Slide, the black vampire di claudineclaudette_ (/viewuser.php?uid=44478)
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Salve! ^_^ Questa storia è mia come il mondo e i personaggi
che lo abitano. Se desiderate utilizzarli in una vostra fan fiction
siete prima pregati di chiedere il permesso direttamente a me a questo
indirizzo mail: kari.brad@libero.it
Buona lettura!! Spero che vi piaccia.
Un’ombra nella notte, un fuoco oscuro immenso…
qualsiasi fiamma vicino ad esso non sarebbe sembrata che una fievole
candela priva di luce. Eppure era un’ombra nera e fredda: era
un vampiro.
I cappelli biondi come il grano maturato al sole, gli occhi scuri e
splendenti come un cielo stellato in una notte
d’inverno… l’aspetto di un uomo, ma con
affilati canini che scintillavano nell’ombra tradendo la sua
ambigua natura. La pelle del colore della luna, il volto candido
segnato dal cremisi colore del sangue della sua ultima vittima: una
donna, attratta dal fascino di questa creatura maligna, sedotta
dall’oscura, è stata morsa. Quante vittime aveva
già fatto quel demone biondo, e qual era il suo nome? Nella
sua crudeltà ne possedeva uno? Sì, il suo nome
era Slide.
Silenzioso e maligno scivolava come un’ombra tra i vicoli
della sua città. Lasciò cadere a terra il
cadavere della sua preda.
- Grazie della serata, dolcezza – le aveva sussurrato
all’orecchio prima di abbandonarla. Gli occhi della donna
erano spalancati in un silenzioso grido di terrore, ma non giaceva in
una pozza di sangue, come ci si sarebbe aspettati da una donna con la
gola lacerata: non ne aveva più una goccia. Slide
ghignò compiaciuto, giocherellando con una ciocca dei suoi
capelli dorati: cos’altro poteva fare quella notte? Mancavano
ancora diverse ore prima che giungesse l’alba. Non che avesse
fame… certo, il sangue era il suo nutrimento, ma lui
cacciava per piacere, per sentire l’inebriante sensazione del
sangue caldo che gli schizzava sul viso al primo morso e poi le grida
della vittima che invocava pietà. In tanti secoli ormai lui
sapeva… sapeva benissimo come fare, la quantità
di sangue che si poteva bere da una ragazza di vent’anni, in
modo che fosse ancora viva quando la prosciugava, in modo che fino a
quel momento piangesse, in modo che fino a quel momento urlasse.
Infondo… se non piangono… non
c’è nessun gusto.
Uscito dal vicolo, Slide s’immerse nella folla mescolandosi
ad essa, eppure per quanto facesse, la sua aura oscura avvolgeva
inevitabilmente chiunque gli fosse accanto. Alcune donne lo fissavano
ammaliate, altre fuggivano da lui il più presto
possibile… diversamente, ma anche gli uomini non potevano
non rendersi conto della sua presenza, molti di loro stringevano a
sé le loro donne in un atteggiamento protettivo, altri lo
fissavano con aria di sfida. Folli. Insulsi. Insignificanti insetti.
Ecco cos’erano, anzi, cosa non erano: non erano nulla. Meno
dell’insetto che si calpesta posando il piede a terra ad ogni
passo. Per loro fortuna però, Slide non era in cerca di
nutrimento, per quanto divertente e liberatoria potesse essere la
caccia. No, in quel momento desiderava giocare un
po’… trovare una donna che gli resistesse e poi
possederla prima di morderla, ponendo fine alla sua breve e fragile
vita. E così si aggirava per la folla, la scrutava e
attendeva come un predatore quale era.
Passò del tempo, la luna si era ormai trasformata in un
bianco cerchio perfetto quando la vide: vide colei che avrebbe
posseduto e ucciso. Una giovane donna affacciata alla finestra di un
elegante palazzo: la figlia di un nobile mercante. La pelle della
giovane donna, che probabilmente non aveva ancora raggiunto il suo
diciannovesimo inverno, sembrava d’alabastro e i capelli neri
come l’ala di un corvo le cadevano aggraziati sulle spalle in
ciocche leggere. Come le nude veneri della mitologia appena sorte dalle
acque, lasciava intravedere il suo corpo perfetto attraverso il leggero
abito di seta con cui era coperta. I suoi occhi del color del mare,
chiari e limpidi, scrutavano inquieti la folla.
