Skinny Love

di Coky868
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A: ‘Harry non possiamo andare avanti così quando avevi intenzione di dirmelo! Io ti amo ma non avresti dovuto nascondermi questo!’

Accartocciò il foglio e lo buttò sul tavolo, l’uso del presente nella sua frase mi rassicurò.
La guardavo agitarsi, era così bella. Il movimento dei suoi capelli la rendeva ancora più presa, gesticolava, si passava le dita tra le ciocche scure della sua chioma.
Le sue parole mi annebbiavano la mente, erano tante.

A:’Harry guardami negl’occhi … potremmo anche andare avanti, ma ora ho bisogno che tu risponda alla mia domanda nel modo più sincero …’

Chiuse le palpebre, prese fiato, riempì i suoi polmoni fino a farli scoppiare.
Aprì gli occhi, cercò di legarli più forte che poteva ai miei, questo rendeva tutto più difficile.
E fece quella domanda.

A: ‘Mi ami?’

Le mani presero a sudarmi, era ovvio che la amavo,  stavamo insieme da quasi cinque anni, i cinque anni più belli di sempre.
Lei era pelle della mia pelle, carne della mia carne e cuore del mio cuore.
Non potevo guardala, così chinai la testa verso le ginocchia vi misi sopra le mani.

H:’No… io non ti ho mai amata, stavo con te perché eri accettabile e perché tutti ormai nella band avevano una ragazza, e per il bisness non stava bene mostrarmi single, come hai fatto a non accorgertene! ’

Cercavo di sembrare il più sincero possibile, di essere arrabbiato. Si lasciò cadere sulla sedia dietro di lei, il suo viso era pieno di rammarico e di dolore. Ma restò calma, quasi insensibile.
Appoggiò una mano sulla borsa, la sua preferita.
Non proferiva parola, le sue labbra socchiuse mi ricordavano i nostri baci, ma non dovevo cedere.
Chiuse gli occhi, una lacrima solitaria solcò la sua guancia destra, prima pugnalata, ed eccone un’altra sulla sinistra.
Altra pugnalata. Il mio cuore era trafitto da ogni lacrima.
Afferrò la borsa si avvicinò mi diede uno schiaffo.
Il mio viso si voltò di scatto verso sinistra, chiusi gli occhi.
Era giusto, meritato. Poi lasciò cadere la borsa, prese il mio viso tra le mani e mi baciò.
Una serie di brividi percorse il mio corpo, il più potente arrivò al cuore, lo spezzò.
Quello squarciò fu un buon ricordo di quell’ultimo bacio.
Chinai il capo verso le ginocchia.
 Uscì di casa, la lascai andare senza oppormi.
Sapevo di aver fatto la cosa giusta, allontanarla da me era la sola cosa che la avrebbe aiutata a lasciarmi.
Vidi sul tavolo quel foglio, quel fottuto foglietto di carta che recensiva che la mia malattia era durata fin troppo da,  quando avevo deciso di non fare la chemio, era giunto il momento di mettere la parola fine.

Un pezzo di carta, L’assassino del nostro amore. 




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