Tienimi la mano

di _Sunshine 27_
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Eluana si alza lentamente in piedi.
La prendo per mano e vado a cercarle qualche vestito. Ne ho ancora qualcuno di Lily. Dovrebbe essere la misura giusta.
"Tieni, ti piace?" le chiedo porgendole un vestito giallo e rosa.
"Grazie, è bellissimo." dice sorridendo leggermente.
Si veste, poi la prendo per mano e ci dirigiamo verso la porta. Mamma, papà e nonna sono sul divano a guardare il tg, che riporta le notizie dell'incendio al teatro.
Mi fermo a sentire. La polizia ha ritrovato una tanica di benzina e un accendino.
È vero, non ci avevo pensato. L'incendio deve essere scoppiato da qualche parte.
E …
Oh, no, non ci posso credere. Non credevo che sarebbero arrivati a tanto…
Pur di distruggerci e di toglierci di mezzo per i loro scopi commerciali, hanno dato fuoco al teatro e ucciso due persone.
Non ci sono prove contro di loro, ma non è difficile immaginare chi è stato.
No, non lo è.
Spengo la televisione prima che le lacrime mi scendano e prima che Eluana senta altro.
"Questi sono mamma, papà e nonna. E lei è Eluana."
"Salve" saluta educatamente Eluana con uno dei suoi sorrisi.
"Ciao" le rispondono nonna e i miei.
"Eluana e io usciamo un po'. Torniamo tra poco."
 "Assomiglia un sacco a Lily" mi sussurra nonna mentre sto uscendo.
Deglutisco ed esco in fretta.
È una bella giornata calda e senza nuvole.
Eluana guarda il parco, ma io cerco di distogliere la sua attenzione e le propongo di andare a mangiare un bel gelato.
Non sono pronta per tornare nel mio caro paradiso. Non ancora, almeno.
Eluana accetta. Non sta a farsi troppe domande.
Compro un bel pezzo di pizza e ci sediamo a un tavolo.
Squilla il cellulare. È Leo.
"Pronto?"
"Senti, ho fatto un po' di giri. Stanno tutti bene. Comunque per la bambina… non ha nessun parente e bisogna trovare qualcuno a cui affidarla al più presto."
"Lo so. Ma sai quanto ci vorrà?"
"Parecchio."
"Già."
"va be', tra qualche ora torno da te. Ciao."
"Ciao."
Guardo Eluana. È lì seduta, piccola e indifesa.
Sento che qualcosa mi tiene aggrappata a lei. Chiamatelo istinto materno, o sensi di colpa, chiamatelo come vi pare.
Ma non posso lasciare che venga chiusa in un orfanotrofio o in un istituto.
Devo assicurarmi che abbia una famiglia e che sia felice.
Dopo aver mangiato, la porto a passeggiare un po', poi torniamo a casa.
È molto triste, ma lo nasconde bene. Esce in giardino a giocare e a correre con Rosy. Sa bene che deve distrarsi un po' per superare questa cosa. Perdere entrambi i genitori non è proprio una cosa da nulla.
È bellissima e dolcissima insieme a Rosy.
Poi, più tardi, la chiamo. Tra poco pranziamo.
Allora entra e si mette seduta su una sedia, con Rosy ai suoi piedi.
Mi siedo accanto a lei.
"Lo conosce il gioco della felicità?" dice a un certo punto.
"Quello di Pollyanna?"
"Esatto. Mamma mi ha letto tante volte quel libro. Lo fa mai il gioco della felicità?"
"Veramente… no."
"Basta trovare una cosa bella tra tante altre brutte. Mi dica, si sente felice adesso, proprio in questo momento?"
"Se devo essere sincera… non proprio."
"La cosa bella che mi è capitata in questi giorni è stato incontrare lei, signorina!" dice indicandomi. "Lei e questa cagnolina. Lei la trova una cosa bella in tutto questo? Ci riesce?"
"Io ho incontrato te."
"E cos'è che rende questo incontro bello?"
"Mi ricordi una persona." dico sorridendo.
"Lei mi ricorda la mia mamma quando era giovane."
Dopo un momento di silenzio, dice: "Chi le ricordo?"
"Mia cugina."
"È una persona importante per lei?"
"È la persona più bella che abbia mai conosciuto."
"Allora sono contenta di riuscire a ricordarle una persona così bella!"
"Sì, ma…"
"Mi dispiace tanto. Ma nessuna persona è lontana. Se desidera essere accanto a qualcuno che ama forse non c'è già?"
Semplice logica. La bambina batte la trentenne uno a zero.
"Per il solo fatto che c'è," continua Eluana "per il solo fatto che si trova nei suoi pensieri, che le è rimasta accanto nonostante tutto, non è felice?"
"Sì, sono felice." dico senza quasi rendermene conto, è il mio cuore che parla e io non posso controllarlo.
"E per questi momenti di felicità, anche brevi, anche solo di due secondi, non crede che valga la pena di sopportare tutto il resto?"
Ha ragione. E il bello è che io lo so, ma non voglio dimostrarlo. Ma non posso continuare a mentire a me stessa.
"Hai ragione."
Quella bambina ne era la prova vivente.




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