The song of the witch
The song's witch
Era notte fonda..il cielo nero come la pece, la luna piena situata al
centro del mare blu pallida, piuttosto sinistra, il silenzio di quel
bosco fitto, così tenebroso e tetro, mettevano i brividi
perfino ai più spavaldi paladini.
Ma la cosa strana era che in questa foresta scura camminava un giovane
ragazzo da solo, impavido, come se stesse facendo una passeggiata in una
mattina splendente.Egli aveva i capelli bianchi, quasi d'argento, occhi
azzurro chiaro, alto, sguardo da spavaldo e sicuro. Indossava pantaloni
blu scuri, giacca rossa e cappotto blu a tre quarti con ricami rossi.
Avanzava silenzioso e attento nella selva, cercando qualcosa.
Arrivò al cuore della foresta. Lì, circondata da siepi,
stava una casa, vecchia trasandata e abbandonata da secoli. In seguito,
essa venne utilizzata da gruppi di Sette Sataniche per compiere le loro
messe, i loro riti e i loro sacrifici. Proprio quella notte, doveva
esserci una setta: dalla finestra si intravedeva una luce fioca. Il
giovane si avvicinò, in punta di piedi, alla finestra e
gettò uno sguardo al suo interno. Proprio come aveva
sospettato..erano lì dentro.
I componenti del gruppo stavano attorno a un disegno sul pavimento che
raffigurava una chiesa nera con ali di pipistrello e una lunga coda di
un mostro che si avvolgeva attorno ad essa. Stavano eseguendo un rito.
La piccola stanze era illuminate dalle poche torce là
attorno.
:-Voglio una vittima...voglio sangue..Bramo morte...- disse una voce doppia, roca, quasi stanca e debole.
:-Te ne offriamo una, mio signore.- rispose un servo -E' una ragazza, una splendida ragazza.-
:-E' vergine?- chiese.
:-Esattamente. Una giovane donna vergine..in cambio dell'immortalità.-
:-Mi sta bene..ma la voglio qui al più presto..voglio la sua anima.. Non deludetemi!-
:-Sarà fatto mio signore. Io personalmente conosco questa
fanciulla. Non mi sarà difficile portarla alle tue grinfie.-
disse quell'uomo, coperto dal cappuccio bianco.
Il ragazzo che stette ad ascoltare fuori strinse denti e pugni,
guardando ancora dentro e poté osservare che il simbolo
disegnato sul pavimento stava cambiando: il suo colore nero stava
diventando color sangue, o meglio..quello era sangue..e la chiesa si
sostituì con i delicati lineamenti di un volto femminile. Gli
occhi azzurri del giovane si sgranarono a vedere quella ragazza che
conosceva benissimo.
:-Aiutami, Nero!- urlò ella; poi il suo volto fu travolto dalle fiamme.
L'albino, di nome Nero, allungo la mano, ma non poté raggiungerla.
:-No!!- gridò.
Quell'urlo lo svegliò di soprassalto , ritrovandosi a sedere sul
letto. Era sudato e affannato. Asciugò il sudore dalla fronte
con la mano, dopodiché si rimise a letto massaggiandosi il viso,
cercando di ricordare il sogno, di capirne il significato: quella
ragazza era una sua amica..era in pericolo. Da chi? Da cosa? Chi erano
tutti quei uomini? E chi di loro diceva di conoscerla? Lui non lo aveva
visto in faccia..e quello lo preoccupava.
:-Devo chiedere aiuto a Dante..- mormorò mettendosi di fianco.
Il mattino dopo era caldo, piacevolmente tiepido, i raggi del sole
riscaldavano la terra, i marciapiedi e le strade erano colme di gente
che andava e tornava.. Fra i tanti edifici, se ne distingueva uno,
leggermente trascurato, un'agenzia chiamata ''Devil may cry''.
All'interno dello studio, stava, nella stanza da letto, un uomo che
dormiva profondamente. Un giovane uomo di circa 30 anni, anche lui con
i capelli color del platino, volto virile, naso dritto, mascella
squadrata con un sottile strato di
barba nera. Dormiva nel suo grande letto matrimoniale completamente
nudo coperto, dalla vita in giù, da un lenzuolo bianco,
mostrando così un corpo rigorosamente scolpito.
Si mosse voltandosi ancora dormiente verso la finestra dove la luce
filtrava all'interno, riscaldandolo un po'. La stanza era in disordine:
sul comodino una bottiglia semivuota di birra, e una scatola priva di
pizza, le lenzuola del letto tutte aggrovigliate sul suo corpo e i
vestiti sparsi svogliatamente a terra. Quell'uomo doveva vivere da solo
a giudicare dalle sue condizioni. C'era silenzio..un divino silenzio e
tanta tranquillità.
