso vedendo qualcuno?"
Louis fa un verso indignato e gli dà una gomitata in pieno petto, alla quale Zayn risponde con un oof e un'occhiataccia.
"Stronzo," mormora, massaggiandosi la parte lesa, "stavo solo dicendo," continua, come se a Louis importasse quello che Zayn ha da dire, marcando l'ultima parola, "che hai quell'espressione."
Louis smette di pestare il lime e menta che ha nel bicchiere e si gira
a fissare Zayn, come se si fosse appena messo a parlare un'altra
lingua. "Scusa?"
Zayn fa spallucce, di nuovo, e seriamente, Louis ha i peggiori amici
nell'universo, non sa nemmeno come mai ha deciso di spendere del tempo
con Zayn al di fuori del lavoro, quando chiaramente il suo unico
intento nella vita è dire stupidaggini e poi fare spallucce a
discapito della sanità mentale di Louis.
"Lo sai, quell'espressione," dice, muovendo una mano di fronte al suo
viso, "quella che hai ogni volta che hai messo gli occhi su qualcuno.
Quando fai sesso."
"Che?!"
Il cliente dall'altra parte del bancone batte le nocche di una mano sul
legno e Louis torna a fare il suo lavoro, un sorriso di scuse sulle
labbra.
"I capelli in disordine, le occhiaie di uno che non dorme da un po'
perchè ha di meglio da fare, l'aria soddisfatta anche quando sei
al lavoro. Sai, non credo di averti ancora visto o sentito minacciare
nessuno di morte oggi e la cosa sta cominciando a preoccuparmi."
Louis finisce il suo cocktail in silenzio, prende i soldi e la (misera)
mancia e si prende del tempo prima di girarsi verso Zayn per lanciargli
una fetta di limone in faccia.
"Hey!"
"Non ho idea di cosa tu stia parlando, ma se non la finisci la prossima
volta te lo faccio ingoiare intero il limone. E poi ti strozzo." Louis
dice il più seriamente possibile.
Zayn lo guarda per un lungo secondo, prima di scoppiare a ridere. Forte.
Quando Louis ritorna dal suo lato del bancone, Zayn sta ancora cercando
di asciugarsi gli occhi dalle lacrime e servire allo stesso tempo.
Louis odia il mondo.
***
Nonostante abbia finito il libro in due giorni, Louis passa il resto
della settimana dormendo fino a pomeriggio inoltrato, alle prove della
band o al lavoro. A volte si ritrova a pensare ad Harry e al suo
negozio, ai libri stipati sulle mensole e ai sorrisi che Harry gli ha
rivolto in quei minuti in cui si sono visti. A volte, mentre è
al lavoro e qualche ragazzo carino si appoggia al bancone con il chiaro
intento di rimorchiarlo, Louis si ritrova a pensare a grandi mani e ad
occhi verdi, a capelli scuri e ricci, jeans stretti e collane. Per la
prima volta da quando è a Londra, non porta a casa nessuno dopo
il lavoro, non si prende nessuna pausa dal lavoro per una veloce
scopata nel retro e non scambia numeri di telefono con nessuno.
Sa che Zayn lo sta tenendo d'occhio, senza dire niente, perchè,
nonostante sia il peggiore amico che uno possa desiderare, in
realtà Zayn è il migliore amico del mondo, che sa quando
Louis ha bisogno di parole e quando di silenzio; sa che Louis ha in
mente qualcosa, o che qualcosa gli sta dando fastidio, ma si limita ad
osservarlo dal suo lato del bancone, da dietro il suo basso quando sono
nel garage di Josh, e Louis lo sa, lo sa che Zayn sta controllando che
tutto sia a posto, ma cosa potrebbe dirgli? Non
scopo da giorni perchè ho incontrato un ragazzo in un negozio e
lui mi ha regalato un libro? Sto pensando a lui perchè aveva dei
fiori nei capelli? Perchè aveva una bella voce ed un sorriso
ancora migliore?
No, chiaramente.
Così Louis dorme, suona e lavora. Rifiuta chiunque cerchi di
fargli proposte e non tocca né droga né alcool. Louis
è fottuto.
Dopo quasi due settimane di tortura, Louis si ritrova di fronte al
negozio, il poster ancora attaccato allo stipite della porta e un po'
bagnato per via della pioggia scrosciante. E' così che si
ritrova a sospirare e ad entrare, il berretto completamente fradicio
fra le mani e i passi pesanti che fanno rumore sulle scale di legno.
Per un attimo si blocca, pensa che dovrebbe tornare a casa e tornare
alla sua vecchia vita; e non è ironico che Louis pensi ad un
mese fa come alla sua vecchia vita? Come se un incontro in un negozio
di libri usati potesse cambiare il corso delle sue giornate, come se
pochi minuti passati fra queste pareti con un ragazzo potesse
influenzarlo così. C'è una punta di panico nel suo
stomaco, freddo e terrificante, ma, quando si volta per riscendere le
scale, uscire per sempre da quel posto, e vede la pioggia battere sullo
zerbino e il grigio dell'asfalto, non ci riesce.
Al piano superiore c'è rumore di libri che vengono spostati e
rumore di passi e Louis chiude gli occhi e sospira ancora, prima di
salire di corsa, prima che possa ripensarci di nuovo.
Ed Harry è lì, chino su uno scatolone stracolmo, libri
sparsi ovunque, per terra, sulle sue gambe, sulle mensole, e lì
Louis respira, l'odore di vecchio e di carta ingiallita e il profumo
che Harry usa e Louis è completamente andato, perso, lo sa in
quel preciso istante, lì, lì, quando Harry si gira ed i
suoi capelli sono liberi da ogni fiore, ma ha una sottile fascetta nera
a tenerglieli indietro dal viso, e si illumina, il suo volto si
accende, come Natale, sorride e guarda Louis come se lo stesse
aspettando e Louis respira, tremolante e un po' incerto, ma sorride
anche lui ed Harry lascia cadere i libri nello scatolone e si alza ed
è così alto, così alto, lungo come un fuso e
piatto, ed indossa ancora quei maledetti jeans neri troppo stretti.
Louis è fottuto.
"Hey," Harry dice, e la sua voce è come velluto. "Sei tornato."
***
I due libri che Louis finisce per portare a casa sono leggermente più nuovi de Il Giovane Holden,
le copertine morbide e lucide invece che dure e ruvide, ma Louis
è contento comunque. Harry ha sorriso così tanto che
Louis ha temuto per un secondo che la sua faccia potesse bloccarsi
così per sempre, le fossette invitanti e gli occhi luccicanti.
Per un secondo ha quasi voluto toccare la fossetta sinistra,
così, per sentire com'era al tatto. Louis ha lasciato che Harry
scegliesse altri due libri per lui e l'altro ha ridacchiato ed ha
chiesto a Louis quale genere fosse il suo preferito.
Louis ha detto: "Non lo so, sorprendimi." ed Harry l'ha guardato per un
lungo secondo (in cui Louis giura che Harry ha smesso di respirare,
giura) prima di passarsi una mano fra i ricci e mettersi al lavoro.
Prima di lasciare il negozio, Louis ha preso una mano di Harry ed una
penna dalla scrivania poco lontano ed ha scritto il suo numero di
telefono e, quando ha rialzato lo sguardo sul viso di Harry, le sue
guance erano di un bel rosa e le sue labbra rosse ed invitanti. Louis
ha sorriso ed ha premuto il pollice sul palmo della mano di Harry, per
un secondo.
"Io e la mia band suoniamo questo giovedì, chiamami." ha detto
ed ha lasciato il negozio con due libri in più ed una macchia di
inchiostro sul dito.
***
Quella sera, Louis è appena uscito dalla doccia e si sta
preparando per andare al lavoro, quando il suo cellulare trilla sul
letto.
"Niall, giuro su Dio che se è un'altra foto del tuo pe-"
borbotta mentre lascia il bagno per andare in camera a recuperare il
telefono, quando si blocca alla vista del mittente del messaggio. E' un
numero sconosciuto, ma un brivido gli percorre la schiena perchè
Louis sa di non aver dato il suo numero a nessun altro, se non ad Harry.
hey sono harry e volevo dirti che mi piacerebbe sentire la tua band! dimmi dove e quando!
ps hai già iniziato a leggere? xx
Louis rilascia il respiro che stava trattenendo e si lascia sedere
pesantemente sul letto, ridendo. Salva il numero fra i suoi contatti
prima di rispondere, prendendosi un attimo di tempo per decidere cosa
scrivere. Distaccato ma non troppo, in fondo deve solo dare
un indirizzo ed un'ora non scrivere una poesia, ma Harry ha aggiunto
due baci alla fine del messaggio e Louis non sa come prendere il tutto.
Hey ciao Harry sapevo che eri tu prima ancora di aprire il messaggio? Anche no. Ciao Harry giovedì alle 10 al Liquor Store Blues :)? Peggio ancora.
hey harry mi fa piacere risentirti
così presto :) lo show è giovedì alle 10 al liquor
store blues, sai dov'è?
ps non ancora sto andando al lavoro proprio ora x
Schiaccia invio prima di poter ripensare e cambiare qualcosa, in fondo,
Harry è stato il primo a mettere dei baci alla fine della
conversazione, e tutto sommato il messaggio e corto e conciso e Louis
è fiero di sé stesso (ed anche un po' depresso
perchè un mese fa avrebbe tolto le mutande a chiunque in meno di
mezzo secondo senza pensare se mettere uno o due baci alla fine di un
messaggio, ed è tutta colpa di un tale che ha conosciuto per
meno di un'ora).
Riprende a prepararsi per la sua nottata a servire gente sempre
più ubriaca, ragazze troppo invadenti e ragazzi troppo
lampadati; gel nei capelli, t shirt nera come comanda il regolamento
del locale e jeans troppo stretti per una nottata passata a lavorare e
non a divertirsi. L'unica cosa che non gli fa lasciare il lavoro
è il fatto che Zayn lavori durante i suoi stessi turni - una cosa che ha
rafforzato la loro amicizia, il soffrire insieme fa questo a chiunque -
e per il fatto che se Zayn riesce ad andare a scuola nonostante le
nottate in bianco, Louis può benissimo passare sopra a qualche
proposta troppo spinta o qualche stronzo in cerca di una rissa per le
sue preferenze sessuali. E il fatto che gli servono soldi per le
bollette e l'affitto.
Il cellulare suona di nuovo quando sta per scendere dalla metro, e
Louis lo controlla prima di doverlo lasciare nella tasca dei jeans per
tutta la serata.
che razza di lavoro fai? e certo che so dov'è per chi mi hai preso?
beh buon lavoro suppongo non stancarti troppo o il tuo bel faccino ne risentirà xxxx
E Louis scoppia a ridere fragorosamente, maledetto Harry e maledetti
anche i messaggi. Louis è annientato, kaput, adios. Fa un cenno
con la testa a Paul, il buttafuori e controlla per un secondo se
c'è già fila lungo il vicolo e, con sua somma
disperazione, nota che sì, c'è già gente che sta
aspettando di entrare nonostante ci sia ancora mezz'ora prima
dell'apertura, ma più mance per tutti, più soldi da
spendere per cose che non sono bollette e cibo. Magari questo mese
riuscirà anche a comprare un po' d'erba senza fregarla sempre a
Zayn.
E, appena prima di nascondere il cellulare in tasca, invia un ultimo messaggio ad Harry.
incontri di boxe clandestini
cosa dirai ora del mio faccino? mi amerai lo stesso quando non sarò più giovane e bello?
***
C'è un nuovo messaggio di Harry che lo aspetta quando riaccende
il telefono alla fine del suo turno, gli occhi pesanti e i muscoli
indolenziti. Zayn sta dormendo sulla sua spalla perchè, siccome
domani è il suo giorno libero dall'università, ha deciso
di seguire Louis a casa e dormire da lui. O su di lui.
A Louis non importa poi molto, Zayn è la sua anima gemella in qualche altro universo.
non so come mai ma non ti facevo tipo da lana del rey
tipo da incontri clandestini sì però
xx
***
Di solito, le giornate in cui Zayn si ferma da Louis sono tranquille e
nessuno dei due ha la voglia o la forza di fare nulla che non sia sedersi
sul divano e passare ore a guardare in stato catatonico la tv. Ed
è quello che Louis intende fare, fino a che Zayn non sarà
costretto a tornare al suo appartamento in tempo per cambiarsi per
andare al lavoro; ma purtroppo i suoi piani di vittoria vengono ben
presto bruciati quando, dopo aver trangugiato tre tazze di té e
caffè ciascuno, mangiato cereali direttamente dalla scatola ed
aver passato le prime due ore in religioso silenzio durante una
maratona di Spongebob, Zayn non decide di rovinare la tradizione
aprendo bocca.
"Lou," inizia, il viso rivolto verso di lui dalla sua posizione
assolutamente impossibile da raggiungere senza essere un felino (cosa
di cui Louis non è ancora sicuro, Zayn sembra essere un gatto la
maggior parte delle volte) e Louis già sa che la conversazione
non sarà assolutamente piacevole grazie all'uso del nomignolo.
"Hm." si limita a rispondere, senza staccare gli occhi da Spongebob e Patrick.
"So che abbiamo questa precisa regola del non parlare mai delle nostre
vite private per qualsiasi ragione tu abbia imposto a te stesso il
giorno in cui ci siamo conosciuti ma sai, vero, di essere il mio
migliore amico?"
Louis di sicuro non si aspettava nulla del genere, e guarda sorpreso
Zayn, non capendo da cosa sia nata questa sorta di domanda.
"Certo, come tu sei il mio." ribatte sinceramente.
Zayn fa un piccolo sorriso e si mette a sedere dritto, un veloce
movimento fluido che fa invidia a Louis; a volte Zayn è
così perfetto con la sua pelle ambrata, le lunghe ciglia e
l'atteggiamento da modello innato, da far pensar Louis di essere almeno
un po' innamorato di lui. Su. Un piano strettamente estetico.
Oggettivamente Louis sa che Zayn
è lo stesso ragazzo un po' chiuso ed introverso che ha
conosciuto un paio di anni fa, quando entrambi erano spaventati di
essere soli in una grande città come Londra senza famigliari ad
aiutarli, Louis solo un ragazzo appena uscito da una relazione
disastrosa che l'aveva portato sulla strada della musica e della
diffidenza, e Zayn proveniente da una famiglia religiosa che non capiva
perfettamente la sua voglia di libertà e il suo amore per l'arte
e i tatuaggi e le giacche di pelle; entrambi si erano ritrovati a
gravitare verso l'altro, spinti dalla forza della solitudine e del
senso di complicità fra due incompresi. Per qualche tempo Louis
non era riuscito a scalfire la corazza che Zayn si era costruito, nello
stesso modo in cui Zayn non era riuscito a conoscere a fondo Louis e
tutto ciò che era capitato nella sua vita prima che Londra
diventasse la loro nuova casa - Zayn era disposto ad ascoltarlo per
ore, senza mai giudicare, ma non a parlargli della sua famiglia; Louis
aveva capito che era un argomento delicato che non avrebbe toccato per
nessun motivo a meno che Zayn non gliel'avesse espressamente chiesto.