- Giovane donna che della notte sei la regina, morirai giovane -
sibilò Slide fra i denti aguzzi, fissandola chiudere le
imposte della finestra, - ma morirai per mano mia.
Non aveva ancora deciso cosa fare, ma il lontanissimo canto di un gallo
lo ammonì: la bruciante luce del sole stava per illuminare
l’intera città e quindi lui stesso. Slide si
avvolse nel suo nero mantello invernale e scomparve
nell’oscurità di una casa abbandonata. Ancora una
volta il sole era rinato, il suo continuo e infinito risorgere segnava
il passare inesorabile del tempo, ma per Slide era un eterno e
invincibile nemico. Ancora una volta l’aveva fermato,
l’unico che poteva farlo in effetti, costringendolo a
ritirarsi per qualche ora, ma non per sempre. Al crepuscolo sarebbe
stato lui a risorgere e quella giovane donna sarebbe stata sua.
- Oscura mia stella, splendente mia sera. Luce della mia notte eterna e
senza fine… - questo bisbigliava a mezze parole Slide,
osservando il sole scomparire e il buio scendere sull’intera
città. Finalmente dopo tante ore poteva uscire
all’aria aperta, non gli piaceva rimanere al chiuso: al
contrario della maggior parte dei suoi simili preferiva camminare sotto
la debole luce della luna e delle stelle, respirare il pungente odore
di tutti gli umani che gli camminavano intorno, ignari di sfiorare il
fuoco. D’altronde molte altre di loro ne erano uscite
ustionate: morse, morte. Il vampiro si poggiò il mantello
sulle spalle, aprì la porta della casa ove s’era
rifugiato e uscì all’esterno. Non provava
c’erto freddo, il suo corpo rimaneva sempre
gelido… come un serpente, aveva la stessa temperatura della
terra su cui camminava. Di nuovo come la sera prima camminava
lentamente sul bordo della strada mimetizzandosi
nell’oscurità, osservando con sguardo gelido e
distante ogni potenziale preda. D’un tratto
percepì un odore che lo stuzzicò particolarmente:
una ragazzina seduta su una panchina singhiozzava disperata mentre le
lacrime crudelmente le rigavano il viso col trucco che scivolava via.
Quanti anni avrà avuto? Quindici? Sedici? Quale preda
più deliziosa? Disse tra sé Slide sogghignando.
Il vampiro attraversò la strada per raggiungere la ragazza,
in quell’atto alcune persone lo urtarono, uno di loro doveva
aver bevuto.
- Schifoso libertino – lo aggredì –
dovresti leccarmi i piedi per farti perdonare.
- Taci umano – rispose Slide, la voce gelida e tagliente come
la lama di una spada – non sei altro che una mosca
fastidiosa. Togliti dalla mia strada.
L’uomo parve non prestargli attenzione. Con una specie di
ruggito gli si scagliò contro, Slide non ebbe alcuna
difficoltà ad eluderlo. Con l’agilità
propria della sua razza lo evitò, in un unico ed elegante
movimento, tanto che nessuno si rese conto di ciò che era
successo quanto il cadavere dell’uomo cadde a terra con un
pugnale nell’addome. Subito intorno all’uomo si
creò il vuoto mentre la folla si rendeva conto
dell’accaduto. Slide si allontanò lentamente e
nessuno si accorse di lui ma l’odore del sangue
dell’uomo che colorava la piazza gli fece arricciare il naso.
Di solito non provava nulla nei confronti degli umani ma alcuni di
loro, come il folle che l’aveva aggredito, lo riempivano di
distaccato disgusto. Non si sarebbe mai abbassato a bere il sangue di
una creatura come quella… avrebbe invece volentieri
assaggiato quello dell’indifesa fanciulla dai capelli rossi
che continuava a disperarsi, con la testa fra le mani, in un pianto
silenzioso. Altrettanto silenzioso, come una foglia che corre col vento
in una mattina d’autunno, senza che si potesse udire nemmeno
il delicato fruscio del mantello a contatto con gli stivali, Slide si
sedette accanto alla fanciulla piangente, ma lei non parve registrare
la sua presenza.
