A bloody
beauty
Una bellezza pericolosa
Per Zarbon, la bellezza
era tutto. Per lui, la bellezza era l’unica cosa che nell’universo
contava davvero. Era importantissimo mantenere un bell’aspetto, i capelli e il viso curati e un comportamento
adeguato, carico di grazia; era importantissimo non cedere al suo lato rozzo e
sgraziato; era importantissimo mantenere il decoro e vederlo mantenere a coloro
che lo attorniavano. Per lui era basilare esaltare al massimo il suo
aspetto esteriore, ed esaltare con lui tutto ciò con cui entrava in contatto.
Però sapeva anche che non era
solo per la sua bellezza e la sua graziosità che era ancora
vivo senza far parte dello sconfinato numero di cadaveri che ogni giorno
si accumulavano puntualmente all’interno della base.
Perciò,
quando ricevette quella convocazione perentoria pensò bene di interrompere il
suo allenamento che lo impegnava quotidianamente per accrescere la sua forza
già notevole, e di recarsi immediatamente là dove la sua presenza era stata
urgentemente richiesta dal suo capo.
Sopravvivere in
quella gabbia di metallo era tutta una questione di astuzia e accortezza
che solo pochi riuscivano a gestire: bisognava mantenere costantemente tutti i
sensi all’erta, e imparare a pensare nello stesso modo di Freezer. Solo
seguendo passo passo i suoi percorsi mentali fino a
riuscire a prevederli (cosa difficilissima, visto che il soggetto godeva della pericolosa dote della volubilità) si poteva
affermare di essere al sicuro dai suoi scoppi d’ira; e a volte neanche allora.
Quindi, se Freezer lo mandava a chiamare senza specificare immediatamente il
motivo di cotale invito, il motivo era che forse voleva punirlo per una sua
eventuale mancanza; in ogni caso, tra tutti i suoi subordinati era veto comune farlo aspettare, mentre era invece molto più
saggio e prudente eseguire al volo gli ordini.
Interruppe allora la sessione di
piegamenti e si rimise i delicati pendenti in perla che era suo vezzo portare
in ogni occasione; si spolverò la tuta da combattimento, si allacciò il mantello
sulle spalle e uscì dalla palestra, dove lo attendeva Dodoria.
Una delle ragioni principali per cui odiava il suo lavoro era proprio quell’ammasso
idiota e senza cervello di grasso
adiposo. La seconda, quel conglomerato di mostri
schizofrenici con la mania dei balletti della squadra Geneuw, con cui di tanto
in tanto che aveva a che fare. La terza, il ritrovarsi costantemente in
contatto con una torma di alieni sgraziati senza arte
né parte, tutti i santi giorni e a tutte le ore.
Lui detestava quella maleodorante palla di lardo rosa fluo. Era
letteralmente inguardabile: a ogni passo la massa
abnorme tremolava come gelatina e lui si ritrovava a trattenersi a stento dal
vomitare; aveva le capacità intellettive di uno scarabeo stercorario, e
sembrava pure trovarci un certo gusto nel continuare a dimostrarlo. E poi….se lui era il braccio destro
di Freezer, Dodoria era innegabilmente il sinistro. Veniva appresso a lui al
changeling in continuazione, appiccicato a entrambi
come la colla, sempre con quel ghignetto orrendo
stampato sulle labbra mollicce come se lui nella sua totale ignoranza sapesse
chissà che cosa, borioso nella sua nullità; continuava a darsi arie protetto
solo da quello strano accanimento che il capo provava nei suoi confronti.
Zarbon aveva provato varie volte a convincere il capo a liberarsi di lui e del
suo viscidume, ma l’altro aveva sempre rifiutato categoricamente, lasciandolo
molto spesso basito
-lascialo dov’è, Zarbon, e che si
crogioli nella convinzione di essere fondamentale,
almeno finché mi serve. Prima o poi capirai qual è la
sua utilità. E ora non farmi perdere tempo con
discorsi inutili- era la sua scusa tipo.