Louis era l'opposto, l'unica cosa di cui riusciva a parlare era la sua
famiglia, quanto amava sua madre e le sue sorelle, quanto il divorzio
dei suoi genitori l'avesse distrutto e fatto perdere l'illusione del
vero amore, come il suo vero padre fosse in realtà un altro uomo
di cui non amava ricordare nemmeno il nome e di come comunque fosse
disposto a fare di tutto per la madre e le quattro sorelline. L'unica
cosa di cui Louis non voleva mai parlare, era delle sue relazioni;
passate o presenti, non importava, Louis non parlava di sentimenti,
Louis non credeva nei sentimenti, esistevano solo famigliari, amici,
conoscenti e null'altro - niente ragazzi, niente fidanzati, niente
persone speciali; esistevano solo persone che si portava a letto e di
cui poi dimenticava sia il nome che il viso, esistevano Zayn con il suo
perenne broncio, Niall con la risata contagiante e Josh con la sua
semplicità; esistevano i conoscenti con cui si incontrava a
volte nei locali, con cui ballava e si sballava e beveva, quelli con
cui scambiava soldi e droga, coi quali faceva affari. Nessun'altro.
"Quindi, anche se so che non vuoi parlare di chiunque tu stia- o non
stia, non ho ancora capito, vedendo, lo sai che comunque io sono qui,
okay? Che se dovessi avere bisogno, io ci sono." Zayn sussurra,
mettendogli una mano dietro il collo, stringendolo appena.
Louis trattiene il respiro per qualche secondo, fissando le ciglia
infinite e nere di Zayn e il pizzetto incolto, prima di annuire
impercettibilmente, gli occhi che gli pizzicano.
"Solo. Voglio solo che tu sappia che se c'è qualcosa che non va,
me ne puoi parlare, solo quello. Non voglio sapere nulla della tua vita
che tu non voglia dirmi, solo, volevo dirtelo. Ecco." Zayn fa spallucce
e ritira la mano, lentamente, accarezzando la spalla ed il braccio di
Louis, un tocco confortante e caldo, leggero.
"Lo so," riesce solo a mormorare Louis, improvvisamente senza parole.
Senza aggiungere altro, Zayn fa di sì con la testa e torna a
guardare i cartoni in tv e Louis cerca di asciugarsi le lacrime senza
farsi vedere.
***
La sera dello show, la band è su di giri. Hanno tutti bevuto una
birra o due in più e probabilmente buttato giù uno
shottino di troppo, ma è sempre così prima di esibirsi:
sono tutti eccitati e pieni di energia, una delle poche volte in cui
possono essere insieme e fare qualcosa di veramente importante - non
solo andare in giro su uno skate e spingersi o lanciarsi patatine da
una parte all'altra di una stanza, ma vera e propria musica, che hanno
ideato e composto loro; Zayn scrive a volte, testi e ogni tanto ha
delle melodie che passa a Niall e che riescono a trasformare in musica,
in qualcosa che tutti loro hanno costruito; Zayn con la sua presenza
statica e profonda, il suo basso e le sue parole, la sua voce perfetta
e importante; Niall con la sua chitarra ed i suoi accompagnamenti;
Louis con i suoi riff aggressivi e cattivi, quasi come se fosse la
parte oscura della band; Josh e la sua batteria. Tutti sanno che questi
show non sono nulla di veramente fuori dal comune, ma della gente
è lì per vederli, alcune persone vogliono sentirli ancora
e comprare il loro demo, e Louis sa che senza questo, non avrebbe
nient'altro nella vita per cui varrebbe restare. Sa di essere
probabilmente l'unico che tiene alla band in un modo quasi spasmodico,
l'unico la cui vita non avrebbe altro senso senza - Zayn ha la sua arte
e la sua scuola e il suo sogno di diventare professore; Niall non ha
alcun tipo di problema nella vita, è contento di rimanere
ovunque il mondo lo porti e di spostarsi ovunque il mondo lo spinga, il
suo amore è l'Irlanda, il cibo e le donne e chiaramente Josh
è lì solo perchè è un loro amico ed avevano
bisogno di un bravo batterista; l'unico che non ha altro nella vita se
non sfogarsi tramite la musica è Louis, troppo vecchio e stanco
per tornare a scuola (oltretutto per nulla intenzionato a farlo),
nessuno gli offrirebbe un lavoro in un ufficio grazie ai suoi tatuaggi
e al suo modo di fare troppo anticonformista (non che Louis voglia un
lavoro succhia anima in un ufficio); non ha letteralmente nient'altro
nella vita e questo gli serve.
Per quello quando finalmente mettono piede sul palco dà tutto
sé stesso, urla, salta, si spacca le dita sulle corde fino a
farle sanguinare ed ama ogni singolo momento come se fosse l'ultimo,
per quello suda e ci mette anima e corpo per suonare ogni riff, per
urlare ogni coro, per graffiarsi la gola fino a che l'eyeliner non gli
è colato e la maglietta non gli si appiccica alla pelle.
Le urla della gente sotto al palco li accompagnano fino al retro, dove
tutti ridono e si congratulano l'un l'altro e si danno pacche sulle
spalle, Louis ed i suoi tre inseparabili amici. Non c'è nessuna
sensazione come quella dell'adrenalina che ti scorre nelle vene dopo un
buon concerto, è come una buona scopata e una sigaretta,
è come la droga preferita, come sballarsi di ecstasy e poi
uscire ed urlare e ridere con la persona che vuoi portarti a letto;
Louis è fuori di sé dalla felicità ogni volta che
finiscono uno spettacolo, pochi piccoli momenti nella sua vita ed ogni
volta li assapora, ogni volta cerca qualcosa con cui dissetarsi e
qualcuno con cui andare a casa e farsi fare un pompino e poi scopare.
(Solo che stavolta, l'unica cosa a cui riusciva a pensare, l'unica
immagine che riusciva a vedere fra le luci accecanti dei fari era
Harry, riusciva solo a ricordarsi che Harry era lì, che lo stava
guardando e che avrebbe tanto voluto portarlo via, averlo vicino per
assaggiarlo e sentire se sapeva di zucchero filato o di qualche
fragranza floreale, se sapeva di sudore come Louis, se anche lui aveva
voglia di scappare con lui e correre, lasciarsi andare e non tornare
più, se era una persona rumorosa a letto oppure Louis avrebbe
dovuto conquistarsi ogni gemito; Louis voleva, voleva e voleva sempre
di più.)
Così, quando lascia il backstage del piccolo palco, la prima
cosa che fa è poggiare la sua chitarra in camerino, prendere
un'asciugamano e fiondarsi verso il bar in cerca di Harry.
Non ne può fare a meno, è piacevolmente inebriato e le
sue già poche inibizioni sono inesistenti in questo momento.
Ignora tutte le persone che gli si avvicinano, ragazze con magliette
troppo scollate e ragazzi che probabilmente avrebbe spinto in bagno
senza un secondo di esitazione anche solo qualche settimana fa, ma ora
non ha in mente nient'altro che trovare Harry e si fa strada fra il
nugolo di gente che lo circonda, incurante delle frasi che gli vengono
rivolte o dei richiami; finalmente vede Harry appoggiato al bancone del
locale, cellulare in mano ed una fottutissima bandana fra i capelli. E'
la cosa più bella che Louis abbia mai visto e le mani gli
prudono dalla voglia di toccare, anche solo passare le dita sul gilet
di jeans scolorito e quei maledetti ricci che hanno tormentato Louis
per settimane. Harry sembra avere un sesto senso, perchè anche
prima solo che Louis possa muovere un altro passo verso di lui, alza lo
sguardo dal telefono e lo punta in quello di Louis. Un sorriso gli si
accende sulle labbra e il suo corpo si muove appena, come se stesse
ridendo, anche se Louis non riesce a sentirlo al di sopra della musica
e delle chiacchiere. Non perde altro tempo e gli si avvicina
velocemente, quasi finendogli addosso ed Harry è anche
più bello da vicino, Louis nota, gli occhi brillanti persino
nella penombra e i denti bianchi, e profuma di buono.
"Hey," dice e nota che la sua voce è ancora completamente rovinata dallo show, roca e grezza.
Harry abbassa lo sguardo per un secondo, fossette in piena vista e le
dita di Louis si chiudono di scatto dalla forza con cui sta cercando di
trattenersi dal toccarlo.
"Hey," Harry risponde, voce profonda e appena udibile. Louis potrebbe
baciarlo lì, senza altri preamboli. "Lo show. Uhm, siete stati
fantastici." dice, guance arrossate, "tu sei stato fantastico."
"Grazie," Louis mormora, facendo un passo avanti, quasi appiccicato ad
Harry e per la prima volta si rende conto della differenza d'altezza
fra loro, di come Louis sia così basso ed Harry così
grande che potrebbe coprirlo completamente, ma di come Harry sembri
farsi piccolo piccolo ogni volta che è in una stanza mentre
Louis è abituato a prendersi tutto lo spazio disponibile, quasi
con prepotenza. Di come sono diversi e contrastanti, eppure Louis vuole
tutto, vuole tutto quello che Harry ha da offrirgli e prendere anche il
resto. Così allunga una mano e l'appoggia sul fianco di Harry -
la stoffa leggera e quasi impalpabile della maglietta bianca che Harry
indossa sotto al gilet - stringe le dita dove la maglietta è
troppo larga per il petto magro ed alza il viso, proprio nel momento in
cui Harry smette di respirare ed abbassa il suo, come se non potesse
fare altrimenti. Sono così vicini che Louis potrebbe contare
quante sono le ciglia degli occhi di Harry, o descrivere precisamente il colore
delle sue iridi o di quanto sono carnose le sue labbra. "Hai impegni?"
Harry sembra fisso sulla sua bocca e Louis sorride, facendogli alzare
lo sguardo. "Io." Harry dice, ma la sua voce è quasi
impercettibile tanto è sospirata, come se non avesse abbastanza
aria nei polmoni e Louis sa benissimo cosa vuol dire, da quando ha
conosciuto Harry è nelle stesse condizioni. "Io dovrei tornare a
casa," riprende, "ma. Non voglio andare."
"E allora non farlo. Stai con me. Vieni con me." Louis sussurra,
portando l'altra mano sull'altro fianco di Harry, facendoselo
più vicino. "Stai."
Harry sembra non avere parole per qualche secondo e Louis è
immensamente grato per l'alcool che gli circola in corpo,
improvvisamente, che lo rende più lento, languido, così
da potersi gustare ogni minimo movimento che Harry fa. Sorride ancora e
Harry abbassa di più il viso verso il suo e, per un attimo,
Louis pensa che stiano per baciarsi, ma Harry sembra riprendersi
all'ultimo secondo e fermarsi.
"Dove andiamo?" Harry chiede e Louis sa di aver vinto.
"Conosco il posto perfetto," mormora, sporgendosi gli ultimi centimetri
per muovere le labbra contro quelle di Harry, che quasi sussulta.
"Fidati."
***
La corsa per le strade di Londra in piena notte con la mano di Harry
nella sua, è una delle esperienze che Louis sa non
dimenticherà mai. Harry ride, disinibito, e Louis lo segue, le
loro voci alte e divertite rompono il silenzio rimbombando fra vicoli
deserti ed asfalto bagnato, i loro passi pesanti e così diversi
fra di loro - quelli ritmici e quasi misurati di Louis e quelli caotici
di Harry, che inciampa più volte di quante ne stia in piedi,
cosa che li fa ridere ancora di più.
Louis si sente libero finalmente, quasi come se l'adrenalina che gli
scorreva in corpo durante il concerto fosse ritornata, la testa leggera
ed il petto pieno, lo stomaco pieno di movimenti - se fossero in un
romanzo, uno di quelli che legge Harry, Louis avrebbe le farfalle nello
stomaco, ma Louis sa che questa è la vita reale e che di
farfalle non ne esistono - e. Non sa come sia successo, ma in un mese
Louis ha trovato questo ragazzo, questo splendido ragazzo che non
sembra tenere niente dentro, che non sembra risparmiarsi nella vita,
che fa tutto quello che gli dice il cuore e la pancia, che ha regalato
Louis un libro la prima volta che si sono visti, con un sorriso grande
quanto il cielo, quello stesso ragazzo che lo sta seguendo mano nella
mano nel bel mezzo della notte verso un luogo sconosciuto e Louis
è libero e leggero e ride, ride, e stringe di più la mano
di Harry nella sua ed Harry fa lo stesso.
Quando finalmente si fermano di fronte ad un vecchio palazzo
abbandonato, hanno il fiato pesante; il cuore gli batte a mille ed
Harry è addirittura piegato in due mentre cerca di prendere
aria, le dita ancora chiuse fra le sue, la mano gigante in confronto a
quella di Louis, e Louis ride ancora. Harry alza lo sguardo e sorride,
fossette e tutto il resto, e Louis lo tira dentro per la mano, nel
palazzo che lui ed i ragazzi hanno scoperto un giorno come tanti, speso
a non far niente per le strade infinite di Londra; lo stesso palazzo
che Zayn ha cominciato a decorare con i suoi graffiti e che ha fatto
per tanto tempo compagnia loro durante notti di pioggia passate insieme
a fumare canne e a fare confessioni e discorsi filosofici sul
senso della vita; quello stesso palazzo dove Louis ha passato tante
notti a cercare di vedere le stelle fino all'alba, solo e pieno di
rimorsi, arrabbiato con sé stesso e col mondo, quei momenti in
cui solo la compagnia della solitudine è ciò di cui hai
bisogno. Harry lo segue, ciecamente, come ha fatto da che si sono
conosciuti - Louis pensa che sia una strada a due, probabilmente Louis
ha seguito ciecamente Harry dall'inizio con la sua vita, i libri e, per
la prima volta, la cosa gli va bene - e senza dire una parola, lo
conduce fino all'ultimo piano, dove lui ed i
ragazzi hanno lasciato coperte e scorte - birre, rhum, qualche succo,
acqua e snack. Se sono fortunati, probabilmente anche un po' d'erba
dall'ultima volta - e lascia Harry solo per andare a scovare il tutto
sotto ad un telo, accanto alla porta che dà sul terrazzo. Non
hanno ancora detto una parola da quando hanno lasciato il locale,
stendono le coperte in silenzio e si siedono vicini, spalle, gambe e
piedi che si toccano, e Louis è felice, quasi ubriaco. Il cielo
è nero e le uniche luci in cielo sono quelle intermittenti degli
aerei.
"Sai che non possiamo vedere le stelle per via delle troppe luci in
città?" mormora Harry, dopo qualche lungo minuto speso a naso
all'aria.
Louis fa un verso di assenso e poi muove il ginocchio contro quello di Harry, solo un tocco.
"Anche se, tecnicamente, quello che vediamo in cielo sono solo ricordi
di stelle." continua l'altro, la sua voce è calma e Louis
potrebbe stare a sentirlo per ore, quasi come in trance, il modo in cui
Harry sembri metterci eternità per completare una sola frase, il
tutto scivola come miele, lento lento, ipnotico. "Ho letto in un libro
che, siccome la velocità con cui la luce viaggia è
talmente lenta per noi, che è come se noi vedessimo impronte di
ciò che erano quelle stelle. Magari non esistono neanche
più e noi possiamo ancora vederle, come. Una fotografia."
Louis si gira a guardarlo, il profilo perfetto di Harry con la fronte
alta e il naso dritto e le labbra carnose ed il collo lungo, i ricci
scuri contro la pelle chiara. "Davvero?"
