Cammino
verso il castello con passo spedito. Avrei potuto lamentarmi che una
principessa non lavora come sguattera, ma dopo quello che era successo
mi sembrava inappropriato fare la schizzinosa. In realtà,
è già una settimana che lavoro con i servi che si
muovono frenetici per le cucine e devo dire che, alla fine, non
è così male come pensavo. Vengo pagata
direttamente con del cibo e, per trasportarlo, ho inventato una
innovativa cintura fatta dei resti delle pentole che vendevo. Inutile
dire che così tutti sanno che sto arrivando, dato il rumore
di ferraglia che sprigiono ad ogni passo.
Oggi,
comunque, al castello non ci vado da sola: a quanto pare c'è
il matrimonio del nipote del re, o qualcosa del genere, ed è
stata richiesta la presenza di Fürsten come suonatore. Non
appena arriviamo, ci separiamo. Io mi dirigo nelle cucine, mentre lui
viene scortato all'interno dalle guardie.
Non
smettono di darmi ordini.
«Pulisci
questo!»
«Porta
quello!»
«Passami
quell'altro!»
Nonostante
mi dia sui nervi, obbedisco.
«Porta
questo in sala» mi dicono poi, e io faccio come mi viene
ordinato.
Quando
entro nella sala, i nobili ci mettono un po' a notarmi, nascosta come
sono dalle mie vesti rovinate, ma quando lo fanno, riesco a sentirli
bisbigliare tra di loro.
Mi
sento a disagio, perciò mi giro e cerco di andarmene il
più velocemente possibile, ma qualcuno mi ferma,
afferrandomi per un braccio.
«Tu
sei la pentolaia!» mi dice, strascicando le parole, un uomo,
lo stesso che aveva cercato di portarmi via al mercato
«Adesso vieni con me» sussurra. L'odore degli
alcolici che ha bevuto mi assale immediatamente. Cerco di liberarmi
dalla sua stretta e chiedo aiuto ai presenti, ma questi sembrano
ignorare completamente la situazione. L'ubriaco inizia a strattonarmi e
io non posso fare a meno di chiamare
«Fürsten!»
Ma
nessuno arriva, e io mi sento persa.
L'uomo
mi trascina con una stretta ferrea per tutta la sala ed io, ancora
cercando di liberarmi, faccio cadere le mie pentole piene di cibo,
carni, frutta e minestra. Addio
marito mio, addio castello, addio casetta mia, inizio a
ripetermi invano come una preghiera.
Nessuno
ascolta le preghiere di una serva.
«Abigail!»
urla la voce di Fürsten alle mie spalle, e io inizio a vedere
un barlume di salvezza.
Le
guardie si avvicinano all'ubriaco «Non siete in voi, signore,
lasciate che vi scortiamo alla vostra dimora.»
L'uomo
mi tira verso di lui violentemente «Grazie, un passaggio ci
farebbe proprio comodo.»
Le
guardie si avvicinano, imperturbabili, e, con mia grande sorpresa,
separano l'ubriaco da me e lo portano via. Io indietreggio di qualche
passo, tremando, e sento qualcuno che mi stringe le spalle.
«Abigail,
stai bene?» mi chiede Fürsten e io, senza nemmeno
guardarlo, mi nascondo tra le sue braccia.
Ma
la stoffa che indossa è troppo soffice sotto alle mie dita e
odora di pulito.
Alzo
la testa, ma il sorriso che trovo non è quello di
Fürsten, bensì quello del principe Corvo.
Non
riesco a non allontanarmi di un passo. Cosa succede?
Il
principe sorride, e recita:
C'era una
volta, ma non c'è ancora oggi
Una
principessa un po' viziata
Orsù,
porgete i vostri omaggi
La
principessa si è accasata.
Il principe
Corvo l'ingegno ha aguzzato
E della
principessa con un inganno si è appropriato.
Con
Fürsten a una nuova vita ha dato inizio
Fürsten
vuol dire principe e tanto vi basti come indizio.
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