E anche ora, mentre lo scrutava con
le sue iridi dorate, il giovane alieno si torturava chiedendosi quale mai fosse la funzione di quel tipo all’interno dell’ immenso
appartato costituito dall’esercito di Freezer, ma proprio non riusciva a venire
a capo di quello che per lui continuava a restare un mistero. Insomma, a dare ordini minori, a rappresentare l’imperatore, ad avere
il comando delle missioni più importanti o a punire gli insubordinati, c’era
già lui con la sua perfetta efficienza e la sua maniacale precisione; a che
serviva il fatto che Dodoria lo seguisse sempre, inserendo al già fatto solo
qualche maligno commento non richiesto o qualche atto di arroganza inadeguato?
Scosse lievemente il capo con la
solita leggiadria per tentare di scacciare il pensiero; una ciocca dei suoi
verdi capelli sfuggì dalla treccia morbida che gli ricadeva sulla schiena, e
lui subito lo portò dietro l’orecchio con un gesto delicato ma che aveva un che
di inquietante.
Se se ne accorse,
Dodoria fece finta di non accorgersene, perché sfoggiò subito uno dei suoi
ghigni maligni accompagnandolo con un lampo di malvagità negli occhi porcini
-Frezeer
ci vuole parlare. Credo ci affiderà una nuova missione-
-credi?- con tutta la dignità di
cui era provvisto Zarbon allungò il passo e lo superò senza degnarlo di un’ulteriore occhiata -Non ne sei sicuro?-
-ha richiesto
la nostra presenza tramite lo scouter senza precisare niente, non so
altro. Pensavo che avesse dato a te i dettagli- gli rispose quello, con una
smorfia di dubbia natura che contagiò anche il tono di voce. Certo, ora ci
mancava solo che gli nascondeva le cose e che il capo non gli desse più fiducia!
Schiumando di rabbia mal
trattenuta, scosse di nuovo il capo, sistemò un’altra volta la tiara che
portava sulla fronte e s’incamminò, subito seguito passo passo
da quel lezzo indistinto di indecenza e sciatteria.
Diavolo quanto lo odiava! Anche se non poteva vederlo perché gli camminava
innanzi a testa alta, poteva benissimo immaginare come stesse camminando
tronfio e molliccio, gettando attorno quello sguardo
putredinoso, convinto com’era della sua forza e dell’ala protettiva fornita dal
commilitone davanti.
Nervoso com’era per quell’intromissione gratuita nella sua sfera magica
privata, fatta di bellezza e splendore, guardava dove metteva i piedi senza
però prestarci attenzione, e finì per andare sonoramente a sbattere contro un
altro sudicio e deforme alieno che popolava quella dannata base spaziale e che
rovinata con la sua presenza l’intero universo. Cadde all’indietro, finendo addosso ella massa flaccida rappresentata da Dodoria e si
ritrovò a terra, invischiato in un groviglio di braccia e gambe e insultato a
tutto spiano dall’ignoto ostacolo.
Trattenne a stento delle lacrime
di frustrazione per quella situazione: perché, perché tutto quello doveva
capitare a lui? Chiedeva poi molto? Solo di essere lasciato in pace con se
stesso, i suoi specchi e le sue carinerie, a una distanza minima di 5 metri da chiunque altro
non condividesse il suo ideale o che non fosse esteticamente superiore alla
norma. O che fosse Freezer, naturalmente.