"Già." Risponde l'altro, voltandosi a sua volta.
"E' un po' triste come cosa," dice Louis, tornando a puntare gli occhi
sul cielo vasto e scuro come pece, cercando anche solo un puntino.
Harry fa spallucce e il tessuto di jeans delle maniche sdrucite del
gilet di Harry gli fanno il solletico. "Non saprei, dipende da come
la vedi. Io preferisco pensare che così hanno più tempo
per essere ricordate, per essere ammirate. Non credi anche tu?"
"Può darsi." Louis sussurra, tirandosi le ginocchia al petto ed abbracciandole. "Tu vuoi essere ricordato?"
"Non lo vuole chiunque?" Harry imita la sua posizione ed appoggia la
guancia sulle ginocchia, il viso rivolto verso Louis e Louis non riesce
a guardarlo, improvvisamente troppo. "Quando te ne vai, vuoi solo che
le persone a te care ti ricordino con amore, no? Che pensino a te e che
possano dire che sei stata una buona persona e che sei in Paradiso. Io
so che per me è così."
"Non credo che qualcuno mi ricorderà mai per esser stato una
buona persona, Harry." Louis sussurra, "Non credo neppure ci sia un
Paradiso, non credo che ci sia nulla dopo questa schifo di vita."
Harry fa un verso basso, come un mugolo, e Louis gli punta gli occhi
addosso. L'altro ha disteso le gambe e sono così lunghe che
sorpassano il limite della coperta e gli stupidi stivali che Harry si
decide sempre a voler indossare sono macchiati d'acqua e rovinati, i
jeans stretti e scoloriti alle ginocchia gli fasciano i muscoli e Louis
si trova a seguire il percorso fino alla maglietta bianca troppo larga
che gli copre i fianchi e si arriccia lungo il bordo, e le braccia
scoperte, le spalle forti e tese e il mucchio di collare che porta al
collo. C'è un crocifisso d'oro fra le tante, e Louis capisce.
"Sei religioso?"
Harry abbassa lo sguardo sul pendente e fa un mezzo sorriso, prima di
prenderlo fra le dita. "Sì, ma questo era di mio nonno. E' una
delle poche cose che mi son rimaste di lui e mi è molto caro. La
mia famiglia è piuttosto religiosa, messa la Domenica, messa
durante le feste, preghiere. A volte penso di essere come sono solo
perchè mi hanno cresciuto così, a volte credo che non sia
tutto qui quello che c'è al mondo, sai... La fede aiuta, se ci
credi. Credere in Dio e credere nella Chiesa son due cose differenti e
a volte penso che la mia famiglia questo non lo capisca."
Louis si stende, schiena contro il duro pavimento di cemento, gli occhi
di nuovo puntati verso il nero, le braccia aperte. "Credo di aver
capito. Dev'essere confortante avere fede in qualcosa, avere sempre
qualcosa su cui fare appoggio e sapere che c'è, io. Io non ho
mai avuto nulla del genere. I miei non avevano tempo per cose di questo
tipo, sai, mia madre si è risposata più volte e il clima
in casa a volte era insopportabile - sarebbe stato bello avere
qualcosa, qualcuno, su cui poter contare. Però non credo il tuo
Dio appoggi persone come me, quindi."
"Cosa intendi con persone come te? Non esistono persone differenti." ribatte Harry, quasi offeso.
Louis vorrebbe ridere, ma improvvisamente è come se non
riuscisse nemmeno più a trovarlo divertente. "Persone come me,
Harry. Persone che hanno peccato e continuano a farlo e ne sono felici;
persone come me con tatuaggi, e rabbia, e che hanno fatto sesso con
tante persone senza che nemmeno contassero; persone come me a cui piace
scopare uomini e poi lasciarli; persone come me a cui piace fare rissa
solo per sfogarmi;" la voce di Louis è quasi un ruggito e, per
la prima volta, si rende veramente conto di quanto lui ed Harry siano
differenti sotto qualsiasi aspetto, non solo quello fisico, ma
spirituale, morale, di quanto lui potrebbe rovinare quel ragazzo
così
candido e perfetto, come la neve quasi, sarebbe come gettare sangue su
un manto bianco e poi lasciarlo così, e nonostante tutto Louis
vuole ancora così tanto,
nonostante tutto quello che Harry gli ha detto, per un secondo Louis
egoisticamente pensa che potrebbe anche allungare la mano e prendere,
che Harry glielo lascerebbe fare, ma poi? Cosa ne rimarrebbe?
Harry si muove così in fretta che Louis non se lo aspetta
nemmeno. Un momento prima è seduto alla sua destra ed un momento
dopo gli è sopra, il suo peso quasi troppo per un secondo, la
pressione delle sue gambe attorno ai suoi fianchi, la presa stretta e
quasi rabbiosa con cui sta tenendo la maglietta di Louis fra le dita,
il suo sguardo così diverso da quello solito, severo, il
movimento ondulatorio delle collane sul viso di Louis, dalla posizione
in cui è accovacciato Harry. Louis non riesce a respirare, Harry
è ovunque attorno a lui, la sua presenza, il suo corpo, il suo
odore, persino il suo sguardo lo soffocano.
"Il problema non è Dio, Louis, il problema sei tu."
Harry ringhia, e Louis è sinceramente ferito dalle parole, quasi
come uno schiaffo, "Tu sei una persona così diversa da come ti
mostri al mondo, Louis, io vorrei che lo vedessi." continua, la sua
voce sempre più dolce, quasi come una preghiera. Louis non
riesce a respirare. "Quando sorridi ti si formano delle rughette
intorno agli occhi, ed i tuoi occhi si illuminano; la prima volta che
ci siamo visti, volevi pagare per un libro che era già rotto, ed
io ho pensato che fossi la persona più bella del mondo; quando
mi hai lasciato il tuo numero, hai messo una faccina sorridente accanto
e poi mi hai stretto la mano forte nella tua; quando sei sul palco e
suoni, è come se il palco fosse completamente tuo e null'altro
al mondo esistesse; sei come un sole, che brucia e brucia e brucia,
senza mai fermarsi, ed io ho pensato a te ogni singolo giorno da quando
ci siamo conosciuti e vorrei che tu vedessi te stesso per quello che
sei veramente. Vorrei che sorridessi di più, vorrei che facessi
solo le cose che ti rendono felice, vorrei che i tuoi occhi si
illuminassero più spesso e che tu venga nel mio negozio e mi
dica che l'ultimo libro che hai letto ti ha lasciato qualcosa dentro,
vorrei solo che non fossi così dannatamente arrabbiato con te,
Louis, perchè tu sei speciale come tutti gli altri, più
degli altri ed io-"
Louis non riesce a respirare ed Harry lo sta baciando, aggressivo e
pieno di rancore, quasi come Louis vive la vita. Per un momento Louis
è troppo sorpreso per fare niente, anche solo allungare le mani
verso i capelli di Harry, ma quando l'altro si muove su di lui - i loro
bacini che si incontrano e il peso di Harry che si ridistribuisce -
Louis scatta, come folgorato da una scossa, ed apre la bocca per
lasciare che la lingua dell'altro entri, per ricambiare con la stessa
foga e per far sì che Harry capisca;
capisca Louis e la sua vita e le sue scelte, senza dover più
dire una parola, per far vedere ad Harry che Louis non è un sole
ma un fuoco che brucia tutto quello che tocca lasciandolo in cenere,
che la sua è una rabbia distruttiva verso chiunque: verso le
persone che ama, verso le persone che odia, e Louis non potrebbe
lasciare che Harry finisse tra le sue fiamme per non uscirne
più. E così stringe la presa sul retro del gilet di Harry
e se lo tira più addosso, spingendosi in su con i fianchi,
facendo ansimare l'altro nel bacio e vorrebbe fermarsi, vorrebbe dire
basta e lasciare Harry andare, quando infila la lingua nella sua bocca
e riesce solo a sentire sapore di cocktail fruttato e dolce, quando
tocca i ricci e li scopre morbidi e ingarbugliati, quando le gambe di
Harry si stringono di più sui suoi fianchi ed è quasi
doloroso, quando la voce di Harry si fa ancora più profonda e
Louis si sente cadere e non riesce a respirare.
Non sa dopo quanto tempo quel bacio finisca, sa solo che le labbra di
Harry sono impossibilmente rosse e gonfie, lucide di saliva e
invitanti, che il suo petto si muove velocemente addosso al suo ed il
suo cuore batte all'impazzata contro la sua gabbia toracica, che i suoi
pantaloni sono terribilmente stretti e che Harry è nelle stesse
condizioni, che gli occhi verdi sopra ai suoi sono grandi e le pupille
dilatate, che le guance rosa lo fanno sembrare più bello e quasi
più giovane ed Harry è come uno di quei boccioli che
aveva fra i capelli la prima volta che Louis l'ha visto.
"Avevi dei fiori fra i capelli, quel giorno che ci siamo conosciuti,"
dice Louis, chiudendo gli occhi e lasciando che Harry appoggi la testa
sul suo petto. "Avevi dei fiori fra i capelli ed erano rosa ed io ne ho
portato a casa uno. L'ho nascosto fra le pagine del libro che mi hai
dato."
Anche senza vederlo, Louis può sentire Harry sorridere contro la
pelle del suo collo, il suo respiro caldo lo fa rabbrividire. Allunga
una mano per prendere il lembo della coperta vicina e tirarla loro
addosso, coprendoli. Harry fa un mmm contento. "Fiori di pesco del
giardino dietro a casa mia."
Louis sospira e stringe di più Harry fra le sue braccia. "Dovresti tornare a casa. Dovrei lasciarti andare."
Harry nasconde il viso nell'incavo fra il collo e la spalla di Louis e scuote la testa, appena.
"No."
"E' una pessima idea, Harry. Dovresti solo... Andare, fingere che nulla
sia successo, che non mi hai mai conosciuto. Probabilmente ti
rovinerò la vita come ho fatto con chiunque abbia mai
incontrato."
"No." ripete Harry, e Louis è stanco, stanco di parlare e di
provare a tirarsi indietro. Harry l'ha catturato il primo giorno, con i
suoi sorrisi ed i suoi maledetti fiori rosa, come ora lo sta tenendo
premuto contro il suo corpo, caldo, come una coperta, come se volesse
proteggerlo.
Louis tiene gli occhi chiusi e le labbra premute contro i capelli ricci
di Harry e prende il primo respiro vero da chissà quanto tempo.
***
Louis si sveglia ai primi raggi di luce, Harry ancora appollaiato su di
lui e la rugiada del primo mattino incastrata nella coperta.
Il cielo è un miscuglio di colori pastello, dall'indaco
all'arancione e Louis ha sempre amato l'alba più di qualsiasi
altro momento della giornata, quando tutto è calmo e tranquillo
e il mondo piano piano si sveglia o va a letto. Di solito va a dormire
col sole che sorge e si sveglia col sole che tramonta e, per una volta,
è un piacevole cambio. Tutto sembra al contrario in questo nuovo
mondo, un mondo dove Louis non è logorato dal ritmo stressante
della sua vita, dal rancore che sembra fargli compagnia da più
di quanto ricordi, un mondo dove Louis si è svegliato con un
ragazzo fra le braccia che gli ha parlato di un Louis che non esiste, ma
che lui riesce a vedere, di un Louis che Louis vorrebbe essere. Un
mondo dove Harry è la Terra e Louis il sole che la scalda.
Appoggia le labbra contro la fronte di Harry e rimane fermo a guardare
il giorno che inizia, senza fretta, raggio dopo raggio, e cerca dentro
di sé le sensazioni che sta provando. E scopre che non riesce a
trovare una traccia di rabbia nel suo corpo e forse, forse, questa
è la felicità.
***
Harry e Louis si salutano con un lungo bacio all'entrata della metro,
la gente che corre frettolosa attorno a loro e la minaccia di un cielo
plumbeo sopra le loro teste.
Harry si aggrappa alla maglia di Louis con forza e Louis gli prende il
viso fra le mani. Per la prima volta, vorrebbe che questo momento non
finisse mai; vorrebbe poter baciare Harry all'infinito, ancora e
ancora, come un loop, in mezzo ad una strada di Londra e le prime gocce
di pioggia fredda sulla pelle. Vorrebbe poter portare Harry a casa e
portarlo a letto con lui e si stupisce nel pensare che non dovrebbe
nemmeno essere una cosa fisica per essere perfetta, solo. Solo stare a letto insieme, sotto
alle coperte e dormire. Svegliarsi con Harry fra le braccia e fare con
lui colazione quando il sole è ancora alto in cielo, portarlo
ovunque e fargli vedere il mondo, lasciare che Harry tiri fuori il lato
migliore di Louis e vorrebbe accontentarlo in tutto.
Si stacca dal bacio lentamente e passa entrambi i pollici sul labbro inferiore di Harry, prima di guardarlo negli occhi.
"Stà attento." gli dice, a voce bassa.
"Torna da me, okay?" prega l'altro, stringendogli i polsi fra le mani.
Louis annuisce.
"Okay."
"Prometti."
Louis annuisce di nuovo.
"Prometto, Harry, tornerò da te. Più tardi. Prima di andare al lavoro. A che ora chiudi?"
Harry sorride e Louis pensa che gli erano mancate le fossette,
così si sporge per baciarle entrambe, facendolo ridacchiare.
"Quando vuoi." sussurra Harry.
E Louis pensa per un secondo a tutto quello che vorrebbe fare con
Harry, dormire con lui, portarlo a casa, fare la doccia mentre l'altro
guarda cartoni sul divano, solo stare insieme e lo bacia di nuovo,
veloce, prima di prendere un respiro e dire: "Vieni con me, da me. Non
andare a lavorare. Stai. Solo con me."
Ed Harry lo guarda, e lo guarda, e i suoi occhi sono verdi, grigi, e
grandi e la pioggia è fredda ed i suoi ricci sono sempre più
pesanti e scuri e poi, improvvisamente, Harry scoppia a ridere, una di
quelle risate spontanee che ti escono dallo stomaco, e lo bacia una,
due, tre volte e poi dice: "Sì!"
E Louis si ritrova a ridere con lui e a baciarlo, e la gente li sta
guardando stranamente, due ragazzi che stanno sotto la pioggia a
baciarsi e a ridere, ma a Louis non importa, è felice, qui in
questo momento, con questo impossibile ragazzo e la sua impossibile
vita e, per almeno un po', può tenerlo con sé, come il
suo personale portafortuna. E così lo tira verso le scale della
metro, e poi lo trascina sorridente fino al binario giusto e, quando
sono seduti in un vagone stipato, gli mette un braccio intorno alle
spalle ed Harry appoggia la testa sulla sua e Louis è felice.
***
Quando arrivano a casa di Louis, nessuno dei due ha molta voglia di
fare altro che non sia spogliarsi e mettersi sotto alle coperte. I
capelli di entrambi sono bagnati e Louis passa una mano fra i ricci
castani dell'altro, lentamente, tenendosi su con un gomito. Harry
chiude gli occhi, compiaciuto, e sorride.
"Sembri un gatto," gli dice Louis, divertito, prima di abbassarsi a
baciargli la fronte, la guancia, la punta del naso, ed Harry ride
appena, contento.
