All these lights
Marvel guida la fila fra i boschi e Clove lo segue scocciata, sperando in qualche tributo che spunti fuori all'improvviso per movimentare la giornata. Il ragazzo innamorato li segue con passo pesante, quasi trascinato, e con il capo chino. Sono un po' più lontani rispetto a me e Glimmer, perché prima mi ha fermato per parlarmi, mentre ora saltella allegramente nel bosco come una bambina che va a fare una scampagnata. Io chiudo la fila, attento ad ogni minimo rumore sospetto, anche se ora l'unico rumore che sento sono le risa scherzose della mia compagna. Poi, però, cessano anche quelle ed il mio sguardo scatta subito verso di lei.
I raggi filtrano fra le foglie degli alberi e lei è sul rialzo di una radice, in punta di piedi, spalancando le braccia al cielo e godendosi quel poco di luna di cui riesce a bearsi. I suoi capelli rispendono di tutte queste luci che sembrano circondarla. E' raggiante ed il suo sorriso si apre beato, splendendo così tanto da far invidia alle stelle. La osservo e mi meraviglio di come riesca sempre ad attirare l'attenzione su di lei quando serve. Alzo gli occhi al cielo, socchiudendoli, ma mi accorgo che il cielo non potrà mai bruciare quanto lei, né questo artificiale, né quello vero.
Non ha bisogno di un vestito che la metta in risalto, che la faccia spiccare, perché lei riesce a brillare di luce propria, tanto che ho paura di rimanere ceco, se non fosse che non riesco a distogliere gli occhi da lei.
Sembra quasi un sogno e crederei lo sia, ma poi mi ricordo che posso toccarla e lo faccio, come se avessi paura di sbagliarmi: le sfioro la manica della giacca e le stringo le dita, prima piano e poi saldamente, per non farla volar via come tutte queste luci che ci circondano. Tutti i miei pensieri sembrano essere spariti e la mia mente è vuota, concentrandomi solo su di lei.
Abbassa entrambe le braccia ed il suo sguardo si posa su di me. « Sono lucciole, Cato » mi spiega, anche se lo sapevo già. « Sembrano così belle, non è vero? » chiede retoricamente, indicandole con una mano, mentre l'altra è stretta nella mia. « Ma poi guardale da vicino e ti accorgerai di quanto facciano schifo » continua ed una punta di disprezzo si insinua nella sua voce cristallina.
Si avvicina ad una poggiata al suolo e la schiaccia con lo scarpone, facendone volare alcune in alto, attorno a noi. Quando sposta lo stivale, osservo da vicino un insetto che non brilla più e ha l'aspetto simile a quello di uno scarafaggio. Lo guardo con pietà e riluttanza.
Non so cosa dovrei fare, se devo dirle qualcosa, così non faccio nulla e rimango lì immobile, con l'unico desiderio di proteggerla, di farle accettare se stessa.
Ma poi sento i nostri nomi echeggiare nell'aria.
« Arriviamo! » grida, non preoccupandosi se ci possa essere qualche tributo in agguato. Mi sorride lievemente. « Andiamo? »
E quando corriamo mi accorgo che sto ancora tenendo la sua mano.
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