La rabbia montò dentro di lui,
mentre si rimetteva in piedi sciogliendosi la treccia ormai irrimediabilmente
compromessa e spolverandosi ancora l’armatura, per poi sfociare quando
focalizzò l’extraterrestre che si era intromesso sul suo cammino e recepì l’ultimo oltraggio della lista
-…razza di fottuto finocchio,
vedrai come lo concio quel tuo faccino…-
Nei trenta secondi che seguirono,
in cui il malcapitato si rese finalmente conto di chi era e cambiò quattro colori intuendo a cosa stava andando
incontro, Zarbon prese a tremare vistosamente e a
contrarre i pugni. Poi, partì all’attacco, buttandosi in avanti a braccia tese
e afferrando il collo dello sfortunato, e cominciandolo a stringere; a nulla
servirono le sue scuse sempre più strozzate, e quando un altro soldato tentò
d’intervenire, lo spedì contro la parete con un calcio ben piazzato. La sua
furia stava ormai sfuggendo al suo controllo, quando fu Dodoria a cercare di
fermarlo: gli afferrò con decisione i polsi ed esercitando una notevole
pressione li allontanò dal disgraziato Poi, mentre questi si dileguava in tutta
fretta insieme ai suoi colleghi ringraziando ogni divinità a lui conosciuta,
sopportò impassibile lo sguardo di fuoco che Zarbon gli rivolse
-abbiamo carenza
di uomini, ultimamente, non ti conviene ammazzare nessuno a meno che non sia
strettamente necessario. E poi, dopotutto era colpa
tua- disse solo, lasciandolo andare e voltandosi per riprendere il percorso
interrotto. L’altro, avendo ormai oltrepassato da un pezzo il limite, non
riuscì a tollerare quella che riteneva un’insubordinazione in piena regola e lo
attaccò, ma a
sorpresa il grassone riuscì a scansarlo con un’agilità insolita. Zarbon,
sbilanciato in avanti, finì disteso a terra una seconda volta a fissare quegli
informi piedoni inguainati negli stivali elastici. Dodoria lo fissò per qualche
istante con uno sguardo neutro, prima di voltare i tacchi e allontanarsi
-muoviti, lo sai che a Freezer
non piace aspettare-
Il povero alieno non potè fare altro che rimettersi in piedi, maledicendolo e
augurandogli una morte lenta e dolorosa, piena di torture raccapriccianti,
accompagnando il tutto con una sfilza di imprecazioni
che sciorinò in un centinaio di lingue diverse
Quando
finalmente raggiunsero gli appartamenti dell’imperatore, non riuscì a
trattenere la collera e, oltrepassato Dodoria che stava aspettando
tranquillamente il loro turno per il colloquio, spalancò di colpo le porte e si
avventò dentro senza pensare troppo al galateo e al buon gusto.
Freezer e i suoi interlocutori
rivolsero subito lo sguardo agli intrusi, sorpresi nel bel mezzo di una conversazione.
Zarbon ci mise qualche istante a inquadrarli e a
riconoscerli, arrabbiato com’era: si trattava dei tre sayian, il principe coi
suoi sottoposti; il che fu in minima parte un bene, perché lo sguardo
sbalordito e indignato di vegeta ebbe il potere di calmarlo leggermente.
Vegeta era uno dei pochissimi che
Zarbon riusciva a tollerare e un po’ ad apprezzare.
Godeva infatti di due qualità non comuni: una bellezza
misteriosa accompagnata da un carisma magnetico, e un cervello di un certo
livello; poi, era anche lui attorniato da individui insulsi e quindi poteva
condividere la sua insofferenza. Insomma, il trentenne era di sicuro un gradino
sopra di tutta quella marmaglia nella sua scala delle preferenze, e lui ci
aveva già fatto più di un pensierino al riguardo. Peccato che
Vegeta non fosse solo bello e intelligente: purtroppo, come tutti gli
appartenenti alla sua razza, era tremendamente arrogante, spaccone e assetato
di combattimenti; perdeva le staffe spesso e volentieri, urlando e sbraitando
come un pazzo invasato, e alcuni suoi comportamenti lasciavano intendere che lo
fosse davvero; si riteneva superiore a chiunque altro, addirittura a Freezer, e
non passava giorno in cui non ricordasse a tutti chi era, da dove veniva e
quali fossero i suoi obiettivi futuri. Decisamente
troppo chiassoso, indisponente e fastidioso per i suoi gusti, tanto da
risultare a volte volgare nei suoi atteggiamenti. Tuttavia, si ritrovava con
frequenza ad augurarsi che migliorasse, sia fisicamente sia caratterialmente,
quel tanto che gli bastava per superare Dodoria e riuscire così a sostituirlo,
e ad eliminarlo dalla sua vista.
In quel momento, però, la cosa
non riuscì a fargli sbollire del tutto la rabbia e a
tranquillizzarlo abbastanza, perché avanzò e si piantò di fronte a Freezer, a
gambe larghe e i pugni sui fianchi, con uno sguardo terribile che sembrava in
grado di carbonizzare.
Il sayian fissò dubbioso la lunga
chioma verde che gli fluttuava davanti al naso, troppo stupefatto per ricordarsi di mostrarsi offeso o comunque alterato.
