Eternal Years
of
Love
• Chicago
1918 •
I miei occhi e il cuore son venuti a patti
ed or ciascuno all'altro
il suo ben riversa:
se i miei occhi son
desiosi di uno sguardo,
o il cuore innamorato si
distrugge di sospiri,
gli occhi allor
festeggian l'effigie del mio amore
e al fantastico
banchetto invitano il mio cuore;
un'altra volta gli occhi
son ospiti del cuore
che a lor partecipa il
suo pensier d'amore.
Così, per la tua immagine o per il mio amore,
anche se lontano sei
sempre in me presente;
perchè non
puoi andare oltre i miei pensieri
e sempre io son con loro
ed essi son con te;
o se essi dormono, in me
la tua visione
desta il cuore mio a
delizia sua e degli occhi.
William Shakespeare / Sonetto 47
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Chapter One: Little stars in a big sky
Eccomi. Composto ed
educato, sorrido ad ogni conoscente che sfiora il mio passaggio.
Riconosco qualche collega di mio padre, ma la maggior parte sono a me
sconosciuti.
Sistemo una piccola piega formatosi sulla giacca acquistata
appositamente per l' occasione. Doveva essere tutto perfetto.
I miei genitori tenevano molto a questo convegno di avvocati e delle
proprie famiglie; ci stavamo preparando da circa una settimana.
Si trovavano i maggiori esponenti di questo mestiere e molto spesso
venivano fatti conoscere i figli per combinare matrimoni.
Rabbrividii al solo pensiero. Il matrimonio era ciò che meno
desideravo in quel momento.
Rifiutai gentilemente un bicchiere di champagne che mi venne proposto
da uno dei tanti camerieri ed intravidi mio padre avvicinarsi.
« Ciao » mi disse appoggiando una mano sulla mia
spalla.
« Ciao ». Ero sinceramente felice del nostro
incontro.
« Notato qualcuno di interessante? » mi chiese
fingendosi indifferente.
La mia beatitudine scomparve immediatamente al pronunciarsi di quelle
parole.
Sapevo a cosa alludeva ed era quasi un mese che cercava di convincermi
a conoscere qualche ragazza.
« No, papà. Non mi sento pronto ad affrontare un
dovere
del genere » mentii.
Semplicemente non mi andava di prendere un
impegno e lasciare una donna probabilemente futura vedova per
combattere in guerra. Se fossi riuscito a combattere in guerra,
ovviamente.
« Vuoi che ti presenti ... ». Non lo lasciai finire.
« Papà, no. Davvero, non me la sento »
dissi
cercando di controllare il volume della voce data l' irritazione.
Mi studiò con occhi attenti di padre e se ne andò
via rassegnato.
Sospirai di sollievo. Mi guardai intorno in cerca di qualche persona
non ancora salutata.
Notai mia madre osservare tutti i miei spostamenti e gesti. Le sue idee
erano l' opposto a quelle di mio padre.
Non sopportava l' idea di lasciare il suo unico figlio; ogni tanto mi
considerava ancora un bambino.
Le sorrisi per trasmetterle tranquillità e lasciar andare
via la preoccupazione che aleggiava sul suo volto.
Mi rispose radiosa e ritornò alle sue conversazioni. Adoravo
quella donna.
Finalmente incontrai una figura familiare. Clarence, il mio amico. Il
mio unico amico.
« Come va? » gli chiesi.
« Non mi piacciono queste feste. La musica è
troppo
mielosa e le ragazze rigide » rispose prendendo un bicchiere
di
vino.
Clarence, non contando la famiglia borghese, era un ribelle e come si
suol dire un "don giovanni".
Soffocai una risata. « Le tue aspettative sono troppo alte.
Saremmo già tutti nudi se il convegno fosse secondo i tuoi
desideri »
« O almeno, una parte degli invitati sarebbe nuda »
mi corresse rimirando parte delle fanciulle presenti.
La nostra attenzione fu attirata da un uomo che ci invitava a spostare
i festeggiamenti all' aria aperta.
Pian piano le persone si incamminarono verso la porta che separava i
due spazi, senza creare scompiglio.
Fummo tra gli ultimi, ma riuscimmo comunque ad ammirare il giardino
decorato alla perfezione.
