Una
bellissima porta nera giaietto, con tanto di battente a forma di
leone in ottone lucido, era bagnata dalla calda luce del sole di
primavera. Chiusa da tanto di quel tempo che un vicino un po'
apprensivo avrebbe anche potuto chiamare la polizia per assicurarsi
che non fosse successo all'interno della casa in uno dei bellissimi
quartieri di Londra.
Ma
nessuno sembrava poi così preoccupato e la vita continuava
tranquilla per le strade di Mayfair. Un cab passò silenzioso,
un signore passeggiava con il suo cane che si fermò ad
annusare i primi tre gradini dell'abitazione chiusa e una nanny
passeggiava con i bambini troppo piccoli per andare all'asilo. Una
cosa stonata era un gruppo ben defintio di uomini che stazionava
sotto l'ombra di un grosso albero, dall'altra parte della strada,
guardando fissa la casa suddetta senza muovere il minimo muscolo,
quasi fossero leoni che cercavano di cacciare una preda nell'immensa
savana africana. Ma essendo Londra molto differente dalla savana, il
gruppo molto folto occupava una gran fetta di suolo pubblico,
lasciando che chi passeggiava in quella direzione fosse costretto a
scendere dal marciapiedi e camminare per qualche secondo sull'asfalto
variopinto, o cambiando marciapiedi e continuando indisturbati la
passeggiata dall'altro lato della strada.
Gli
uomini in attesa erano dei paparazzi. Alcuni freelance, altri mandati
da alcune riviste, in silenzio, più o meno stanchi,
aspettavano che la star in questione uscisse di casa al fine di
fotografarla e sbatterla in prima pagina guadagnando un bel po' di
soldi dopo aver venduto la foto migliore al SUN, o ad HELLO o a
qualsiasi altra rivista capace di pagare abbastanza per qualche buon
scatto. Questo bastava per affrontare una temperatura semi tropicale
armati solo di acqua talmente calda da poterci cuocere la pasta e una
sola fotocamera digitale, vera amica in quel gruppo disparato di
nazionalità, odori personali inclusi. Tutti in silenzio
aspettando che quella porta si aprisse.
E
lo fece.
Da
dietro apparve una donna molto bella, con dei lunghi capelli castano
chiaro e qualche ciocca bionda qua e là. Occhiali a goccia e
un giacchino in finto daino, di colore chiaro, intonato agli stivali
dal tacco alto che arrivavano al ginocchio. Jeans scuri e una t-shirt
che si intravedeva da sotto il giubbino, bianca e con sopra un
disegno. Per mano teneva una bambina, sua figlia; in braccio l'altro
figlio. La più grande sembrò quasi pietrificata quando
vide tutto quel gruppo di persone così vasto e vario correrle
incontro, scattando foto all'impazzata e gridando:
“Eccola!”
“Non
fatevela scappare!”
La
mamma dei bambini, rendendosi conto che la situazione stava
degenerando, aumentò il passo e fece sedere la più
grande nel sedile anteriore, dal lato passeggero, sistemando nel
seggiolino dietro il più piccolo, mentre attorno, come le luci
di un albero di Natale, i flash si accendevano e spegnevano, mentre
dietro le gridavano:
“Un
sorriso, su!”
“Dai!
Sei stata dei nostri per tanto te, facci un sorriso! Lo sai quanto ci
pagano una foto!”
La
ragazza si rimise in piedi e sollevando un sopracciglio rispose:
“Il
giorno che sorriderò ad uno di voi per farvi fare soldi potete
stare certi che l'inferno ghiaccerà!” e avvicinandosi al
posto di guida entrò nell'abitacolo aiutando la figlia a
sistemare la cintura di sicurezza. Stava per mettere in moto,
ignorando i fotografi che stavano continuando a fotografare, quando
sentì bussare al finestrino. Lo stesso dove era seduta sua
figlia.
