Mela
«Guarda, padre! Come si
chiama quel frutto tutto
rosso?»
Regina
aveva sei anni, la prima volta che aveva visto una mela.
Era
uno scricciolo, allora, e i suoi occhi scuri splendevano di tutta
la luce che si potesse immaginare.
Henry
se la issò sulle spalle senza sforzo – esile
come un giunco, la bambina non pesava niente. «È
una mela» le spiegò lui. «Vuoi
prenderla?»
Il
pomo pendeva da un ramo abbastanza alto. Regina tese il braccio,
allungandosi come meglio poteva, quindi le sue dita si chiusero sulla
mela.
La
bambina tirò e il frutto si staccò,
rimanendole in mano.
Sorridendo,
Henry la depositò sul prato.
«È davvero bella, tesoro».
La
bambina s’illuminò, stringendo con orgoglio il
proprio bottino. «Davvero?»
Lui
le sfiorò i riccioli scuri.
«Sì» rispose.
Regina
sorrise, ma dopo un istante si rannuvolò.
«Lei non me la farà tenere» disse,
accarezzando con rimpianto la buccia lucida.
I
suoi occhi, ora, erano intollerabilmente bui.
Henry
non seppe cosa replicare.
Le
parole della bambina non erano un’accusa di cattiveria, ma
una semplice constatazione… E forse, per questo, ancora
più dolorose.
Via
via che Regina cresceva, Cora si faceva sempre più
esigente, ossessiva, soffocante. Voleva che la figlia imparasse a
scrivere, ricamare, a suonare strumenti musicali, a conoscere con
minuzia il galateo.
Voleva
educarla come una fanciulla di stirpe reale.
Regina
aveva imparato a leggere senza troppi problemi, ma le altre
lezioni la annoiavano – l’ago la pungeva, il suono
del flauto le sembrava troppo stridulo, l’etichetta un
supplizio. Caparbia, aveva cercato di evitare ciò che non le
piaceva, nascondendosi o sgattaiolando via.
Ed
Henry aveva già perso il conto delle volte in cui,
impotente, aveva visto sua moglie punire la bambina con la magia.
«Perché
dici così?» le
domandò.
Regina
incontrò gli occhi del padre con serietà.
«Perché non le piace mai quello che piace a
me».
«Mia
cara, sono sicuro che per una mela…»
La
bambina scosse la testa. Emise un piccolo sospiro, poi gli porse il
frutto.
«Una
signora come si deve non mangia fuori dai
pasti» riferì, rassegnata. «Bisogna
buttarla via».
L’uomo
prese la mela.
Rimase
immobile un istante, mentre la bambina si fissava i piedi, poi
prese una decisione. S’inginocchiò davanti alla
piccola, che lo guardò sorpresa.
Tenendo
la mela in una mano, cercò il coltello che aveva
alla cintura.
«Faremo
così» disse, iniziando a
sbucciare il frutto. «La mangerai qui, e non diremo niente a
Cora».
Rapido,
tagliò il primo spicchio. Offrendolo alla figlia, si
sentì improvvisamente vergognoso.
Non
riusciva a proteggerla e tutto ciò che aveva da offrirle
era uno spuntino segreto.
Eppure,
Regina prese lo spicchio come se fosse il dono più
prezioso dell’universo.
Fece
per addentarlo, si bloccò. «E… e
non lo diremo a lei?» si assicurò, titubante.
«Sarà
il nostro segreto»
confermò Henry.
La
bambina non attese altro: divorò lo spicchio, poi
alzò gli occhi su suo padre… A quel punto, il suo
sorriso fu come il brillio del sole tra le fronde di un albero.
Note:
Ho iniziato a guardare Once upon a time da un
mesetto, credo.
Questa è la prima cosa che scribacchio su quel telefilm:
spero non mi sia uscita una mostruosità, e di non aver fatto
un errore madornale pubblicandola.
Se vorrete farmi sapere cosa ne pensate, ovviamente ne sarò
felicissima (uh, e per favore, non accennate ad eventi accaduti dopo la
2x15… io sono ancora lì), ma ringrazio anche chi
ha soltanto letto!
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