C' erano alcuni piccoli gazebi nella quale erano stati sistemati dei
divani e sedie per le chiacchiere private; il verde era leggermente
illuminato quanto basta per trovare la strada nel buio della notte.
Nella parte sinistra, era stato allestito un palco dove suonava una
piccola orchestra e una pista da ballo si estendeva davanti.
Nonostante tutto, il giardino era molto grande e si ergeva fino ad
arrivare in prossimità di un bosco.
« Stupefacente » commentò l' amico al
mio fianco.
« Concordo, si son dati da fare » aggiunsi mentre
ci
avvicinavamo ad uno dei gazebi nella quale si trovavano le nostre
rispettive madri, occupate in una fitta discussione.
« Ciao Edward »
« Salve signora Carter » ricambiai educatamente,
mentre gli altri due facevano altrettanto.
« Vi state divertendo? » ci chiese Elisabeth, mia
madre.
« Certo, una festa meravigliosa »
dichiarò Clarence
bloccando il mio commento opposto. Feci una smorfia contrariato.
« Tuo padre ti stava cercando, Edward » mi
riferì mamma.
La guardai perplesso e seguii il suo sguardo.
Vidi mio padre che mi fissava e reclamava la mia presenza.
Mi scusai con i tre per il mio allontanamento e mi diressi da
papà.
« Edward, caro, ti stavamo aspettando tutti
» mi disse indicandomi una piccola famiglia al nostro
cospetto.
Me li presentò.
« Costei è un mio caro collega, Charlie Swan
».
« Lieto di fare la sua conoscenza » dissi
stringendogli la mano.
« Mentre lei è sua moglie, la signora
Renèe Swan ». La salutai ugualmente.
« Ed infine lei è la figlia, Isabella ».
Colei che mi presentò era una ragazza, della mia
età
circa, non molto alta, con viso a cuore e capelli lunghi, di una strana
sfumatura castano - rossiccia.
Il naso era piccolo e le labbra carnose. Ma ciò che
più
mi attirò erano i suoi occhi, nocciola e capaci di rapirti
con
la loro profondità.
Notai la sua timidezza. Bisbigliò alcune parole, senza che
io ne
capissi il significato, e immediatamente abbassò lo sguardo
imporporando la gote di rosso.
Non era un gran che, una ragazza normale. Non mi
interessava molto. Però i nostri padri sembrava intenzionati
a tutt'
altro.
« Lasciamo che i due giovani si conoscano meglio »
disse
Charlie, meritandosi uno sguardo allibito di Isabella, mentre il mio
genitore annuiva.
Si diressero verso il bouffet, lontano da noi. Naturalmente si
instaurò un gran silenzio.
Io non ero mai stato bravo a far conversazione, specialmente con il
gentil sesso.
« Bella festa » mormorai per spezzare la quiete che
si era formata.
« Già .... ».
Riecco il silenzio.
La osservai. Si mordeva insistentemente il labbro inferiore e torturava
le mani stringendole.
Incrociò improvvisamente il mio viso e si girò
subito,
imbarazzata. Lanciava degli sguardi fulminei alla sua destra.
Lì si trovavano due ragazze, sue amiche intuii.
« Neanche a te fa piacere questa situazione, eh? Vai pure
dalle tue amiche ».
Mi fissò sorpresa e si rassegnò. « In
effetti odio questa "ricerca" dell' uomo perfetto di mio padre
»
« Allora abbiamo qualcosa in comune » conclusi
sorridendo « ma non dell' uomo ovviamente
» esclamai
cercando di dissimilare il doppio senso.
Questa volta le sfuggì una risata argentina. Potei
così ammirare il suo viso.
« Hai dei bellissimi occhi » mormorai mio malgrado.
« Cosa? » chiese, bloccandosi e assumendo svariati
colori caldi.
« N- niente » balbettai anche io arrossendo.
Perché
avevo la brutta abitudine di far uscire dalla bocca i miei pensieri?
« Se mi puoi scusare » sussurrò prima di
fuggire dalle amiche.
Mi misi una mano tra i capelli ancora in soggezione e camminai. Volevo
allontanarmi da quella confusione.
Il parco si stendeva ancora per qualche centinaio di metri, ma mi
fermai in prossimità di una fontana circondata da ghiaia e
panche.