Reagì
nella frazione di un attimo. Slacciò la cintura, scese dalla
macchina, prese il tipo per la collottola, gli rubò la
macchina fotografica e la scagliò per terra e puntandogli il
dito contro lo minacciò dicendo:
“E
sappi che la prossima volta farò lo stesso alla tua faccia,
stronzo. Lascia in pace miei figli!”e lo spinse facendolo
inciampare a cadere. Senza nemmeno curarsi che si fosse fatto male, a
passo di marcia si avvicinò alla macchina, sbatté forte
la portiera e rimise la cintura, partendo e fregandosene dei
paparazzi, mentre quello che aveva aggredito, zoppicando si chinò
sulla sua macchina fotografica ormai in pezzi e disse:
“Vecchia
puttana! Mi hai distrutto la macchina fotografica Norton. Aspetta
notizie dal mio avvocato!”
I
love you yes I love you not
(Tutti
gli amori di Edith Norton)
Capitolo
1: Non è colpa mia.
Rachel
lasciò cadere il giornale sulle gambe e con un sorriso
sornione disse:
“Non
sapevo che a Kendal avessi preso lezioni private da Van Damme.
Complimenti!”
Edith
la guardò con rimprovero e chiese allungando il collo:
“Perché
che hanno scritto?”
“Lesioni
gravi! Una macchina fotografica ultima generazione distrutta...”
cominciò ad elencare con leggerezza Rachel.
Edith
sbuffò infastidita e replicò con un telegrafico 'BALLE'
al quale Rachel ribatté:
“Dovresti
evitare questi casini. Lo sai che la stampa non aspetta altro che un
tuo crollo!”
stavolta
Edith si voltò di scatto e rispose:
“Prova
tu a cercare di andare da qualsiasi parte e trovarti un'orda di
fotografi che ti inseguono e non solo scattano foto a te, ma anche a
tuoi figli!”
“Nala!
Datti una calmata. Sono mamma anche io!” rispose sarcastica
Rachel tornando a guardare il giornale mentre Edith rispose,
incrociando le braccia al petto:
“Sì!
Ma nessuno si mette a battere sul finestrino per richiamare
l'attenzione di tua figlia e fotografarla senza pietà!”
Rachel
si voltò di scatto e realmente stupita, esclamò:
“No!”
Edith
annuì e aggiunse stanca, lasciandosi andare contro la
spalliera dell'enorme divano dell'amica:
“Ormai
è tutti i giorni che va così!”
“E
tu non hai chiamato la polizia e chiesto di fare qualche cosa?”
domandò Rachel girandosi verso l'amica, passando dolcemente la
mano sul pancione di sette mesi.
Edith
annuì e rispose:
“Una
volta hanno mandato una pattuglia e si sono dispersi. Ma c'è
crisi e il governo sta tagliando un po' dappertutto e non possono
lasciarmi una volante fissa davanti casa”
“E
quindi?” chiese Rachel aggrottando la fronte.
“Quindi...”
rispose Edith allungando le gambe e poggiandosi di nuovo alla
spalliera del divano: “Mi hanno detto che se voglio essere
protetta devo chiamare un'agenzia di guardie del corpo. Ed io non
voglio dei gorilla a casa. Comprometterebbero ancora di più la
ormai inesistente tranquillità dei miei figli” e
passando una mano sul viso concluse: “E penso che questa storia
dovrà pur finire!”
Rachel
fece una piccola smorfia, quasi impercettibile e poggiandosi anche
lei alla spalliera del divano, disse:
“Da
Natale i paparazzi aspettano un segnale. È naturale che con
quello che è successo ti stiano tutti addosso!”
Edith
si voltò e arresa, guardando l'amica disse:
“Sì!
Ma stavolta non è colpa mia!”
E
in effetti era vero.
Edith
Norton era ormai una ex giornalista, l'ex direttrice di Vanity Fair
UK e US e si era affermata in tutto il mondo come una scrittrice tra
le più famose non solo per le sue doti eccellenti nella
scrittura, ma anche per la sua turbolenta vita privata.
