Ragazze!!! Menomale
che ci siete voi due che commentate sempre!
E' bello
ctrovare commenti positivi!
Anche se mi
piacerebbe avere qualche altro commentino, ma fa niente!
Ringrazio la carissima a
crazycotton che mi commenta sempre tutte le storie che
scrivo
e ringrazio roby the
best per commentare tutti i capitoli di questa storia!
L' ultimo ringraziamento va a tutti quelli che leggono la storia!!!
Grazie!
eccovi l' aggiornamento, spero commentiate! ^^
capitolo precedente:
3)
Guilt Sense: Chase è morto, e nessuno riesce a
capacitarsene. Tuti sono in preda ai sensi di colpa. Cuddy è
in colpa per non essere subito andata da house, appena ricevuta la
chiamata. Foreman si sente in colpa per non essere andato con lui.
House si sente in colpa per aver deciso chi salvare. Arrivano i
genitori di Cameron e intanto lo psicopatico paziente della 101 viene
ritrovato, investito in una strada, e viene riportato al pronto
soccorso.
****
House si sveglia. E' seduto sulla poltrona di pelle nera, nel suo
studio. Si stiracchia. Ha dormito... ma quanto?
Guarda l'
orologio. Sono le due di notte. Si ricorda della serata passata, e
crede inizialmente che sia stato tutto uno stupido sogno. Il nodo allo
stomaco si allevia, ma quando l' uomo si passa una mano sul volto e
sente il labbro gonfio, capisce che è successo davvero.
Chase e morto e Cameron... Cameron? 'Si sarà svegliata?' si
chiese, prendendo il bastone. Fa leva e si alza. Ingoia tre pillole
dell amato vicodin ed esce dalla stanza zoppicando. Va verso chirurgia,
e vede Cuddy, Wilson e i parenti di Allison.
Si alza il padre
e si avvicina. "Cosa volete voi qui?" chiede, odiandolo. "Adoro far
passeggiate..." ironizza House, freddo. Il giovane si alza, irato.
"Senti..." "Fermati Dave...." dice la signora, con gli occhi lucidi. il
ragazzo si volta e va a sedersi. House si avvicina alla porta.
"E' ancora
dentro..." sussurra. E' un affermazione, più che una
domanda. Wilson gli si avvicina. "L' intervento dura sempre
parecchio..." dice, mantenendo il tono basso. House lo fissa. "Non
così tanto." dice secco. Si allontana veloce. Vuole stare da
solo.
C' è
un solo luogo dove stare soli: il tetto. Sale e si affaccia alla
ringhiera. Guarda la città, immersa in mille colori, le
macchine, le persone. Si passa una mano sul volto mentre l' aria fredda
lo colpisce.
Pensa a Chase, a
quanto è stato sfortunato. Ricorda il suo colloquio, ricorda
di averlo sbeffeggiato, dato che era tesissimo. Eppure qualcosa gli era
piaciuta nel ragazzo, qualcosa l' aveva spinto ad assumerlo.
L' aveva sempre
trattato male, l' aveva sempre considerato uno sciocco, il meno
brillante.
E invece si
accorgeva che Chase era molto meglio di come lo immaginava. Chiuse gli
occhi per un momento.
Poi il suo
pensiero volò verso Cameron. La dolce testarda Cameron, che
era salita a cercare Chase, per chiedergli scusa. La crocerossina,
colei che voleva sempre far del bene, sempre fare la cosa giusta. No,
non deve andarsene anche lei. Chiude gli occhi e si immagina in un
futuro prossimo, nella sala di diagnostica con Foreman e altri due
sconosciuti. Il groppo alla gola si fa sentire. Questa brucia, House
cerca di calmarsi. Ingoia due vicodin con molta fatica. Ha la gola
secca. E sicuramente anche gli occhi lucidi, ma non deve cedere. Non
è da lui.
"Starà
bene..." dice una voce dietro di lui. Si volta. E' Foreman. "Cosa fai
qui? Non sei a casa a dormire?"
"Allison e
Robert sono miei amici..."
"chase era un
tuo amico.." Foreman lo guarda male. " Tu non provi nulla, vero?
Nemmeno adesso!" dice. House non capisce se c' è sarcasmo o
verità in quelle parole.
Vorrebbe dirgli,
per un momento, come si sente.
Svuotato, senz'
aria. In colpa. E' preoccupato per la sua immunologa, odia se stesso
per non averla ascoltata, per aver mandato Chase dal paziete. Ma non
dice nulla, e guarda l' orizzonte. Il cercaperosone di Foreman suona,
seguito da quello di House. Foreman lo prende e legge veloce.