"Mi piacerebbe essere un gatto." Louis lo bacia sulle labbra una volta,
poi due, prima di tornare sulla guancia e poi una palpebra, lentamente,
quasi come le parole di Harry, sempre più pesanti. "Così
tu dovresti sempre coccolarmi, e tenermi con te, e." si interrompe, con
un sospiro soddisfatto.
"Sei qui ora," gli ricorda Louis, un altro bacio sul naso e poi di nuovo la bocca, che si apre languida sotto alla sua.
Non ricorda quando precisamente si addormenta, fra baci senza
fretta e lingue lente, ma è con il calore di Harry accanto a
sé, il suo profumo fra le lenzuola e le sue braccia strette
intorno al petto, e va bene così.
***
Nei giorni successivi, Louis ed Harry passano il tempo a scambiarsi
messaggi, baci, risate e carezze. Si incontrano nel negozio di Harry e
parlano dei libri che hanno letto, quelli che hanno amato di più
- Louis ha ben poco da aggiungere in quel preciso discorso ed Harry
giura che gli leggerà tutti i suoi libri preferiti, se
vorrà -, parlano delle loro vite e Louis scopre che Harry ha una
sorella maggiore di nome Gemma, che sua madre di chiama Anne e che
entrambe sono le persone che ama di più al mondo, scopre che sua
nonna gli ha fatto imparare ad amare i libri, che da bambino passava il
tempo a leggere e ad immaginare di essere un eroe o un prigioniero o un
pirata ed ogni volta che entrava in un altro mondo, era sempre migliore
di quello in cui viveva perchè poteva avere mille avventure
diverse ogni volta che voleva; scopre che anche i genitori di Harry
sono separati ma che passano molto tempo insieme lo stesso, Harry gli
racconta di quella volta quando aveva dodici anni e suo padre l'ha
portato a vedere il circo ed Harry ne era rimasto piacevolmente
colpito, ma allo stesso tempo aveva trovato che fosse quasi triste,
Louis scopre che Harry ha passato la sua vita a sognare e a chiedersi è tutto qui quello che c'è al mondo?
Harry è dolce, incredibilmente sincero e innocente. Arrosisce
ogni volta che Louis lo bacia, o gli mette una mano fra i capelli,
guarda Louis come se fosse la cosa migliore che gli sia mai capitata,
con i suoi occhi grandi e verdi, e Louis sa che Harry ha avuto altre
relazioni in passato, Harry gliel'ha detto, ma sa che nessuno delle
vecchie fiamme di Harry era come lui; Louis ha quasi paura quando si
ritrovano da soli nell'appartamento di Harry e le mani finiscono sotto
alle magliette e i jeans diventano troppo stretti; è come venire
tirato in due direzioni opposte: da una parte Louis vorrebbe prendere
Harry e fargli tutto quello che il suo cervello ed i suoi ormoni gli
dicono di fare, fargli diventare le labbra rosse a furia di baci, e
riempirgli il collo ed il petto di succhiotti, stringerlo forte fra le
dita e sentirlo gemere sotto di sé, trovare spazio fra le sue
gambe e prendere, prendere, prendere. Dall'altra parte, ha paura,
perchè sin dall'ultima volta che ha avuto una storia seria che
l'ha lasciato poi solo e pieno di problemi, si è ripromesso di
non mischiare mai più sentimenti e sesso. Si è sempre
detto che il sesso ed i sentimenti non sono fatti per stare insieme,
che tutto finisce per ritorcertisi contro quando i sentimenti si
trasformano in qualcosa di diverso - amore, ossessione, gelosia, rabbia
- ed ha paura di tutto quello che sta succedendo con Harry, così
forte e così veloce, quasi come una caduta libera senza
paracadute aperto. Harry è tanto, a volte quasi troppo, richiede
attenzioni e vuole essere amato e non chiede altro, alla fine, solo che
Louis lo guardi come se fosse la luna e le stelle (Louis ha il terrore
di stare già facendolo dalla prima volta che ha posato gli occhi
su di lui, ed ha quasi un attacco di panico in piena regola nel bel
mezzo della cucina, in pigiama, alle cinque del mattino) e Louis non
riesce.
Quando escono per andare a ballare nei locali ed Harry beve, diventa
piacevolmente accaldato e ride, ride, ride e Louis gli mette le mani
sulla vita per reggerlo in piedi, per evitare che cada, per tirarselo
vicino ed Harry gli mette le braccia sulle spalle e lo guarda con
quegli occhi grandi e pieni di affetto, le luci colorate del locale che
non fanno nulla per nasconderlo. Quando i baci diventano più
decisi e appassionati, Louis si stacca e cerca sempre di portare Harry
fuori a prendere una boccata d'aria. Le notti passate insieme non vanno
mai oltre a baci e carezze, parole sussurrate nella penombra della
camera dei uno dei due - con Liam che dorme nella stanza in fondo al
corridoio, quando sono da Harry - segreti confidati nelle bocche
dell'altro e Louis che ogni volta cerca di trattenersi dal rovinare
tutto, dal rovinare Harry quando sente il calore nel suo corpo
propagarsi dalla pancia fino allo stomaco, la testa, annebbiandogli il
cervello con la voglia cieca che ha di avere Harry fino in fondo.
Quando la mattina si svegliano insieme, Harry gli prepara sempre la
colazione, solo un paio di boxer addosso e un sorriso assonnato sulle
labbra e Louis stringe la presa che ha sulla tazza di té e non
dice niente, lascia che l'altro gli porti un piatto di uova strapazzate
e bacon e gli si sieda accanto, rubandogli una fetta di pancetta e
mangiandola ridendo. Quando Louis ha le serate libere, le passano
guardando film stesi uno sull'altro sul divano a casa di Louis, oppure
escono e camminano senza una meta precisa, solo per passare il tempo
insieme e Louis non ricorda neppure l'ultima volta che ha fatto una
cosa del genere, ed il buco alla bocca del suo stomaco si fa ogni
giorno più grande.
Una sera, Harry lo fissa per minuti interminabili senza dire nulla, e
Louis ride mentre il sangue gli si gela nelle vene, poi gli brucia
subito dopo, perchè conosce quello sguardo, Harry glielo rivolge
dal primo giorno, mesi fa e Louis ha il terrore che i suoi occhi stiano
dicendo la stessa cosa, perchè Harry sorride, appena, contento,
e si mette a canticchiare mentre accarezza il viso del più basso
con la punta delle dita.
"Wouldn't it be nice if we were older," susurra Harry e Louis trattiene il respiro e chiude gli occhi.
Quando lavora, Louis non è sé stesso, gli manca Harry, e si odia
perchè gli manca Harry e tutto diventa difficile - servire i
clienti, rifiutare le proposte, dire di no ad una pasticca o due fuori
dal locale a fine turno, evitare Zayn ed i suoi sguardi. A volte pensa
di cedere, si chiude in sé stesso e dimentica (apposta) di
rispondere ai messaggi di Harry per qualche giorno, finge di non
sentire il telefono quando suona, ascolta i messaggi che Harry gli
lascia in segreteria e cerca di
chiudere la voragine che ha al posto dello stomaco, passando del tempo con i ragazzi. Suona ed è come se
fosse tutto tornato a qualche settimana prima, quando Harry non era
ancora entrato nella sua vita, quando la sua voce era fredda e
graffiante e le dita gli sanguinavano sempre per la forza con cui
suonava, ed è tutto una spirale; a volte si ritrova a camminare
di fronte al negozio di Harry (stando ben attento a non essere visto) e
fissa il poster bianco per dei quarti d'ora interi prima di passarsi
una mano fra i capelli e voltare le spalle a tutto, tornare a casa, al
lavoro, sotto lo sguardo vigile di Zayn.
Una pasticca o due non gli faranno niente, pensa una sera, e
così si ritrova a scolare troppe birre e troppi cocktail insieme
ad un po' di ecstasy. La musica è quasi fastidiosa nelle
orecchie, ma a lui non importa, è fuori dopo troppo tempo ed ha
una bottiglia fra le mani ed un ragazzo addosso. Per un secondo, mentre
passa le dita fra capelli biondi e pieni di gel, pensa che è
tutto sbagliato, ma poi lascia che il ragazzo lo baci e gli infili la
lingua in bocca e gli metta le mani sul sedere. Questo è quello
a cui è abituato, sesso senza sentimenti - solo un paio di mani,
una bocca, un corpo caldo con cui passare dei minuti fino a raggiungere
l'orgasmo. Fanculo i sentimenti, pensa, fanculo tutto, lo sapeva che
Harry era troppo per lui, Harry merita di meglio e Louis è ben
felice di lasciarlo andare. Lascia che il ragazzo lo porti in bagno e
chiuda la porta dietro di loro, attenuando la musica assordante; lascia
che lo spinga con le spalle contro al muro e si inginocchi di fronte a
lui; lascia che gli abbassi i jeans e che gli faccia un pompino che
domani vorrebbe non ricordare. E non sente niente, se non il senso di
nausea alla bocca dello stomaco e gli occhi che gli bruciano - per le
luci troppo forti, o per il fumo, di certo non per la colpa che lo sta
attanagliando da dentro. Quando torna a casa butta i vestiti che sanno
di troppe persone diverse e sudore in un angolo, e rimane sotto al
getto freddo della doccia per così tanto tempo che alla fine sta
tremando così forte che gli ci vogliono due tentativi per
riuscire a girare la manopola dell'acqua e chiuderla. Prima di
addormentarsi, prende il telefono e rilegge i messaggi che Harry gli ha
mandato. I primi pieni di baci e faccine sorridenti, quasi come Harry
stesso, allegri e pieni di vita, poi sempre più preoccupati, man
mano che Louis si è fatto distante - ogni giorno un messaggio,
due, tre, pian piano diminuendo. Louis pensa che sarebbe stato meglio
che Harry si fosse arrabbiato con lui, sa come rispondere alla rabbia
ed al rancore, sa cosa fare quando l'unico approccio è
l'attacco, ma Harry è troppo buono, troppo infatuato di Louis e
Louis lo odia, perchè gli ha fatto provare (e gli fa provare
tutt'ora; anche senza la sua presenza nel letto, Louis lo sente, ed
è come tutte quelle notti e giorni in cui Harry si è
addormentato fra le sue braccia, i suoi ricci morbidi e profumati, la
pelle bianca bianca bianca e liscia, morbida sotto le sue labbra, la
voce roca e sospirata, il modo in cui diceva il nome di Louis -
è come se Harry fosse lì insieme a lui e Louis si sente
così frustrato da voler urlare) cose che Louis si era ripromesso
di non provare mai più. Non potrebbe sopportare un'altro dolore
come quello che l'ha portato a Londra, da solo.
La sera dopo, durante una pausa dal lavoro per una sigaretta rubata di
nascosto a Zayn, sente un paio di ragazzi infastidire una ragazza che
sembra troppo ubriaca persino per stare in piedi da sola e così
decide di avvicinarsi e tirare una ginocchiata dove non batte il sole
ad uno, prima di voltarsi subito a difendersi dall'attacco dell'altro,
riuscendo a beccarsi solo un pugno al fianco tirato anche male, dato lo
stato in cui entrambi si trovano, troppo bevuti per fare una vera
lotta; ma a Louis non importa, è arrabbiato ed infastidito e
questi due stavano per mettere le mani addosso ad una ragazza indifesa
e non si fa problemi a tirare una gomitata sul naso a quello che l'ha
colpito, che urla e si porta subito le mani a coprirsi il viso, un
getto di sangue che gli scende fra le dita. L'unica cosa che sa
è che viene interrotto dalla security, che porta i due verso la
fine del vicolo e dicono a Louis di andare a lavarsi le mani e di non
farsi più trovare in una posizione simile, non durante un turno
di lavoro, e Louis sbatte la porta con violenza alle sue spalle quando
rientra ed è così infuriato per tutto, per quello che
quei due pezzi di merda stavano per fare a quella ragazza, per il fatto
che è stato interrotto proprio mentre stava prendendo il ritmo
giusto, per quello che è diventata la sua vita negli ultimi
tempi, così diversa da come è abituato e tutto per colpa
di Harry e. L'immagine riflessa che vede allo specchio macchiato del
bagno è quella del vecchio Louis, con la barba incolta e
l'eyeliner vecchio di due giorni e i tatuaggi bene in vista sotto alla
maglia nera, la stessa espressione spenta e gelida.
Se ne va prima di poter spaccare lo specchio con pugno.
***
Sono passati cinque giorni dall'ultima telefonata di Harry, dall'ultimo
messaggio in segreteria finito in lacrime che ha fatto sentire Louis
una merda, quando Zayn si presenta al suo appartamento senza preavviso
e Louis sa che è giunto il momento in cui Zayn gli farà
uno dei suoi discorsi da inguaribile romantico quale è.
"Posso entrare o devo spingerti via dalla porta a forza?" gli dice Zayn, alzando un sopracciglio.
"Come se riuscissi a muovermi di un millimetro, magro come sei."
ribatte Louis senza flemma, spostandosi di lato per lasciarlo passare.
"A cosa devo questa visita?"
Zayn sbuffa e si butta sul divano, togliendosi le scarpe senza
slacciarle, per poi raggomitolarsi con i piedi sotto alle gambe in una
posizione che sembra comoda e scomoda allo stesso tempo, prima di
fissare Louis. "Non fingere di non sapere perchè sono qui,
Louis. Ricordi quel discorso sull'essere migliori amici e così
via?" dice, senza aspettare che Louis risponda, "ecco, so che ti
è successo qualcosa e voglio che tu mi dica cosa. Sembravi
essere felice, tempo fa, sorridevi e avevi cominciato a rilassarti e
sembravi quasi una persona diversa, ed ora sei tornato ad essere lo
stronzo che va in giro a fare risse e a scoparsi tutto ciò che
si muove e. Non lo so, amico, ma non mi piace."
Louis, che si stava dirigendo verso la cucina intentionato a mettere su
un po' di té, si blocca nel bel mezzo del salotto. Stringe le
mani a pugno e cerca di calmarsi, ma non riesce, Zayn è andato
lì con l'intenzione di fargli la paternale su una cosa di cui
non ha assolutamente il diritto. Come se Louis non lo stesse facendo da
sé dal primo giorno in cui ha smesso di sentire Harry; e si
sente improvvisamente così arrabbiato, che sbotta.
Senza preavviso, si ritrova ad urlare contro Zayn, che lo guarda con
gli occhi appena spalancati, come se alla fine si aspettasse di nuovo
questo vecchio Louis col suo temperamento e la miccia corta.
"Cosa ne sai tu, Zayn? Non ti piace il caro vecchio Louis, beh sei
libero di andartene. Non voglio cambiare, non ho intenzione di
cambiare, e sto bene così." righia, dando un calcio al tavolino
di fronte al divano, spostandolo di qualche centimetro, con un rumore fastidioso. "Lo sai
benissimo anche tu come sono fatto, sono freddo, cinico e bastardo;
sono uno a cui piace andare in giro a cercare risse, uno a cui piace
scopare, uno a cui piace bere e fare casino. Non vedo perchè tu
debba essere così sorpreso, non ci conosciamo forse da quasi tre
anni ormai? E dimmi, Zayn, è cambiato niente negli ultimi tre
anni in me?"