Era
salita agli onori della cronaca come la fidanzata di Brian
Stephensons, figlio di un nobile, grande magnate e padrone di
moltissime cose in giro per il Regno Unito. Dopo aver rotto con lui
era diventata la fidanzata di Orlando Bloom, attore conosciuto per la
sua interpretazione nella trilogia de Il Signore Degli Anelli e
Pirati dei Caraibi. Da lui aveva avuto una figlia ma dopo un
tradimento lo aveva lasciato e aveva cominciato subito una relazione
con Jude Law, amico del suo ex. Dopo vari tiri e molla degni della
peggior soap opera di serie c con tanto di doppiaggio scadente, il
triangolo divenne un quadrato grazie all'introduzione di Miranda
Kerr, modella australiana, che senza volerlo prese parte a quel gioco
al massacro. Fu proprio in quel periodo, quando Orlando conobbe
Miranda, che Edith decise di sposare Jude. All'inizio poteva sembrare
che tutto stesse andando finalmente per il verso giusto, fino a
quando Edith stessa ebbe un incidente quasi mortale e si scoprì
che il suo secondo figlio non era di suo marito Jude, ma bensì
del suo ex Orlando, ormai padre di Flynn Bloom avuto dalla moglie
Miranda. Distrutta da quelle vicende che le avevano succhiato via
anche l'ultimo briciolo di spirito, si richiuse a Kendal dove scrisse
il nuovo libro, Il segreto di Iris, da cui venne tratto un
film in cui Orlando e Jude ebbero le parti da protagonisti. E fu
grazie a quel film che Edith non solo riuscì a far pace con
Orlando e Jude e con se stessa, ma riuscì anche a mettere in
chiaro che non voleva decidere, di non essere pronta a fare questo
passo. Ma da allora, dopo averli visti a braccetto alla premiere del
film, tutti i giornali patinati avevano cercato la notizia che
avrebbe fatto vendere giornali a palate, come non si faceva da quando
il triangolo Diana-Carlo-Camilla teneva tutti incollati alle pagine a
spremere quella situazione morbosamente fino all'ultima goccia.
L'occasione
si era presentata qualche settimana prima quando una giornalista
neozelandese chiese ad Orlando cosa ne pensasse della famiglia. Lui
nominò i figli e quella subito partì per la diretta
buttando i problemi di Orlando riguardo il suo matrimonio con
Miranda. E porgendogli un foglio gli fece leggere un'ansa nella qual
Miranda Kerr annunciava il divorzio da Orlando.
Orlando,
stupito, lesse il foglio con tanto d'occhi, esterrefatto e schifato
mano a mano che andava avanti.
A
quanto pareva, Miranda, aveva scoperto un tradimento del marito
avvenuto ai tempi in cui lui aveva girato 'I Tre Moschettieri'
e aveva atteso che lui partisse in Nuova Zelanda per girare 'Lo
Hobbit' per andarsene di casa e tornare dalla madre in Australia.
Dopo questo, aveva contattato il suo avvocato e aveva chiesto il
divorzio con quella lettera che era finita chissà come nelle
mani della stampa, prima ancora che arrivasse a quelle
dell'interessato. Orlando lesse tutto il contenuto in cui gli si dava
tutto il carico dei problemi di coppia e della fine del matrimonio,
poi, dopo un lunghissimo silenzio, con gli occhi ridotti a fessure,
schiarendo la voce rispose:
“Le
cose tra me e Miranda non andavano bene da molto tempo, ormai. Non
posso darle torto, in effetti. Ho sempre tenuto nascosto, piuttosto
difficilmente, il mio amore per Edith Norton e questo l'ha sempre
fatta soffrire...”
Quella
fu la scintilla che fece scoppiare il putiferio.
Tutti
i giornali cominciarono a cercare Edith accusata più o meno
velatamente di essere l'artefice di quel travagliato addio.