Mi sedetti su una di queste ultime e mi rilassai, ammirando il
bellissimo velo stellato che avvolgeva il cielo.
Era il 25 luglio, piena estate, e nessuna nuvola mi impediva quella
soave visione.
Mi concentrai per riconoscere le varie costellazione che la notte mi
proponeva, ma una mi sfuggì.
Eppure era così maestosa, così brillante, che mi
sembrò un peccato non saperne il nome.
E successe nuovamente.
La mia mente venne immersa da una svariata quantità di note,
che unite formavano una nuova melodia.
Non mi capitava da molto; solo quando qualcosa mi colpiva, attirandomi
completamente.
Era una canzone dolce, delicata, che colpiva l' animo.
Gli ultimi suoni erano però malinconici, per segnare l'
arrivo di un
nuovo giorno e della scomparsa di questo buio, che cela i nostri
segreti
più intimi.
La cantai silenziosamente, per sentirne il ritmo.
« È molto bella »
Sussultai spaventato e mi alzai di scatto.
« Scusami » disse nuovamente quella voce, di cui
non avevo ancora riconosciuto il propietario.
Intravidi la sua figura, ma l' oscurità mi nascondeva l'
identità.
Mi avvicinai e vidi un sorriso di scuse formarsi sul viso di Isabella.
« Non volevo interromperti, ma stavo cercando un posto
più tranquillo ... »
« Non preoccuparti, non hai interrotto niente »
Ci sedemmo, ma cambiò discorso. « La melodia che
stavi cantanto, era stupenda ...Di chi è? »
« Mia »
« Tua? L' hai scritta tu? » chiese
palesemente sorpresa.
« Sì » feci una piccola pausa
« Mi ha ispirato questo bellissimo cielo.» Alzai lo
sguardo.
Mi imitò. Lasciammo passare qualche minuto in silenzio,
immersi nei nostri pensieri.
« Ho sempre amato le stelle » sussurrò
lentamente
« le uniche luci nel buio della notte, ciò che ci
aiuta a
continuare la nostra strada »
Sorrisi senza guardarla « Questo cielo si potrebbe paragonare
alla mia vita »
Mi osservò perplessa.
« La mia vita è stata sempre un pò
monotona, non ho
mai compiuto niente di memorabile. Vivo confinato nelle mura della mia
casa, senza poter girare per il mondo. Devo rendendere semplicemente
orgogliosi i miei genitori, le mie stelle, coloro che mi accompagnano
sempre. Però infondo anche io vorrei andare sotto la luce
solare, vorrei conoscere ciò che mi circonda. Mi sento la
luna
che predilige in questo dipinto celestiale; non potrò mai
uscire
di giorno »
Il suo stato esprimeva sorpresa e una piccola sfumatura di tristezza.
Improvvisamente le sue emozioni cambiarono. Sembrava più
serena.
« Anche tu ammirerai il mondo di giorno » Mi
inchiodò con i suoi occhi dolci e rassicuranti.
« Non so quando capiterà , ma sono sicura che
avrai la tua
possibilità, la tua eclissi solare » concluse
sorridendo.
Ammirai le sue parole, ne ero rimasto commosso.
« Grazie »
« Per cosa? » chiese.
« Per quello che hai detto ... se mai riuscirò nel
mio intento, te lo farò sapere »
« Ci conto »
Udimmo delle voci da lontano chiamare la ragazza. Si alzò
con un movimento goffo.
« Devo andare, i miei genitori mi attendono »
Mi misi in posizione retta anche io, per salutarla.
« .... allora buona notte, Isabella »
« Buona notte anche a te, Edward »
Ci fissammo per qualche istante, poi lei si girò e
sparì nella notte.
Isabella.
....
Che strana ragazza.
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Grazie a tutti
per aver letto. Questa è la mia seconda fan fiction su
Twilight, spero sia venuta bene.
Da molto scrivo piccole storie, però non mi soddisfano e
spesso rinuncio.
Questa invece sembra voler uscire intera dalla mia testa.
Ringrazio inoltre tutti coloro che leggono la mia fan fiction "Only My
Wings" e scusate l' enorme ritardo che ho con
il nuovo capitolo.
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