La luna piangeva e illuminava Satan City ormai deserta.
Qualche foglia arricciata volò via dagli alberi appassiti e si poggiò sullo specchio dell’acqua della fontana della piazza.
Non molto lontano da quello scenario Vegeta era affacciato nel balcone di casa sua, fra le sue braccia c’era Bulma, parecchio assonnata, che si godeva in silenzio quell’abbraccio caldo.
Sulle colline dei monti Paoz Goku sfogliava l’album delle fotografie insieme a Chichi che teneva una mano sul petto del marito, era in dormiveglia.
Poco distante da li Gohan carezzava i capelli scuri di Videl, entrambi erano sdraiati nel letto matrimoniale, e la ragazza dormiva cullata dal battito cardiaco del moro.
Il silenzio dei tre sayan si riunì in un solo pensiero “Addio. Amore mio.”
Sentivano che da li a poco qualcuno si sarebbe fiondato sulle loro vite, avrebbe intralciato lo scorrere sereno del tempo, lo avrebbe modificato per odio e per vendetta.
Un tocco, un abbraccio, un battito. Cosa sarebbe rimasto alle loro donne? Solo il ricordo?
Avrebbero lottato, i sayan, affinchè tornassero a casa il più presto possibile.
Avrebbero lottato per riavere indietro le loro mogli e i loro figli.
Vegeta catturò le labbra della turchese e fece si che il suo corpo non andasse più via, lasciò che le lacrime calde della ragazza gli inondassero il petto in quella notte gelida.
Goku prese la mora in braccio e guardò il suo viso dolce e preoccupato dal ritmo disuguale del marito, la portò tra le lenzuola calde e le sciolse i capelli lasciando che il loro profumo inondasse le sue narici e lo calmassero.
Gohan strinse Videl e le baciò lentamente i capelli corvini, pregò intensamente per quella creatura e le parlò sottovoce sapendo che non l’avrebbe udito, ma che il suo cuore l’avrebbe sentito.
La notte più silenziosa al mondo. Forse l’ultima notte.
L’ultima notte in cui il mondo si spegne insieme al sole.
La luna piangeva e illuminava Satan City ormai deserta.
Una foglia arricciata affogava nelle acque scure e fredde della fontana della piazza, scossa per l’ultima volta dal vento d’inverno.