Alcune
sue vicine cominciarono a toglierle il saluto e a parlottare a bassa
voce ogni volta che la vedevano passare. Aveva cominciato persino a
detestare i posti pieni di persone per evitare di essere al centro
degli sguardi tutti e di conseguenza delle loro chiacchiere. Per un
attimo fugace pensò di tornare a Kendal, ma non ebbe cuore di
farlo. Ella aveva cominciato le scuole elementari e subire un altro
cambiamento l'avrebbe distrutta, specialmente perché non era
la prima volta in quell'anno che era costretta a cambiare classe e
compagni. E poi non voleva nascondersi di nuovo come aveva fatto dopo
l'incidente, anche se alle volte ne sentiva il disperato bisogno.
Così,
quando la pressione diventava troppa, andava a casa di Rachel, ormai
incinta di sette mesi e gli raccontava tutti i suoi patemi, proprio
come in quel momento.
“La
cosa bella è che non si fanno mancare nulla. Stanno
cominciando a parlare anche di Jude e del suo ruolo in questa
situazione. E per aggiungere carne sul fuoco, in questo articolo,
hanno fatto notare con tanto di neretto che lui, legalmente, è
ancora tuo marito!” disse Rachel continuando a sfogliare
interessata il giornale che l'amica le aveva portato.
“Che
devo fare?” sospirò affranta Edith alzandosi e
cominciando a misurare a lunghi passi il salotto della casa
dell'amica.
Rachel
chiuse il giornale e rilassata rispose:
“Trovati
un altro e dai un calcio nel sedere agli altri due. Da quando li
conosci è tanto che tu non sia finita in qualche clinica
psichiatrica. Nemmeno Brooke Logan riuscirebbe a sopportare questo
carico di emozioni, sappilo. E lei è una che ha sposato tutti
i Forrester disponibili, suoi figli inclusi!”
Edith
sorrise, ma scuotendo la testa tornò seria. Rachel stava
scherzando, ma di certo lei non aveva bisogno di un altro uomo da
aggiungere a quel quadro abbastanza grottesco.
E
ad alta voce replicò:
“Non
penso che un altro uomo sarebbe la soluzione migliore, non con tutti
questi casini che stanno affiorando come funghi...”
Rachel,
dopo quell'affermazione, sollevò un sopracciglio e rispose:
“Stavo
scherzando, Norton. Capisco i tuoi problemi, ma non penso che mettere
da parte il senso dell'umorismo sia una delle scelte migliori che
puoi fare!”
Edith
si bloccò e sollevando a sua volta un sopracciglio aggiunse:
“Vorrei
solo che la gente cominciasse a capire che non sono una rovina
famiglie. Non sapevo nulla del divorzio di Orlando e Miranda e sono
una vittima molto più di quanto gli altri possano immaginare!”
Rachel
annuì e disse:
“Su
questo hai tutto il mio appoggio. Anche se devo ammettere che avere
un figlio da Orlando e non dirgli nulla non è stata una delle
tue mosse più azzeccate” e sentenziando questo bevve un
lunghissimo sorso di succo freddo.
Edith
lasciò che l'amica finisse di bere, poi rimettendosi a sedere
al bordo del divano, disse con aria avvilita:
“Non
so davvero cosa fare. Se chiamo Orlando sarò cattiva perché
mi metterò in mezzo ad un dramma famigliare; se chiamo Jude
sarò cattiva perché sembra quasi che lo tenga legato ad
un filo...”
“E
da fuori è proprio quello che sembra!” esclamò
Rachel poggiando il bicchiere sul tavolo e senza dare il tempo di
replicare all'amica aggiunse: “Devi decidere Edith. Per quanto
tu tenda a rimandare è arrivato il momento che tu prenda una
decisione e capisca una volta per tutte che qualsiasi cosa tu farai
sarai sempre la cattiva di turno!”
