Scherma
Rotolò sul pavimento, pesto ed esausto. Il respiro corto,
affannato, il sudore che gli inzuppava i vestiti: ogni singolo muscolo
del corpo gridava di dolore, mentre il sangue scorreva caldo e acido da una decina di piccoli tagli.
"Ho perso.. ancora." C'era rabbia nella voce, una profonda ira che
partiva fino dallo stomaco per poi schizzare fuori, caustica prima di
tutto verso se stesso.
"Cristo, ho perso di nuovo contro un maledetto vecchio idiota".
"Hai perso perchè ti ostini a non capire." Questa nuova voce
veniva da un'altra figura, un uomo più tendente ai cinquanta che
ai quaranta, il fisico pesante anche se non privo di una misteriosa
grazia: un ballerino ingrassato, o un atleta sul viale del tramonto.
"Non cerchi mai di fare quello che ti dico.. ti ostini troppo nel tuo battere la spada come un martello."
Fece oscillare la sua, in un rapido cerchio di lucente acciaio: il
movimento fu così rapido che l'occhio del giovane, che si era
alzato sui gomiti, riusci a malapena a seguirlo.
"Ho perso perchè sei dannatamente veloce, e più abile:
hai combattuto per una vita intera" C'era ancora quel tono di rancore,
anche se unito ad una sorta di rassegnazione.
Il vecchio scosse il capo, ed una ciocca di bianchi capelli cadde davanti agli occhi.
"Tu perdi sempre perchè combatti con la spada, e poni fiducia
solo in quei centimetri di acciaio temprato. Io non ho mai studiato
scherma, nè ho mai pensato di essere un fulmine, ma ho imparato
una cosa fondamentale: prima di combattere con questa" disse muovendo
la spada davanti agli occhi del giovane "devi imparare a combattere con
questo."
L'acciaio penetrò lievemente nel sottile strato di cute e carne
della fronte, raschiando con la punta contro l'osso. Il giovane
represse un gemito, mentre il sangue colava copioso sugli occhi e sul
viso.
Poi il vecchio ritirò l'arma e disse: "Per oggi finiamo qua.
Domani mi aspetto che tu riesca a parare almeno cinque colpi di fila..
e chissà che tra qualche giorno tu non riesca anche a colpirmi."
Rise dopo queste ultime parole, per poi uscire dalla porta del salone.
Di botto il giovane si abbandonò contro il tavolato, con un
rumore sordo: battè forte la nuca, tuttavia ignorò quella
sensazione per concentrarsi sul ricordare ogni singolo momento dello
scontro.
"Vecchio.. giuro che ti ammazzerò."
"Ti ho sentito, sai!"
Stavolta risero insieme, di gusto e a lungo. Poi improvvisamente il giovane si interruppe, tossendo e sputando sangue.
"Che pugno.. mi sa che mi ha allentato qualche dente.. Che diavolo di dolore.."
Con una certa sofferenza si mise a sedere, gemendo nel contrarre gli
addominali sfiniti dalle ore di esercizio. Dannato lui e le sue stupide
idee, il suo cercare di essere perfetto almeno in qualcosa, in quella
sua vita da perdente nato.
Non dotato negli affari, non religiosamente piegato davanti alle
necessità del clero, non autoritario nel comandare il popolino
del contado. Intelligente, certo, ma anche in quello carente: niente
capacità di applicazione, nessuna concentrazione. Nemmeno per
fare il filosofo, o il matematico, era buono.
Solo nel maneggio della spada era stato il migliore tra i suoi cugini,
ma era passato il tempo dei cavalieri senza macchia e senza paura: ora
era il denaro lo scudo migliore dietro cui nascondersi, e la merce la
spada per aprirsi la strada tra i nemici.
Sospirando si stiracchiò, mentre lentamente il sordo
indolenzimento dei muscoli cala di intensità. Tuttavia non
potè reprimere una sensazione di disgusto annusandosi.
"Bagno."
Raccolte le energie si alzò in piedi, curvo come un anziano
anzichè dritto come il giovane di nemmeno diciott'anni che era:
il crudele paradosso della vita, i ruoli invertiti tra lui e il
maestro. Sbadigliano, si avviò verso la porta aperta della sala
da scherma.
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