Tornare a casa
Rachel scivolò fuori dal suo camerino e chiuse la porta
dietro di sé senza fare rumore, per non rompere il silenzio
profondo del teatro: come sempre, era l'ultima ad andare via.
Tutti gli altri si affrettavano a tornare da mariti impazienti e figli
piccoli, quando il sipario si chiudeva, ma lei no: usciva in platea, si
faceva raggiungere dai fan, scattava fotografie, stringeva mani e
firmava tutti gli autografi, fino all'ultimo. Voleva godersi ogni
singolo istante di quella popolarità tanto sognata e
finalmente raggiunta, dopo tante fatiche e sacrifici. Uscì
dalla porta di servizio sul retro e attraversò il vicolo
buio rovistando nella borsa alla ricerca del telefonino per chiamare un
taxi, maledicendo tra sè il disordine che non le permetteva
di trovare niente.
- Ehi. -
Il suo cuore riconobbe
quella voce molto prima della sua testa, perché
iniziò a battere forte prima ancora che Rachel decidesse di
voltarsi per guardare chi l'aveva chiamata. La sua voce era poco
più che un sussurro, mentre pronunciava il nome del ragazzo
appoggiato al muro alle sue spalle:
- Finn. -
Il giovane sorrise con immensa dolcezza.
- Come
stai, Rachel? -
- Sto bene. Come
sapevi che mi avresti trovato qui? -
- Ti conosco. -
Rispose lui, con sincerità disarmante.
Rachel si
costrinse a mettersi più dritta, ravviarsi i capelli e
sorridere luminosa: Finn l'avrebbe dovuta vedere come la stella che
era, non come una giovane donna incredibilmente emotiva.
- Sei venuto per
vedere la prima? - Domandò.
- A dire la
verità no, non lo sapevo neanche. Ma appena l'ho
scoperto mi sono procurato un biglietto. Sei sempre stata la migliore
cantante che io conoscessi… ma adesso sei indescrivibile.
Non pensavo che saresti riuscita a migliorare ancora. -
Rachel
abbassò gli occhi, facendo scivolare una ciocca di capelli
castani dietro l'orecchio. Il suo sorriso tradiva il piacere che
provava nel ricevere quel complimento, ma non capiva perché
si sentiva così imbarazzata: passava tutte le sue giornate
tra persone che le ripetevano quanto fosse fantastica!
Fu Finn a rompere il silenzio che era sceso tra loro:
- Stavi
andando a casa? -
- Stavo per chiamare
un taxi. -
- Perché
non facciamo due passi, invece? -
Si
allontanò dal muro e si avvicinò a lei con un
altro adorabile sorriso; il suo passo ciondolante era diventato una
camminata decisa e un po' zoppicante e Rachel se ne accorse subito.
Finn notò il suo sguardo interrogativo e rispose alla sua
domanda prima ancora che la ragazza la pronunciasse ad alta voce.
- Una mina. Per
fortuna me la sono cavata con poco. - Disse con un sorriso - Temo
però che non diventerò un ballerino migliore di
quanto lo fossi al liceo. -
Il suo tono scherzoso
però non aveva fatto presa su Rachel, che lo fissava con i
grandi occhi castani spalancati e in completo silenzio.
Lei, la più chiacchierina e loquace delle giovani star di
Broadway, si ritrovava senza parole davanti all'amico del liceo.
Di certo il nodo allo stomaco che le si era formato nel momento in cui
aveva sentito la sua voce nel vicolo aveva la sua parte di colpe, ma la
verità era che Rachel detestava non avere la situazione
sotto controllo: era facile sapere cosa dire e fare in un posto e in
una circostanza che conosceva, davanti ad un obiettivo o sotto le luci
della ribalta, tra folle adoranti, truccatori imbranati o giornalisti
dalla critica facile… ma in quella strada secondaria di
Broadway e davanti a una persona che non vedeva da quasi otto anni non
aveva idea di come comportarsi.
Finn le porse il
braccio senza dire niente e Rachel lo prese, stringendosi a lui.