Ed
era quello il problema principale. Edith lo aveva sempre saputo. Se
sceglieva Orlando avrebbe fatto soffrire Jude e Miranda. Ma se avesse
fatto il contrario cosa sarebbe successo? Il matrimonio di Miranda e
di Orlando era finito e di certo non per colpa sua. Nonostante questo
si rendeva conto che era arrivata a quel punto di non ritorno che
aveva scansato a Natale con quel colpo di genio e di marketing che
era stato il suo film. Aveva pensato davvero di poter rimandare quel
momento per sempre, forse, cullandosi nell'illusione che Orlando e
Jude non le avrebbero chiesto chi e quando avrebbe scelto. Aveva
girato la testa quando aveva visto i primi problemi di coppia tra
Orlando e Miranda. Ed ora si trovava nella spiacevole situazione di
dover scegliere senza ancora aver deciso chi dei due uomini che
avevano monopolizzato la sua vita fosse quello che doveva starle
vicino forse per sempre.
“John
ha parlato con Orlando, qualche giorno fa. A quanto pare Orlando non
solo non sapeva nulla della decisione di Miranda di divorziare, ma
gli ha detto che molto probabilmente Robin ha dato la lettera alla
giornalista senza dirgli nulla al fine di fare lo scoop e non fargli
fare la figura dello sciupafemmine bastardo che tradisce la moglie,
ma quella del ragazzo ferito e deluso dalla compagna di vita!”
“Scherzi?”
disse Edith con tanto d'occhi.
Rachel
scosse la testa e rispose:
“Edith...
La loro relazione, il loro matrimonio, tutto quello che li riguarda,
anche il figlio, sono stati sbattuti in prima pagina da Robin sin dal
primo momento. Proprio come stava cercando di fare con te quando hai
avuto Ella... Solo che a quanto pare Miranda non aveva le palle e non
ha mai detto nulla in contrario. E ora anche la fine della loro
relazione è su tutti i giornali...”
Edith
scosse la testa. Stava cominciando a provare pena per Orlando,
nonostante il casino in cui l'avesse ficcata. Sospirò e guardò
fuori dalla finestra.
“Ha
detto che vuole parlare con te quando torna dalla Nuova Zelanda”
concluse Rachel quasi in un soffio.
Edith
trattenne un brivido. Passo dopo passo si stava avvicinando al
momento cruciale sentendosi sempre più indifesa.
Amico
dei mesi passati, un attacco di panico cominciò a farle
tremare le mani, a mozzarle il respiro. Si sollevò di scatto
dal divano e facendo un grosso respiro disse:
“Devo
uscire...”
“Che
ti prende?” chiese Rachel guardandola preoccupata.
Edith
scosse la testa e prendendo la giacca che aveva abbandonato su di un
bracciolo del divano, la indossò e afferrando la borsetta
abbandonata poco lontano si chinò a baciare il volto
dell'amica e rispose:
“Nulla.
Ho solo bisogno di prendere la macchina e guidare per un po'” e
senza aggiungere altro uscì di corsa lasciando Rachel sorpresa
e perplessa sul sofà, con il suo succo e con le sue riviste di
cronaca rosa a farle compagnia.
Orlando
scese dalla sua roulotte e bevve un lungo sorso di succo di frutta.
Finalmente era finita un'altra giornata di riprese. Aveva tolto le
orecchie a punta e aveva smesso le lenti colorate e ora si guardava
intorno confuso.
Tornare
su quel set per lui era stato davvero come tornare a casa. Solo che
le cose erano cambiate. Non c'era più la Compagnia a rompergli
le scatole se succedeva qualcosa. Non c'era Dom con il suo fare da
giullare rompipalle, Billy che gli faceva da spalla, Sean ed Elijah
che assieme agli altri due lo prendevano in giro. Non c'era Viggo e
quello, ad essere onesti, era la cose che gli mancava di più.
Quindi,
dopo la notizia della decisione di Miranda di chiedere il divorzio,
Orlando cominciava a sentirsi solo anche su quel set che doveva
essere familiare per lui.
