America, il mio sogno

di Lety_Iori
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Era ovvio. La mia vita era solo una grandissima perdita di tempo. Che cosa ci facevo la?
In quella stanza stracolma di gente, sudata e ubriaca? Non ne avevo la più pallida idea, o forse sì, ma non avevo voglia di pensarci.
Come ballo di primavera era stato un vero strazio. La mia povera migliore amica, Marianne, era la, tutta sola, in un angolo della sala, seduta su una di quelle poltrone rosse che si trovano nei cinema.
Era buio, non si vedeva niente, ma ero sicurissima che stesse piangendo come una fontana.
Avevamo litigato, e lei ,in più, aveva discusso anche con Jo, il suo ragazzo, anzi meglio dire il suo ex ragazzo ormai.
Io adoravo Jo, era un tipo così simpatico e tenero, ma anche tanto cocciuto.
Tutti gli dicevano di stare alla larga da Chris, chiamato da me anche "B.U.F.I" (brutto ubriacone, fumato e isterico)
che poi Marianne tradusse in inglese e divenne "B.D.S.H" (bad drunkard, smoked and hysterical).
Jo non ascoltava nessuno e faceva di testa sua. Così era finito per diventare un marcio ubriacone,
single e sfigato. Mi ero trasferita da poco a Manhattan ma già la odiavo tremendamente.
Così sporca, piena di smog e rifiuti ovunque. Non ero affatto abituata a quel clima.
In Val di Fassa, dove abitavo prima, era tutto natura, boschi e montagne.
Quando lo dissi a Jo e a Marianne, i primi giorni di scuola iniziarono a chiamarmi Heidi. Che bastardi.
Ma Marianne non era l'unica triste, anche io lo ero. Mi mancava da morire Marco, il mio ragazzo.
Quando dovetti prendere l'aereo lui venne in aeroporto a salutarmi, restammo la abbracciati per un casino di tempo,
fino a quando mia madre non venne a chiamarmi.
Non ero triste di partire, mi piaceva girare per il mondo. Più che altro, ero triste di dover lasciare
tutti i miei compagni, i miei amici, i professori, i miei famigliari, la mia casa, la mia valle con tutte le sue meraviglie.
Ah, e ovviamente i vicini. Rosanna e Filippo, che dolci. Ci portavano sempre un vasetto di marmellata di fragole.
E ora ero lì, che noia. Nessuno mi cagava. Neanche Adrian, che di solito viene sempre a rompere.
E' pazzamente innamorato di me, lui continua a negarlo ma nessuno gli crede.
Io lo chiamo "Panda", perchè è un grosso ragazzone puzzolente.
Non si lava mai i denti, che schifo. La scorsa settimana alla lezione di chimica ho dovuto stare in coppia con lui.
Lui era eccitatissimo. Io gli stavo lontana ma la puzza del suo alito si sentiva ugualmente.
Una volta gliel'ho anche fatto notare, ma lui è diventato tutto rosso e mi ha detto - Davvero?-.
Era stata la prima volta che gli avevo parlato.
L'atmosfera nella sala era sempre la stessa, non cambiava mai. E io con il mio bel vestitino da ballo che mi era costato un botto,
mi alzai lentamente e raggiunsi Marianne.
- Strano.-
- Cosa?-
- Che sei venuta a scusarti...-
- E chi ti ha detto che sono venuta a scusarmi?-
Si zittì.
Ecco. Quando eravamo incazzate le nostre conversazioni erano così.
Continuavamo a peggiorare la situazione. Avevamo troppo orgoglio perchè una di noi chiedesse scusa all'altra.
Ma ormai mi ero abituata a queste cose. Non mi lasciavano più alcun effetto quando mi capitavano davanti.
E uguale era per Marianne. Si alzò, prese la sua borsellina nera da terra e se ne andò, lascindomi di nuovo da sola come un verme.
Ogni tanto la odiavo con tutta l'anima. Anche se in fondo le volevo un bene infinto, a volte non ero proprio capace di sopportarla.
Poi, sperando che qualcuno mi venisse a parlare, vidi Marianne ritornare.
Immaginavo si fosse dimenticata qualcosa e che non mi avrebbe spiccicato parola, anche se in realtà speravo mi parlasse.
E ecco che il mio piccolo desiderio si avverò, non proprio nel modo che avrei voluto, ma si avverò.
- Brutta troia!-
Restò in attesa di una mia reazione, ma io non feci nulla e rimasi lì a fissarla.
Poi iniziai a fare qualche faccia buffa. Sapevo che avrebbe riso.
Aha, lo fece. La conoscevo da capo a piedi, dentro e fuori, la conoscevo troppo bene.
Era la mia migliore amica e non potevo perderla per qualche cazzata.
Scorsi quel piccolo sorrisetto involontario sulle sue labbra, che cercò di nascondere ma non ne fu capace.
Inizio a sorridere sempre di più finchè io non scoppiai a ridere come una scema.
Rieccoci insieme. Quelle due pazze scatenate, che nn possono separarsi.
Chiamai mia madre che ci venne a prendere.
- Ehi, ragazze!-
- Ciao mà...- le risposi.
- Salve signora, grazie del passaggio.- le disse Marianne.
Mia mamma portò a casa Marianne e poi si fermò al distributore di benzina.
- Devi fare benzina proprio sta notte mamma?- Sono stanca morta, andiamo a casa!-
- Calma signorina, fra poco ho finito.-
Ma non era vero. Restò un'altra mezz'ora ferma ad aspettare.
Non so che cosa, probabilmente era un pò brilla e stava aspettando di crollare dal sonno.
Intanto io mi addormentai, certa di essere nel mio letto a sognare il mio Marco, di poterlo baciare e accarezzare.
Ma al mio risveglio i sogni che avevo fatto svanirono e la realtà divenne un vero e proprio incubo.





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