Stava succedendo qualcosa di molto strano
-salamandra?- sibilò inclinando
il capo di lato –cosa ti sei fumato, oggi?-
Se lo sentì, Zarbon decise
bellamente di infischiarsi di quello che avrebbe dovuto costituire un’ avvertimento. Incrociò le braccia, corrugando la fronte,
e fulminò il suo capo
-si può sapere perché diavolo ci
ha mandato a chiamare, potente Freezer?- sputò
fuori, sottolineando le ultime due parole con una voce
più alta del solito di almeno un’ottava
Mentre sia il changeling sia gli
altri presenti restituivano uno sguardo puramente allibito,
Vegeta guardò il soffitto con uno sospiro
-sì, decisamente
andato. Al punto da desiderare il suicidio- si rivolse poi a Dodoria –ma che
cavolo è successo, palla di lardo? Non ho mai visto
quel bellimbusto del tuo compare sbarellare così tanto!-
-abbi il buon
gusto di tenere la lingua tra i denti, Vegeta- ordinò secco Freezer,
facendolo immediatamente tacere. poi, evidentemente
scocciato, si rivolse a Zarbon –per quanto riguarda te, ringrazia il cielo che
mi servi. Ora uscite immediatamente di qui, tutti e
due, prima che ci ripensi e vi mandi all’altro mondo, a svolgere il vostro
compito-
-ma…-
-HO DETTO FUORI! Ne riparleremo quando avrò finito con questi tre scimmioni!-
Zarbon si morse le labbra per il
dispetto, ma non reagì, limitandosi a seguire Dodoria fuori
dalle porte istoriate e ad accomodarsi su un divanetto collocato lì
fuori, in attesa che accadesse qualcosa. Per tentare di calmarsi, prese ad
acconciarsi i capelli raccogliendoli e intrecciandoli; tuttavia era talmente
furioso che per ottenere un risultato decente e poterli fermare con il solito
anello dorato dovette ripetere l’operazione una decina di volte.
Alla fine, dopo quaranta minuti di attesa, i tre sayian uscirono finitamente dalla stanza;
Radish e Napa sparirono subito, correndo a prepararsi per la nuova opera di
distruzione commissionata loro, mentre il loro principe si soffermò qualche
istante
-vuole parlare con voi, ma uno alla volta. Prima con Dodoria-
-COSA?!?-
zarbon insorse, saltando in piedi. L’ennesimo pugno sul naso della sua dignità,
non poteva più tollerarlo. Ma un’occhiata particolarmente gelida del principe
lo fece riaccomodare a posto
-ha espressamente ordinato di parlare prima con Dodoria. Di cosa, sono
cavoli vostri. Ora se permettete ho altro a cui pensare invece dei vostri guai
e delle vostre frustrazioni!- voltò i tacchi e se ne andò,
lasciandoli lì perplessi.
Il ciccione rosa diede un’occhiata all’ “amico”, un’altra occhiata neutra che
non lasciava trasparire quali fossero davvero i sui pensieri. Vedendolo però
troppo preso a elucubrare su chissà cosa per
collaborare, decise per la sua incolumità di obbedire agli ordini e se ne andò
negli appartamenti, lasciandolo lì a pensare.
Finalmente di nuovo solo, zarbon
si calmò rapidamente e finì per sbollire tutta la sua rabbia, che sparì come
una bolla di sapone. Potè riconcentrarsi su se stesso, senza essere disturbato da presenza a
lui sgradevole, e ristabilire quel suo delicato equilibrio interiore,
relegando le emozioni negative in un angolo buio ben definito della sua mente,
e lasciandosi cullare dal suo ideale di splendore. Ah, come si stava bene senza
quella feccia tra i piedi!
La pace finì
quando, pochi istanti dopo, Dodoria si ripresentò come se niente fosse
ma con il solito sorrisetto crudele; visto però da
dove arrivava, Zarbon sentì un brivido di sudore freddo scendergli lungo la
schiena
-tocca a te ora. Ti aspetta- gli
disse solamente l’altro, allontanandosi poi sempre sogghignando poco
rassicurante, nella direzione in cui poco prima erano
spariti gli altri tre combattenti. L’alieno deglutì rumorosamente, prima di
alzarsi con un sospiro e dirigersi nell’ufficio ricevimenti del suo capo. A
mente fredda, si rendeva conto di aver appena compiuto la più grande scemenza
della sua vita, ed era pressoché sicuro che la sua vita sarebbe finita di lì a
poco. Come poteva restare in vita, dopo aver sfidato così apertamente
l’autorità dell’imperatore? Tuttavia, mai si sarebbe dovuto dire
che era fuggito di fronte al pericolo: perciò lo affrontò a testa alta.