Sospirò
e si mise a sedere sui gradini in metallo della sua roulotte. Si
guardò intorno e cercò qualche cosa che lo potesse
distrarre e non fargli pensare a quello che lo aspettava una volta
tornato in Gran Bretagna, perché se lo faceva si sarebbe
volentieri preso a schiaffi da solo. Ancora adesso, mentre il sole
tramontava mesto dietro le colline neozelandesi, Orlando si chiedeva
cosa lo avesse spinto a mettere in mezzo Edith in quella faccenda.
'Conoscendola
mi metterà le palle su un tagliere, me le taglierà e
poi le cucinerà in umido...' pensò l'attore.
E
a ragione. Conosceva Edith e conosceva il suo carattere vendicativo e
poteva solo immaginare il ciclone che si era scatenato nella vita
della sua ex quando lui aveva deciso di far mettere nero su bianco
che l'amava ancora.
Che
poi, ad essere sinceri, lui era davvero innamorato ancora di Edith.
Del resto come si faceva a dimenticare tutto quello che c'era stato
tra di loro? Come poteva cancellare dalla sua vita la prima donna che
lo aveva reso padre, che lo aveva costretto a crescere e ad essere
una persona migliore, almeno quando stavano assieme.
Non
aveva mai smesso di maledire la sua stupidità che lo aveva
portato a calarsi i pantaloni davanti a quella troietta che lavorava
con lui e di cui nemmeno ricordava il nome. Se non avrebbe tradito
Edith, lei non sarebbe caduta tra le braccia di Jude, si sarebbero
sposati e probabilmente lei sarebbe stata con lui, in quel preciso
istante, a decidere in quale ristorante di Wellington andare a
mangiare. E lui non si sarebbe sentito così solo.
Scosse
la testa ricacciando quei pensieri in un angolo della sua vita. Si
era chiesto mille volte se le cose sarebbero state differenti se
avessero seguito quel percorso e ogni volta si era risposto che Jude
avrebbe giocato tutte le sue carte comunque e forse Edith lo avrebbe
tradito comunque o lui stesso lo avrebbe fatto dal momento che da
quando era nata Ella avevano un sacco di problemi.
Si
guardò intorno e vide avvicinarsi Darla, una ragazza di
vent'anni circa, che faceva l'aiuto costumista. Tutti l'avevano
notata sul set per delle doti che con il suo lavoro poco avevano a
che fare. E ora che lo sovrastava sorridendogli, Orlando le vedeva
più che bene quelle due grandi doti.
“Che
ci fai qua da solo?”
Orlando
sorrise e rispose avvilito:
“Darla...
Non fare la stupida. Lo sanno tutti che vado evitato come la peste in
questi giorni...”
La
ragazza annuì e mettendosi a sedere vicino a lui replicò:
“Quindi
stai ancora male per quella che ti ha mollato per mezzo comunicato
stampa?”
Orlando
si voltò con un sopracciglio sollevato e la guardò per
un secondo. Tutto le si poteva dire, ma di una cosa Orlando era
certo: Darla Malowe era una bomba sexy, consapevole di esserlo.
“Sì!
Sto male per lei!” rispose unendo le mani e notando la vera
d'oro che metteva per abitudine.
Bastò
quello per farlo sentire peggio.
Darla
rimase a guardarlo in silenzio e poi, prendendogli una mano e
tenendola stretta tra le sue, con un sospiro più sensuale che
comprensivo, mormorò:
“Ti
capisco, sai? Da quando sono entrata a lavorare qua il mio ragazzo mi
ha mollata su due piedi...”
Orlando
le lanciò uno sguardo sarcastico che la ragazza non notò
e aiutata dal silenzio dell'attore continuò:
“So
cosa sia la solitudine quando sei lontano da casa e so cosa vuol dire
sentirsi un pesce fuor d'acqua e volevo solo dirti che...”
“Volevo
solo dirti che si è fatto tardi Darla e non mi sembra il caso
che tu stia ancora in giro. Anche se hai una macchina non penso che
sia il caso che una ragazza giri da sola per Wellington”
Era
stata una terza persona a parlare. I due si voltarono e videro Peter
Jackson ricambiare loro uno sguardo interessato, ma non divertito
come suo solito.
