Nuovo
Alba
1.
Cambiamento
Si era lasciata intrappolare in quella
storia, senza avere molte possibilità di scelta. All'inizio le era sembrata
una bellissima avventura, degna di lode;ma ora si trovava a camminare a piedi
nudi nel fango, al fianco di un ragazzetto che non smetteva di passarsi la mano
sotto il naso per togliere il moccio.
Eppure, si ritrovò a pensare, come sarebbe
potuta rimanere un attimo di più tra quelle mura?
***
Fino al giorno prima viveva in una
reggia, circondata da servitù, vestita di broccato e fiera della sua
condizione superiore. "Noi siamo coloro che devono dominare, mia piccola
Farfalla. Senza di noi, il popolo morirebbe, incapace di governarsi, e tutto il
mondo che conosci cadrebbe in rovina". Così le diceva sempre suo zio, il
Reggente. E in fondo, perchè, si chiedeva, avrebbe dovuto mentire alla sua
Farfalla? Alla futura Reggente?
Ma poi aveva visto la realtà.
Passeggiava per le vie del paese, sterrate
ma ben tenute. I suoi passi leggeri si sentivano appena, e camminava come
scivolando sul terreno, con le sue scarpette di raso. Teneva il viso alzato,
come dovesse sempre mostrare la sua superiorità, anche se era
solo la posa che le avevano detto di tenere; nessuno si soffermava oltre,
osservando il lieve sorriso sempre presente sulle labbra, o gli occhi vivaci.
Lei era la viziata prediletta del loro Signore.
Camminando per quello che credeva essere un
posto conosciuto come le sue tasche, vide ciò che interruppe la sua passeggiata,
il gioco infinito che era stata la sua vita. Si fermò e sbarrò gli occhi
lasciando che si riempissero di quella immagine che, lo sapeva, l'avrebbe
accompagnata per molto tempo.
Una ragazzina, che poteva avere al massimo
un paio di anni in più di lei, stava seduta per terra. Teneva un bambino tra le
braccia, forse figlio suo, forse un fratello minore. Era lercia, con una gamba
fasciata alla bell'e meglio, da cui s'intravedevano diverse piaghe. I cappelli
stopposi le ricadevano in testa come pagliericcio e teneva la bocca schiusa,
come cercando di non lasciarsi sfuggire neppure un respiro. Come se ognuno di
quei rantoli potesse essere l'ultimo.
E, a metà tra la repulsione per quello
spettacolo e una volontà indicibile di sapere, fece qualche passo verso la
ragazzina. Quella voltò appena la testa, lasciandosi scappare un ghigno
divertito.
"Guarda chi si vede... La futura Reggente.
Cos'è, non ti è bastato avere i soldi della mia famiglia, il raccolto di un
anno? Vuoi altro? Ti servono nuove scarpine e una serva per cucirle?"
Quello che rimaneva di quella ragazzina
sputava cattiverie che per lei erano senza senso. Con gli occhi sbarrati,
guardava quel bambino divorato dalla fame, sostenuto da braccia ossute che
sembravano dover crollare da un momento all'altro.
"Non voglio niente, nè sono qui per prendere
alcunchè. Io..."
Si fermò senza più sapere cosa dire; come poteva parlare a quella ragazza
sdraiata per terra e dalla bocca sdentata, mentre lei era ben dritta e coperta
da vesti morbide e preziose?
Si tolse le scarpe e gliele pose ad un metro
di distanza.
"Sono tue. Prendile."
La ragazza, senza mostrare la minima
intenzione di muoversi, le guardò stralunata. Poi posò lo sguardo su di lei e
passò dal ghigno maligno che aveva sfoggiato fino a quel momento ad una risata
sconnessa ed impazzita.
"E secondo te che me ne faccio, eh? Le
rivendo ad uno dei miei ricchi amici? Le mangio? Cosa credi che possa farci io
con quelle scarpe, eh?"
Il bambino veniva sballottato qua e là dalle
risalte convulse che scuotevano il corpo di quella ragazza. Sembrava tanto uno
di quei bambolotti di pannolenci con cui giocava spesso...
Le lacrime le offuscarono la vista. In tutta
la sua vita non aveva mai visto qualcuno ridotto in questo modo, eppure
camminava spesso per le vie del paese; dov'erano prima quella miseria, quella
sofferenza?
Si dimenticò le scarpe di fronte alla
ragazza, e piangendo corse via, riuscendo a malapena a non andare a sbattere
contro i muri, a non uscire dalla strada.
"Dove vai, piccola Reggente? Hai dimenticato
qua le scarpe, stupida!" furono le ultime parole che sentì, prima di
allontanarsi abbastanza da quello che sarebbe stato il suo incubo più
ricorrente.
Spazio dell'Autrice: Ciao a tutti! Questa è la
mia seconda storia, e decisamente si prolungherà per molti capitoli. Non so
ancora bene come sarà
strutturata, ma ho qualche idea in testa, e spero di poterle mettere su carta
al più presto. So che questo capitolo non è molto comprensibile (in teoria per
ora non si conosce neppure il nome della protagonista! Anche se poi nella presentezione al
pezzo l'ho scritto, perchè se no non avrei saputo che scrivere...), e
probabilmente non è scritto molto bene (insomma, sono pur sempre alla prime
armi, e ancora non so bene come si struttura un buon racconto!), perciò mi serve
il vostro aiuto. Ditemi, senza pietà , cosa
va cambiato, cosa c'è nello stile che non va, nella grammatica, nella
scelta lessicale... in tutto, più o meno. Ve ne sarò molto
riconoscente!
Nel prossimo capitolo, anche se non ho ancora
nemmeno iniziato
a scriverlo, ci sarà qualche spiegazione
in più! Spero di riuscire presto a continuare le avventure di
Jeria!
This Web Page Created with PageBreeze Free HTML
Editor
|