Trovò il changeling girato di
spalle, le mani intrecciate dietro la schiena, mentre scrutava lo spazio aperto
al di fuori del grande finestrone.
Subito s’inchinò e tentò di imbastire un discorso di scuse.
-potente freezer, io…-
-siediti-
Teso come una corda di violino,
individuò una seggiola posta di fronte al trono e, dopo essersi rialzato, vi si
sedette sopra mantenendo una postura piuttosto rigida. La lucertola si voltò a
fissarlo
-cosa devo fare io con te?
Zarbon, tu sei in gamba e mi piaci proprio per quello. Sai usare sia il
cervello che i muscoli…però non hai il carattere
adatto per stare in mezzo a un esercito-
-signore, io…-
-zitto e fammi finire. Sei egocentrico, nevrotico, narcisista, vanitoso. Non posso permettermi
di perdere tutti i miei uomini solo perché è stato ferito il tuo amor proprio o
perché sei andato a sbattere contro qualcuno che non
era di tuo gradimento. Non replicare- lo bloccò preventivamente, vedendo che
aveva aperto la bocca per ribattere qualcosa –e non posso
nemmeno permettermi di mettere qualcuno al tuo posto, perché vorrebbe dire
sprecare un sacco di tempo per scovare qualcun altro con le tue capacità. Ora,
voglio che ti sia ben chiaro, perché è l’ultima volta che ti risparmio la vita
per un’insubordinazione del genere: prova un’altra volta a perdere le staffe
nei miei confronti per un’inezia del genere, e rimpiangerai vivamente quel tuo
visino a cui tieni tanto. Capito?-
Zarbon si limitò ad annuire,
troppo terrorizzato per parlare. Stava rischiando molto, lo sapeva.
-bene. Adesso raggiungi
Dodoria, ti darà lui i dettagli della missione che vi attende. E ricordati, un solo passo falso per colpa delle tue bizzarrie e stà sicuro che verrà dritto a dirmelo. È lì per
questo. E sappi anche che se mai lo farò, lo
sostituirò con qualcuno che sia altrettanto stupido e pieno di sé, visto che il
suo unico scopo è quello di controllarti. Qualcuno come Geneuw o uno della sua squadra-
Zarbon rabbrividì: -piuttosto la
morte-
Freezer sogghignò soddisfatto :- vedo che cominci a capire. Ora sparisci, e vedi di
tornare solo a incarico concluso-
Rapido come un fulmine, l’alieno
dalla pelle verde si congedò con sollievo e i affrettò a raggiungere il
commilitone al punto decollo delle navicelle.
Perché la bellezza contava per lui
più di ogni cosa, ma non era per quello che lui era
ancora vivo. Decisamente, era più una questione di
fortuna. Forse, era il caso che questa cominciasse a
girare costantemente dalla sua parte. In fondo, la sua era proprio
una bellezza pericolosa.
Ehilà, gente! Come potete vedere, sono tornata
con qualcosa che non sia una drabble. Devo dire che mi sono particolarmente divertita, mentre scrivevo,
a sparare a zero sul buon vecchio doddy (se siete
suoi/sue fan, vi chiedo scusa ^^) stando nei panni di Zarbon. Lo so, manca di
un senso coerente, specie il finale (l’ho cambiato tre volte, questo è il
migliore che mi è venuto), però spero vi sia
piaciuta. Forse avrete notato un lieve
accenno yaoi nel rapporto Zarbon/Vegeta, non era particolarmente voluto, e non è tanto calcato da
meritare l’avviso, hun? Piccola nota: so che la base di freezer è un
piccolo gioiello tecnologico, ma tendo sempre a
immaginare delle porte su cardini, non scorrevoli. Capite perché zarbon le
spalanca?
Bene, ora vi saluto, grazie a tutti
ancora una volta, besos!
wolvie