"Vaffanculo Louis, non iniziare ancora questo discorso dell'essere la
persona peggiore del mondo, il vittimismo non fa per te." ribatte
l'altro, incrociando le braccia al petto. "Seriamente, sembra quasi che
tu voglia farti ammazzare o qualcosa. Io ed i ragazzi siamo
preoccupati, abbiamo paura che una di queste tue risse finisca con te
in ospedale. Ti devo ricordare di quella volta in cui ti sei rotto un
braccio e due costole per via di quei tizi? Io veramente non so cosa
sia successo, ma a volte mi fai così rabbia che vorrei
strozzarti. Si può sapere qual'è il tuo problema?"
"Tu, in questo momento," dice Louis, di riflesso, e Zayn sospira. La
sua faccia cambia, improvvisamente, cade, come se non avesse più
forza per tenersi su anche le spalle cedono, e Louis non ha nemmeno
voglia di litigare con Zayn, non quando l'altro ha quell'espressione sul
viso, come se Louis l'avesse deluso, come se non riuscisse nemmeno
più a guardarlo. Louis sa benissimo cosa significa, è
quello che prova lui da giorni, ogni volta che va a letto e riascolta
il messaggio di Harry, quello in cui gli sussurra che non l'avrebbe
lasciato e piange, quello in cui gli dà del bastardo ma sembra
più una preghiera che un insulto, e Louis vorrebbe vomitare per
quanto si sente uno schifo. Si copre il viso con le mani e. Tutto
è sbagliato. Si era ripromesso niente sentimenti, si era
ripromesso niente scene del genere quando era a Doncaster. Londra
doveva essere un nuovo inizio, un nuovo Louis, una nuova vita. Ed ora
era tutto andato a puttane. "Il mio problema sono io," aggiunge poi
alla fine, la voce soffocata dalle mani e pesante di lacrime che non
vuole lasciare scendere.
Zayn non dice niente, ma a Louis non importa, sa che Zayn lo sta
ascoltando e che è lì perchè vuole aiutarlo.
Quindi si sfrega il viso e si va a sedere accanto a lui, gomiti sulle
ginocchia e testa china.
"Ho conosciuto un ragazzo," dice, "un ragazzo che è praticamente
perfetto. E fa quasi ridere ora questa cosa, sai, la prima volta che
l'ho visto aveva dei fiori fra i capelli e ho subito pensato che fosse
la cosa più strana del mondo, perchè quale ragazzo si
metterebbe mai dei fiori veri fra i capelli? Ma non lo so," aggiunge,
facendo spallucce, "mi ha regalato un libro, e mi ha detto di ritornare
se non mi fosse piaciuto. E non lo so, da allora è stato come se
riuscissi a respirare solo quando ero con lui, come se avessi
finalmente trovato un modo per non essere più me stesso. Era
quasi diventato troppo. Ho sentito che stavo per caderci di nuovo e
l'ho lasciato andare, sono scappato, come ho sempre fatto. A volte
guardarlo faceva quasi male, sai. Sai, quando la mattina ti svegli e ti
trovi quella persona nel letto vicino a te e fuori la luce è
pallida, quasi grigia, e comunque ti sembra che ci sia il sole e sia
tutto perfetto solo perchè lui è lì con te e puoi
sentire il suo respiro fra i capelli e il suo profumo fra le lenzuola.
Ed io. Io non sono così. Io non passo le giornate e le notti con
qualcuno, non lascio che mi preparino la colazione e che mi sorridano
come se fossi una persona degna di tutto quello. Se all'inizio mi
faceva respirare stare con lui, alla fine ogni volta che lo toccavo mi
sentivo soffocare. Ho fatto cose di cui
non mi pento, cose brutte, e sono una brutta persona Zayn, lo so che
con voi ragazzi sono okay, ma voi siete i miei migliori amici, vi
voglio bene, ma. Il resto del mondo potrebbe finire in fiamme, ed io
rimarrei lì fermo a vederlo bruciare, senza muovere un dito.
Probabilmente sarei io stesso il fuoco che lo brucia. Probabilmente
finirò col bruciare anche voi, un giorno."
Zayn gli mette un braccio attorno alle spalle e gli si fa vicino,
l'odore di sigarette e trementina così confortante dopo tanto
tempo. Louis lo respira e si sente quasi a casa. "Vorrei dirti che
capisco, ma non è vero." gli dice l'altro, stringendolo un po'
più a sé. "E' come se vedessimo due persone completamente
diverse. Come se io e te vedessimo due Louis. Io vedo quel ragazzo che
si autodistrugge nonostante sia una delle migliori che io abbia mai
conosciuto, quello che fa sempre ridere tutti, quello che porta Niall
sulla schiena e gli compra tutto il cibo che vuole, lo stesso ragazzo
che telefona alla mamma e si commuove quando la sente piangere, quello
che pensa sempre alle sorelline e fa sempre loro regali anche quando
non è Natale o il loro compleanno, lo stesso ragazzo che ha
proposto a Josh di andare a picchiare quello che gli ha fregato la
ragazza perchè Josh ci è stato male per mesi, lo stesso
ragazzo che mi lascia dormire sulla sua spalla quando sono troppo
stanco dopo il lavoro o dopo un progetto importante a scuola, quello
che mi ascolta quando parlo e che è disposto a stare in silenzio
quando ho bisogno di quiete. Quel Louis di cui parli tu, io non l'ho
mai conosciuto." Zayn fa un mezzo sorriso triste, quando gli passa le
dita sotto agli occhi e solo allora Louis si accorge di star piangendo,
sommessamente, solo lacrime che cadono. "Sei un vero stronzo a volte,
non credere," aggiunge l'altro, ridacchiando, "ma non sei così
male."
Louis scuote la testa perchè Zayn non capisce.
"Lo sai perchè sono venuto a Londra?" borbotta, scansandosi da
Zayn, irritato. Ovviamente Zayn scuote la testa, sorpreso,
perchè Louis non gli ha mai spiegato cos'è successo a
Doncaster, perchè è fuggito. "Mi hanno spezzato il cuore,
Zayn. Letteralmente spezzato il cuore. E lo so che ti sembrerà
una cosa stupida, lasciare tutto per una storia finita male, ma- Vedi,
era il mio migliore amico. Eravamo cresciuti insieme, avevamo fatto
tutto insieme, io avevo scoperto di essere gay e lui è stato il
mio primo tutto - primo bacio, prima sega, primo pompino, scopata,
tutto. Ero così innamorato che non mi importava di niente, solo
di lui. Siamo stati insieme anni, Zayn, ed io avrei voluto dirlo al
mondo intero, non mi importava che gli altri sapessero che fossi gay, sai
all'inizio ero terrorizzato all'idea di dirlo anche solo a mia madre,
ma fanculo, no? Quando abbiamo finito la scuola, eravamo ancora
entrambi ufficialmente solo migliori amici ma ho pensato che fosse il
momento giusto per essere insieme davanti a tutti, ho pensato che lui
volesse le stesse cose che volevo io e invece - Invece mi ha detto che
non era gay, che quella con me era solo una fase, che non eravamo
fidanzati, erano state solo un paio di scopate fra amici. Chiaramente
se n'è andato, lasciandomi lì come uno stupido idiota,
con quelle parole e nemmeno un saluto. E' andato via e ho pensato di
morire, per un momento. Lo vedevo in giro con delle ragazze e mi sono
sentito preso in giro e uno schifo per mesi, ho pensato che forse ero
stato io a sbagliare e l'ho odiato così tanto che ho pensato di
ucciderlo con le mie stesse mani. Ancora oggi mi chiedo come ho potuto
non accorgermene prima, come ho potuto essere così stupido da
innamorarmi di lui, senza sapere che lui non provava nulla, mi sento
soffocare anche solo a dirlo. Tutte le cose che mi ha detto, quando lo
vedevo in giro con quel suo gruppetto di omofobici, tutte le risate che
mi hanno tirato addosso, i calci ed i pugni che ho preso prima che
sapessi difendermi. A volte penso che vorrei averlo fra le mani adesso
per ripagarlo con la stessa moneta, fargli male tanto quanto lui ne ha
fatto a me. Almeno fisicamente," ed è vero, la rabbia che prova
da sempre è così tanta che è come un fuoco che gli
scorre nelle vene, come una batteria nella testa, e sa che se potesse
andrebbe a cercare chiunque per fare a botte, per sfogare tutto quello
che ha dentro. Ha bisogno di sentire il dolore di tutti i pugni che ha
ricevuto, la soddisfazione di sentire le ossa di qualcun'altro rompersi
sotto la forza dei suoi colpi ed è per questo che dice che
è una brutta persona, perchè a lui piace, ne ha bisogno
per rimanere sano. Odia, odia così tanto tutto e tutti, tutto
ciò che pensava di aver provato per quella persona che anche il
solo pensiero di ricascarci gli fa rivoltare lo stomaco, sudare freddo,
e non può. "Harry merita di meglio, Zayn, io non posso dargli
quello che chiede. Quello di cui ha bisogno. Ho paura di averlo ferito
già abbastanza in questi tre mesi, non posso fargli ancora
più male."
Zayn lo sta guardando seduto sul divano, un'espressione strana sul
viso, che Louis non riesce a decifrare. Poi scuote la testa, come se
non riuscisse a credere alle sue orecchie. "Okay, capisco che la tua
prima esperienza con l'amore non sia stata delle più belle, ma
non vorrai dirmi che ora, per via di una singola cosa andata storta,
non vorrai più goderti la vita?" Alza una mano per fermare
Louis, pronto a ribattere immediatamente, "Quindi hai deciso che Harry
vale meno di tutta questa farsa che hai messo su per proteggerti?"
"Vaffanculo Zayn, seriamente, non venirmi a dire quello che provo o quello che dovrei fare." dice Louis, piccato.
"Io non ti sto dicendo niente, pezzo di cretino. Ho capito che ci stai
ancora male, ho capito che dopo una cosa del genere tu sia stato male,
ma dopo tre anni ti meriti di meglio, ti meriti Harry e tutto quello
che mi hai detto, svegliarsi insieme e andare a dormire insieme e tutte
quelle cose da persona innamorata. Non capisco perchè continui a
spingere lontano tutti quelli che ti si avvicinano, non tutti vogliono
ferirti, sai? Io e gli altri non ti abbiamo mai fatto del male, eppure
tu continui ad essere così chiuso in questa corazza che nessuno
riesce a scalfire e. E' come se quella persona che ti ha ferito la
prima volta continuasse a vincere tutte le volte che rifiuti
un'occasione."
"Ormai è troppo tardi," mormora Louis, dando le spalle a Zayn
per andare a guardare fuori dalla finestra, le nuvole sempre più
pesanti e scure in cielo. "Non sono sicuro di poter cambiare, né
di voler cambiare."
"Ma perchè?"
"Perchè rimarrò sempre io, Zayn, nonostante quello che tu
ed Harry vedete in me. Sono stronzo, cinico, non credo più
nell'amore. Bella cosa l'amore. Mettiamo caso che torni da Harry e lui
mi riprenda a braccia aperte, perchè nonostante tutto Harry
è la persona migliore che io abbia mai visto e non so come mai
si sia innamorato di me, e mettiamo caso che io mi lasci andare e
mi innamori. Un giorno tutto finirà, tutto finisce. Lui si
stancherà del mio carattere, sono disordinato, non so cucinare,
mi dimentico di portare fuori la spazzatura, a volte non ho voglia di
fingere che tutto vada bene e non sono mai costante. Lui è
abituato a vivere il mondo in maniera diversa, Zayn, lui è puro
e innocente nonostante tutto. Il mondo non l'ha ancora ferito e spero
non lo faccia mai, perchè Harry è perfetto. Spero rimanga
sempre bianco e puro come è ora." dice, alzando le spalle.
"Non è detto che finisca, Louis, perchè non lo capisci? E
poi non è detto che tutto debba essere così tragico come
lo descrivi tu. Da come ne parli, sembri già bello che andato
per lui, quindi non vedo il problema."
"Quello che mi fa paura è che lo sono, Zayn. Ogni volta che lo
guardavo e lo toccavo e passavo del tempo con lui, mi sentivo cadere
sempre di più. Ed io detesto i sentimenti, non portano mai a
nulla di buono. Ti fanno solo più male, alla fine. Sai quante
volte ho voluto fare sesso con lui? Quante volte mi sono perso a
guardare le sue labbra o i suoi occhi e a pensare che lo volevo? Fiori
tra i capelli e jeans stretti, tutto. Ma se avessi fatto sesso con lui,
non sarei più riuscito a staccarmi da lui. Avrei voluto sempre
di più e avrei finito per consumarlo. La cosa mi spaventa
così tanto che a volte ho paura di me stesso, lo voglio
così tanto." appoggia la fronte contro il vetro freddo della
finestra e stringe le mani a pugno. "Harry mi ha sempre detto che sono
come il sole, che brucia e brucia e non riesce a fermarsi, io penso
più di essere come una stella che sta morendo e bruciando, sola,
che distrugge sé stessa e tutto quello che incontra sulla sua
strada."
Entrambi rimangono in silenzio per qualche minuto, poi Louis sente Zayn
muoversi sul divano e poi alzarsi. Lo sente infilarsi le scarpe,
fermarsi, il silenzio pesante fra di loro, pieno di cose dette e ancora più pesante di quelle non dette.
"Tutto questo discorso non ha senso perchè tu non vuoi cambiare
idea. Secondo me Harry è la cosa migliore che ti sia capitata da
quando ti conosco e non so nemmeno perchè continui a pensare che
sei capace solo di rovinare tutto ciò che tocchi. Non sei un
mostro, Louis. Sei ferito, sei arrabbiato, ed ognuno ha il suo modo di
dimostrarlo, tu lo fai con la freddezza e l'alcool e la droga, ma non
ti ho visto toccare una singola pasticca in questi mesi e non hai mai
bevuto troppo e sembravi felice. Sembravi finalmente calmo. Però
se hai deciso di contiuare a vivere così, non sarò di
certo io a dirti che non puoi." Louis non risponde e Zayn si allontana
verso l'ingresso. "Mi dispiace, Louis."
Il rumore della porta che viene aperta e poi chiusa è l'unico in tutto l'appartamento.
***
E' il suo giorno libero e Louis è fuori con Zayn e gli altri,
una serata fra amici come non ne avevano ancora avute in settimane.
Zayn e Louis non hanno più parlato di Harry né di quello
che Louis gli ha raccontato e Louis ne è grato. Non sa se
riuscirebbe a continuare quello che sta facendo, pensando ad Harry.
Hanno tutti bevuto un po' troppo e sono tutti brilli, quando Niall
propone agli altri di andare al loro posto segreto e per un secondo
Louis si blocca, il respiro che gli si ferma in gola, gli occhi fissi
sull'asfalto sotto ai piedi. I ricordi della prima notte passata con
Harry fra le braccia a parlare di stelle e Dio, la mattina dopo, e
tutte le altre dopo gli riempiono la mente e non riesce a fermarli.
Improvvisamente Harry gli manca da morire e vorrebbe sentire il suo
profumo anche solo per un secondo, toccarlo, sentire che è caldo
sotto le dita, che la sua bocca è ancora morbida e non
riesce a stare in piedi, si deve sedere perchè le gambe non lo
reggono più. Il marciapiede è bagnato e la sensazione
è spiacevole, ma a Louis non importa.
