Luna Nuova

di La Mutaforma
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Sul davanzale stavano in due. Oltre la finestra Firenze non dormiva mai, se chiudeva gli occhi sentiva qualche parola dalla strada dabbasso, un vago chiacchiericcio, il suono delle mani degli innamorati che si stringevano sotto un cielo senza luna, nel buio impenetrabile del loro amore e della notte, e le loro risate.
Messer da Vinci accarezzò la schiena del suo gatto, il più che discreto compagno delle sue riflessioni notturne.
Non li vedeva mai. Gli amanti nella notte.
Sono invisibili. Puoi solo sentire l’eco dei loro baci. Pensare alla loro felicità.
Ma Leonardo era un amante della notte. E la brezza di luna mormorava sentimentalismi meno evanescenti del fugace amore dei giovani che si rincorrevano nelle ombre.
Il gatto miagolò cercando la luce in quella notte di luna nuova.
Come piace a me. Luna nuova. L’inizio. Stanotte moriamo ma senza paura, perché l’incubo è al risveglio.
Miagolò ancora e fece il suono dei rotti singhiozzi di una mente brillante che si specchia in un mondo che ama le sue tenebre.
I rami senza fiori e fiori senza rami su croci sante di nomi detestabili.

Dobbiamo chiedere perdono per quello che siamo. Non ci è permesso essere altrimenti. 
 
“Com’è vivere in eterno?”
“Immagino noioso”
“Quando finisce la luna?”
“Fin dove riesci a vedere”
“E dietro?”
“Cosa ti aspetti?”
Un sospiro.
Notte di luna nuova. 
Bisogna pur morire. E poi ricominciare. 







Un po' per fare un vago cenno ad un grande uomo, un po' per farsi perdonare, un po' per ringraziare. Un po' per tutto. E' davvero tanto e non sarà mai abbastanza per ringraziare e per chiedere perdono.
In ogni caso penso principalmente di dovere delle scuse a Leonardo e a Dio, ma a differenza tua non so se mi perdoneranno. 
Stasera sono in vena di ironia. 
Eheheh. 



 




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