Ritorno su questo Fandom dopo tanto tempo (mi è mancato
tantissimo!), con qualcosa di nuovo, il qualcosa di vecchio l'ho
già fatto ( Colonnello la bimba piange), ed ora mancano
qualcosa di prestato e qualcosa di blu... manco mi dovessi sposare!
Essendo in fase tesi, ho scelto di scrivere qualcosa di
corto... magari sarà l'inizio di una raccolta, bah, chi
può dirlo!
Detto questo, vado a cominciare: vi ho già trattenuto fin
troppo.
Ho
cercato il tuo nome...
Amestris
non era mai stata tanto fredda come quell'anno...
Quell'ovattata coltre di neve ricopriva i tetti, con il suo candido
manto nostalgico, come a voler stendere un velo sui tuoi ricordi
e cancellare il chiacchiericcio della gente, all'avvicinarsi
del Natale.
Forse era sola una tua impressione...
O semplicemente quella coltre, si era insinuata nel tuo essere,
ricoprendo qualcosa di doloroso.
Il ruolo che ambivi a ricoprire in passato, cominciava a starti stretto
mentre la tua quarantesima candelina si avvicinava pericolosamente.
Tra i tuoi capelli corvini, qualche candido ribelle richiamava
l'attenzione.
La benda calata sull'occhio sinistro, non faceva altro che coprire una
parte del tuo sguardo vuoto, ceruleo.
Era successo tutto troppo in fretta...
Oramai erano passati anni, e la speranza cominciava ad affievolirsi
lentamente.
Lentamente morivi dentro, consumato, logorato da un ricordo che aveva
marchiato in te il suo nome ed il suo cognome.
Quanto era passato?
Forse due anni...
forse tre...
Quattro?
Chi poteva dirlo?
Nel frattempo il suo nome
era rimasto nel cuore e sulla bocca di tutti...
un bacio invisibile...
Morto,
dicevano, per mano di
qualcuno che amava...
Scomparso,
si vociferava, perché
troppo scomodo all'esercito...
Il suo orologio lo conservavi nella tasca interna della divisa, ed i
ritagli di giornale che parlavano di lui erano tutti in ordine in un
raccoglitore.
Alphonse era l'ultimo ricordo vivente che ti legava a lui.
Il sottile filo rosso delle leggende, quello che non spezza nemmeno la
morte.
A lui, il cui nome non ti faceva dormire per notti intere... facendoti
rigirare in quel letto freddo e duro come la pietra.
Chi aveva condiviso un misero minuto di vita accanto a voi, aveva
scambiato il tuo affetto per un amore paterno, ed il tuo tenerlo
lontano da te un tentativo per proteggerlo...
Il tuo dolore per quello della perdita di un amico...
Ma nessuno si era mai chiesto perché frequentassi donne
bionde... o perché l'alcool fosse diventato il tuo migliore
amico.
Tranne Riza, che superata la cotta per te, aveva cercato di aiutarti ad
uscire da questa forma di depressione.
Forse lei era riuscita ad intuire i sentimenti covati e cresciuti per
quel piccolo ribelle, gli stessi che tu avevi scoperto tardi...
Di lui era rimasto solo il freddo ricordo...
Il freddo dell'Acciaio.
D'improvviso un brusio incessante, proveniente dal corridoio,
ruppe il mormorio doloroso dei tuoi pensieri.
-Fatemi passare!-
-Altolà, il Comandante Supremo non vuole essere disturbato.-
-Beh, se non ti levi da questa porta, ti sentirai disturbato tu!-
-Mi dispiace, non posso farla passare!-
-Dica a quel colonnello bastardo, che se non mi riceve gli apro il culo
come un portaombrelli!-
-Senta signor...-
-Elric,
razza di coglione!-
Elric? Possibile.... Alphonse non era mai stato tanto scurrile in vita
sua!
E poi, sola persona ti chiamava "Colonnello Bastardo"...
-L'alchimista Alphonse Elric non le somiglia nemmeno un po'...-
-Senti piccolo demente... ti sembro mio fratello?!? Io sono EDWARD
ELRIC!-
Un sussulto...
-E...Ed... Edward Elric?
Quell'Edward Elric?!?-
-Se ne conosci altri fammelo sapere... ed ora, o ti sposti o ti infilo
questo Automail nel cu...-
Ti alzasti di scatto. correndo verso la porta, credendo nell'ennesimo
scherzo di Havoc.
Lui ti si
parò davanti...
Leggermente più alto, i capelli più lunghi, il
corpo asciutto coperto da un cappotto più grande di lui e
sul volto, il suo solito sorriso da schiaffi.
Congedasti le guardie, e lo feci accomodare nel tuo ufficio
-Edward...- sospirasti con un filo di voce, cadendo in ginocchio ai
suoi piedi -Sei tornato...-
Eri ancora incredulo, quando lui scese al tuo livello sorridendoti.
-Idiota! Dove sei stato?-
Lui sorrise.
-Dove non volevo essere...-
Ti alzasti: l'atmosfera cominciava a farsi insostenibile...
-Ehm... vuoi riprendere servizio?-
L'espressione del giovane si fece dura.
-Ed io avrei attraversato due mondi per tornare un cane
dell'esercito?!? Nah...-
-E per cosa sei venuto?- replicasti impassibile.
Edward si alzò stizzito.
-Io vengo prima da lei, che da mio fratello o da chiunque altro e lei
mi chiede per cosa sono venuto! Cazzo, ma si è fottuto il
cervello?!?-
Ti aspettavi una risata e qualche insulto, o qualche richiesta
strampalata, ma non questa risposta.
Nel momento stesso in cui lui appoggiò la mano alla
maniglia, tu lo fermasti.
-Aspetta! Risiediti, ti prego...lasciami finire, ti prego...- lui non
rispose, ma tornò a sedersi sulla poltrona davanti a te.
-Edward, cosa ti aspettavi? Manchi da quasi 4 anni... -
-Un'accoglienza diversa...-
-Tipo?-
-NON LO SO, OK?!?-
sospirasti, raccogliendo ogni briciola di coraggio seppellito accanto
al suo nome...
-Mi sei mancato.- tutto
qui?
Lui scosse la testa.
-Edward cosa vuoi che ti dica?!?-Cominciasti ad adirati -Che ho passato
gli ultimi anni tra alcool e tue foto? Che per di addormentarmi dovevo
guardare il tuo orologio? che ti ho visto in ogni sguardo? Che su ogni
bocca ho cercato il tuo nome? Beh, è questo quello che ho
fatto...-
Edward era rimasto di sasso.
-E ora ridi se vuoi...- biascicasti, lasciando che la
poltrona in pelle t'inghiottisse.
Lui si avvicinò.
-Colonnello,
per rispondere alla sua domanda di prima...- sorrise il biondo -Sono
venuto per restare, Roy... -
Lo stringetti a te... per un attimo che ti sembrò eterno.
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