"Lou?" è Niall, preoccupato, che gli si accovaccia vicino. "Ti senti male? Devi vomitare?"
Louis riesce solo a scuotere la testa, perchè non ha bevuto
tanto da stare male e non è quello il problema, ma le parole non
gli escono. C'è solo Harry e la sua risata davanti ai suoi
occhi, il modo in cui i suoi capelli sembravano una criniera di leone
dopo aver dormito, quanto le sue guance diventavano rosa quando beveva e
gli occhi lucidi, lo sguardo che rivolgeva a Louis e il modo in cui gli
si muoveva contro quando ballavano. Il suono della sua voce quando gli
sussurrava all'orecchio.
"Sono stato uno stupido," dice a nessuno in particolare, a sé stesso, alla strada deserta.
Niall lo guarda confuso e Zayn gli si avvicina, mentre Josh si siede
alla sua destra. Finalmente Louis si volta verso Zayn e lo guarda per
un lungo secondo, cercando di fargli capire che aveva ragione e che
così non può andare avanti, che questo ultimo mese
lontano da Harry dopo averlo avuto è la cosa peggiore che gli sia
mai capitata. "Zayn, lo devo vedere."
L'altro sospira ed alza le spalle, non sapendo cosa dire. Niall e Josh
non aggiungono niente, ma Louis sa che stanno entrambi indossando
espressioni confuse.
"Però non sono sicuro che Liam non mi strozzi non appena mi vedrà, quindi ho bisogno che mi accompagni da Harry."
"Chi è Liam? E chi è Harry?" chiede Josh, ma la domanda
sembra rivolta a Niall perchè Louis lo vede scuotere la testa
con la coda dell'occhio.
Zayn alza gli occhi al cielo e sospira. "Sei la persona più
impossibile del mondo, Louis, spero che tu lo sappia. E lo faccio solo
perchè sei il mio migliore amico."
Louis sorride, facendo leva sulle braccia per alzarsi e buttarsi
addosso all'amico, che si lascia abbracciare e lo punzecchia in un
fianco con un dito. "Ti voglio bene amico," gli sussurra in un orecchio.
"Anche io, ma se finisco con un occhio nero un'altra volta, sarà la volta che ti ucciderò con le mie stesse mani."
***
Niall e Josh decidono di accompagnarli perchè Louis dice loro
che Liam, pur essendo un bravissimo ragazzo con una faccia da cucciolo
di labrador, ha anche il fisico di un boxeur e probabilmente non
sarà contento di vedere quello che ha spezzato il cuore al suo
migliore amico, nonchè coinquilino.
Durante il tragitto verso l'appartamento di Harry e Liam, Louis
racconta loro tutto - chi è Harry, come l'ha conosciuto, quanto
Louis sia stato stupido a lasciarlo andare dopo i due mesi passati
praticamente incollati l'uno all'altro.
"Quindi tu sei innamorato di lui ma l'hai lasciato?" chiede Josh, alle spalle di Louis.
"E' una lunga storia, io-"
Zayn lo interrompe. "No, è solo Louis e le sue decisioni orribili in fatto di scelte di vita."
Louis alza gli occhi al cielo, ma non commenta.
"Cosa ti fa pensare che lui sarà disposto a vederti e a perdonarti, però?" aggiunge Niall, poco dopo.
Louis non lo sa, è quello il fatto. Non sa nemmeno perchè
sta andando a casa di Harry in piena notte, perchè non si sia
limitato a chiamarlo. Forse perchè ha paura che Harry
non gli risponda come ha fatto Louis per così tante volte, forse
ha solo bisogno di vederlo anche solo per un secondo e vedere che sta
bene e che Louis non l'ha rovinato come ha tanto avuto paura. "Non lo
so, ma non sto andando da lui a chiedere che mi lasci tornare con lui.
Sto solo cercando di controllare come sta, chiedergli scusa, dirgli che
mi dispiace e che sono stato un idiota. Certo vorrei che tutto si
risolvesse, ma so anche che non può andare così bene, so
che Harry ha sofferto per colpa mia e non me lo perdonerò mai,
so che sono stato un pezzo di merda perchè non gli ho nemmeno
detto a voce che non volevo più vederlo, sono scappato ed ho
smesso di rispondere al telefono. Mi lasciava messaggi in segreteria ed
io li ascoltavo tutti e poi mi sentivo ancora peggio, ma pensavo di
stare facendo la cosa giusta. Per entrambi. Ora penso solo che ho
sbagliato tutto e che voglio rimediare."
Il clima è freddo e Louis si sente improvvisamente piccolo nella
sua giacca di pelle, si vergogna di tutto quello che ha fatto e nemmeno
il rivestimento interno di lana riesce a scacciare quel brivido, i
nervi tesi e le mani che tremano. Nessuno parla durante l'ultima parte
del tragitto, Louis troppo preso ad immaginare ogni minimo scenario, da
Liam che gli spacca il naso ad Harry che gli dice che lo odia e non lo
vuole vedere mai più. Qualsiasi cosa succeda, Louis è
pronto ad affrontarla e ad accettarla, ma non senza provarci.
Quando arrivano di fronte al portone del palazzo, tutti e quattro si
guardano e Louis si avvicina al citofono, lentamente. Prende un respiro
profondo ed annuisce, ora o mai più. Preme il pulsante vicino
alla targhetta Styles - Payne ed attende. Per qualche minuto non
succede nulla e Louis pensa che Harry non sia a casa, magari è
uscito, magari è con qualcun'altro e ha già dimenticato
tutto, quando la luce al piano superiore si accende e tutti sembrano
trattenere il respiro in unisono.
"Se è uno scherzo." la voce che esce dallo speaker del citofono
è roca e assonnata e Louis ha un secondo di terrore nel pensare
che stavano dormendo e che non sa nemmeno che ore siano, prima di
riconoscere Liam.
"No, ehm," inizia a dire, ma poi si ferma, non ben certo di come continuare. "Sono Louis, ho bisogno di vedere Harry."
Liam non risponde per cinque lunghi secondi, poi sbotta in un "Louis?" che fa sussultare l'intero gruppo.
"Lo so che mi odi e che vorresti uccidermi per quello che ho fatto ad
Harry, ma ho veramente veramente bisogno di vederlo e parlare con lui."
"No, Louis, torna a casa."
Louis si passa le mani sul viso, frustratamente, e gli occhi gli
pizzicano fastidiosamente. Lo sapeva che sarebbe finita così, in
fondo qualsiasi buon amico proteggerebbe l'altro e Liam è il
migliore amico che Harry abbia e una piccola parte di Louis è
felice che Harry abbia qualcuno su cui contare. Poi una mano si posa
sulla sua spalla e si volta, trovando Zayn vicino a lui. L'altro gli fa
un cenno con la testa e poi avvicina la bocca allo speaker.
"Hey Liam, credimi quando dico che io per primo vorrei strozzare Louis
qui. Ma lascia che parli con Harry, lascia che lo veda e che gli dica
che gli dispiace e che ha sbagliato. O almeno dì ad Harry che
Louis è qui. In fondo spetta a lui la decisione di mandarlo via
o meno, no?"
Louis potrebbe baciarlo, sensibile e ragionevole Zayn Malik, con i suoi
capelli impossibili ed il cuore d'oro. Louis decide che a Natale gli
farà un doppio regalo.
Un sospiro proviene dall'altra parte del citofono e Louis si trattiene dal cantare vittoria.
"Chiunque tu sia, maledizione a te e al fatto che sono troppo
addormentato per dirti di no. Okay, aspettate, vado a svegliare Harry."
Zayn sorride e Louis si gira per abbracciarlo. Da sopra la sua spalla
fa un sorriso a Niall e Josh, che nonostante tutto sono lì con
lui, anche se Louis è uno stronzo e probabilmente non si merita
niente di tutto questo. gli altri ricambiano e Niall gli fa anche una
piccola ola, che lo fa ridere sommessamente.
Dopo interminabili minuti in cui Louis ha stretto Zayn fra le braccia,
perchè nonostante tutto non sa come prenderebbe la risposta di
Liam che gli dice che Harry preferisce che tornino a casa, ma poi,
improvvisamente, Louis affonda le mani nella giacca di pelle di Zayn
quando la voce che sente è quella di Harry, quella che gli era
tanto mancata in queste settimane.
"Scendo io." Harry dice soltanto, prima che un click chiuda la
conversazione e Louis è terrorizzato all'idea di affrontare
Harry ed i suoi occhi e la sua faccia. Zayn lo stringe più a
sé e poi gli dà una pacca sulla schiena, prima di
lasciarlo.
"Noi saremo più in fondo alla strada, se avessi bisogno di noi.
Vi lasciamo soli." Zayn dice, passando un braccio sulle spalle di Josh
e l'altro su quelle di Niall.
Louis annuisce soltanto e si fa più piccolo nella giacca,
cercando conforto che non riesce a trovare. Guarda gli altri
allontanarsi e non si gira fino a che non sente la serratura del
portone scattare, da cui esce Harry, una felpa gigante addosso ed una
cuffietta a nascondergli i capelli. E' ancora più bello di
quanto Louis ricordasse, con gli occhi assonnati e i segni rossi del
cuscino su una guancia, e il petto di Louis si stringe da quanto gli
è mancato, lo può sentire fisicamente, come un pezzo di
un puzzle che finalmente è trovato, è come se Louis
riuscisse ad essere completo solo se Harry è lì con lui.
"Harry," sussurra, gli occhi che gli bruciano.
L'altro si stringe nelle braccia e non si sposta dal portone chiuso,
gli occhi a terra e così lontano da Louis che Louis vorrebbe
piangere ed è come se lo spazio che li divide fosse infinito.
"Louis, cosa ci fai qui?"
Le mani gli si stringono nelle tasche al suono della voce di Harry, piccola e quasi irriconoscibile.
"Mi dispiace così tanto, Harry. Sono uno stronzo. Non mi merito
te né tutto quello che ho, ho sbagliato, ho sbagliato tutto e mi
dispiace così tanto, volevo solo che lo sapessi. Che sono un
codardo e sono scappato quando mi sono accorto di quanto contassi per
me. Di quanto mi stessi lasciando andare con te e di quanto avessi
bisogno di te." dice, cercando di far capire che è sincero, di
spiegare ad Harry che non è stata colpa sua, che è solo
colpa di Louis e nessun'altro. Che Harry è perfetto e che Louis
non dovrebbe nemmeno toccarlo, ma non può farne a meno. Ed una
volta che ha iniziato il discorso, tutto esce come un fiume di parole
che non riesce a fermare. "Ho
sempre pensato che fosse meglio ferire piuttosto che essere ferito, ho
sempre avuto paura di te e della forza con cui provi tutto, della forza
con cui mi hai subito abbracciato e accettato. Io non potrei mai essere
come te, io ho paura Harry, sono fottutamente terrorizzato di lasciarti
entrare e poi scoprire che non ti piaccio, che sono davvero la persona
orrenda che dico di essere e che tu decida di lasciarmi. Allora ho
smesso di cercarti, ho pensato che sarebbe stato meglio per entrambi,
che saresti stato male adesso ma saresti stato peggio se ti avessi
rovinato." Harry lo sta fissando ora, gli occhi spalancati e le guance
rosse per il freddo, il fiato che si trasforma in piccole nuvole di
fumo e le sue labbra sono così rosse che Louis si sente quasi
male.
"L'ultima volta che mi sono innamorato, mi hanno distrutto il cuore,
fatto a pezzi, in maniera così crudele che ho pensato di morire.
Ho pensato è tutto qui l'amore? quello di cui tutti parlano e che tutti vogliono provare? Bella merda.
E allora ho cominciato a crearmi questa difesa dove evito qualsiasi
sentimento, per evitare di essere di nuovo ferito. Il sesso casuale
è perfetto perchè non serve essere innamorati per avere
una scopata nel retro di un locale, ma tu. Dio, Harry, tu eri troppo
per me per dire di no. Sapevo che avessi fatto sesso con te, non
sarebbe stata una cosa casuale. Sarebbe stato tutto e troppo, ero
già così dentro di te che avevo paura di non uscirne
più. Avevo paura di non volerne mai più uscire. Che non
ti avrei mai lasciato andare, che ti avrei comunque fatto soffrire
perchè questo faccio meglio. Sono un mago nel distruggere tutto
quello che tocco."
Si passa una mano sotto agli occhi, perchè le lacrime sono calde
sulle sue guance congelate. Non avrebbe mai permesso ad Harry di
vederlo così anche solo un paio di giorni fa, ma ora non ha
nulla da perdere, tutto quello che vuole al mondo è fermo a
pochi passi da lui.
"Merda," borbotta Harry, coprendosi la faccia con le mani e Louis
abbassa lo sguardo, ferito e rifiutato, ma capisce. Capisce Harry e la
sua decisione. Lo sa di aver sbagliato e sa che non può far
altro che accettare quello che l'altro ha deciso. Il petto gli fa male
da quanto la cosa lo sta uccidendo, ma è giusto così. E
poi quasi finisce a terra, con la forza con cui Harry l'ha spinto.
Cerca di riprendere equilibrio e alza lo sguardo sbalordito su di
Harry. "Sei incredibile," continua l'altro, gli occhi lucidi e le mani
che gli tremano e Louis non dice nulla, sta fermo dov'è, lascia
che Harry lo spinga un'altra volta, senza opporre resistenza. "Entri ed
esci dalla mia vita come ti pare e piace ed io non riesco ad
impedirtelo. Sapevi quello che provavo per te, Louis, lo sapevi
dall'inizio. Sapevi che non avrei mai voluto che mi lasciassi, che io non ti avrei mai lasciato.
E' dal primo giorno che entri ed esci dalla mia vita come se entrassi o
uscissi dal mio negozio, come se non fosse importante. E quando hai
smesso di parlarmi, quando nemmeno ti sei degnato di mandarmi un
messaggio per dirmi che era finita, ho pensato e sperato che fosse solo
un periodo, che fossi troppo impegnato. Invece mi hai solo abbandonato
in un angolo, come un vestito che non ti piace più. Non so
perchè, eppure eccoci qui di nuovo. Ed."
Harry lo spinge di nuovo, "io," ancora, "non," le parole che Harry gli
ha lanciato addosso fanno più male delle sue mani, "riesco,"
ormai sono nel bel
mezzo della strada ed Harry continua a spingerlo con ogni parola che
lascia la sua bocca. "a dirti di no." e poi le sue labbra sono su
quelle di Louis, e Louis fa un verso, quasi come un singhiozzo,
perchè questo bacio è come il primo che si sono
scambiati, rabbioso e piano di cose non dette, ma stavolta Louis non
perde tempo a stringere le braccia attorno ad Harry, a ricambiare,
lasciare che l'altro gli faccia male con i denti e le dita gli tirino i
capelli, lascia che Harry gli faccia tanto male quanto Louis ne ha
fatto a lui. Quando si staccano per prendere aria, Louis ha il sospetto
che Harry gli abbia morso il labbro così forte da fargli uscire
il sangue, ma non gli importa, perchè la presa delle mani
dell'altro si è allentata sui suoi capelli e Louis vuole solo
tenerlo al sicuro ed asciugargli le lacrime.
"Mi dispiace tanto, Harry." ripete, ed Harry annuisce, baciandolo di
nuovo e di nuovo, "mi dispiace," dice ancora, un altro singhiozzo che
viene coperto dalle labbra dell'altro. "Harry," sussurra.