DRIIIN...DRIIIIN...DRIIIIN... il telefono squillava senza alcuna sosta, fastidioso e stridulo.
L'albino aprì leggermente gli occhi, che si rivelarono azzurri,
come il ghiaccio. Li chiuse e li riapri più volte, erano ancora
pieni di sonno, poi si mosse alzandosi di poco per svegliarsi un
po'. Con un verso scocciato, allungò la mano verso la cornetta
gettando uno sguardo all'orologio. 8:05. Troppo presto...troppo presto
per lui. Mugugnò con disappunto e con un secco gesto alzo la
cornetta portandola all'orecchio.
:-Pronto...?- rispose a fatica.
:-Ehilà! Ti sembra il momento di dormire ancora?! C'è una
splendida giornata oggi!- disse allegramente la voce di un giovane.
L'uomo riconobbe subito la voce di Nero e ghignò.
:-Sarà pure una gran bella giornata..ma basta udire la tua voce
di prima mattina per rovinarla, Nero...- sibilò stirandosi.
:- ... Aha ah ah!! Davvero divertente Dante!- rispose lui offeso -Sei a casa più tardi?-
:-Se così fosse?- ironizzò l'uomo stendendosi sul materasso.
:-Ho un lavoretto da proporti..-
:-Sono in vacanza...- rispose secco Dante.
:-Andiamo, Dante, non fare il pirla!-
:-E' il prezzo da pagare per chi mi rompe le palle nei momenti sbagliati.- ribatté l'altro.
:-Guarda che che ne vale la pena!- insistette Nero.
:-Ho detto di no.- confermò Dante.
E lì il discorso sembrò chiudersi. Ma Nero non si dava di
certo per vinto. Doveva convincerlo ad ogni costo..ma come? Quel tipo
così arrogante e presuntuoso era proprio un osso duro. Poi un
lampo illuminò la mente del giovane dopo un breve periodo di
silenzio.
:-Che peccato...- disse amareggiato - Con il cliente che ti ho beccato,
stai rinunciando a un bel gruzzoletto di soldi, a una bella vacanza
degna di un re e magari, se te la lavori bene, a tante scatole di pizza
gratis...-
:-Ti aspetto più tardi alle 4. E non tardare!- lo interruppe Dante bruscamente.
:-Ahahahah!- Nero rise di cuore; bastava solo di dire la parola magica
''pizza'' per fargli cambiare idea a quella testa dura -Bene, sapevo
che avresti accettato. A più tardi.-
E così finì la chiamata. Dante posò la cornetta al
suo posto e tornò a distendersi guardando un punto fuori, poi si
concentrò sulla sua camera: era peggio di un porcile ridotta e
guarda caso, quel giorno la sua ''cameriera'' non sarebbe venuta,
pertanto se la sarebbe dovuta cavare da solo. Sbuffò pigramente
alzandosi dal letto. Meno male che non c'era nessuno in quel momento in
strada, altrimenti lo avrebbero visto nudo.
:-''Anche se sei la gioia delle donne e la disgrazia degli uomini devi
stare al coperto.''- ridacchiò rivolto al suo amichetto. Si
abbassò per raccogliere gli abiti da terra e con passo da
culturista si avviò al bagno. Poco dopo si sentì il
rumore dell'acqua.
:-''Proprio ciò che ci voleva...''- pensò sotto la doccia calda.
La sala si era appannata a causa del vapore; le gocce trasparenti gli
correvano lungo il corpo, insinuandosi fra le linee dei suoi muscoli
lavorati, i suoi capelli argentei si appiattirono alla fronte e al
viso. Si infilò sotto l'acqua a lavarsi per bene il viso
mascolino, grattandosi le mani col la barba. L'acqua andava
raffreddandosi, per cui chiuse i rubinetti ed usci da lì con una
tovaglia ben stretta ai fianchi dritto in camera.
Rimase sullo stipite della porta in bilico fra il mettere in ordine o
lasciar stare. Lui? Mettere in ordine? Ma non gli passava neanche per
l'anticamera del cervello. L'avrebbe fatto la sua ''cameriera'' al
ritorno, e sapeva già che non sarebbe stata molto contenta.
Si avvicinò al letto e si vestì con una giacca nera a tre
quarti, fornita di tre fibbie di cuoio, una attorno al petto le altre
due attorno all'addome; pantaloni lunghi neri di pelle ma sulla zone
inguinale, dei glutei e dai polpacci in giù il tessuto era di
colore rosso fuoco; scarponi neri e guanti neri a mezze dita solo su
pollice e indice di entrambe le mani; completò il tutto con un
lungo cappotto di pelle rossa con borchie d'orate alle spalle.
