Autore:
Kaika
Titolo:
Il conforto
della paura
Personaggi
e Pairing:
Connie Springer, Sasha Blouse - Lievi accenni di Springles
(ConniexSasha)
Genere:
Introspettivo, Malinconico
Raiting:
Verde
Avvertimenti:
//
Introduzione:
"Hai
sempre pensato che tu e Sasha foste due anime affini, simili ma allo
stesso
tempo complementari (per quanto potesse forse sembrare
contraddittorio). Non ti
ha rivelato cosa l'ha spinta ad arruolarsi nell'esercito e tu non hai
insistito
per saperlo, ma senti che, come te, è stata spinta a farlo
da qualcuno, non è
stata una decisione che ha preso personalmente.
Tu volevi dimostrare di poter essere un soldato nonostante non fossi
alto. Ma
cosa ha a che fare questo con l'Armata Ricognitiva?"
Note
dell'Autore:
La storia si svolge durante il piccolo dialogo che hanno Connie e Sasha
verso
la metà dell'episodio 22. Era da un po' che volevo scrivere
qualcosa
su questi
due e questo contest è capitato al momento giusto ^^! Spero
di essere riuscita
a rendere bene Connie, ho provato a vedere Sasha attraverso i suoi
occhi :3.
-Per
quanto tempo sarò vivo?-
-Adesso
sei vivo, non è così? Non è un fatto
positivo? Sei vivo, Connie!-
-Come
puoi dirlo davanti ai corpi di quelli che non lo sono?-
Forse
il tuo tono è stato più duro di quanto avresti
voluto perché Sasha abbassa lo
sguardo e si fa silenziosa. Quello che hai detto, però,
è terribilmente vero; mentre
voi vi occupate di far mangiare i cavalli gli altri membri dell'Armata
si
muovono rapidamente a destra e a sinistra per raccogliere i tanti
-troppi-
cadaveri. Non riesci ancora a pensare al fatto che dovrai passare il
resto della
tua vita così, o meglio, quel poco che te ne resta: non
credi di avere ancora
chissà quante spedizioni a cui poter partecipare. Cosa ti ha
spinto ad indossare
oggi quest'uniforme? Ricordi in maniera confusa il giorni in cui hai
preso la
decisione di arruolarti nell'esercito.
-Tu
un
soldato? Sei troppo basso, non ti prenderanno né ora
né mai. Non sono così
disperati!-
Ride, nello
sguardo quella cattiveria che solo i bambini possono avere, mentre tu
ti senti
le lacrime agli occhi e le guance in fiamme. Quel ragazzo è
alto almeno il
doppio di te e grosso come un bue e insieme a lui sghignazza un altro
gruppetto
di tuoi coetanei. Le loro risate nella tua testa si moltiplicano,
diventano
dieci, cento, mille. Giuri che riuscirai ad entrare nell'esercito,
sarai il
miglior soldato che il Corpo di Gendarmeria abbia mai visto!
Corpo
di Gendarmeria, ecco a cosa miravi quando hai deciso di lasciare il
villaggio.
Mai e poi mai avresti pensato che ti saresti trovato le "ali della
libertà
sulle spalle", le quali più che due ali ti sembrano due
pezzi ti piombo
che ti sei legato alle caviglie e che ti stanno lentamente, ma
inesorabilmente,
trascinando sotto terra.
La
tua mente torna indietro nel tempo, come cercando di sfuggire dal
presente.
É
sera e tu e
Sasha siede seduti accanto ad un piccolo falò. Abbassi lo
sguardo sul mantello
verde che tieni poggiato in grembo, mentre lo sfiori con la punta delle
dita.
Fa fresco e se lo indossassi di sicuro staresti meglio, ma per qualche
strano
motivo non hai voglia di farlo. Sasha, invece, se lo stringe intorno
alle
spalle.
-Connie.- Ti
chiede con un filo di voce. -Perché ti sei arruolato qui?-
E' una bella
domanda. Le parole di Eren ti hanno dato una spinta, è vero,
ma come aveva
detto Jean non si mette in gioco la propria vita perché si
è stati convinti da
qualcuno; queste sono scelte che si compiono personalmente.
-Buffo no?- Le
rispondi, mentre sulle labbra ti compare un sorriso tutto meno che
allegro.
-Non volevo finire in squadra con quel tizio con la faccia da cavallo,
Jean o
come si chiama, eppure me lo ritrovo anche qui.-
Sasha rimane
in silenzio, le ginocchia al petto e lo sguardo basso. Si volta verso
di te e
ti guarda con i suoi occhi grandi. Sembra fragile, è
così fragile...
-Perché non mi
dici la verità?-
Ricordi
di esserle alzato, ti averle detto qualcosa tipo "Vai a dormire, Sasha.
Buonanotte." e di essertene andato. Non era una conversazione che
volevi
affrontare.
I
tuoi genitori di certo non sarebbero contenti della tua decisione, ma
tu
pensavi di aver capito che combattere fosse la cosa giusta da fare. Un
giorno, così,
sareste potuti andare tutti insieme a vivere nel mondo esterno, dove ci
sarebbero state nuove terre da coltivare e Sunny non si sarebbe
più lamentato dicendo
di avere fame. Martin si sarebbe guardato intorno con gli occhietti
luminosi
pieni di stupore, tuo padre ti avrebbe messo una mano sulla spalla e ti
avrebbe
detto che era orgoglioso di te e tua madre ti avrebbe abbracciato in
lacrime.
Saresti stato un eroe. Eppure, in questo preciso momento, non riesci a
trovare
in tutti questi pensieri la vera ragione della tua scelta.
Se
c'è qualcosa di cui sei sicuro, però,
è che la "ragazza patata" non è
per nulla debole come ti era sembrata quella sera intorno al fuoco. La
prima
volta che l'hai vista, quando ha risposto al sergente Keith, il tuo
primo
pensiero è stato "Questa è stupida."
Solo
in seguito hai scoperto che il suo è coraggio, magari
coraggio stupido, ma pur
sempre coraggio. Riesce a non farsi mettere i piedi in testa, a
spingersi dove
le altre reclute non avevano il coraggio di andare, è
intraprendente e
intuitiva. Nonostante questo nei suoi occhi hai visto spesso il
terrore.
Ricordi di averla guardata di nascosto la sera in cui avete "donato il
vostro cuore all'umanità" e di aver trovato conforto nella
sua paura. É qualcosa di
difficile da spiegare, così
come è difficile dare un perché alla sensazione
di calore che si irradia nel
tuo petto quando la guardi, insieme ad un panico viscerale, diverso
dalla paura
di morire che ti accompagna costantemente. La paura di perderla, forse?
Sospiri,
rompendo finalmente quel silenzio che durava da troppo tempo: -Potremmo
non
essere più in grado di tornare a casa...-
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