"Sì," risponde Harry, leccandogli il punto dove il sangue ha cominciato ad uscire appena, "sì," dice, "sì."
"Stavolta non ti lascerò," Louis continua, stringendo le mani nella felpa morbida, "credimi."
Ed Harry lo guarda per un longo secondo e poi ripete: "Sì."
***
Quando salgono fino all'appartamento di Harry, dopo che Louis ha
salutato gli altri da lontano e mandato loro un messaggio ciascuno per
ringraziarli di averlo sopportato ed accompagnato, Louis ha comunque
leggero timore di Liam e delle sue braccia muscolose. Per quanto Louis
sia abituato ad andare cercare risse, Liam lo spaventa comunque.
Però, una volta entrati e chiusi la porta alle spalle, trovano
Liam seduto sul divano con la tv accesa senza volume, i sottotitoli
sullo schermo. Harry gli stringe la mano e fa cenno con la testa verso
l'altra parte della stanza, dove il corridoio porta alla sua camera.
Liam alza solo un sopracciglio e non commenta lo stato in cui entrambi
si trovano, rossi, con gli occhi lucidi e Louis gli fa un piccolo
sorriso che non si aspetta venga ricambiato. Liam annuisce appena e
Louis fa lo stesso. Lo sa che Liam lo ucciderà la prossima volta
che farà soffrire Harry ed è perfettamente convinto che,
semmai dovesse succedere, lascerà che Liam lo faccia senza
nemmeno aprire bocca.
La camera di Harry è buia e più disordinata di come Louis
l'abbia mai vista. Il letto sfatto da quando Harry l'ha lasciato per
scendere e parlargli. Louis rimane fermo ad osservare Harry togliersi
la felpa e buttarla ai piedi del letto, prima di aggiungere anche i
pantaloni scoloriti della tuta. Louis ha pensato così spesso ad
Harry, alla sua pelle e tutto il resto, che non riesce a fermarsi
dall'allungare una mano e sfiorare la schiena del più alto solo
con la punta delle dita, quasi timoroso. Harry si volta immediatamente
e Louis si ferma, non sapendo dove e come toccare. Dopo tutto questo
tempo passato a sognare di riavere Harry, ora non sa più come
comportarsi, quando è troppo o se Harry vuole che Louis lo
tocchi nello stesso modo in cui faceva prima, anche dopo tutto quello
che Louis gli ha detto e fatto passare.
"Lou," Harry mormora e gli occhi di Louis scattano verso i suoi,
immediatamente, e quando Harry inzia a spogliarlo lentamente - prima
abbassando la zip della giacca di pelle, che Louis lascia cadere a
terra, incurante; poi alzandogli la maglietta e slacciandogli la
cintura, che tintinna appena come le collane di Harry quando si muove;
i pantaloni raggiungono il resto dei vestiti a terra - Louis rimane
fermo, senza respirare. "E' okay," aggiunge, abbassandosi a baciarlo
leggero, "vieni," lo prende per i fianchi e se lo tira addosso, sul
letto. Louis non riesce a respirare perchè è troppo pieno
di cose che vorrebbe dire e fare e le sensazioni sono tante, i
sentimenti, Harry è ovunque attorno a lui, sotto di lui, e Louis
vorrebbe respirare, ma non riesce.
"Dimmi qualcosa," sussurra Louis, quando Harry apre le gambe per fargli
spazio e Louis si ritrova a fissare ogni piccolo particolare del suo
viso, dalla forma delle labbra al contrasto fra le sopracciglia e il
bianco della pelle; di come il suo naso sia leggermente troppo grosso,
come i suoi occhi o la sua bocca, ma che come tutto il resto di Harry,
è perfettamente proporzionato e perfetto, di come una fossetta
sia più pronunciata rispetto all'altra a seconda del sorriso.
"Che cosa vuoi che ti dica?" Il movimento languido delle dita di Harry sulla schiena lo fa rabbrividire e sospirare.
"Qualsiasi cosa."
Harry sta zitto per qualche secondo, e Louis si ritrova a guardare le
collane che si muovono col movimento dei respiri, su e giù,
lentamente, e Louis riconosce il crocifisso di cui Harry gli aveva
parlato quella prima notte, il crocifisso di suo nonno, una moneta che
sua sorella gli aveva portato da un viaggio che aveva fatto in Giappone
ed un aereoplanino di carta, che Louis sa di non aver mai visto prima.
Chiaramente Harry ha capito dove sta guardando, perchè dice:
"L'ho preso quando ho pensato non ci saremmo mai più visti."
Louis alza lo sguardo e apre la bocca, ma non ne esce nulla, troppo stupito.
Harry alza le spalle e continua a muovere le dita lungo la schiena di
Louis. "Non so bene perchè, ma mi ricordava noi. Un aereoplanino
di carta, una cosa così semplice e fragile che però
riesce a superare tutto e a volare via. Io mi sentivo volare quando ero
con te e nonostante tutto, ancora adesso mi sento come in cielo, come
se stessi volando nell'aria e tu sei con me. Nel mio oceano di carta, a
volte ho sognato che tu fuggissi con me, che mi portassi in alto
lontano da qui, e." si ferma e fa ancora spallucce. "E' stupido, ma tu
mi fai sentire così."
Louis si sporge in avanti e lo bacia, lo bacia per fargli capire che
Louis stava cadendo già molto tempo prima, che aveva cominciato
a cadere con Harry il primo giorno che si erano visti. Lo sa che
è stupido, che non è possibile che si sia innamorato di
Harry a prima vista, proprio lui che non crede nell'amore, ma con
questo ragazzo fra le braccia, che ha ribaltato tutto, che ha
disintegrato tutto il suo mondo fino a farlo rimanere in ginocchio,
può darsi. Louis non riesce a dire di no. Gli passa la punta
della lingua sul labbro inferiore, prima di fargli aprire la bocca per
lasciarlo entrare. Harry sospira e Louis lo sente muovere le gambe fino
ad appoggiare i talloni sulle sue cosce e il sangue gli sta andando a
fuoco nelle vene, Harry è bollente sotto le sue dita, fra le sue
braccia e Louis sente che entrambi si stanno eccitando. Il bacio
diventa più languido, più lento, e Louis accarezza
l'intero fianco destro di Harry dal collo fino all'interno coscia, il
ginocchio, il polpaccio, ed Harry geme appena, e Louis si sente andare
a fuoco, divampare quasi come un incendio, ed i suoi fianchi cominciano
a muoversi di loro inziativa, facendo gemere entrambi quando i bacini
si sfregano. Harry si stacca dal bacio per buttare indietro la testa,
respirando pesante e Louis gli morde appena il collo, la spalla, mentre
i movimenti si fanno sempre più decisi e veloci. Ben presto sono
entrambi uno aggrappato all'altro, ad occhi chiusi. Quando Harry
mormora il suo nome e si tende, rigido per mezzo secondo prima di
tremare appena, Louis apre gli occhi per guardarlo mentre viene. Per un
momento aggrotta la fronte e la bocca si apre in un gemito più
pesante, poi si distende e il respiro gli si mozza in un ah silenzioso.
"Cristo," mormora, prima di baciarlo e venire anche lui. Harry gli
stringe le mani fra i capelli, una risata mormorata nella sua
bocca e Louis non ricorda nemmeno l'ultima volta in cui è venuto
nelle mutande, ma probabilmente doveva avere meno di quindici anni.
Si ritrova a ridacchiare al pensiero ed Harry fa un verso come per
domandare cosa ci sia di divertente, e Louis fa di no con la testa,
sorridente. Harry ha la stessa espressione compiaciuta sul viso e Louis
sa che sta cadendo, ma non gli importa. Harry è lì con
lui, accanto a lui mentre si toglie i boxer e poi su di lui mentre
aiuta Louis a togliere i propri, e si sente a posto. Sa che Harry sta
cadendo con lui, o forse sta volando, ma Louis sa che sono insieme e
non lo lascerà andare una seconda volta.
***
Svegliarsi nel letto di Harry non è nuovo, ma dopo un mese
senza, Louis si sente ancora così fortunato da non riuscire a
frenare il sorriso che gli nasce sulle labbra e che si affretta a
nascondere nella spalla di Harry.
Non sa che ore sono, ma non dev'essere presto a giudicare dal rumore
del traffico e delle chiacchiere che provengono dall'esterno. Non che a
Louis interessi, ma Harry dovrebbe andare al lavoro, anche se dubita
l'altro avrà voglia di alzarsi e lasciarlo. Si gira per
controllare la sveglia che c'è sul comodino accanto al letto e,
come immaginava, hanno dormito fino all'una del pomeriggio e, a meno
che Harry non voglia davvero andare per il turno del pomeriggio, Louis
decide di lasciarlo dormire. Lui comunque deve andare in bagno, quindi
il tutto può aspettare. Ma, non appena si muove per lasciare il
letto, Harry si muove e mugola, stiracchiandosi come un gatto.
"Lou?"
Louis sorride di più, sia per il nomignolo che per la voce roca
di Harry, ed allunga una mano per scostargli i ricci dal viso, quando
l'altro si gira verso di lui. "Buongiorno," mormora, "volevo lasciarti
dormire ancora un po', dato che ormai è troppo tardi
perchè tu riesca ad aprire il negozio."
L'altro fa un mmm contento e poi sbatte gli occhi lentamente più volte, come per svegliarsi. "Che ore sono?"
"L'una del pomeriggio."
"Mmh, no, okay, oggi niente lavoro." risponde Harry, "Dove stavi andando?"
"Bagno."
"Mmh, okay." dice, prima di chiudere di nuovo gli occhi, la stessa
espressione contenta sul viso. Louis si sporge per lasciargli un
veloce bacio sulla guancia e poi si volta per raccogliere i pantaloni
da terra. Una volta vestito, lascia la camera e si guarda in giro per
controllare se Liam è nei dintorni oppure no. Tutto sembra
tranquillo, l'appartamento vuoto e silenzioso. Liam dev'essere andato a
lavorare, a differenza loro.
In bagno, quando scorge il suo riflesso nello specchio mentre sta per
uscire, è quasi sbalordito nel vedere quanto sia cambiato anche
solo dopo una notte con Harry. La barba incolta ed i capelli
scarmigliati non sono nulla di nuovo e le occhiaie viola non
scompariranno di certo per una notte spesa a dormire, ma i suoi occhi
sono quasi più azzurri di come li ricordava, un mezzo sorriso
sulle labbra senza che se ne fosse nemmeno accorto, i muscoli
rilassati. Sembra quasi una persona diversa.
"Lou?" sente chiamare dalla cucina, quando apre la porta. "Ti va di
mangiare qualcosa in particolare?" chiede l'altro, che sta trafficando
con le stoviglie a giudicare dal rumore di padelle spostate e tazze che
vengono appoggiate su ripiani. Quindi Louis decide di seguire Harry in
cucina, ridacchiando.
"Qualsiasi cosa va bene, sto morendo di fame." risponde, passandosi una
mano sullo stomaco, prima di abbracciare Harry da dietro. L'altro si
lascia andare contro di lui e Louis vede l'enorme sorriso che gli si
dipinge in faccia, il viso che si illumina solo per un contatto
così semplice. "Mi sei mancato." gli mormora contro la pelle
della spalla, baciandolo appena.
Harry abbassa lo sguardo sulle uova che sta sbattendo e per un secondo
sembra quasi più triste, nessuna traccia del sorriso enorme di
prima e Louis si odia per averlo fatto stare male, per averglielo
detto, per aver rovinato tutto di nuovo, ma poi Harry dice "mi sei
mancato anche tu, ma ora sei qui e mi hai promesso di non lasciarmi
più."
Louis annuisce. "Prometto."
"Allora ti perdono."
E così, come se non ci fosse niente di più facile nella
vita, Harry ride e Louis sa che ci è dentro completamente, che
è innamorato di questo gigante folle ragazzo e che si
impegnerà fino in fondo per amarlo proprio come Harry vuole.
***
Il pomeriggio passa lento e veloce allo stesso tempo. Mangiano in
silenzio ed Harry lascia i piatti nel lavandino, dicendo che se ne
occuperà poi e trascina Louis in bagno per fare una doccia. E'
la prima volta che entrambi si vedono completamente nudi, alla luce del
giorno, senza lenzuola o coperte a nasconderli, senza indumenti intimi
od occhi chiusi. E' la prima volta che Louis può vedere Harry
completamente e che si permette di toccarlo, leggero e con intenzione -
che può far capire ad Harry che lo vuole, ma che è Harry
a decidere come e quando. Ed è così che Louis si ritrova
con Harry appoggiato contro la parete di piastrelle della doccia e la
sua lingua in bocca, le sue mani che gli passano fra i capelli fradici
e l'acqua che gli entra negli occhi; è così che scende a
baciare il collo e poi il petto di Harry, marchiandolo come ha sempre
tanto voluto fare, orgoglioso nel vedere come il rosso dei succhiotti
risalti contro la pelle pallida di Harry; è così che si
inginocchia sul pavimento duro di porcellana della doccia e sente Harry
trattenere il respiro, quando gli dice "rilassati," e lo prende in
bocca. Lecca, succhia ed accarezza Harry fino a quando l'altro non
trema sotto il suo tocco, la sua voce alta e roca, le sue mani incerte
fra il toccare i capelli di Louis o cercare un appiglio che non
c'è sulle piastrelle scivolose. Louis lo guarda, dal basso, ed
Harry è perfetto, con i capelli bagnati negli occhi e le labbra
rosse, lo guarda tremare e gemere, sotto i tocchi della sua bocca e
delle sue mani, fino a che non viene, con un urlo strozzato ed
un'espressione quasi sorpresa sul viso, che fa ridere Louis in maniera
quasi amorevole e poi di gusto quando Harry lo prende per le braccia e
lo fa alzare di peso, per baciarlo come se Louis è tutto
ciò che gli serve per respirare.
Quando vanno in camera, Harry sussurra a Louis che vuole fare l'amore
con lui e Louis si blocca per un attimo, incerto. Dice altrettanto ad
Harry, perchè Louis sa che Harry non ha mai fatto sesso fino in
fondo con nessuno e Louis vuole che sia sicuro, sicuro di ogni minima
cosa ed Harry gli sorride, il solito sorriso che riserva solo a Louis,
quello che significa mi fido di te, sono tuo
e Louis non si è mai sentito così prima, mai con
nessun'altro, nemmeno con Stan quando pensava di essere completamente
perso per lui - nulla può combattere il modo in cui Harry ha
aperto le gambe ed ha sospirato, la sensazione di averlo intorno e
sotto, la sua voce ed i suoi occhi, le sue mani fra i capelli ed i
talloni che lo spingono a dargli di più; di come Harry l'abbia
semplicemente preso ed accettato, completamente, come se volesse solo
Louis e lo volesse tenere dentro - non solo sesso, ma quasi come quel
sole che Harry è tanto convinto che Louis è, come se
volesse tenerlo dentro, al sicuro e Louis è felice ed innamorato
e quando Harry lo stringe a sé, Louis si nasconde fra le sue
braccia e pensa di non volerne uscire più.
***
Le vacanze di Natale si avvicinano e Londra è sotto ad una
candida coltre di neve e piena di turisti, luci colorate e gente sempre
di corsa.