Discese le scale e passò in cucina, con l'intenzione di gustarsi
una bella colazione. Anche quel posto era un macello totale. Si
grattò la testa con fare leggermente imbarazzato e si mise ai
fornelli: bacon, uova, e una tazza di caffè forte. Al termine
del pasto poggiò il piatto sul lavello.
Erano appena le undici. Dante era seduto dietro la scrivania con i
piedi incrociati su essa, intento a leggere una rivista per uomini
adulti. ...Noia mortale e quiete; il telefono poggiato sul limite
del tavolo non squillava e lui, eccezionale Cacciatore di demoni, si
nauseava a stare fermo. Il suo mestiere era tanto pericoloso quanto
insolito, ma non per lui, che possedeva per metà sangue umano e
metà sangue demoniaco.
Si divertiva, anzi, ad uccidere quelle creature infernali ed era sempre
alla loro ricerca; ma quella mattina sembrava tutto tranquillo e al
nostro Dante non rimane altre che aspettare la proposta di Nero.
Dodici e trenta...nulla ancora...
Si stiracchiò i muscoli, si era insonnolito. Per tanto, si
andò a distendere sul divano, incrociando le mani dietro la
nuca. Finalmente arrivò il pomeriggio, sembrò scendere
velocemente grazie anche al sonno che si godette. La porta dell'agenzia
si aprì con il tintinnio di un campanello e dei passi suonavano
sul pavimento in legno. Dante aprì un occhio per curiosare su
chi fosse entrato. Altri non era se non il giovane Nero. L'uomo
guardò l'orologio e ridacchiò.
:-Sei puntuale.- disse senza guardarlo.
:-E tu sei sempre lì a poltrire.- accusò il giovane avvicinandosi al divano su cui era sdraiato il cacciatore.
:-Va al sodo..Cosa vuoi?- sbottò l'altro.
:-Ho un bisogno assoluto che tu diventi la guardia del corpo di una persona.-
:-Uomo o donna?-
Nero ridacchiò :-Fa differenza?-
:-Parecchia.- concluse Dante indifferente.
:-E' una ragazza.- affermò Nero lanciandogli una foto sul tavolino davanti al divano.
Dante si mise seduto sul sofà prendendo in mano la foto: fu
sicuramente scattata durante l'esecuzione di un concerto: difatti, la
ragazza era con un microfono in mano, gli occhi strettamente chiusi e
la bocca aperta. La sua schiena era coperta da una massa di lunghi
capelli castani lisci, i pantaloni attillati di pelle scarlatta davano
un'idea sul suo corpo esile ma dalle splendide curve, come dimostrava
la maglietta aderente: curve tonde, sode e abbondanti. Una bella gnocca
insomma, pensò il cacciatore. Poi sbuffò.
:-E io dovrei diventare la body guard di una cantante a causa dei fan?
Mi dispiace Nero...non è il mio genere di lavoro, lo sai.-
affermò gettando la foto.
:-Tu credi che se fosse per loro sarei qui?-
:-Bene. Allora sputa il rospo se c'è qualcosa di cui occuparsi seriamente.-
:-Come vuoi...Dei demoni bramano la sua anima.- spiegò il giovane.
:-Hmm..interessante...- fece lui con fare disinvolto. -Cosa ha fatto costei per avere la loro attenzione?-
:-Nulla..solo che è stata venduta loro la sua anima.- A questa
confessione, il cacciatore accigliò lo sguardo -E loro la
vogliono morta. In pochissimo tempo.-
:-Qual'è il suo nome?- chiese Dante.
:-Tersilia.- rispose Nero.
L'uomo sbuffò :-Che razza di nome!-
:-Si Dante..-ammise l'altro -Ma sai? Non solo il suo nome è strano...-
Gli occhi azzurri di Dante si posarono su Nero in attesa di un approfondimento dell'argomento che non gli fu dato.
Nero lo guardò :-Ha un concerto stasera nel locale qui vicino.
Ti va di andare a vedere? Così potrai conoscerla meglio.-
Dante si alzò dal divano diretto nello stanzino. Prelevò
le sue fidate pistole, Ebony e Ivory, nascondendole dietro il cappotto.
:-Perché no? Sarà molto interessante...- commentò
guardando nuovamente la foto di Tersilia sul tavolo, deciso e
impaziente di affrontare quella missione.
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