Darla
arrossì fino alla radice dei capelli e alzandosi come se fosse
stata seduta su di una brace ardente, mormorò qualche cosa e
corse via. Orlando la guardò allontanarsi e per qualche
secondo lasciò che il regista gli rimanesse vicino, in
silenzio a sua volta.
Peter,
senza che Orlando glielo chiedesse, si mise a sedere vicino a lui.
Ecco un'altra cosa che gli sembrava strana: Peter aveva perso
tantissimo peso ed era completamente dall'omone che lo aveva
assoldato per girare la trilogia qualche anno prima. Sospirò
guardando l'orizzonte e stava per parlare quando Peter disse:
“L'ultima
cosa che ti consiglio di fare è quella di metterti ancora di
più nei casini!”
“Se
parli di Darla sapevo come tenerla a bada...” replicò
Orlando sempre perso a guardare l'orizzonte.
“Darla
è una che si sa calare bene nelle pene d'amore altrui. E una
casinara ed è l'ultima cosa di cui hai bisogno!” lo
interruppe Peter.
Orlando
lo guardò e rispose:
“Non
voglio casini Pete! Voglio solo che tutto quello che è
successo in questi ultimi giorni si potesse cancellare in qualche
modo e che tutto tornasse come prima...”
Peter
sospirò e mettendosi a guardare davanti a sé disse
serio:
“Lo
sai che nulla sarà come prima. L'unica cosa che ti posso dire
è che devi farti forza. E che se hai bisogno di qualche giorno
per sistemare le cose con Miranda o con Edith... Basta chiedere e ti
sarà dato. La famiglia è più importante di
qualsiasi film!” e alzandosi dando una pacca all'attore
aggiunse: “Vai a casa e fatti una dormita e domani fammi sapere
che cosa vuoi fare!” e senza aspettare risposta si alzò
e lasciò Orlando da solo a guardare le mani terribilmente
bianche davanti alla luce del crepuscolo nel quale spiccava brillante
la fede nuziale, ultimo segno di quel matrimonio fallito ancor prima
di essere celebrato.
“Mmmmh!”
La
voce di una donna mormorò qualche cosa di incomprensibile.
Su
di un letto due corpi stavano stretti, avvolti in un lenzuolo. Si
muovevano lenti, assecondando i movimenti l'uno dell'altro. Stavano
facendo sesso.
“Sei
fantastico. Non ricordavo il sesso con te così... Oddio!”
disse la donna cominciando a sollevare la voce.
L'uomo
cominciò a dare colpi di bacino sempre più veloci,
facendo aumentare di qualche tono i sospiri e i gemiti della donna
che cercava un appiglio sul letto quasi il mondo avesse cominciato a
vorticare velocemente.
Fu
lei a raggiungere l'orgasmo per prima. Lui la raggiunse poco dopo,
silenzioso e si lasciò cadere di fianco e sfilò il
preservativo, lasciandolo cadere sulla moquette linda dell'hotel e
sospirando passò una mano sui capelli.
La
bionda si avvicinò a lui e si poggiò sul suo petto,
soddisfatta.
“Devo
dire che scopare con te è davvero appagante Jude!”
L'uomo
sorrise e rispose:
“Sempre
pronto ad esaudire ogni suo desiderio, signorina Diaz!”
I
due sorrisero e rimasero in silenzio a guardare il soffitto. Fu lei a
dire:
“Ora
la stampa andrà a nozze con questa storia...”
“E
forse riusciremo a distogliere l'attenzione dalla mia storia con
Edith...”
La
Diaz sospirò e si lasciò andare dall'altro lato del
letto. Scostò con un gesto stizzito il lenzuolo e nuda cercò
la biancheria che aveva fatto cadere da qualche parte per la stanza.
