Letter
to Annie
Cara
Annie,
E'
da un po' che non ci sentiamo. Ti chiederei come tu stia, ma lo so
già. Non ho mai smesso di vegliare su di te. Su nostro
figlio.
Da
quando siamo stati divisi, nel Distretto 13, per tutta la durata
della mia ultima missione non ho fatto altro che pensare a te. E lo
faccio ancora.
Annie,
non puoi immaginare quanto mi manchi la tua voce. Il tuo sorriso. Il
tuo sguardo. Mi manca tutto.
Ti
ricordi della prima volta che ci incontrammo? Tu avevi un leggero
vestitino bianco e i capelli raccolti. Il primo giorno di scuola eri
seduta nell'ultimo banco e te ne stavi sempre in silenzio. Ti ricordi
di quando ci fu la lezione sui nodi derivati dalle erbe acquatiche?
Tutti ti consideravano una specie di maga. E di quando io rimasi
“accidentalmente” in mutande e la maestra mi
mandò fuori dalla
classe? Le tue guance erano più rosse dei capelli.
Non
te l'ho mai svelato prima, ma io ero presente alle tue lezioni di
nuoto. Mi divertivo quando, a soli 13 anni, aiutavi i bambini a
nuotare e pescare. Imbucato dietro a qualche barca, c'ero anch'io.
Poi
arrivarono gli Hunger Games. Il mio nome venne sorteggiato e mi
portarono a Capitol City. Mags mi fu molto d'aiuto, soprattutto nel
trovare gli sponsor. E quel paracadute argentato che portava il
tridente? Quanto diavolo ti era costato?
Dopo
il mio ritorno a casa festeggiai ben poco, perché nella
sessantaseiesima edizione dei giochi fu estratto il tuo nome. E fui
proprio io a farti da mentore. Non mi sarei mai aspettato che tu
sapessi combattere. Sei stata un'autentica rivelazione. Hai sconfitto
le ragazze dei Favoriti con estrema abilità ed eliminato gli
altri
con altrettanto ingegno.
Quando
ti vidi nel villaggio dei vincitori non sapevo se stessi sognando o
avessi mangiato troppe zollette di zucchero. Eri cresciuta quell'anno
e, senza paura, insistevi nel dire quello che pensavi. Sugli Hunger
Games. Sugli strateghi. Su Snow.
Molti
avevano iniziato a darti della pazza, o dell'incasinata. Per me eri
soltanto più saggia.
I
giornali di Capitol City continuavano a parlare di me (in particolare
quelli di gossip) e la mia presenza era sempre richiesta dai soliti
snob di Panem.
Ma
quel giorno. Quel giorno trovai il tempo e il coraggio per invitarti
a uscire insieme. Ricordo ancora la faccia che facesti. Tua madre che
sbraitava dall'interno della villetta sui pericoli dovuti alla
mancanza di protezioni o che altro!
Andammo
al mare e tu mi insegnasti un nuovo tipo di nodo, che io battezzai
Nodo della pazzia. Non insinuavo certo al fatto che
potesse
centrare qualcosa con i disturbi che ti erano stati diagnosticati. Lo
chiamavo così perché cercare di farlo ti faceva
uscire pazzo. Ma
col tempo migliorai. Quando mi trovavo nell'ospedale del Distretto 13
il nodo della pazzia era la mia unica fonte di intrattenimento.
Comunque te ne ero grato e volevo ricambiare.
Mi
tuffai nella Baia Blu e stetti sott'acqua finché non trovai
qualcosa
di decente. Riemersi con una manciata di perle che intrecciai con
un'alga. Tu ti aggiungesti dei fiori bianchi tra i capelli e quello
per me fu come guardare la perfezione.
Oh
ragazza, io ti guardavo con gli occhi ma ti vivevo con il cuore.
Mi
raccomando, pensa solo al nostro bambino. Trattalo con amore. Ora
sarà lui a consolarti se ti sentirai sola. Io non
andrò da nessuna
parte. Resterò qui, in attesa.
Quella
bambina solitaria è diventata una donna forte oltre ogni mia
aspettativa.
Non
dubitare mai della tua utilità. Senza di te io sarei stato
perso ed
è merito tuo se molti dei tributi provenienti dal nostro
distretto
hanno potuto fare ritorno alle loro famiglie.
Abbiamo
reso il mondo un posto migliore, insieme.
Sarai
una madre fantastica.
Tuo
per sempre,
Finnick.
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