Discalamer:
La storia non è mia, sebbene sia stata scritta
effettivamente da me, essa è la trascrizione (o come la
volete chiamare) del lavoro della Square "LAst Order".
Presente:
Prologo
La
fatica… non sapeva dove fosse o cosa stesse facendo.
Semplicemente continuava a camminare, sorretto da qualcuno che non
conosceva. Guardava fisso davanti a sé senza riuscire
comunque a vedere, non distingueva chiaramente le forme e tutto era
avvolto da una nebbia verde. All’improvviso
scivolò e quasi cadde al suolo, ma il suo compagno
arrestò la sua caduta, cingendogli meglio la vita con il
braccio.
- Whoops!
- esclamò. - Errore mio. Vorrei lasciarti riposare, ma
sembra non ci sia abbastanza tempo.
Ricominciarono
a camminare, erano due giovani uomini. Lui era piccolo di statura e i
capelli biondi riuscivano a brillare anche sotto quella flebile luce
offerta dalla luna. La sua età si aggirava intorno ai
vent‘anni. Il suo compagno invece era molto diverso da lui:
alto e austero, il fisico, nascosto da una divisa scura, perfettamente
modellato. Teneva legata sulla schiena un’enorme spada con la
lama larga, i lunghi capelli neri solleticavano gentilmente
l’elsa dell’arma. Era un Soldier.
Nella
selva, completamente immersa nell’oscurità, il
silenzio era assoluto. Gli unici rumori che riuscivano a percepire era
il lento trascinarsi dei loro passi e il respiro affannoso del giovane
biondo. Eppure il SOLDIER, udì qualcos’altro:
forse il fruscio di una foglia, un ramo che veniva spezzato, lo
scalpiccio degli stivali sul terreno sterile. Erano circondati, ma
questo non rallentò ulteriormente la loro andatura. Un
numeroso gruppo di soldati, armati di spada, vestiti della rigida e
scura divisa imposta…con uno scatto furono loro addosso. Il
giovane braccato non si fermò, non si voltò
neppure. Accentuò la presa intorno alla vita del suo giovane
compagno e accompagnò lentamente la sua mano sulla presa
della Buster Sword.
Distante
numerose miglia, si stagliava l’immensa città di
Migdar. La metropoli che ospitava la sede della multinazionale nota con
il nome di Shin-Ra.
- Le
truppe? Hanno avuto un contatto con gli obiettivi - ci fu una pausa. -
Esatto - seguì un’altra pausa nella conversazione
telefonica di un uomo vestito di nero. - Rude e gli altri, procedete
per il luogo della missione pianificato. Il resto di voi ritorni per il
momento al Quartier Generale - parlava con molta calma. Gli occhi
socchiusi ed un’espressione seria sull’elegante
volto dell’uomo. La luce di fanali oltrepassò le
scure vetrate dello studio, lasciato in penombra, e illuminò
l’uomo e i riflessi bluastri dei suoi capelli scuri, raccolti
sulla nuca in una severa coda di cavallo. - Riguardo la posizione
attuale degli obiettivi…
Era gia
terza truppa che abbatteva. Da solo, con il solo ausilio della propria
spada. La pesante lama veniva agitata freneticamente, con una tecnica
impeccabile. Colpiva i nemici e nel roteare lasciava dei profondi
solchi nel terreno. Con un ultimo, violento colpo,
scaraventò lontano l’ultimo soldato. Si
sentì il gracchiare si un corvo. Accasciato a terra, poco
lontano, il giovane dai capelli biondi gemette, senza la forza o la
volontà di issarsi in piedi.
- Come se
un soldato semplice possa competere con me - sbuffò il
Soldier avvicinandosi al compagno. Si mise un suo braccio dietro il
collo e lo tirò su. - Giusto? - gli sorrise. Ma la sua
espressione mutò molto in fretta, diventò dolce e
malinconica mentre fissava il volto del suo compagno, il suo miglior
amico, che, in uno stato catatonico, non sembrava in grado di
riconoscerlo.
- Eccoli!!
- sentì gridare da lontano, ma la voce era riuscita a
giungere fino a loro.
- Che
gruppo di persone insistenti… - commentò
scuotendo la testa, ricominciano con solerzia la marcia. I soldati
però non rinunciarono, lasciate cadere a terra le spade
imbracciarono i fucili e cominciarono a sparare contro i due fuggitivi.
- Come se
potessero colpirmi… - li biasimò il Soldier
cominciando a correre, trascinando con sé il suo giovane
compagno. Si guardò intorno: non aveva intenzione di
continuare così, sotto il fuoco di decine di soldati.
Individuò uno strapiombo e vi si gettò, senza un
attimo di esitazione.
Tseng
firmò l’uomo della Shinra e lasciò
cadere una goccia di cera sul foglio, in modo da porre il proprio
sigillo. Stava finendo si stendere il proprio rapporto.
“72
ore fa…Noi, la sezione
Investigazioni del Dipartimento degli Affari Generali, meglio
conosciuti come Turks, abbiamo ricevuto l’ordine
di inseguire gli esemplari fuggiti dal controllo della Shinra. I
soggetti che sono scappati sono due maschi adulti. Uno di loro è
esperto nel combattimento, un tempo classificato come un Soldier di
Prima Classe.”
Si
fermò. Chiuse gli occhi e si spinse lontano dalla scrivania.
Era irrequieto e se ne rendeva conto. Con una calma autoimposta,
uscì dal proprio ufficio e pagò una bevanda calda
al bar dello stabilimento. Lentamente tornò al suo posto. La
tazza fumava ma bevve comunque, normalmente si sarebbe fatto servire
dalla segretaria, ma quel giorno fece da sé: gli serviva
qualcosa per svagare, anche di poco. Rifletteva.
Ho
avuto a che fare con questi due, che attualmente sono i miei obiettivi,
nell’incidente avvenuto
cinque anni fa.
Posò
la tazza sul freddo legno della scrivania e posò lo sguardo
su una vecchia raccolta di fascicoli. La aprì flemmatico e
voltò alcune pagine.
Se
quell’incidente non
fosse mai esistito…sarebbe
stato più probabile
che il loro destino non sarebbe cambiato. Se solo quell’uomo
non fosse mai esistito…
S
fermò: aveva trovato la pagina che cercava. Scritto molto
fitto, erano in realtà diverse tavole, tappezzate di
immagini e fotografie.
Quel
soldato eccellente che veniva acclamato come un eroe…
Una di
queste, più grande delle altre, raffigurava un uomo, alto
con un’espressione seria. Guardava fisso davanti a
sé, direttamente nella camera fotografica. Degli abiti di
pelle nera, gli occhi chiari e i lunghi capelli argentati gettati con
noncuranza dietro le spalle.
Sephiroth.