I suoi tacchi facevano
poco rumore, sull'asfalto umido dei marciapiedi di New York. I mucchi
di neve raccolti agli angoli delle strade si stavano lentamente
sciogliendo e allagavano le strade, creando pozze lucide che
riflettevano le luci e i cartelloni pubblicitari con tanta
vivacità che sembrava di camminare su un tappeto di
frammenti di vetro colorato.
Era da
molto che non si vedevano, ma sembrava non ci fossero poi tanti
argomenti di cui parlare: la madre di Finn, i papà di
Rachel. Kurt, Quinn, Mercedes e Puck. Discorsi privi di senso per
Rachel, parole dette giusto per coprire il rumore dei locali notturni e
del traffico... e per non sentire il battito del proprio cuore, che
aumentava ogni volta che il braccio di Finn la stringeva a lui per
evitarle gli schizzi di neve sciolta sollevati dalle macchine che
sfrecciavano lungo la strada.
Ferma davanti al
portone del grande condominio dove aveva comprato un appartamento,
Rachel si sentì stringere il cuore come se fosse sul punto
di dirgli di nuovo addio.
- Sono arrivata. -
Disse, voltandosi verso Finn con un sorriso forzato.
Il giovane aveva le
mani affondate nelle tasche e una espressione strana sul viso mentre
guardava il cartellone pubblicitario di Funny Girl che giganteggiava
sulla parete del palazzo vicino.
- Il sogno d'amore di
Kurt che si corona, tu che reciti in Funny Girl, il nostro
incontro… - Esordì Finn, con un tono leggero
così simile a quello del ragazzo che era stato.
Rachel
alzò gli occhi verso di lui, in un gesto così
naturale e spontaneo che sentì il cuore mancare un battito.
Nonostante i tacchi, Finn era ancora più alto di lei e la
guardava con quei i suoi incredibili occhi nocciola colmi dello stesso
sguardo di sempre.
- Sembra proprio uno
di quei film che danno su Fox a Natale, non trovi? -
Continuò.
Per un
attimo, Rachel si sentì di nuovo una ragazzina di diciotto
anni, in piedi in una silenziosa via di New York davanti a un
quarterback in giacca e cravatta che l'aveva appena portata a mangiare
da Sardi.
- E in
questo momento cosa succede, in quei film? - Domandò, in un
sussurro così impercettibile da chiedersi se l'aveva
effettivamente detto ad alta voce.
Finn le
sfiorò il mento con una mano e si chinò verso di
lei con lentezza, per darle il tempo di decidere cosa fare... e
allontanarsi, se lo voleva.
Il cuore di Rachel
batteva forte, più forte dell'accompagnamento musicale di
uno qualunque dei suoi pezzi da musical, così forte che
copriva tutti gli altri suoni attorno a lei. Si aggrappò alla
giacca di Finn e si alzò in punta di piedi, colmando la
distanza tra le loro labbra in un decimo di secondo.
E mentre le mani calde di Finn sulla schiena cancellavano il freddo di
quella gelida sera di dicembre, Rachel si rese conto,
finalmente, di essere tornata a casa.
Ho scritto questa storia molti mesi fa, quando Glee era
appena a metà della terza stagione.
Non la seguivo perchè non avevo tempo, ma avevo ricevuto uno
spoiler: Finn voleva arruolarsi nell'esercito.
Siccome sapevo che Rachel avrebbe seguito i suoi sogni a Broadway, ero
certa che si sarebbero lasciati.
Ma ero altrettanto certa che l'amore tra loro non sarebbe mai finito.
E per questo ho scritto questa storia.
Poi è successo quello che è successo e non sono
riuscita nemmeno a finire di vedere la terza stagione.
Di continuare, poi, non se ne parla. Non voglio sapere niente di quello
che accade a loro o gli accadrà o che so io.
Glee, per me, è finito con la terza stagione. Punto e basta.
Quindi ecco qui. Una storia scritta senza base e senza futuro,
solo perchè io credo - e continuerò a credere per
sempre - che non ci sarà mai nessuno come Finn e Rachel.
Oggi sono cinque anni che mi sono iscritta ad Efp.
Ci tenevo ad omaggiare questa ricorrenza con la mia coppia preferita.
Finchel forever.
Flora
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