Louis ha sempre amato il Natale, ma quando era bambino odiava ricevere
un regalo solo sia per il suo compleanno che per Natale, gli sembrava
quasi fosse come barare quando tutti gli altri potevano avere due feste
separate e non una sola. Crescendo ha cambiato idea, annoiato dal
passare degli anni e dal fatto che tutto comincia a perdere interesse
dopo una certa età. Ha promesso a sua madre e alle sue sorelle
che sarebbe tornato a casa almeno per il giorno di Natale, quando sua
madre gli aveva detto che era troppo tempo che non lo vedeva e che se
si fosse azzardato a saltare l'unica festa da passare in famiglia,
gliel'avrebbe fatta pagare. E cara. E Louis sa riconoscere una minaccia
quando ne sente una.
Harry ha detto che sarebbe tornato a casa per festeggiare con la sua
famiglia e Zayn sarebbe andato a casa di Louis come quasi ogni anno,
dato che non aveva più rapporti con la sua famiglia e quella di
Louis l'aveva accolto a braccia aperte e Zayn, nonostante per i primi
momenti fosse stato titubante nell'accettare, ora si trovava ad
apprezzare l'atmosfera di casa Tomlinson più di quanto Louis
facesse. E Louis ha il sospetto che tutte e quattro le sue sorelle
minori abbiano una cotta per Zayn. Spera solo che quest'anno Lottie non
si ripresenti a tavola con tutto quel trucco come l'anno prima, o Louis
avrebbe avuto un crollo nervoso. Il duro lavoro di un fratello maggiore.
Harry aveva riso la prima volta che Louis gli aveva raccontato di
quella precisa ricorrenza e poi aveva detto "mi piacerebbe conoscere la
tua famiglia," come se fosse una cosa da nulla e Louis si era ritrovato
a dire che l'avrebbe portato a Doncaster una volta e che le sue sorelle
l'avrebbero adorato, sopratutto se si fosse presentato da loro con quei
ridicoli fiori che si ostinava a mettersi fra i capelli.
Louis si ritrova a dire molte più cose come se veramente fossero
poco importanti; come quando ha chiesto ad Harry se avesse dovuto
chiamarlo il suo fidanzato ora, non proprio scherzando, ed Harry l'ha
fissato con gli occhi spalancati per una decina di secondi prima di
saltargli addosso, facendoli finire a terra entrambi; o quando gli ha
detto che si voleva tatuare l'aereoplanino di carta che Harry diceva
sempre gli ricordava loro, per avere qualcosa anche lui, una prova
tangibile di quello che avevano; o quando l'ha portato a fare compere
un freddo pomeriggio ed hanno perso ore nel centro commerciale, ridendo
e scambiandosi baci e Louis ha comprato ad Harry una cioccolata calda
con marshmallows ed è poi rimasto a fissarlo bere, come
ipnotizzato, fino a che Harry non si è ritrovato con dei baffi
sul labbro superiore e Louis non è più riuscito a
trattenersi dal dirgli "merda Haz, sono completamente perso per te," ed
Harry ha riso, felice, baffi di cioccolata e tutto il resto e Louis ha
pensato che ogni momento con Harry è uno di quei regali che non
aveva mai ricevuto a Natale.
"Ti amo anche io, Lou."
E Louis ha grugnito e nascosto la testa fra le braccia appoggiate sul
tavolino, disperato ed Harry ha continuato a ridere e ridere.
***
Quando lascia il lavoro quella notte e sono ormai le quattro passate,
Louis non si aspetta di trovare Harry ad attenderlo. Fuori nevica e fa
freddo, così freddo che Louis non sa come Harry possa stare
lì fermo come uno scemo con solo un cappotto ed una sciarpa
addosso.
"Sei matto?" è la prima cosa che gli dice, però ridendo,
perchè non può fare altro. "Cosa ci fai qui?"
Harry ridacchia ed alza le spalle, fiocchi di neve fra le ciglia e il cappotto puntinato di bianco. "Passavo da queste parti..."
Louis alza gli occhi al cielo, ma se lo tira addosso, per baciarlo. Gli
mormora "cretino," sulle labbra ed Harry ride ancora di più,
abbracciando Louis stretto e strofinandogli la punta del naso gelido
sulla guancia. Louis sta per dire ad Harry di andare a casa sua e fare
sesso ancora una volta prima che entrambi siano troppo presi dai
preparativi per il ritorno dalle famiglie, quando alla loro destra
proviene un colpo assordante ed entrambi sobbalzano, sorpresi. Ci sono
quattro ragazzi, più o meno dell'età di Louis o forse
poco più grandi che li stanno guardando con dei ghigni stampati
in faccia, e Louis capisce che il rumore che hanno sentito è
quello di un calcio che uno di loro ha dato al cassonetto lì a
fianco.
"Bene bene, guardate cosa abbiamo qui. Frocio e il suo fidanzatino
frocetto." il primo dice, canzonatorio. Gli altri fanno mormorii di
assenso e Louis si tende, preoccupato per Harry ma soprattutto
infastidito dalla faccenda. "Non dovreste essere a casa a fare quello
che i froci fanno?"
Louis stringe i muscoli della mascella più forte che può,
quando Harry lo tira più verso l'altro lato del vicolo, cercando
di allontanarli dal gruppetto senza creare casini, ma Louis oppone
resistenza, gli occhi puntati su quello che chiaramente è il
capo. "E voi non dovreste andare a fanculo?" gli sputa addosso,
velenoso e Louis razionalmente sa che dovrebbe solo seguire Harry e
lasciare che quei quattro se la vedano fra di loro, ma le vecchie
abitudini sono dure a morire e Louis non è mai stato uno di
quelli che si tirano indietro e, quando il gruppetto smette di
sghignazzare e l'aria improvvisamente cambia, Louis sa che dovrebbe
mandare via Harry immediatamente, ma non ha tempo di fare nient'altro
che spingerlo via prima che i quattro lo prendano, quando gli si
avventano addosso. Chiaramente Louis è in svantaggio,
quattro contro uno non è valido nemmeno quando l'uno in
questione non è basso e magro come Louis, ma gli omofobi
bastardi che vanno in giro a cercare i froci, non aspettano altro che
trovare uno come Louis, piccolo e chiaramente frocio. Il primo colpo
allo stomaco lo fa piegare in due, seguito subito dopo da un pugno in
pieno viso che gli fa sputare sangue, un taglio sul labbro che brucia
per il freddo. Louis non sa se sono i ragazzi ad urlare, parole troppo
confuse per capirle, o se è Harry e il pensiero lo fa tremare,
il pensiero che Harry sia ancora lì e non fuggito. Cerca di
rimettersi in piedi e assestare qualche colpo, ma riesce solo a dare un
calcio ad uno prima di essere ributtato di nuovo per terra e preso a
calci il continuazione. Louis non sa quanto dura, per quanto tempo quei
quattro continuano a pestarlo, ma all'improvviso tutto si ferma e Louis
non riesce a respirare, ogni volta che cerca di prendere aria è
come se mille pugnalate gli trafiggessero il petto e poi capisce - ci
sono delle sirene in distanza, qualcuno ha chiamato la polizia e i
quattro se la stanno svignando, Louis sente i loro stivali battere
contro il pavimento e si lascia andare sulla neve, stanco.
"Oh Dio," Louis sente ed è Harry, stupido stupido Harry che
è rimasto, ma Louis è felice che nessuno abbia preso lui,
che Harry sia salvo, "Oddio Louis, perchè l'hai fatto?" Harry
dice, e Louis sente che sta piangendo e vorrebbe solo alzare una mano
per asciugargli le guance, che è tutto okay, Louis è
ancora vivo, solo ammaccato. "I soccorsi stanno arrivando, io.
Gesù, Lou, come ti hanno ridotto."
"Sto bene," mormora a fatica, cercando di aprire di più gli
occhi, ma tutto fa male, persino parlare, persino tenere gli occhi
aperti e, finalmente sicuro che Harry è sano e salvo, si
addormenta.
***
Il risveglio è meno traumatico del previsto, contando che Louis
si ricorda perfettamente di essere appena stato pestato per bene da un
gruppo di omofobi bastardi, forse il tutto è reso più
piacevole dalla dose di antidolorifici che gli hanno sparato in vena, e
dal fatto che le luci sono soffuse e non quelle accecanti del pronto
soccorso. E' in una camera e l'unica luce accesa è quella sul
comodino al suo fianco, ma è troppo sedato per farci caso. Non
sa quanto tempo sia passato da quando l'hanno portato in ospedale,
spera poco, odia il solo pensiero di aver perso delle ore qui dentro,
senza sapere quale sia l'esito. Cerca di mettersi a sedere meglio, ma
un mezzo urlo di dolore gli esce dalle labbra quando prova a piegarsi.
Il petto gli fa un male cane e gli serve un secondo in più per
ritrovare il respiro. Dio, maledetti bastardi, spera siano finiti in un
burrone ghiacciato e poi abbiano dovuto abbracciarsi nudi per non
morire assiderati.
"Louis! Oh grazie al cielo."
Louis si volta verso la voce alla sua destra ed Harry è
lì, i capelli tutti appiattiti da una parte ed il segno delle
coperte su una guancia, gli occhi rossi e lucidi come se avesse pianto
fino ad addormentarsi. Louis odia vederlo così, ma almeno
è tutto intero e quei quattro non sono riusciti nemmeno a fargli
un graffio. Si sente un po' meglio dopo averlo visto.
"Che ore sono?" cerca di dire, ma l'unica cosa che esce è un
rantolio e poi vari colpi di tosse che lo fanno piangere dal dolore.
Letteralmente. Ci sono lacrime che gli stanno scendendo sulle guance e
più piange più il petto gli fa male, ma più il
petto continua a fargli male meno riesce a smettere di singhiozzare.
"Merda, Louis, no, hey, guardami," Harry sussurra, prendendogli il viso
fra le mani delicate ed asciugandolo. "Devi calmarti, altrimenti non
riuscirai a smettere. Guardami ed ascolta me, okay?"
Louis apre gli occhi e li punta in quelli di Harry, cercando di
normalizzare il suo respiro e cercando di smettere di piangere. Il
dolore è così forte che gli ci vogliono lunghissimi
minuti, ogni volta che inala un po' d'aria è come una tortura,
ma Harry è lì e gli sta parlando e poco a poco Louis
riesce a smettere e a tranquillizzarsi.
"Tieni, un po' d'acqua," Harry gli porge un bicchiere con una cannuccia e lo aiuta a bere.
Questa volta, dopo essersi schiarito appena la voce, riesce a chiedere
che ore siano e quando potrà andarsene ed Harry fa una faccia,
prima di scuotere la testa.
"Ti odio talmente tanto in questo momento, che vorrei tirarti la
lampada sulla testa. Se non fossi già in un letto di ospedale.
Cosa ti è saltato in mente? Perchè non mi hai
semplicemente seguito fino alla fine del vicolo? Quando ho visto che ti
attaccavano sono andato in panico ed ho chiamato la polizia, ma tu non
hai idea di cosa sia stato per me vederti in quelle condizioni.
Tutt'ora, Louis, il tuo corpo è un livido intero. Hai tre
costole fratturate, un polso rotto e una leggera commozione e
letteralmente un campo di battaglia ovunque, e sei fortunato che non ti
abbiano rotto qualcos'altro, incredibile idiota. Dio. Ho pensato ti
avrebbero ucciso." Louis non sa cosa dire, riesce solo a guardare Harry
riprendere a piangere e nascondere il viso sulle coperte. Il suo
braccio destro è ingessato dall'avambraccio in giù e non
se ne era nemmeno accorto prima, accecato dal dolore per le costole
fratturate. Ora capisce le pugnalate ad ogni respiro.
"Haz," sussurra, ed Harry scuote la testa.
"Mai più, Louis. Mai più." gli dice, severo, gli occhi
pieni di lacrime e così grandi che Louis potrebbe perdercisi
dentro. Annuisce ed Harry si asciuga il viso, prima di passargli una
mano sulla gamba, al di sopra delle coperte. "Hai dormito per qualche
ora, quando ti hanno imbottito di farmaci per il dolore ed io ho
chiamato Zayn e Liam per dire loro cos'è successo e dove eravamo
e sono tutt'e due in caffetteria a bere qualcosa, li ho sentiti uscire
poco prima che mi addomentassi. I dottori hanno detto che potrai uscire
fra un paio di giorni, ma che la tua vita sarà un inferno fino a
che non ti si rimetteranno a posto le costole fra tre, quattro
settimane."
Louis fa un verso di disappunto e un broncio. "Un mese così?"
Harry gli accarezza il viso e poi si alza dalla sedia, per potersi
sedere sul bordo del letto, per poi sporgersi e lasciargli un bacio
sulle labbra, leggero. "Non potrai tornare a casa, niente viaggi in
auto per un po'. Di sicuro non entro pochi giorni. So che le infermiere
hanno chiamato tua madre e che ha detto che verrà lei a Londra
con le ragazze, ed io ho detto a mia madre che non tornerò a
casa quando il mio ragazzo è all'ospedale con la faccia gonfia e
piena di lividi dopo avermi difeso."
"Cosa?" chiede Louis, incredulo.
Harry fa spallucce, "Non mi va di andare a casa e lasciarti qua da
solo. So che tua madre ha detto che verrà ad aiutarti e che Zayn
è qui, ma... Tu sei il mio ragazzo ed io voglio esserci, ora che
stai male. Lo so che hai fatto quello che hai fatto per proteggermi
ieri, anche se come ho detto prima è stata una cosa stupida e
senza ragione, ma ti amo e stai male ed io starò qui con te."
Louis sbuffa una risata troppo bagnata di lacrime per i suoi gusti, e
poi fa un verso quando il fianco si fa risentire. "Ow, vedi cosa mi fai
fare, inguaribile romantico? Ugh."
Harry ride e il tocco leggero delle dita sulla sua fronte stanno
facendo rilassare Louis incredibilmente, quasi come una ninna nanna.
E' quasi Natale, mancano un paio di giorni al suo compleanno, ha tre
costole fratturate, un polso rotto ed una leggera commozione; i suoi
piani per le vacanze sono andati in fumo; sua madre sarà sul
piede di guerra non appena arriverà a Londra, Zayn sarà
il primo a strozzarlo per poi lasciarlo alla mercé di Niall e
Josh ed è in un letto di ospedale. Ma Harry è lì,
ed i suoi occhi sono grandi e verdi, ed i suoi capelli sono senza
fiori, ma morbidi come quel primo giorno, il sorriso è quello di
un ragazzo innamorato e Louis è comunque felice, nonostante
tutto. Ha Harry al suo fianco e anche se è piuttosto sicuro che
gli antidolorifici stiano smettendo di fare effetto e ben presto si
ritroverà a maledire il giorno in cui è nato, per ora, in
quel preciso istante, gli basta il tocco dolce delle lunghe dita
dell'altro e chiude gli occhi.
"Cantami quella tua canzone preferita," gli mormora, stanco.
Harry fa mmm e poi, "Wouldn't it be nice if we were older," intona e Louis si lascia andare.
***
Wouldn't it be nice if we were older
Then we wouldn't have to wait so long
And wouldn't it be nice to live together
In the kind of world where we belong
(Wouldn't It Be Nice - The Beach Boys)
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