Impallidisce. "Oh dannazione!" dice, correndo giù. House lo
fissa sparire, nelle scale, poi guarda il cercapersone. Allison
è in arresto. Un moto di preoccupazione lo invade.
Stringendo i denti per il dolore scende le scale di corsa, verso
chirurgia. "Che sta succedendo?" chiede impaziente, avvicinandosi alla
vetrata e osservando la sala. La stanno rianimando. Stanno rianimando
Cameron.
La sua
immunologa.
Chiude il pugno
veloce. "Da quanto..."
"Tre minuti..."
House si porta
una mano sul volto.
'Avanti, Cameron
è una donna forte, ce la farà... sicuramente..'
'E se dovesse
morire?'
'Non
morirà...'
I penseri di
House si susseguono. Non può morire. E' la sua immunologa!
Sua?
House fissa il
corpo di cameron sobbalzare sotto le scosse delle piastre. Si volta e
va via, verso una finestra, che da sul cielo nero. Guarda il cielo, lo
guarda con odio, più ateo che mai.
Dio non esiste
davvero, e se esiste è l' essere più crudele che
esiste, per aver fatto accadere quello che è successo.
Si volta. Wilson
lo sta chiamando.
"Cosa c'
è?"
"Il battito si
è normalizzato.." House non può fare a meno di
assumere un' espressione rilassata. Si avvicina al vetro. I chirurghi
stanno mettendo apposto le piastre. Gli viene da sorridere. Ce l' ha
fatta.
Ormai sono le
tre di notte, e un chirurgo esce. I parenti di Cameron lo accerchiano,
House senza farsi vedere si avvicinò.
"Allora dottore?"
"La dottoressa
ha subito due accoltellate, una delle quali ha preso di striscio il
fegato, l' altra ha creato un emorrargia... siamo riousciti a fermarla,
e a curare il fegato.. adesso dorme.." dice il chirurgo.
"Ce la
farà?" chiede la signora Cameron, affannata.
"Si, tra qualche
giorno potrà uscire.." dice il medico, rassicurando i
presenti. "Possiamo vederla?" chiede il giovane.
"Solo i
parenti... uno alla volta.."
House si volta e
va via. Deve andare in studio, deve stare lì.
Sono le tre e
mezza quando Wilson lo sveglia. Sta dormendo a terra, con i piedi sulla
scrivania. "House..."
"Mmm.."
"I genitori di
Cameron vogliono andare al bar. Se vuoi puoi stare tu con lei.."
"Perchè
dovrei stare io?" Wilson lo guarda. "Credevo volessi vederla"
"Voglio dormire
al momento..!" Wilson lo guarda, con un velo di delusione negli occhi
nocciola. Fa per girarsi, quando sente il bastone di House toccare
pesantemente il pavimento. House si sta alzando.
"Avanti...
andiamo.." dice scocciato. Wilson trattiene un sorrisetto. Alla fine
House ci teneva ai suoi collaboratori.
Scendono verso
terapia intensiva, dov'è stata spostata la ragazza. Vanno
davanti alla sua camera. House entra.
La prima cosa
che nota è la purezza di quel corpo. E' bianco e diafano. Ha
una garza attorno all' addome, una ferita sul volto, l' occhio un po
gonfio, la maglia macchiata di rosso sangue.
Si avvicina e si
siede su uno sgabello. La osserva. Ce l' ha fatta, lei è
sopravvissuta.
Poggia il mento
al bastone e la fissa.
I capelli
castanio sono aperti a ventaglio sotto di lei. Sembra calma e
tranquilla.
'Cameron..'
pensa, desolato. La rivede qualche mese prima, preoccupata che lo porta
al pronto soccorso su una barella. La vede al colloquio, giovane e
ingenua, tentare di evitare il suo sguardo, parlare del suo curriculum
perfetto, cercare di riempire quei silenzi nei quali lui la fissava. La
voleva mettere a disagio. La vede il primo giorno di lavoro, con il
camicie i morbidi capelli castani sulle spalle, gli occhi pieni di
gioia per esser riuscita a prendere quel agognato posto, mentre si
presenta con Chase, lo sguardo tra i due, poi presentarsi a Foreman,
carina e gentile. il loro primo caso, il loro primo dialogo.
Il suo pezzo d'
antiquariato. Ora steso lì. sul lettino.
Chiude gli
occhi. 'Almeno è viva..'
Già,
a differenza di Chase. Ripare gli occhi.
Giusto in tempo
per vedere un piccolo movimento della mano, uno scatto fulmineo.
La vede
squotersi, battere più volte le ciglia. Resta sbalordito. Si
sta svegliando.
"Mmmm.." mugugna
la ragazza. House si alza e controlla i valori, tutto a posto.
"Cos..Cosa..."
inizia a farfugliare l' immunologa.