- Piangi perché non puoi vedere le stelle? – le
sussurrò all’orecchio – Non farlo: le
lacrime t’impediranno di vedere la luna.
A queste parole la ragazza si voltò e il vampiro fu
compiaciuto nel vedere l’ammirato stupore dipintosi sul volto
della giovane.
- Avete ragione – gli disse con reverenza, - ma non piango
per questo.
- E per quale motivo? – domandò Slide sorridendo
sornionamente.
Gli arrossati occhi della ragazza incontrarono quelli glaciali di lui e
ne rimase ammaliata, come una falena che vedeva la luce di una fiamma
per la prima volta. Forse avrebbe dovuto cominciare con una
candela… si era gettata subito in un rogo. – Il
mio fidanzato mi ha tradito, per poi mollandomi qui in mezzo alla
strada. Non so come tornare a casa.
La pietra verde dell’orecchino di Slide scintillò
nell’ombra, non diversa fu l’oscura luce che
attraversò lo sguardo del vampiro: - Posso accompagnarti io
– le sibilò ancora prima di levarsi in piedi. La
fanciulla lo seguì, ignara del pericolo cui andava incontro,
con la cieca fiducia e incapacità di raziocinio dei topi al
seguito del semplice suono di un flauto fatato. I due attraversarono un
giardino, all’ombra di un’immensa quercia Slide
s’arrestò per voltarsi bruscamente verso la
fanciulla. Questa indietreggiò lentamente finché
non fu con la schiena contro il tronco dell’albero. Slide
s’appoggiò anch’egli al tronco posando
il braccio poco sopra la spalla sinistra della giovane. –
Qual è il tuo nome? – chiese, la voce appariva
dolce ma nella realtà non possedeva la ben che minima
passione.
- Magdalena – gemette la fanciulla. Contemporaneamente Slide
s’abbassò su di lei, sovrastandola come
l’ombra che era. Con la bocca cominciò a sfiorarle
le labbra: erano ancora salate di quelle lacrime che presto sarebbero
sgorgate di nuovo… quanto attendeva quell’istante,
in cui si sarebbero mescolate col sangue rendendolo più
esaltante di una droga. Lentamente e con calma, perché aveva
tutte le notti del mondo, dalle labbra scivolò verso il
collo della giovane scoprendo i candidi canini che rifulgevano sotto la
luce della luna. Con un debole ringhio che non riuscì a
reprimere spalancò le fauci e le morse la carotide, anche
per quella notte versò del sangue, ed ecco le lacrime.
Agognate lacrime… con un grido soffocato cominciarono a
scendere, seguirono la linea della guancia, la mascella per scivolare
giù per il collo. Dopo averlo prosciugato, il corpo della
ragazza s’accasciò ai piedi della quercia. Doveva
smetterla di lasciare le vittime così, ma non aveva
intenzione di piegarsi per raccogliere un corpo ormai inutilizzabile,
solo per gettarlo in un fiume pochi quartieri più in
là. Slide uscì dal giardino e si leccò
le labbra sporche di sangue. Sorrise di un sorriso che non avrebbe mai
raggiunto gli occhi e scomparve nel buio. Sarebbe mai stato turbato da
tutte le vite che aveva infranto? Probabilmente no: erano solo grigie
falene con le ali carbonizzate dalle sue fiamme nere. Lui
però non era a caccia di falene, lui era a caccia di
farfalle… e sapeva già qual era la farfalla
prescelta. Certo… sapeva anche che non sarebbe stato facile:
le farfalle più belle sono anche le più difficili
da afferrare… o forse erano tanto bramate per questo motivo?
In brevissimo tempo Slide si trovò sotto le mura del palazzo
ove si teneva, ogni anno, la più importante festa della
città: la festa per il solstizio d’inverno.
Perché si trovava lì? Beh… semplice:
era il fiore notturno della sua farfalla. Era, infatti, il padre della
giovane venere ad organizzare l’atteso evento, aperto a tutti
i nobili… e Slide non era forse di sangue reale? Con un
balzo superò l’alto muro che proteggeva i confini
del vasto cortile del palazzo.