Jude la guarda aggrottando la fronte e stava per chiederle cosa fosse
successo quando la stessa attrice americana sbottò dicendo:
“Posso
accettare che tu porti ancora la fede. Ci passo sopra, va bene! Non
siamo una coppia e ci scopiamo quando ci pare. Non devo niente io a
te, tanto meno tu devi qualcosa a me. Accetto che alle volte senta
Edith al posto di Cameron. Ma essere quella che ti scopi per lasciare
in pace la tipa che ti ha fatto il cuore a coriandoli... Beh non lo
accetto. È già tutto troppo avvilente così, ma
dopo questo posso dire che sta diventando davvero grottesco e
stupido! E non capisco perché mi ostino ad uscire con te se
poi finisce sempre che mi sento uno straccio”
“Cameron
tu sapevi che io ero ancora innamorato di mia moglie quando abbiamo
cominciato ad uscire assieme!” rispose laconico Jude.
L'attrice,
che aveva indossato il suo vestito Liù Jo si voltò di
scatto e guardandolo con rimprovero, senza la minima traccia di
risentimento nella voce, disse:
“Non
sto dicendo che mi aspettavo che tra di noi scoppiasse l'amore. Non
ci siamo riusciti una volta e non penso che adesso le cose sarebbero
differenti. E non voglio ripeterti che non mi aspetto nulla da quello
che abbiamo appena cominciato. Ti sto solo dicendo che sono un essere
umano e finché ci si diverte assieme questa... cosa, può
anche continuare. Ma se mi usi come schermo per difendere la tua ex,
allora non mi va bene!”
Jude
passò una mano sulla faccia e rispose:
“Non
capisco, Cam... Davvero!”
La
bionda scosse la testa e rispose:
“Non
pensavo che saresti riuscito a farlo. Spero solo che questa donna
decida una volta per tutte se stare con te o con Orlando e non vi
tenga ancora sulle spine. Perché è davvero da stupidi
continuare ad elemosinare amore da chi non ce ne vuole dare...”
e prendendo la giacca bianca uscì sbattendo la porta.
Jude
guardò l'uscio per qualche secondo, poi con un sospiro cercò
i vestiti.
Ci
mancava solo il cazzettone da Cameron. Possibile che fosse caduto
così in basso.
Seduto
sulla sponda del letto passò una mano tra i capelli e notò
di nuovo la fede brillare. Lentamente avvicinò l'anulare alla
mano destra al fine di sfilare l'anello. Stava per farlo quando la
rimise al suo posto. E scuotendo la testa, riprendendosi a vestire
disse tra sé e sé:
“Cam
ha ragione. Devo fare un po' d'ordine nella mia vita o qua finisco
con le pacche nell'acqua!” e dopo essersi rivestito lasciò
la camera sconvolta dalla passaggio di quell'ora d'amore tra lui e
Cameron Diaz.
Quando
si chiuse la porta alle spalle avrebbe volentieri lasciato ogni
briciolo di dignità e si sarebbe lasciata scivolare contro la
porta e avrebbe pianto a singhiozzi come quando era un bambina e
tutto il quartiere sapeva che stava piangendo.
Mantenne
la calma e sospirando passò una mano tra i capelli. Si
avvicinò al tavolo della sala e prese a smistare la posta. Fu
allora che vide una lettera dall'aspetto ufficiale.
Con
la fronte aggrottata l'aprì velocemente e ne lesse il
contenuto.
Più
andava avanti meno ci credeva. Non poteva essere vero.
Cercò
il cellulare nella borsetta e quando lo trovò compose veloce
il numero di Rachel. Attese la risposta e quando arrivò disse:
“Rach...
Mi ha contattato la direzione generale del Guardian... Vogliono che
prenda il posto di Tom!”
Ecco
il primo capitolo della seconda parte di Almost Famous. Spero che vi
piaccia. Fatemi sapere.
Naturalmente
i nomi degli attori qua utilizzati non mi appartengono e li ho citati
con l'unico scopo di divertire chi sta leggendo. Un bacio.
Niniel82.
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