"Non muoverti,
ti staccherai la flebo..." dice House, con tono piatto. Allison batte
ancora un po gli occhi poi li apre.
"Cos'
è successo?" chiede con voce lieve. Hpuse la guarda. Non sa
se dirle la verità, non sa se è giusto
nasconderle la morte di Chase. dopotutto erano amici.
"Non... non
ricordi?"
Allison lo
guarda. E' un sollievo incontrare di nuovo quegli occhi verdissimi,
vivi. "Io... il..il paziente... sono salita...stavo..." farfuglia
Cameron. Ha flash confusi.
Si vede
discutere con House, su qualcosa che non ricorda, poi salire, un
numero... 101, la luce...
"Sei stata
accoltellata dal paziente della 101." dice piatto House, mettendo fine
ai suoi pensieri. Cameron lo guarda. E' pallida, sembra più
scarna. Improvvisamente si ricorda.
"Ma...c' era
anche Chase... dov' è?" chiese, ansiosa. House deglutisce.
Per la prima volta non sa come dirlielo.
In quel momento
entrano i signori Cameron.
"Allison!!"
grida la signora abbracciando la figlia teneramente. Il padre si
avvicina, commosso, insieme al fratello.
"mamma...
papà.. Dave!!!" evidentemente non si vedono da tempo, o
Allison on si è ancora ripresa, ma improvvisamente House la
vede piangere. Si stringe alla madre, abbracciandola. Si volta. Lui non
c' entra nulla con quell idilliaco quadretto familiare. Fa per
andarsene.
"House.." lo
richiama la dolce voce dell immunologa. Il diagnosta si volta.
"Come sta
Chase?" nella stanza cala un attimo di tensione. Il trio, decide di
lasciarli soli. Sanno che House è l' unico lì in
mezzo che conosceva Chase.
Allison li
guarda andare via. "House...allora?"
"Non ce l' ha
fatta..." dice. Non vorrebbe essere così freddo, non
vorrebbe trovarsi lì. Abbassa lo sguardo e fissa il piede di
una sedia. Allison si porta una mano alla bocca. "No.." dice, mentre
una lacrima scivola sul viso già bagnato. House non sa che
fare, resta a guardare il manico del bastone, non vuole vederla
soffrire, ma poi è costretto a guardarlo. Ha gli occhi
velati di lacrime, si morde il labbro, le ginocchia coperte dal
lenzuolo al petto, le mani stringono la coperta saldamente, fino a far
diventare le nocche bianche. Le fa pena. Maledetta consapevolezza.
Non sa cosa
fare, non è lui quello adatto per comfortare la gente. Si
ricorda dell ultima volta nella quale l' ha confortata: le aveva messo
una mano sulla spalla, dicendole di essere fiero di lei.
ERa chiaro che
non poteva fare la stessa cosa in quella situazione.
"Ma.. ma lui..
era.. coscienta quando sono stata accoltellata... ha chiuso gli occhi
poco prima di me.... perchè solo io mi sono salvata?"
Chiede tra i
singhiozzi. Non l' ha mai vista così. House poggia le mani
alla sponda del letto. "Quando mi hai chiamato con il cercapersone io
sono salito. Ti ho vista stesa e sanguinante... non avevi battito e ho
iniziato a rianimarti... sono riuscito a salvarti ma quando la Cuddy ha
cercato di rianimare Chase... era troppo tardi." dice con tono serio,
cupo. Allison lo guarda, con lacrime copiose.
"Tu...perchè
hai rianimato me?"
House sgrana gli
occhi. Perchè? Perchè aveva visto solo lei.
Eppure avrebbe
benissimo potuto vedere anche Chase.
"Lui...non si
meritava di morire..." continua con voce straziante la giovane.
"Cameron.."
"Perchè
hai rianimato me?" lacrime.
"Cameron...."
House si avvicina titubante.
Quella piange,
continuando a ripetere solite frasi. Il rimorso dei sopravvissuti. Il
rimorso di essere vivi al posto di altri. Le mette una mano sulla
spalla, come ha fatto mesi prima.
"Sono fiero di te"
Sente
il corpo di lei sussultare sotto i singhiozzi. 'Su Allison..' pensa il
diagnosta. "E' tutta colpa mia.." sussurra poi la ragazza. House la
guarda. "No.." inizia. "Si, avrei potutto fermarlo, per chiedergli
scusa prima, così sarebbe arrivato dopo... o forse saremmo
andati insieme...." continua la ragazza. House si sente gelare. In
realtà è colpa sua. Lui ha mandato Chase dal
paziente.
"Ti prego...va
via.." dice ancora la ragazza. House abbassa la mano. Si volta e
zoppica via, senza dire una parola.
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