- Dove sei, mia farfalla dalle ali di luna? Su quale petalo ti sei
posata?
Eccola. Una piccola luce in tutta quell’ombra, nel suo
elegante abito colorato con i fiori del glicine, era pari ad una
bambola di porcellana… come si era degradata la
nobiltà in tutto quel tempo! E di che razza erano i
gentiluomini presenti alla festa, per abbandonare in un angolo un
così rigoglioso fiore, così raro, sbocciato nel
bel mezzo del solstizio d’inverno? Forse l’avrebbe
sedotta prima del previsto, scoprendo che in realtà aveva
posato lo sguardo su un’altra falena e che le ali che aveva
creduto d’oro e d’argento erano, in
realtà, semplicemente ricoperte di cenere. Slide stava per
scivolarle alle spalle, come faceva con molte… proprio per
questo decise di avvicinarsi a lei camminando ritto e fiero, lasciando
che la fibbia d’oro della cintura e le pietre preziose
incastonate nel pugnale risplendessero alla luce delle candele. Le
danze erano già state aperte da un po’ e
l’orchestra suonava un raffinato valzer straniero.
- E’ un angelo disceso dal cielo quello che vedo, o forse una
strega che mi ha ammaliato col suo maleficio più potente e
traditore? – Slide s’inchinò
elegantemente alla giovane dai capelli neri, portandosi alle labbra
l’esile mano guantata.
- Né l’uno né l’altra messere
– rispose la fanciulla gelidamente, - ma la padrona di questa
casa e se ho l’ardire di parlare, dirò che non vi
ho mai visto a nessun ricevimento.
- Permettetemi allora di presentarmi – replicò
suadentemente il vampiro. – Mi chiamo Sir Edgar, conte di
Renphi. Non mi conoscete, certo, perché provengo
dall’altro capo del paese.
- Cosa vi porta nella mia città allora?
- Il desiderio di ballar con voi, vorrei poter rispondere. Ma
ahimè! In realtà commercio. Gradirei lo stesso
avermi con me per questa sublime danza.
- Onorata – rispose la giovane con una riverenza.
E davvero sublime era la musica, forse per la leggiadria dei due
ballerini che sembravano volare sulla pista, tanto aggraziati erano nei
movimenti.
- Siete una ballerina eccellente – fu fatta lode alla ragazza
dal suo oscuro partner.
- E voi non siete da meno – rispose gentile la giovane.
- Eppure, eppure… una cosa mi tormenta – gemette
Slide nella sua personale danza di seduzione. – Danzo con voi
e vi stringo fra le mie braccia, ma non conosco il vostro nome. Questo
è un supplizio per il mio povero animo. – Ma quale
animo? Si disprezzò Slide interiormente. Mi faccio ribrezzo
da solo… tutte queste frivolezze. Possibile che le donne
d’oggi si conquistino esclusivamente con bugie e menzogne?
Devo dunque indossare un’altra maschera sopra a quella di cui
già abitualmente faccio sfoggio?
- Perdonate la mia mancanza, sono chiamata Rebecca Sterast.
- Portate dunque il nome della vostra nobile antenata, che fu regina di
questo paese ben due secoli fa? – esclamò il
vampiro, realmente meravigliato.
- Infatti… come fate a saperlo? – lo
interrogò Rebecca sorpresa.
- Ecco sono… conoscenze di famiglia – rispose
Slide. Ovvero è stata la prima donna a
rifiutarmi… non mi sono sbagliato: questa è
realmente la farfalla più bella della serra. La danza
terminò.
- Vi ringrazio per il ballo e l’onore di avervi avuto come
compagno – ringraziò Rebecca.
- No – bisbigliò lascivo il vampiro, –
l’onore è stato interamente mio. Arrivederci, a
presto spero! – e scomparve nella penombra offerta dagli
alberi.
Ma egli non si ripresentò dalla giovane per diverse
settimane.
Il tempo per lui aveva un significato diverso da quello di chiunque
altro. Lui, che aveva visto sorgere e morire epoche ed imperi,
osservava una leggera fiammella consumare lentamente una candela
così come il resto dell’umanità ascolta
il lieve rumore provocato da un sassolino che cade a terra.
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